venerdì 24 dicembre 2010

OSPEDALE: SAGA DELLE CONTRADDIZIONI. GLI STUDENTI DELL’ITIS SCRIVONO A NICHI VENDOLA
Cosimo Forina
Momenti concitati ieri mattina nel “Coso”, quello che in pochi si ostinano a chiamare, più per scaramanzia e per dovere ancora ospedale. Visto che la Giunta regionale di centrosinistra guidata da Nichi Vendola, quello della "rivoluzione gentile" ha deliberato di azzerare dal 31 dicembre i posti letto. Con il prossimo anno, il “Coso” prenderà di certo altro nome e funzione, salvo che in Consiglio regionale programmato in febbraio sul Riordino Sanitario in Puglia, venga approvato l’emendamento proposto dal consigliere regionale Ruggero Mennea (Pd) che mantiene un codice unico ospedaliero per Spinazzola e Minervino Murge. Cosa è successo ieri? Il direttore medico del presidio dott. Vito Campanile, invia un fax nel quale comunica che a causa dei lavori di adeguamento alle norme antincendio presso S.O. Spinazzola, a far data dal 27 dicembre, è sospesa temporaneamente l’attività di radiologia ed ecografia, i lavori dureranno fino al 15 febbraio circa. “Pertanto, scrive Campanile, l’attività di radiologica e ecografia ordinaria e in urgenza sarà garantita nella Struttura ospedaliera di Minervino Murge o nel presidio ospedaliero di Canosa”. Poi conclude: “A partire dalla stessa data, sono sospesi temporaneamente i ricoveri”. Ed è subito bagarre. Perché sospendere i ricoveri? Tutti, indistintamente, e perché non spostare le attrezzature di ecografia in altra stanza lontana da quella dove saranno eseguiti i lavori? Altro fax dello stesso Campanile non appena arrivano le prime telefonate di protesta. Lo stesso specifica che i lavori erano stati già programmati e quindi: “eventuali rimostranze sono soltanto delle mere strumentalizzazioni”. Poi ci va dentro e scrive: “Il periodo storico ha visto emanare un regolamento per il Riordino Ospedaliero: si vuole rassicurare che la coincidenza dei lavori non è foriera di una chiusura anticipata dello S.O. Spinazzola. Eventuali rivendicazioni sull’assetto assistenziale del territorio di Spinazzola, che sono anche politiche, devono essere rappresentate nelle sedi competenti, che esulano dalle attività di questa Direzione Sanitaria”. A fine mattinata arriva dalla direzione generale altro comunicato che si somma a quello del sindaco Carlo Scelzi in cui si tenta di rassicurare tutti. La sintesi: Non è mo che dovete morire! “Con la sospensione, scrivono dalla direzione generale, delle attività della Radiologia non saranno possibili i ricoveri urgenti e acuti mentre saranno garantiti i ricoveri in lungodegenza”. Prima semi smentita per Campanile. Prosegue il comunicato: “Sarà inoltre garantita l’attività di ecografia”. Altra smentita per Campanile! Valli a capire questi dirigenti che non si parlano tra di loro! “Abbiamo preparato un avviso che sarà affisso in città per comunicare l’avvio dei lavori ai cittadini di Spinazzola – dice Rocco Canosa, Commissario straordinario Asl Bt – nei prossimi mesi gli stessi lavori di adeguamento all’impianto elettrico e antincendio riguarderanno la dialisi, il laboratorio analisi, il punto di primo intervento, il cup (centro unico di prenotazione), la farmacia e gli uffici amministrativi”. “Il nostro impegno rispetto all’ospedale di Spinazzola – continua Canosa – viene confermata. Come ho più volte ribadito, la struttura ospedaliera non sarà chiusa”. Ma cosa ne sarà senza posti letto? Rocco Canosa non lo dice. Intanto c’è da finire di spendere un milione di euro e poi si vedrà. Per il momento alla città che spera nella buona novella: “tanti auguri scomodi di buon Natale”.
LA LETTERA DEGLI STUDENTI DELL’ITIS DI SPINAZZOLA
“Caro Governatore, Siamo gli studenti della V classe dell’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” di Spinazzola, sede aggregata di Barletta, Le scriviamo in merito alla chiusura del nosocomio “S. Maria La Civita” del nostro paese, per chiederle di riesaminare le ultime decisioni a riguardo. Non faccia svanire il nostro sogno che all’alba di una domenica di dicembre, preludio al magico Natale, che vede tutti più buoni e generosi, si è sbiadito. Nel mese di ottobre noi studenti abbiamo abbandonato le aule per percorrere le vie di Spinazzola con striscioni e slogan in difesa del nostro “Ospedale”. Abbiamo partecipato alle convocazioni da parte dei cittadini fatte al Direttore generale Dr. Rocco Canosa e all’Assessore regionale Dr. Tommaso Fiore. Vogliamo rinnovare,ora, con questa lettera, il nostro accorato appello non solo alla Sua brillante intelligenza ma al Suo cuore a non chiudere il Presidio Ospedaliero di Spinazzola, quell’ospedale che ha spalancato le porte di notte, di giorno con il freddo, il caldo per salvare numerose vite, quante ne ha salvate e quante ne potrebbe salvare ancora, solo se quelle porte non si chiudessero. Quanti medici, infermieri hanno aiutato e confortato i malati che si sono rivolti a loro fiduciosi e speranzosi. Siamo ancora qui, noi ragazzi dell’ITIS, noi che sembriamo insensibili alle problematiche della nostra società, siamo noi che. capaci di futuro, di un futuro all’insegna di un’umanità più spiccata, vogliamo arrivare a Lei che ha modellato la Sua vita sull’insegnamento di Don Tonino Bello e Le chiediamo in coro a gran voce ma con tono accorato: “ Non distrugga, non annienti l’ultima spiaggia, l’ultima ancora di salvezza di un paese che ha bisogno di vita, ha bisogno del Suo Ospedale. L’Ospedale è, infatti, quel faro che aiuterà il paese a non soccombere. Aspettiamo fiduciosi, non ci deluda, Lo chiediamo a nome di tutti gli ammalati che non hanno la forza di urlare il proprio dolore. Senza l’Ospedale la salvezza diviene un miraggio irraggiungibile”.

sabato 18 dicembre 2010



LA RICERCA CON GROSSI MEZZI DI MOVIMENTO PROSEGUE, NONOSTANTE LE AVVERSE CONDIZIONI CLIMATICHE
«Mistero» sepolto a Grottelline si scava per cercare i container
di Cosimo Forina
Presto si conoscerà la verità sui presunti container sepolti nelle cave di “Grottelline” che dovrebbero contenere, secondo una testimonianza raccolta dalla “Gazzetta” alla presenza di più persone, rifiuti pericolosi, in particolare, rifiuti sanitari. Il pm Michele Ruggiero della Procura di Trani ha affidato dopo aver disposto il sequestro dell’area il 12 novembre la ricerca che sta procedendo celermente, con grossi mezzi di movimento terra ad una ditta specializzata assistita da tecnici e carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, nonostante la neve e temperature proibitive. Il sito di «Grottelline» di interesse archeologico, paesaggistico, dove è stato scoperto dall’Università di Pisa anche un villaggio Neolitico, ricco di cavità tra cui una chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi, è stato destinato a diventare discarica da asservire al Bacino Ba/4, 200mila abitanti. Lo stesso magistrato il 23 agosto del 2009 aveva disposto un primo sequestro cautelativo delle cave in ragione di irregolarità sulle particelle ricadenti nel progetto dell’immondezzaio, disponendo dopo la
documentazione fornita dalla Regione Puglia, il dissequestro. Nell’area di “Grottelline ” sono stati previsti una discarica di soccorso di circa 1milione di metri cubi, la realizzazione di un biostabilizzatore, nonché, successivamente e durante il primo sequestro, un impianto per il trattamento della frazione umida e un deposito di quella secca. La realizzazione e gestione della discarica e degli impianti è stata affidata per vent’anni dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’Ati Tradeco-Cogeam. La prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia, Carlo Dante Columella, la seconda vede socia di maggioranza la famiglia della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Questo il racconto del testimone che ha dato origine alla ricerca dei rifiuti che sarebbero stati nascosti a “Grottelline ”: «Sotto quel movimento terra sono stati sotterrati dei container contenenti rifiuti pericolosi». Alla domanda rivolta alla persona che ha reso il racconto del perché non abbia parlato prima di questo episodio che si sarebbe verificato all’interno delle cave, la risposta era stata lapidaria: «Questa è gente che ammazza». Ad altra domanda: perché parlarne ora? Risposta: «Quella roba interrata la sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. Ora datevi da fare». Ed il gruppo dei presenti a questo sconcertante racconto di tanto avvisavano prima che la notizia irrompesse nella cronaca, la procura Distrettuale Antimafia di Bari e la procura di Trani. Successivamente su disposizione degli organi inquirenti identità e verbali del testimone sono stati, per ovvie ragioni di sicurezza, secretati. Il pm Michele Ruggiero ha iscritto nel registro degli indagati Antonio Albanese, rappresentante dell’Ati Gogeam, Carlo Dante Columella socio di maggioranza della Tradeco e già amministratore Tradeco dal 1984 al 1998. Vincenzo Fiore legale rappresentante ed amministratore della Tradeco dal 2001 al 2006. Il magistrato aveva disposto con l’atto del sequestro accertamenti tecnici, tra cui indagini geo-diagnostiche, allo scopo di individuare l’esatta ubicazione, tipologia e quantità di rifiuti, eventualmente sversati e occultati nella cava. L’utilizzo degli escavatori nelle cave di “Grottelline” lascia supporre che l’indagine geo-diagnostica che prevede anche l’azione di carotaggio possa essere stata di già eseguita e che ora si sta andando a fondo a questa questione, che se troverà confermata, non mancherà di avere come conseguenza grande scalpore.

SPINAZZOLA, LA SFIDA DI ORLANDO
IL PICCOLO, AFFETTO DA UN MALATTIA RARA, TESTIMONIAL DI UNA DELLE VITTORIE DI TELETHON

di Cosimo Forina
Oggi, venerdì 17, nella trasmissione “La vita in diretta” Rai 1, a partire dalle 16, ospiti di Telethon il piccolo Orando Barrasso di Spinazzola accompagnato dalla sua famiglia. Orlando affetto da «Amaurosi congenita di Leber», una grave malattia della retina che colpisce nei primi anni di vita e porta progressivamente alla perdita della vista, è stato già testimonial lo scorso anno di Telethon, abbracciato all’inizio della maratona televisiva anche dal Presidente della Camera on. Gianfranco Fini. Lui è tra i dodici pazienti al mondo, il più piccolo, a cui è stato applicato il dosaggio più grande, cinque gli italiani, su cui si sperimenta la terapia genica per migliorare la vista.
I PRIMI INTERVENTI
«Il primo intervento – raccontano papà Giuseppe, medico psichiatra, e mamma Adriana –compiuto grazie alla ricerca Telethon è stato effettuato all’occhio destro nel giugno 2009. In prospettiva si prevede che per il prossimo anno anche l’occhio sinistro subirà lo stesso tipo d’intervento completando in tal modo questa fase dello studio sperimentale della messa a punto della terapia genica. La partecipazione alla trasmissione ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico a sostenere la ricerca, infondere speranza, comunicare che, con l’aiuto di tutti, le malattie genetiche si affrontano e si sconfiggono». Lo studio clinico internazionale sulla Amaurosi di Leber coinvolge il Children’s Hospital di Philadelphia dove Orlando è stato sottoposto al primo intervento e l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli e, sempre nel capoluogo partenopeo, il dipartimento di Oftalmologia della Seconda Università degli Studi (Sun). A Napoli, Orlando, ha trovato i suoi primi angeli della luce nei ricercatori del Tigem: Alberto Auricchio, Enrico Maria Surace e Sandro Banfi, i quali da due anni stanno valutando la sicurezza e l’efficacia della terapia genica.
STRATEGIA MOLECOLARE
Nella stessa città è stata messa in piedi una vera e propria “strategia molecolare ” per correggere il difetto dei geni che causano malattie oculari come RPE65, uno dei responsabili dell’amaurosi di Leber. Il team clinico del dipartimento di Oftalmologia è guidato da Francesca Simonelli, fanno parte Francesco Testa e Settimio Rossi che si occupato di individuare i pazienti su cui iniziare a sperimentare. Lo scorso anno, era il 2 giungo 2009, a raccontare via e-mail alla “Gazzetta” quasi in diretta dal Children’s Hospital di Philadelphia, tra i primi cinque ospedali migliori degli Stati Uniti, la cronaca dell’intervento papà Giuseppe: «Orlando è stato operato. L’intervento è stato coordinato dalla dr.ssa Kathy Marshall che ha seguito passo passo tutta l'evoluzione dei controlli, affiancata dalla ricercatrice dr.ssa Jean Bennett, moglie del dr. Maguire il quale ha letteralmente eseguito l’intervento che è consistito in un'iniezione nell'occhio destro di un virus attenuato che fungeva da vettore (una sorta di taxi) del codice genetico corretto che dovrebbe sostituire quello alterato. Copie sane del gene malato sono state iniettate nella retina, dove entrano nei fotorecettori, cellule che trasformano gli stimoli visivi in impulsi nervosi, ripristinando la funzionalità dell’occhio». Al rientro dagli Stati Uniti, Orlando, come gli altri pazienti operati, è stato sottoposto a stretti e costanti controlli.
I RISULTATI POSITIVI
Ed è qui la prima notizia positiva, si apprende dalla rivista «The Lancet» dove la sperimentazione è stata pubblicata: «Come risulta dagli esami effettuati con regolarità a seguito dell’intervento, nessuno dei pazienti ha riportato finora effetti tossici significativi, a conferma di come la procedura sia sicura. Al contempo, i test di funzionalità visiva indicano chiaramente che in tutti c’è stato un recupero parziale della vista, soprattutto nei pazienti più giovani». «Questo - spiega Francesca Simonelli - è il risultato più importante: più la terapia genica è intrapresa precocemente, più alte sono le probabilità che la retina dei pazienti non sia del tutto compromessa e reagisca positivamente
alla cura». Grazie alla sperimentazione di Orlando sono nate nuove speranze, sempre da «The Lancet»: un’indicazione importante per il futuro, come sottolinea Alberto Auricchio:«abbiamo intenzione di provare a testare l’efficacia della terapia genica non solo per le altre forme di amaurosi, ma anche per altre malattie genetiche oculari come per esempio la malattia di Stargardt, per la quale il Tigem ha già ottenuto la designazione di farmaco orfano dalla Food and Drug Administration americana e dalla European Medicines Agency. L’occhio è certamente un organo ideale per questo tipo di terapia, perché è piccolo, circoscritto e “immunoprivilegiato ”, il che rende possibile la somministrazione di bassi dosi di farmaco e riduce notevolmente il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario». Ora non resta che gioire del sorriso di Orlando.

lunedì 13 dicembre 2010


MURGIA ED ENERGIA
L’AFFARE «GREEN ECONOMY»
TARDIVA PRESA DI COSCIENZA
Le rivelazioni dell’on. Beppe Pisanu, recepite da Nichi Vendola, confermano la presenza di un inquietante giro d’affari.
EOLICO E FOTOVOLTAICO L’INFILTRAZIONE MAFIOSA C’È
Dopo anni di denunce, adesso la conferma ufficiale

di COSIMO FORINA
Spinazzola.
Senza voler sminuire le “rivelazioni” dell’on. Beppe Pisanu, presidente della commissione antimafia, che ha rivelato, che in Puglia c’è infiltrazione mafiosa nella “Green Economy”, quello che meraviglia è che la politica, dal centrosinistra al centrodestra, a partire dal presidente Nichi Vendola, pare se ne sia accorta solo ora.
DENUNCE A RIPETIZIONE
Come se indagini avviate in diverse procure, interrogazioni parlamentari, arresti e fiumi di inchiostro sui giornali non fossero mai esistite. Da queste colonne all’indomani degli arresti a Mazara del Vallo, operazione “Eolo”, scrivemmo dell’intreccio politico, imprenditoriale e mafioso che vedeva coinvolta la Puglia, Murgia in particolare con Minervino e Spinazzola. Non un’uscita velleitaria, ma supportata dal fatto che tra gli arrestati in Sicilia vi erano imprenditori ben radicati sul territorio murgiano e non solo, amministratori di decine di società di “scopo”. Ovvero società a responsabilità limitata (srl) con capitale sociale di 10mila euro capaci poi di alzare su torri o realizzare impianti fotovoltaici del valore di decine e decine di milioni di euro. Apparentemente rette da industriali della “Green Economy”, i quali si sono inventati un mestiere del tutto nuovo in Italia, quello degli “sviluppatori ”. Specializzati nei rapporti con i proprietari dei terreni su cui far sorgere le torri smembra- paesaggio e gli specchi e gli enti, a cominciare da quelli comunali sino a quelli regionali, accompagnatori nell’iter con cui autorizzare gli impianti. Insediamenti definiti “Parchi” prontamente prima o dopo la loro realizzazione ceduti ad altre società, sia in Italia che all’estero.
AFFARE DA MILIONI DI EURO
Dove un impianto eolico allacciato alla rete e quindi produttivo non viene più venduto sulla base dell’investimento della singola torre, bensì a MW la cui quotazione oscilla dai 2milioni di euro sin su. Uno di questi imprenditori, ex funzionario Cgil, noto tra Spinazzola e Minervino Murge, è Luigi Franzinelli. Arrestato nell’operazione “Eolo” insieme al consigliere comunale di Mazara del Vallo, Vito Martino (Forza Italia), e a Giovan Battista Agate, con precedenti, fratello del boss Mariano Agate; a Melchiorre Saladino, imprenditore di Salemi, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro; a Giuseppe Sucameli, architetto del Comune di Mazara del Vallo, già detenuto per associazione mafiosa. L'accusa per Franzinelli, in qualità di socio della Sud Wind srl, è di aver presentato nel trapanese progetti per la realizzazione di parchi eolici, versando somme di denaro e regalando auto a politici e impiegati comunali. Il gup di Palermo Daniela Troja lo ha condannato a 2 anni con rito abbreviato. Il suo nome compare anche nell’inchiesta dell’eolico in Sardegna che ha visto coinvolto dirigenti nazionali del Pdl nonché il presidente di quella regione Cappellacci. Indagine che ha anche svelato gli affari della P3 con interessi del faccendiere Flavio Carboni. Luigi Franzinelli, nella disattenzione della politica pugliese e del suo presidente Vendola, compare in almeno due interrogazioni parlamentari presentate dall’on. Pierfelice Zazzera ed altri, ed in particolare in un “Question Time” sull’eolico, con riferimento all’inchiesta “Ventus ” condotta dal Comando Forestale di Gravina, interessate le città di Minervino Murge e Spinazzola e all’inchiesta “Eolo”, Mazzara del Vallo.
SEGRETO INVESTIGATIVO
Il ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito rispondeva così: «Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto recentemente alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo elementi in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l’eolico». «Le prime tre procure - riferiva il ministro Vito - hanno evidenziato l’attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo ». Dal 15 maggio il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci risulta indagato nell’inchiesta della procura di Roma sugli appalti per l’energia eolica nell’isola. A Roma, nella medesima inchiesta, sono indagati anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini, costruttore Arcangelo Martino, il giudice tributario Pasquale Lombardi, il direttore dell’Arpas Ignazio Farris, il consigliere provinciale del Sulcis Pinello Cossu, il commissario dell’Autorità d’ambito Franco Piga e l’uomo d’affari Flavio Carboni”. E per chiudere con i fatti recenti, basta riavvolgere il nastro dell’ultimo convegno sull’eolico svoltosi a Lecce con Carlo Vulpio e Vittorio Sgarbi, alla presenza dell’assessore regionale Angela Barbanente, mandato con uno spezzone anche nella trasmissione “Report” della Milena Gabanelli: in quella circostanza, si denunciava l’infiltrazione mafiosa nella Green Economy in Puglia, ma anche la non trascurabile circostanza che la prolieferazione di impianti di energie alternative in Puglia non ha portato alla diminuzione di un solo grammo di emissioni di anidride carbonica in Puglia. Ed infine Ministro del tesoro Giulio Tremonti a proposito dell’eolico ha dichiarato: “l’affare degli affari”. E pare che dia più utili del narcotraffico senza disapprovazione sociale. Sarà che la mafia è un diavolo che si insinua nel tessuto sociale, come ha affermato Vendola. Ed è anche vero che non tutta la Green Economy e inquinata. Ma a voler leggere la Puglia con i giovani del Salento, si può ben affermare: «Dove si devasta il paesaggio, lì c'è la mafia».

lunedì 6 dicembre 2010


AMBIENTE L’AFFARE DISCARICHE TONNELLATE «BALLERINE»
L’on. Zazzera prospetta l’arrivo in Puglia di 61mila tonnellate, 54mila secondo Vendola, più di 115mila per Ventola
CANOSA TRA I SITI OPPURE NO?
Il sindaco teme l’arrivo delle ecoballe a Tufarelle, ma il segretario regionale dell’Idv, De Feudis, lo esclude.
Rifiuti dalla Campania, tante ombre Dalla quantità alle destinazioni, ai costi: tanti gli aspetti ancora da chiarire

di Cosimo Forina
Emergenza rifiuti Campania. Querelle e dubbi sull’operazione. Quanti rifiuti arriveranno dalla Campania in Puglia: 61mila tonnellate a cui fa riferimento una interrogazione dell’8 novembre
dell’on. Pierfelice Zazzera, oppure 54mila tonnellate annunciate il 29 novembre da Nichi Vendola, Presidente della Regione? I due esponenti politici parlano della stessa partita di rifiuti o le tonnellate saranno in vero 115mila e forse più e quindi il sindaco di Canosa, Francesco Ventola ha effettivamente motivo di continuare ad essere allarmato con i suoi cittadini, nonostante le dichiarazioni del segretario regionale dell’Idv Sebastiano De Feudis che esclude, a suo dire, l’utilizzo della discarica Blue di Canosa per lo smaltimento? E di che tipo sono questi rifiuti? Solo speciali non pericolosi come menzionato nell’interrogazione o anche indifferenziato anche se l’assessore all’ambiente della Regione, Lorenzo Nicastro si è affrettato a chiarire: «adotteremo tutte
le necessarie cautele, perché in Puglia giungano solo rifiuti già igienizzati e confezionati in balle. Qualunque altra indicazione da chiunque proveniente circa una natura diversa e pericolosa dei rifiuti è destituita di ogni fondamento».
L’INTERROGAZIONE
Il balzello dei numeri e dei siti di stoccaggio sono tutti nelle dichiarazioni che a partire dal 9 novembre sino a venti giorni dopo si sono susseguite. Ingenerando confusione e poca chiarezza. Partiamo dell’8 novembre, dall’inter rogazione dell’Idv, firmatari Pierfelice Zazzera, Sergio Michele Pifferi e Domenico Scilipoti indirizzata al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. I parlamentari chiedono se il consorzio Cite (Consorzio interprovinciale trasporti eco ambientali) vincitore del bando promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile per lo smaltimento dei rifiuti dell'emergenza campana del 2008; oltre 60 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, smaltirà in tre discariche pugliesi. «Materiale - scrivono gli interroganti, - derivante dal trattamento meccanico del ciclo rifiuti. La Campania, aveva chiesto anche ad altre regioni di siglare l'accordo per il trasporto e lo smaltimento del materiale risalente agli anni 2007 e 2008, ma gli enti non si sarebbero resi disponibili; in particolare, l'assessore all'ambiente del Veneto, Maurizio Conte, avrebbe manifestamente dichiarato di non volersi accollare la questione, negando ogni tipo di solidarietà. Incredibilmente, a non sapere nulla sulla destinazione dei rifiuti campani in Puglia invece, sarebbero proprio gli esponenti delle istituzioni pugliesi. Lorenzo Nicastro, assessore all'ambiente, ha dichiarato di non essere a conoscenza dell'arrivo di rifiuti campani». Questa interrogazione suscita strane reazioni proprio nell’Idv. Mentre l’assessore Nicastro dichiara il suo “No” ai rifiuti campani, il capogruppo alla Regione sempre dell’Idv, Orazio Schiavone, sostenitore di Vendola, bolla come “abbaglio” la notizia di Zazzera. Il quale gli ribatte: «in merito alla vicenda dei rifiuti campani invito Schiavone a visitare il sito della Protezione Civile e leggersi la Gazzetta Ufficiale serie speciale Contratti Pubblici n. 97, in cui viene pubblicato il bando di Gara per il trasferimento di 61mila tonnellate di rifiuti campani fuori regione, bando vinto dal Consorzio campano Cite per 8 milioni di euro e che lo stesso consorzio ha individuato presso tre discariche pugliesi i siti di smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi. Dov’è allora l’abbaglio? Bene ha fatto l’assessore Nicastro comunque a ribadire che la Puglia non è disposta a prendersi i rifiuti della Campania». Ed in effetti in una nota lo stesso Nicastro motiva il suo “No” e indica le discariche in cui il Cite dovrebbe smaltire: Italcave spa di Taranto, Ecolevante di Grottaglie e Vergine srl di Taranto suscitando le reazioni dei tarantini e non solo, già duramente provati sotto l’aspetto ambientale. Il 29 novembre, Nicastro è smentito da Vendola che apre per la Campania le discariche pugliesi. In concomitanza della firma con il Governo del piano di rientro sanitario. Per le languide casse della Regione, per la sua voragine nella sanità, arrivano 500milioni di euro.
NAPOLI PIANGE
«Se Napoli piange – afferma Vendola, - tutta l'Italia piange e per quello che mi riguarda, nella mia responsabilità di presidente di una grande regione sorella della Campania, io, noi pugliesi faremo sino in fondo la nostra parte. Siamo un paese civile e se in una città che è una capitale come Napoli, i bambini rischiano di finire in ospedale per crisi respiratorie bisogna che tutta l'Italia corra a dare una mano a quei bambini e a quel territorio». Vendola, riferivano le agenzie di quel giorno, non ha poi voluto ribattere ai giornalisti che gli chiedevano di rispondere alle proteste dei sindaci di Lizzano e Canosa per l'arrivo dei rifiuti campani nei loro territori. Ma se Vendola faceva riferimento all’aria respirata dai bambini campani i rifiuti a cui si riferiva non potevano che essere quelli presenti nelle strade di Napoli. Se così non fosse vuol dire che la tanto acclarata solidarietà espressa dalla Regione Puglia altro non è che la volontà di accogliere i rifiuti del 2008, regolarmente smaltibili nelle discariche pugliesi, pur oggetto delle perplessità dell’interrogazione presentata da Zazzera e dal costo in emergenza di 8milioni di euro. Mentre se invece i rifiuti sono altri, quelli che hanno bollato l’azione del Governo Berlusconi come inefficiente, tanto da richiamare l’attenzione dei commissari dell’Unione Europea, allora perché non chiarire dove i rifiuti saranno effettivamente smaltiti?
EMERGENZE
IL PARLAMENTARE DELL’ITALIA DEI VALORI INTERPELLA I VERTICI DELLA REGIONE PUGLIA

Chiarezza su un giro da 5 milioni di euro. I dubbi sui rifiuti che nei prossimi giorni arriveranno dalla Campania in Puglia, più che una tesi appare un giallo. A chiedere di far chiarezza è l’on. Pierfelice Zazzera (Idv), il quale ha postato sul suo sito internet alcune riflessioni che non escludono affatto l’uso della discarica di Canosa e creano ombre nell’operato della Regione. Sia per quanto dichiarato dal governatore Nichi Vendola che dall’assessore all’ambiente Lorenzo Nicastro. Quello che non si capisce con chiarezza, viste le altenelanti enunciazioni, è se i rifiuti che costeranno per lo smaltimento un milione di euro di ecotassa raddoppiata per la Campania, ristoro ambientale per le città che ospiteranno i rifiuti, oltre a controlli in partenza e in arrivo del pattume, scorta addirittura di militari, trasporto, siano quelli del 2008 affidati al Cite (Consorzio interprovinciale trasporti eco ambientali) vincitore del bando promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile, oppure quelli raccolti da ultimi nelle strade di Napoli. Questo è quanto scrive Zazzera: «Alcuni giorni fa ho depositato un’interrogazione parlamentare per sapere se fosse vera la notizia che la Puglia avrebbe accolto rifiuti dalla Campania. Tutto è scritto in un bando della Protezione Civile vinto dalla ditta campana Cite per 8 milioni di euro con le procedure dell’emergenza tipiche di Bertolaso. La ditta Cite avrebbe dovuto scaricare 61mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi in tre discariche taratine a Statte, Fragagnano e Grottaglie. Terre martoriate da diossina e benzo(a)pirene, da rifiuti e discariche, dove la salute del cittadino vale meno di un sacco di spazzatura. In molti si sono affrettati a smentire e a dichiarare che mai i rifiuti campani sarebbero arrivati in Puglia. Invece ormai è certo i rifiuti della Campania arriveranno in Puglia, e arriveranno molto presto non in tre ma forse in quattro discariche pugliesi. La quarta discarica sarebbe il sito di Cava Tufarelle a Canosa, gestito dalla ditta Blue srl, che vanta tra i propri soci la Tra.De.Co. di Columella. La Puglia ha dovuto pertanto chinare il capo di fronte all’emergenza campana dove tutto si può derogare, di fronte alle crisi respiratorie dei bambini napoletani, all’immagine dell’Italia nel mondo, alla solidarietà verso la Campania». Conclude il parlamentare pugliese: «ma è giusto risolvere l’emergenza rifiuti con una nuova emergenza nazionale? È questa la risposta al problema rifiuti? È sufficiente spostare i rifiuti da una regione all’altra? E infine, siamo certi che arriveranno nelle nostre discariche le migliaia di tonnellate di rifiuti solidi urbani ammassate nelle strade di Napoli? Se le dichiarazioni sono vere non sembra che sia il tal quale quello che arriverà in Puglia, ma rifiuti speciali non pericolosi ovvero ingombri prodotti dalle aziende campane. Quindi si tratta di rifiuti che pesano come l’oro. Rifiuti che saranno pagati almeno 9 euro a quintale per 50 mila tonnellate. Un affare per chi potrà gestire lo smaltimento da oltre 5 milioni di euro. Quindi niente buste di immondizia dalle strade di Napoli, niente crisi respiratorie per i bambini napoletani, niente solidarietà alla Campania. Semplicemente business dei rifiuti: un affare che puzza spesso di malaffare, di corruzione, di ecomafia e che apre la strada alla politica degli inceneritori, a quelli gestiti dal gruppo Marcegaglia. E dietro il sospetto che sulla testa dei pugliesi si sia giocata una partita pericolosa: i rifiuti campani in Puglia in cambio della firma al piano di rientro regionale della salute. Ma queste sono malepensate!». Qualcuno quindi spieghi la verità sui rifiuti in arrivo dalla Campania. Se sono quelli affidati al Cite a costo stabilito di trasporto e smaltimento in seguito a gara di appalto e allora la domanda semplice, semplice è: perché questi all’improvviso hanno un costo extra di smaltimento? Oppure è mondezza dell’attuale emergenza che ha portato all’operazione «solidarietà alla Campania». Tutto qui?

giovedì 25 novembre 2010


SPINAZZOLA: LA VICENDA SVELATA DALLA «GAZZETTA» HA PORTATO NEI GIORNI SCORSI AL SEQUESTRO DELL’AREA
Container nascosti a Grottelline interrogazione a Bruxelles
L’on. Silvestris chiede l’intervento del consiglio del parlamento europeo

di Cosimo Forina
Il caso Grottelline valica i confini nazionali. Dopo le rivelazioni di un testimone che ha raccontato alla “Gazzetta”, alla presenza di più persone, che all’interno della nascente discarica di “Grottelline” sarebbero stati interrati dei container carichi di rifiuti pericolosi, in particolare sanitari, è seguito il sequestro dell’area da parte del pm Michele Ruggiero del Tribunale di Trani, e tre persone sono state indagate: Antonio Albanese, legale rappresentante Ati Cogeam, gruppo Marcegaglia, Carlo Dante Columella socio maggioranza Tradeco, Vincenzo Fiore amministratore sino al 2006 di Tradeco srl. Il caso già sottoposto all’attenzione del Governo dall’on. Pierfelice Zazzera (Idv), e finisce a Bruxelles. È stata infatti presentata al Consiglio del Parlamento Europeo dall’on. Sergio Silvestris (Gruppo Mpe) una interrogazione scritta sul nuovo sequestro a “Grottelline ”. «Già nel 2008, scrive Silvestris, era stata emessa dal sostituto procuratore di Trani un'ordinanza di sequestro, riguardante un'area in località Grottelline nell'agro di Spinazzola, su cui era prevista la realizzazione di una discarica al servizio del Bacino Bari/4. Secondo le indagini, erano stati realizzati lavori di una nuova discarica in zona sottoposta a vincolo idrogeologico e considerata "bene culturale e paesaggistico di notevole interesse archeologico ed ambientale", in difformità rispetto ai provvedimenti autorizzati. Tali attività hanno oramai danneggiato parte del patrimonio archeologico nazionale, alterando le bellezze naturali dei luoghi e creato pericolo d'inondazione per la presenza di una lama e corso d'acqua a carattere torrentizio. Ora, secondo un'inchiesta giornalistica, la stessa zona di Grottelline, dissequestrata dallo stesso pm di Trani, è sospettata di contenere rifiuti pericolosi. Le buche destinate a ricevere i rifiuti, un milione di metri cubi da asservire a 200mila abitanti, sono state coibentate con grossi teli neri che hanno reso il terreno impermeabile. Attualmente non si hanno dati precisi sulla relazione causa-effetto tra esposizione edesiti sanitari, ma senza dubbio la presenza di rifiuti rischiosi aumenta il pericolo di diverse patologie gravi, come dimostrano sempre più frequenti e numerose malattie ricorrenti». Silvestris ha chiesto al Consiglio Europeo: «se ritengono che la recente direttiva europea 98/2008 in materia di rifiuti entrata in vigore in Italia il 16 aprile 2010 con il decreto legislativo, ed in particolare l'art. 7 (1), art. 17 l'art. 18 e l'art 19, possono ritenersi sufficienti nel perseguire i complici e i fautori di tali squallide iniziative; quali azioni possono essere intraprese per impedire che casi simili si ripetano, e per salvaguardare e tutelare la salute dei cittadini e preservare l'ambiente, in particolare con riguardo all'introduzione del metodo Sistri, ovvero il recente provvedimento del sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali, nello specifico per quelli pericolosi». La direttiva citata dall’on. Silvestris pone agli Stati membri dell’Unione Europea particolari controlli sulla gestione dei rifiuti e loro smaltimento. Su “Grottelline ” occhi sempre più puntati, tutti bipartisan, finalizzati alla ricerca della verità.

venerdì 19 novembre 2010


SPINAZZOLA PROSEGUONO LE RICHIESTE DI CONCESSIONI AI MARGINI DEL PARCO NAZIONALE RURALE
Eolico, nuovo assalto
Altra candidatura per 33 Mw da impianti da realizzare sulla Murgia
Si è perso il conto dei progetti presentati finora negli uffici comunali

di Cosimo Forina
Bollettino ufficiale delle Regione Puglia n. 171 del 11-11-2010. Altra candidatura per 33 Mw da impianti eolici da realizzare sul territorio di Spinazzola. Ultima richiesta in ordine di tempo quella di una società di Mezzano (Ra) che ha depositato presso l’Ufficio Aia – Settore Territorio e Ambiente - della Provincia di Barletta - Andria - Trani, la relazione di Impatto Ambientale relativa al suo progetto. Località prescelte questa volta le contrade: «Costa di Lamia, Costa di Savuco, Cugno, Grotte del forno». Finalità dell’iter: l’ottenimento della verifica di assoggettabilità a VIA. Quante sono le richieste di installazione di torri smembra paesaggio a Spinazzola dove non è stato neanche approvato definitivamente il Prie, pur voluto dall’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Scelzi? Cento, duecento, trecento o anche più? Difficile dirlo, tanto che forse per i tanti progetti presentati avranno perso la conta anche negli uffici comunali. Di certo questo territorio che ha come orizzonte l’altopiano murgiano con il Parco Nazionale dell’Alta Murgia da una parte, l’Appennino Lucano dall’altra, lo si è candidato allo stupro in nome della “Green Economy”. Con l’aggravio che la valutazione di incidenza ambientale si sofferma nell’analisi del singolo progetto presentato, senza valutare l’impatto dell’insieme che è devastante. Messo da parte, il dettato Costituzionale dell’Art 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Ma la “Green Economy ” sempre più “Economy ” che “Green ” è l’affare del momento per i finanziamenti ragguardevoli che riceve, mentre rilascia briciole per i Comuni che si prostrano per raccogliere le royalties e sanare i loro bilanci. Un affare che fa gola a tutti. Anche alla mafia che su eolico e fotovoltaico in particolare, non escludendo anche gli altri comparti delle rinnovabili, come dimostrano le recenti cronache, ci ha messo le mani. Qui, nella Regione dove il presidente Nichi Vendola ha deciso l’accelerazione dell’occupazione del territorio per il suo sogno: «fare della Puglia l’Arabia Saudita con il sole e il vento», è diventato un pullulare di torri eoliche e specchi, da Poggio Imperiale a Santa Maria di Leuca. Ed ora, quasi a completare l’opera, l’assalto si è spostato sulla Murgia. Nella nuova Provincia Barletta-Andria-Trani si rischia, senza una sana politica del territorio, di avere un numero notevole di concessioni di discariche, impianti eolici e fotovoltaici e termovalorizzatori a dismisura (termine coniato con cui si mascherano gli inceneritori). Dal dettato Costituzionale, Spinazzola meriterebbe altro. Per la Natura che la circonda, il paesaggio, per i suoi siti archeologici recentemente scoperti, aree candidate a ricevere ombra dalle pale di torri alte come grattacieli, da ubicare sulle rotte migratorie di una avifauna di estremo pregio e anche protetta. In questo lembo di territorio, luogo di testimonianza della presenza dell’uomo in forma stanziale da ben 10mila anni, dal Neolitico, passando all’Età del Bronzo, all’Impero Romano, Templari e Medio Evo, la frenesia del momento è diventata la “Green Economy”. Soldi, soldi, per pochi intimi.

sabato 13 novembre 2010


SIGILLI ALLA DISCARICA DI GROTTELLINE
IL SEQUESTRO SCATTATO DOPO LE RIVELAZIONI DI UN TESTIMONE PUBBLICATE DALLA “GAZZETTA”

I container
Un testimone aveva raccontato che all’interno delle cave erano stati sotterrati dei container contenenti rifiuti, in particolare, rifiuti sanitari.
“Roba Pericolosa”
“Sotto quel movimento terra sono stati sotterrati dei container contenenti rifiuti pericolosi. Quella roba fa venire il cancro”.
di Cosimo Forina
I Carabinieri del Noe di Bari con quelli della locale stazione di Spinazzola, comandante maresciallo Giuseppe Vitale hanno provveduto ieri su disposizione del pm Michele Ruggiero della Procura di Trani a porre sotto sequestro le cave della località “Grottelline” dove era in costruzione la discarica del Bacino Ba/4. L’avocazione cautelativa è scaturita dopo le rivelazioni di un testimone che alla “Gazzetta”, alla presenza di più persone, aveva raccontato che all’interno delle cave erano stati sotterrati dei container contenenti rifiuti, in particolare, sanitari. Tre le persone finite sul registro degli indagati. Si tratta di Antonio Albanese legale rappresentante della dell’Ati Cogeam, Carlo Dante Columella socio di maggioranza della società Tradeco di Altamura e Vincenzo Fiore. Quest’ultimo rappresentante legale ed amministratore della Tradeco da gennaio 2001 al 2006. Ai tre vengono contestati, quali responsabili della gestione della cava ospitante il realizzando immondezzaio da asservire al Bacino Ba/4 reati per smaltimento illecito senza le prescritte autorizzazioni. Sulla base del racconto del testimone i rifiuti interrati parrebbero essere stati ingenti tanto da realizzare così una discarica di rifiuti speciali pericolosi abusiva. Il sequestro cautelativo come l’iscrizione nel registro degli indagati da parte del pm Michele Ruggiero è stato quindi un atto dovuto sulla base del racconto raccolto dalla “Gazzetta”. L’identità del testimone e i verbali restano per ragione di sicurezza secretati. L’area delle cave ieri è stata picchettata con i cartelli di sequestro e interdetta. Il pm Michele Ruggiero da quel che si è potuto apprendere ha dato mandato ai Carabinieri del Noe di Bari per procedere agli accertamenti tecnici tra cui anche l’indagini geo-diagnostiche finalizzate ad accertare l’eventuale interramento dei rifiuti speciali pericolosi. Una ricerca delicatissima quella attivata dal pm Ruggiero e dai Carabinieri del Noe che se supportata dal ritrovamento dei rifiuti getterebbe molte ombre sinistre sull’uso che si sarebbe fatto in passato del territorio. Riportiamo alcuni passaggi salienti del racconto fatto alla “Gazzetta” dal testimone oculare che avrebbe visto interrare i container pubblicato lo scorso 1° novembre. Indicando un punto ben preciso della cava questi affermava: “sotto quel movimento terra sono stati sotterrati dei container contenenti rifiuti pericolosi”. Alla domanda del perché non abbia parlato prima di questo episodio che si sarebbe verificato a “Grottelline”, la risposta era stata lapidaria: “questa è gente che ammazza!”. Ad altra domanda: perché parlarne ora? Risposta: “quella roba la sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. Ora datevi da fare”. Va quindi sottolineata la tempestività dell’intervento giunto dalla Procura di Trani finalizzata ad accertare non solo gli eventuali gravi reati commessi, quando, ove l’interramento dei rifiuti dovesse risultare conclamato, per l’azione di salvaguardia del territorio e della salute pubblica.
GROTTELLINE UNA STORIA CON TANTI MISTERI
Quello che è successo qui non è successo altrove

Con il nuovo sequestro disposto dalla procura di Trani per il sospetto di interramento di rifiuti pericolosi non siamo di certo alla fine della intricata vicenda di “Grottelline”. La cronaca in questi anni ha sottolineato tante strane situazioni che rimetterle insieme hanno davvero dell’incredibile. Quello che è successo qui non è successo altrove. Un giallo infinito senza ancora una soluzione. Ripercorriamone le fasi salienti: documenti spariti, introvabili, all’arrivo del commissario prefettizio Mariannina Milano nel Comune di Spinazzola che indicavano Grottelline come area di interesse archeologico, naturalistico, ambientale, proprio mentre il presidente della Regione Nichi Vendola firmava un contratto ventennale per la gestione del sito come discarica con l’Ati Tradeco-Cogeam. La prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia Carlo Dante Columella, la seconda della famiglia Marcegaglia, della signora Emma presidente di Confindustria. Subito dopo, il 3 luglio 2006, arriva l’aggressione al giornalista Alessio Di Palo, direttore di Radio Regio di Altamura. Il quale denunciava dalla sua emittente quella strana sparizione di documenti e gli intrighi tra mafia-politica e affari nella sua città. Due i suoi sgherri: Vincenzo Laterza il quale diventa testimone di giustizia per la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e viene messo in sicurezza con la sua famiglia e Biagio Genco, un caso di lupara bianca, braccio destro di Bartolo Dambrosio. Boss di Altamura, ucciso lo scorso mese con trentatre colpi di armi da fuoco. Il 7 luglio 2006 con l’articolo apparso su Corriere della Sera a firma di Carlo Vulpio: Grottelline diventa un caso nazionale. E crea nervosismo nel presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. L’ex sindaco di centrodestra di Spinazzola Savino Saraceno menzionato nel pezzo querela, Vendola minaccia di farlo. Vulpio, come riportato proprio ieri dalla “Gazzetta” viene per l’infondatezza della querela per diffamazione di Saraceno pienamente assolto dal Tribunale di Milano. Per non farsi mancare niente nel tritacarne finisce il furto della memoria del computer nell’assessorato all’ambiente della Regione Puglia retto da Michele Losappio che conteneva, come riferirà il Governo ad una delle diverse interrogazione dell’on. Pierfelice Zazzera sul caso Spinazzola, proprio i dati sensibili su “Grottelline”. Ultima interrogazione parlamentare in ordine di tempo quella pubblicata ieri sulla “Gazzetta” proprio sull’interramento dei rifiuti. Poi si scopre il balzello delle particelle del progetto della discarica, prima in parte escluse nella procedura di valutazione di incidenza ambientale, poi come per magia rientrate nell’atto di esproprio. Queste diventano ragione il 23 agosto 2008 del primo sequestro di “Grottelline” da parte della Procura di Trani pm Michele Ruggiero. Ed ancora, vale la pena ricordare che l’amministrazione Comunale di Spinazzola guidata dal sindaco Carlo Scelzi prima si scaglia contro la realizzazione della discarica in campagna elettorale e nei primi mesi di mandato, poi ci ripensa e sposa la sua necessità. Scelzi diventa nel frattempo presidente dell’Ato Ba/4 a cui è destinata la discarica, aggiungendo nella sorte di Grottelline con il sequestro della procura di Trani ancora in atto, oltre al previsto biostabilizzatore anche l’impianto della frazione umida del trattamento dei rifiuti e un deposito di quelli secchi. E poi ci sono le telefonate, le tante telefonate, arrivate ai parlamentari Pierfelice Zazzera e Leoluca Orlando dell’Idv per quella interrogazione sul furto della memoria del computer. Telefonate anche per il giornalista Giacomo Amadori di Panorama partite dei potentati della Confindustria con a capo Emma Marcegaglia. Dalle intercettazioni disposte dopo l’aggressione del giornalista Alessio Dipalo dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, pm Desirè Digeronimo, si giunge dritto agli appalti sui rifiuti ospedalieri che coinvolge la società Vi.ri del figlio Michele di Carlo Dante Columella e di suo cognato Francesco Petronella. Sino ad arrivare a lambire e coinvolgere l’ex assessore alla sanità regionale con il suo bagaglio di voti, diventato senatore del Pd, Alberto Tedesco. Ed ora, il tremendo sospetto, ancora tutto da verificare, di Grottelline come cimitero di rifiuti pericolosi. Un lembo di terra che avrebbe dovuto richiamare il mondo scientifico per i suoi misteri legati alla storia millenaria, dal Neolitico ai Templari, trasformato sempre più in un affare che puzza.

venerdì 12 novembre 2010


SPINAZZOLA DOPO LA SEGNALAZIONE DELLA «GAZZETTA», ALCUNE SETTIMANE FA
Grottelline, interrogazione sui container di rifiuti sepolti Strani traffici nella zona non più sotto sequestro

di Cosimo Forina
In meno di tre anni tre interrogazioni parlamentari e due interpellanze legate a “Grottelline ” o ai personaggi a cui è stata affidata dal presiedente della Regione Puglia Nichi Vendola l’immondezzaio che si vuole costruire a Spinazzola, in un’area archeologica, di interesse naturalistico e paesaggistico. Discarica da asservire a dieci Comuni dell’Ato Ba/4, 200mila abitanti.
Due interpellanze e tre interrogazioni parlamentari, tutte a firme dell’on. Zazzera (Idv) : non è un record di cui compiacersi perché quel che è stato chiesto di volta in volta al Governo e a Ministri ha sempre avuto dell’inquietante. La prima interrogazione, senza risposta, risale all’agosto 2009 e scaturì dopo il sequestro dell’area di “Grottelline” da parte del Tribunale di Trani. La seconda interrogazione è quella relativa al furto della memoria del computer presente nell’assessorato all’ambiente della Regione Puglia, retto da Michele Losappio, a cui il Governo ha risposto: «Il furto era attinente alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale legata a Grottelline». Ultima in ordine di tempo è l’interrogazione parlamentare, degli onorevoli dell’Italia dei Valori: Pierfelice Zazzara, Sergio Michele Piffari e Domenico Scilipoti. I deputati dopo la notizia pubblicata sulla “Gazzetta” nei giorni scorsi su presunti rifiuti interrati a “Grottelline ” - episodio raccontato da un testimone alla presenza di più persone - hanno immediatamente interrogato il Ministro dell'ambiente ed il Ministro per i beni e le attività culturali. «La discarica di Grottelline è stata posta sotto sequestro il 26 agosto 2009 dal nucleo operativo ecologico di Bari. La zona interessata dalla discarica, infatti, si trova su un'area di grande valenza archeologica; in particolare, il sito è compreso tra un villaggio neolitico di 7000 anni fa, una sorgente di acqua minerale e una masseria fortificata che fu dei Templari. La discarica è stata data in gestione alla società Ati Tradeco-Cogeam. L'attività della Tradeco, il cui patron è Carlo Dante Columella, è oggetto di indagine da parte dell'antimafia per i reati di associazione per delinquere e corruzione, traffico illecito e presunta gestione non autorizzata dei rifiuti; in seguito, l'area è stata dissequestrata, ma recenti notizie stampa gettano nuove ombre sul sito di Grottelline, in particolare la testimonianza di una persona che avrebbe visto interrare un container con materiale pericoloso all'interno della cava. Il testimone ha dichiarato che «Quella roba interrata là sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. (...)»; delle gravi affermazioni è stata messa immediatamente al corrente la procura
distrettuale antimafia di Bari e la procura di Trani; attualmente, si legge ancora nell'articolo l'area della discarica sembra “terra di nessuno”. Il cancello d'ingresso che porta alle cave è aperto. Parte delle buche destinate a ricevere i rifiuti, sono state coibentate con grossi teli neri. Qui si è formato un grande lago d'acqua piovana profondo chissà quanto, acqua discesa dal cielo e dal promontorio del Parco Nazionale della Murgia». Da qui la richiesta di spiegazioni e di intervento ai ministeri.
SPINAZZOLA L’ex sindaco aveva querelato l’inviato del Corriere della Sera sulla vicenda della discarica
RICORSO E DOCUMENTI INTROVABILI ECCO PERCHÉ CARLO VULPIO NON HA MAI OFFESO SAVINO SARACENO

Grottelline: Depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione emessa dal giudice Enrico Scarlini del Tribunale di Milano per il giornalista Carlo Vulpio inviato del Corriere della Sera e del suo direttore Paolo Mieli, per la querela presentata dall’ex sindaco di Spinazzola Savino Saraceno
sull’articolo del 7 luglio 2006: “Nel villaggio neolitico spuntano due discariche”. La frase ritenuta dal Saraceno per sè offensiva, contenuta nell’articolo di Vulpio, era quella che seguiva la descrizione del comportamento assunto dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, nella veste di commissario all’emergenza ambientale, il quale aveva firmato il contratto di gestione della discarica di Spinazzola per circa vent’anni con l’Ati Tradeco-Gogeam. Il titolare della prima azienda, Carlo Dante Columella, era stato arrestato un mese prima per la gestione di altra discarica a Canosa (assolto successivamente ndr): «un intreccio mica male, nel quale si fa notare anche l’ex sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, di An, che prima non presenta ricorso al Tar, come fa in sindaco di Poggiorsini, per difendere i tesori sui quali è seduto e non esporre a rischi di salute dei suoi concittadini, e poi casca dalle nuvole quando gli viene chiesto come mai dagli uffici comunali siano spariti proprio i documenti che definivano estremamente rilevante l’importanza del sito archeologico». Per il giudice Enrico Scarlini non vi sono state cause scriminanti nell’esercizio di diritto di cronaca e di critica. Poiché il Tribunale ha potuto accertare attraverso le testimonianze e con l’ampia documentazione prodotta dalla difesa di Carlo Vulpio, avv. Caterina Malaventa, la verità della notizia, l’interesse pubblico alla sua divulgazione, la contenutezza delle espressioni utilizzate, quest’ultime correlate ai fatti che si descrivono nel contesto dell’articolo. Circa documenti introvabili nel Palazzo di Città, il giudice ha accertato che tale notizia era già stata pubblicata dalla “Gazzetta” il 18 maggio 2006 con altre nei giorni successivi. Documenti, come ha confermato l’ex commissario prefettizio di Spinazzola Marianinna Milano le furono forniti in copia dalla Soprintendenza perché introvabili nel Palazzo di Città e con i quali la stessa chiese al presidente Vendola, di sospendere gli atti di affidamento e avvio dei lavori della discarica in attesa del vincolo archeologico di “Grottelline » .

lunedì 1 novembre 2010


AMBIENTE E TUTELA UN NUOVO «CASO» SULLA MURGIA
LA SEGNALAZIONE

L’indicazione: «Il materiale interrato (veleni, medicinali) è molto pericoloso e cancerogeno. Datevi da fare»
Rifiuti nascosti a Grottelline
Un testimone: ho visto interrare un container con materiale pericoloso
di Cosimo Forina
Rifiuti interrati a Grottelline? Parla un testimone alla presenza di più persone. Il suo racconto getta ombre sinistre sulle cave di “Grottelline”, dove era in corso la realizzazione della nuova discarica prima del sequestro esercitato dalla procura di Trani, agosto 2009, oggi dissequestrata dallo stesso pm Michele Ruggiero, la discarica del Bacino Ba/4 da asservire a 200mila abitanti, data in gestione dal presidente della regione Puglia Nichi Vendola per circa vent’anni all’Ati Tradeco-Cogeam. L’uso di tutti i condizionali in questo caso è d’obbligo. Sino a verifica da parte delle autorità competenti di quello che ci è stato raccontato da una persona sopraggiunta ad un gruppo che casualmente aveva fatto sosta a “Grottelline” per una visita dei luoghi. Questi, dopo un breve colloquio, ha indicato un punto ben preciso della cava: «Sotto quel movimento terra sono stati sotterrati dei container contenenti rifiuti pericolosi ». Di questa rivelazione sono state immediatamente informate la Procura distrettuale antimafia di Bari e la Procura di Trani. Quest’ultima tramite il Comando del Corpo Forestale dello Stato.
IL RACCONTO
Alla domanda rivolta alla persona che ha reso il racconto del perché non abbia parlato prima di questo episodio che si sarebbe verificato a “Grottelline ”, la risposta è stata lapidaria: «Questa è gente che ammazza». Ad altra domanda, mentre gli occhi dei presenti si sono cercati sbigottiti: perché parlarne ora? Risposta: «Quella roba interrata la sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. Ora datevi da fare».
È una giornata rigida, invernale, il vento è tagliente e il freddo si fa sentire pungente. Abbiamo raggiunto “Grottelline ” ancora una volta, come tante in questi anni in cui abbiamo raccontato ogni nuovo episodio della singolare costruzione di una discarica in un lembo di terra di interesse archeologico per la presenza di un sito Neolitico, dove sussiste una chiesa rupestre a confine con una masseria che fu dei Templari, scenario straordinario sotto il profilo paesaggistico e naturalistico.
BUCHE E CANCELLI
L’immagine che si presenta è la seguente. Il cancello d’ingresso che porta alle cave di tufo prospiciente la strada asfaltata è aperto. Parte delle buche destinate a ricevere i rifiuti, un milione di metri cubi, sono state coibentate con grossi teli neri che hanno reso il terreno impermeabile. Qui si è formato un grande lago d’acqua piovana profondo chissà quanto, acqua discesa dal cielo e dal promontorio del Parco Nazionale della Murgia a pochi chilometri dove svetta lo Rocca del Garagnone, che ha scavato lame ricche di testimonianza nei millenni. Quando l’autovettura della persona che ci ha voluto raccontare questo segreto, liberandosi probabilmente del suo peso, si era fermata dinanzi a noi, avevamo pensato, chissà poi perché, che saremmo stati invitati ad allontanarci dal bordo cava. Ed invece no. Ora da parte della magistratura certamente saranno messe in atto tutte le azioni per verificare l’attendibilità della fonte e della notizia. Ci sono diverse domande che attendono risposta: ci sono davvero quei container sepolti a “Grottelline”? Perché questo territorio è diventato terra di nessuno? Mentre certamente la magistratura inquirente saprà individuare eventuali responsabili ci domandiamo: chi avrebbe dovuto vigilare affinché questo inquietante episodio, se si è verificato, di traffico di rifiuti non accadesse? E che tipo di rifiuti sono stati, se nascosti, nel ventre dilaniato di “Grottelline ”?

martedì 19 ottobre 2010


IL CASO
UN TERRITORIO SACCHEGGIATO
LA TUTELA
Le località di interesse storico-archeologico sono numerose ma manca la volontà politica di valorizzarle

Murgia sempre a rischio natura e archeologia
Numerosi siti scoperti sull’altopiano assediato dalle speculazioni
di Cosimo Forina
Energie rinnovabili e territorio. Una sensazionale nuova scoperta archeologia. La Murgia non è una sterile pietraia, ma pietre che parlano della Storia, quella della presenza dell’uomo in forma stanziale che si è susseguita senza interruzioni da diecimila anni con testimonianze uniche. Un grande parco archeologico esteso che potrebbe segnare il futuro di questo tratto della Nazione e che meriterebbe per le sue peculiarità riconoscimento internazionale. Chi vuole relegare questo territorio dentro e fuori l’area protetta del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, così come sta succedendo a semplice spazio di occupazione e conquista da asservire a immondezzai, impianti fotovoltaici e torri eoliche smembra paesaggio commette un grande torto non solo alla scienza ma anche alle future generazioni. Da Minervino Murge a Spinazzola, passando da Poggiorsini sino a Gravina quello che sta emergendo grazie alle campagne di scavi autorizzate da varie sovrintendenze e affidate a diverse Università, sta riscrivendo la storia della Murgia. Accrescendo non solo il suo valore paesaggistico, della fauna e flora, di quella che un tempo era l’architettura rurale legata alla pastorizia con il bagaglio del sapere giunto dagli scambi della transumanza. La Murgia ora è anche altro. Le recenti scoperte archeologiche lo dimostrano. Dal sito neolitico di “Grotellie ” (scavi affidati all’Università di Pisa, condotti dalla prof.ssa Donata Grifoni Cremonesi) dove si vuole realizzare la discarica del Bacino Ba/4 e dove è stata scoperta una chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi si giunge alla “Rocca del Garagnone” (villaggio dell’Età del Bronzo più esteso di tutta l’Italia del Sud). Vincolo archeologico fatto imporre dalla prof.ssa Donata Venturo. Altra scoperta oggetto di studio sono le incisioni su roccia dell’area del “Cavone ” di Spinazzola con figure antropomorfe e zoomorfe. Di rilievo sempre a Spinazzola la villa Romana in località “La Santissima” scoperta dall’archeologa Maria Luisa Marchi dell’Università di Foggia a cui si unisce a patrimonio anche il villaggio dell’Età del Bronzo scoperto dalla dott.sa Giuseppina Canosa sotto le fondamenta del castello marchesale abbattuto nel 1936, dove il 1615 nacque Antonio Pignatelli divenuto papa come Innocenzo XII. A tanto si sommano le scoperte di Minervino Murge con il villaggio dell’Età del Rame e diversi insediamenti dauni, e proprio sotto le torri eoliche, nel cuore della Murgia è stato scoperto altro villaggio dell’ Età del Bronzo. Come per segnare una nuova datazione dell’uomo sul territorio è di questi giorni la conclusione della campagna di scavi dell’abitato peuceta dello Jazzo Fornasiello, territorio di Gravina, luogo ubicato sulla strada che porta a Spinazzola portato alla luce dall’Università Statale di Milano, prof.ssa Maria Castoldi. La scoperta archeologica riconducibile al IV-V secolo a.C. che ricade interamente nell’aera del Parco Nazionale dell’Alta Murgia è ragione di ulteriore riflessione. Una eloquente contrapposizione all’assalto al territorio da parte delle lobby della “green economy”. Ha denunciato il vice presidente dell’Ente Parco, Michele Di Lorenzo: I cosiddetti “sviluppatori ”, che propongono tali impianti, trovano negli agricoltori, assediati dalla crisi economica, facili prede. È in queste situazioni che le Amministrazioni locali devono erigere barricate antimalaffare. Diverse Procure della Repubblica stanno ormai indagando su questi fenomeni e l'Ente Parco ha alzato le sue difese contro gli speculatori, ottenendo diversi successi anche nelle sedi giudiziarie. Spetta ora ai Comuni del Parco, dimostrare di non essere ostaggio di vecchi ricatti occupazionali e di nuovi sedicenti imprenditori della “green economy”.
A «JAZZO FORNASIELLO» UN VILLAGGIO PEUCETO SCAVI SU UN’AREA DI CIRCA DIECI ETTARI
Questo è quanto è emerso nella seconda campagna di scavi nel sito di Jazzo Fornasiello, sede di un abitato peuceta che occupava un’area di circa 10 ettari ai piedi del costone murgiano, sotto il monte Fornasiello. L’indagine è condotta dal 2009 dall’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione di Marina Castoldi, con la collaborazione dei dottori Alessandro Pace, Alfonso Bentivegna, Marcella Leone e di laureandi dell’Ateneo milanese, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e con l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia. “Lo scavo, descrive per la “Gaz etta” Maria Castaldi, si è concentrato nel settore nord-orientale del villaggio, dove è stato rinvenuto, in stato di crollo, un imponente complesso, lungo circa 10 metri, articolato in più vani paralleli, delimitati da muri di pietre a doppio paramento e con tetto di tegole. Lo scavo del 2010 ha permesso di seguire meglio le fasi di vita dell’edificio che comprende una fase arcaica (seconda metà VI sec. a.C.), caratterizzata dalla presenza di vivaci ceramiche di produzione locale e di coppe da vino di produzione metapontina; e una fase più recente (V-prima metà del IV sec. a.C.) cui sono riferibili le strutture murarie rimaste in situ e numerosi frammenti di grossi dolii per derrate. Moltissime le ceramiche, locali e d’importazione, a fasce, a motivi floreali, a vernice nera, indicative di un ceto di agiati proprietari terrieri, che richiedevano per la convivialità i raffinati prodotti delle città magnogreche. Rispetto al vicino insediamento di Botromagno (Gravina in Puglia), che ha restituito prevalentemente tombe di personaggi eminenti, quella di Jazzo Fornasiello è un’ “archeologia del coccio”, che ha a che fare con le testimonianze della vita quotidiana, rappresentate da frammenti di ceramiche che, una volta classificati e studiati, potranno fornire preziose informazioni sulla vita e sui costumi degli antichi abitanti del sito”. Quale futuro per questa ricerca di estremo rilievo storico-scientifico: “Lo scavo continuerà nei prossimi anni, ma quanto ritrovato consente di ricostruire un operoso borgo di allevatori e di coltivatori che richiama quella che è stata fino a poco tempo fa la realtà contadina dell’area murgiana, in quella continuità tra passato e presente che caratterizza questo territorio”.
LE REAZIONI
SULLE AGGRESSIONI AL TERRITORIO PREOCCUPATI MARTINEZ (BENI CULTURALI) E ASSENNATO (ARPA
)
Una miriade di impianti mette a rischio il paesaggio
Sembrerebbe una barzelletta ma non lo è, mentre si esalta il valore delle nuove scoperte archeologiche sul territorio, la necessita della sua difesa e tutela, scorrendo il “Bur p” Bollettino della Regione n. 141 del 02-09-2010 ci siamo accorti dell’ennesima richiesta di mega impianto fotovoltaico da realizzare a Spinazzola in località Santa Lucia, denominato “Statio ad Pinum”: Antico nome al tempo dei romani, pare, di Spinazzola. Progetto dal nome “f antasioso” avanzato da una società di Ruvo di cui in città nessuno sembra saperne nulla, come sempre. Si legge nel bollettino che: “Tale progetto consiste nella realizzazione di un impianto fotovoltaico localizzato nel Comune di Spinazzola (BT), costituito da numero 11 generatori fotovoltaici, composti in numero di 8 da 4320 moduli fotovoltaici, in numero di 1 da 3880 moduli fotovoltaici, in numero di 1 da 3760 moduli fotovoltaici ed in numero di 1 da 4160 moduli fotovoltaici per una potenza totale di 10662,8 kWp, e delle relative opere connesse ed infrastrutture indispensabili alla costruzione ed al funzionamento dell’impianto stesso rappresentate dalla realizzazione di nuove strade interne all’impianto e di accesso alle stazioni elettriche, linee elettriche in cavo interrato in bassa ed in media tensione e tra l’altro collegamento a mezzo di cavo interrato in alta tensione alla stazione elettrica a 380 kV della rete elettrica di trasmissione nazionale a realizzarsi sempre nel Comune di Spinazzola. Il procedimento si rende necessario per permettere la valutazione dell’impatto dell’opera sulle componenti ambientali. Gli elaborati di cui trattasi resteranno in visione al pubblico per 45 giorni consecutivi, presso gli uffici precedentemente elencati. Eventuali osservazioni potranno essere presentate alla seguente autorità competente».La zona Santa Lucia è quella dove è stata rinvenuta dall’archeolo g a Maria Luisa Marchi dell’Università di Foggia in località “la Santissima” una villa Romana ed è limitrofa a quella zona “Podice ”dove era stata avanzata altra richiesta di mega impianto fotovoltaico da dieci megawatt che tanto clamore ha suscitato in città. Spinazzola sembra essere sempre più appetibile agli insediamenti di impianti di energie rinnovabili. Oltre al fotovoltaico da 1 megawatt (una ottantina le concessioni rilasciate) sono stati avanzati impianti da 5-10-15 megawatt a cui si deve aggiunge il desiderio di far istallare una selva di pali eolici una volta approvato il Prie (da 101 a 121 torri). Qui forse, visto che questo nuovo impianto è stato mandato al vaglio della sovrintendenza vale la pena ribadire quello che l’arch. Ruggiero Martinez direttore regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali ha dichiarato già da alcuni mesi e attendere la sua decisione su questa nuova proposta di specchi sul territorio: “eolico e
impianti fotovoltaici, sono una nuova disarmonia, fatta da interventi a macchia di leopardo che stanno “segnando” il territorio. E il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, ha aggiunto: «rischiamo di stravolgere completamente il paesaggio pugliese».

SPINAZZOLA LA PETIZIONE SARÀ INVIATA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, AL SINDACO, AL DIRETTORE GENERALE ASL, ALL’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ E AL GOVERNATORE
Mille firme per salvare l’ospedale
I VOLONTARI DEL «GRUPPO DI AZIONE»: STIAMO RACCOGLIENDO I TIMORI DEI CITTADINI
La reazione degli spinazzolese contro la chiusura dell’ospedale è stata immediata. In poche ore le firme raccolte dal “Gruppo di Azione” nato da una assemblea spontanea di cittadini, per una petizione da inviare al Presidente della Repubblica, quale garante del diritto alla salute e ai servizi sanitari per i cittadini, al sindaco Carlo Scelzi, al Direttore Generale della Asl Bat Rocco Canosa, all’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore e al presidente della Regione Nichi Vendola ha raggiunto le mille firme. E’ un unanime sdegno quello manifestato contro lo scippo perpetrato alla città con la nuova rimodulazione sanitaria dalla Regione che coinvolge il nosocomio cittadino a cui vengono sottratti ulteriori servizi. Nemmeno più «una scatola vuota» come ha di recente espresso il sindaco Carlo Scelzi, ma un «vuoto a perdere», e a perdere in questo caso sono i cittadini di Spinazzola. Dopo l’assemblea pubblica in cui è stato riferito dal dott. Luigi D’Amelio l’ulteriore
impoverimento dei servi sanitari per Spinazzola, lo stesso Pd, partito del sindaco ha con una lettera richiesto un incontro urgente con i vertici regionali, parlamentari del proprio partito, consiglieri regionali e comunali. Mentre l’opposizione ieri mattina con quattro consiglieri: Michele D’Ercole, Benedetto Silvestri Vigilante, Franca Carbone e Nicola Di Tullio ha immediatamente depositato a Palazzo di Città il seguente documento rivolto al sindaco: «avendo appreso, durante l’assemblea cittadina tenutasi sabato 16 ottobre, dalla viva voce del suo consigliere di maggioranza, dott. Luigi D’Amelio, che il piano di riordino regionale sugli ospedale pugliesi prevede per Spinazzola la soppressione di tutti i posti letto esistenti, così come punto di primo intervento, cose che configgono totalmente con le affermazioni che Lei ha fatto e detto pubblicamente sia nei consiglieri comunali
che nella conferenza organizzata dalla Caritas cittadine; letto il comunicato e l’invito affisso nella bacheca del Pd indirizzato anche ai sottoscritti; constatata la costituzione del Comitato D’Azione pro ospedale. Considerata la viva preoccupazione esistente nella cittadinanza circa le reali e veritiere sorti del nostro presidio ospedaliero. Considerata la assoluta e totale assenza dell’amministrazione comunale nell’assise cittadina. Chiediamo che sia convocato immediatamente un assemblea pubblica o un consiglio comunale magari in prosecuzione di quello lasciato volontariamente aperto dalla scorsa seduta, onde il primo luogo rimarcare e ribadire le vere prospettive dell’ospedale, nonché promuovere iniziative concrete per la sua difesa in concerto con le iniziative popolari già in atto». In sintesi si chiede di giocare a carte scoperte. La petizione popolare indetta dai cittadini è stata sottoscritto anche dal sindaco Carlo Scelzi e il suo vice Nicola Di Nardi, nonché da alcuni esponenti del Pd. Ma c’è anche da segnalare una stranezza: nella notte tra domenica e lunedì ignoti hanno spostato di alcuni metri lo striscione affisso dal “Gruppo di Azione”in piazza San Sebastiano indicante il “No” alla chiusura dell’ospedale, relegandolo in un angolo della piazza anziché al suo centro. Un episodio bizzarro, mentre con serietà è ripresa da parte dei cittadini coinvolti nella difesa dell’ospedale la raccolta delle firme che proseguirà anche nei prossimi giorni.

lunedì 18 ottobre 2010


ORE 22.15 QUESTO IL MESSAGGIO DI FILOMENA TRA LE INTREPIDE AL LAVORO NELLA RACCOLTA DELLE FIRME: “ALLE 21 ABBIAMO CHIUSO IL GAZEBO CON UN RISULATATO DI 1463 FIRME”
A lei e a quanti più di altri stanno continuano il presidio GRAZIE.
18 Ottobre
SANITÀ PUBBLICA E SERVIZI MOBILITAZIONE GENERALE
All’assemblea cittadina nella sala «Innocenzo XII» erano presenti cittadini, medici ospedalieri e di base, associazioni, sindacati Un «gruppo di azione» in difesa dell’ospedale. Avviata una raccolta di firme contro la riconversione del presidio ospedaliero.
UNA PRESENZA PARZIALE
All’iniziativa solo i consiglieri di minoranza, non si sono visti il sindaco e gli esponenti della maggioranza
di Cosimo Forina
Basta con lo scippo alla città! Dopo l’assemblea cittadina che si è svolta sabato sera presso la sala «Innocenzo XII», dove si è registrata grande partecipazione. Oltre a tanti cittadini, medici ospedalieri e di base, associazioni, sindacati, i soli consiglieri comunali di minoranza, assente sindaco e consiglieri di maggioranza. Da ieri mattina presidio davanti all’ospedale e in piazza San Sebastiano con raccolta di firme per dire “No” alla chiusura e rimodulazione del nosocomio come previsto nel piano annunciato dalla Regione. L’assemblea cittadina, convocata da Antonio Monopoli e Savino Montecchi a nome di un comitato spontaneo in conclusione dei lavori ha diffuso il seguente comunicato: «La cittadinanza spinazzolese, valutata l’attuale situazione del locale ospedale; sentite le affermazioni dei rappresentanti delle istituzioni e sanitarie competenti; memore del principio costituzionale che sancisce la sovranità del popolo sulle scelte di interesse generale, indice la costituzione di un “gruppo di azione”, aperto a tutti i liberi cittadini. Avente la finalità di difendere il diritto alla salute con la garanzia di efficienza dei servizi sanitari, secondo quanto pubblicamente approvato nel Consiglio comunale nella seduta del gennaio 2009, alla presenza del direttore generale dott. Rocco Canosa (attualmente in carica), dell’Asl della sesta Provincia. Questo principio sarà affermato e difeso con la massima determinazione anche attraverso l’indizione di pubbliche manifestazioni mirate a richiamare le istituzioni competenti, affinché garantiscano ai cittadini di questa comunità decorosi livelli dei servizi sanitari». Stando alle notizie giunte dalla Regione, riportate dal dott. Luigi D’Amelio, diverse, in riduzione, persino da quelle in questi giorni assicurate dal sindaco Carlo Scelzi durante diversi incontri, all’ospedale di Spinazzola toccherebbe una cancellazione di numerosi altri servizi. In definitiva al nosocomio cittadino già “scatola vuota”, verrebbero sottratti anche gli ultimi posti letto di medicina. Lasciando il solo servizio di «118» medicalizzato, copertura di elisoccorso, con un elicottero presente nella città di Matera, guardia medica, nonché qualche ambulatorio. Quisquiglie rispetto al fabbisogno della popolazione caratterizzata per lo più da anziani, come è stato sottolineato dai medici intervenuti all’assemblea. In una condizione, quella di Spinazzola, che la vede penalizzata anche nel raggiungimento di ospedali ubicati in altre città. Il più prossimo a non meno di cinquanta chilometri. La storia dell’ospedale di Spinazzola è altra. Quella di essere un presidio della salute che ha risposto al diritto di essere curati rispondendo alla necessita della popolazione. Non si tratta di una difesa di campanile, quello che la città rivendica è la certezza del diritto alle cure che con il nuovo rimodulamento sanitario verrebbe di fatto meno. L’azione civile della città, fuori da ogni strumentalizzazione politica e partitica, uscita dal suo torpore dopo l’inganno delle promesse è quella di richiamare i vertici della Asl e la Regione ad una valutazione di necessità. Rispettando la piena dignità della popolazione, che non sia elemosina sanitaria a cui i cittadini sono pronti a dire fermamente “No” rimandando ogni tentativo del genere al mittente. A Spinazzola da ieri si chiede ai vertici della sanità pugliese di fare sull’ospedale di Spinazzola proposte “serie”.

venerdì 15 ottobre 2010


L'On. Pierfelice Zazzera con altri ha chiesto al Ministro dell'Interno se vi sono i presupposti per lo scoglimento del consiglio Comunale di Altamura.
Questo il testo integrale dell'interpellanza:

Seduta n. 381 del 12/10/2010
INTERNO
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
notizie stampa riportano che ad Altamura (Bari) la mafia avrebbe fatto un vero e proprio salto di qualità, penetrando profondamente nel tessuto socio-economico della cittadina;
il Rapporto SOS Impresa «Le mani della criminalità sulle imprese» del gennaio 2010 - Confesercenti - conferma la presenza ad Altamura del clan Mangione Matera e la sua forte incidenza estorsiva. Ma ad Altamura opera anche «il clan Dambrosio, capeggiato da Dambrosio Bartolomeo, vicino ai Di Cosola e dedito all'usura e alle estorsioni» (Relazione al Parlamento anno 2008 sull'attività delle forze di polizia, sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata);
la Relazione del Ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia del settembre 2008, conferma che Altamura è una realtà ad elevata presenza criminale. Registra che in questi anni si sono verificati numerosi episodi delittuosi, come associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, rapine, porto e detenzione di armi e materiale esplosivo, traffico di sostanze stupefacenti;
la Relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso riferita all'anno 2008, ribadisce e precisa che «in Altamura opera il clan Dambrosio, capeggiato da Bartolomeo Dambrosio, personaggio di spessore della criminalità organizzata (affiliato al clan Di Casola), dedito all'usura ed alle estorsioni; in Gravina in Puglia opera il sodalizio retto dal triumvirato Mangione/Gigante/Matera, attivo nel settore del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e nell'usura. Particolarmente preoccupanti sono gli indicatori della capacità d'infiltrazione del clan Dambrosio nel tessuto economico e negli apparati della pubblica amministrazione locale, documentati attraverso la contiguità al sodalizio di esponenti del mondo dell'imprenditoria e della politica locale». La medesima Relazione riferita invece all'anno 2009, riporta nello schema della distribuzione territoriale dei clan nel territorio altamurano, non solo Dambrosio, Mangione, Matera, Gigante, ma anche Loglisci, Stolfa e Loiudice, con l'avvertenza che nell'ambito dei «processi di ristrutturazione delle cosche si possano profilare nuovi equilibri malavitosi e possano vedere la luce nuove organizzazioni criminali»;
la relazione del Ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia del luglio/dicembre 2009 registra che «Ulteriori operazioni delle Forze di polizia hanno confermato sia la rilevanza strategica del territorio pugliese e delle locali compagini nei traffici di sostanze stupefacenti, sia l'esistenza di collegamenti con reti criminali transnazionali. Anche le fattispecie di reato meno rilevanti, essendo accompagnate dal ritrovamento
di armi, evidenziano un non trascurabile livello criminale complessivo.»;
dalla relazione annuale sulle attività del commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali del novembre 2008, emerge che ad Altamura sono stati confiscati 12 beni immobili e 3 aziende in gestione al Demanio;
già nel giugno 2005, in occasione dell'omicidio di Raffaele Scalera, ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca sulla via vecchia per Cassano, dalle indagini investigative emersero presunti intrecci tra criminalità organizzata, imprenditori e politici;
sempre nel 2005, il 25 luglio fu sequestrato un imprenditore, mentre nel novembre 2006 scomparve Biagio Genco, amico fraterno di boss mafiosi e presunto autore di un violento pestaggio ai danni del giornalista di Radio Regio Stereo, Alessio Di Palo;
Alessio Di Palo è solito denunciare attraverso la sua trasmissione radiofonica il malaffare e la malapolitica nella gestione dei rifiuti, criticando apertamente il Gruppo imprenditoriale Columella e l'amministrazione comunale;
il fratello di Di Palo, Francesco, è divenuto testimone di giustizia per aver denunciato i propri estorsori che gli imponevano il pizzo, nell'ambito della sua attività imprenditoriale. Francesco Di Palo, per questo suo gesto civile e di ribellione alla mafia, è attualmente sotto il programma di protezione provinciale assieme alla famiglia;
un secondo caso di lupara bianca ad Altamura, dopo quello di Genco, si è verificato 5 anni fa, con la scomparsa di Paolo Loiudice, imprenditore edile caduto in rovina a causa della mafia altamurana capeggiata dal boss Bartolo Dambrosio;
il 27 marzo 2010, in pieno giorno e in un quartiere popolato, sono stati uccisi Rocco Lagonigro e il suo collaboratore Vincenzo Ciccimarra. Lagonigro, il principale obiettivo dei sicari, era legato al clan di Palermiti. Le indagini dovranno chiarire se il duplice omicidio sia il risultato di una guerra tra clan baresi o di un regolamento di conti locale;
ma è con l'uccisione del boss mafioso Bartolo Dambrosio, avvenuta il 6 settembre 2010 che l'ombra sulla legalità delle istituzioni altamurane si fa sempre più cupa. Come riporta l'articolo pubblicato su La Repubblica sezione di Bari dell'11 settembre 2010, l'assassinio è stato particolarmente efferato, eseguito con armi di particolare calibro e fabbricazione, che non erano mai state utilizzate negli ultimi agguati di mafia nel barese. È forte il rischio dunque che dietro l'omicidio vi possa essere «l'obiettivo della mafia di creare una struttura di comando che tutto controlla» (Procuratore della Repubblica di Bari, dottor Antonio Laudati, su La Repubblica dell'11 settembre 2010);
Bartolo Dambrosio era un elemento strategico nella mafia locale, e ben noto alle forze dell'ordine. Risulta che sul social forum Facebook coltivasse rapporti di amicizia con esponenti politici, quali il sindaco Mario Stacca, il consigliere Michele Barattini, l'assessore alla cultura Giovanni Saponaro, e l'ex consigliere Nicola Clemente (BariSera del 10 settembre 2010);
D'Ambrosio era anche il pro cugino del presidente del Consiglio Comunale, Nicola D'Ambrosio;
lo stesso Nicola Dambrosio e Saverio Columella, figlio dell'amministratore della Tradeco di Altamura, in alcune intercettazioni telefoniche disposte dal pubblico ministero Desirèe Digeronimo, avrebbero parlato «di presunte tangenti date a Pasquale Lomurno, segretario del sindaco di Altamura Mario Stacca» (Barisera di venerdì 10 settembre 2010). L'intercettazione sarebbe al vaglio dei carabinieri «per provare l'antica abitudine dei Columella al pagamento di tangenti ai pubblici amministratori» (Barisera di venerdì 10 settembre 2010);
si precisa che la società Tradeco S.p.A gestisce il servizio rifiuti solidi urbani ad Altamura, e che da tempo è al centro di inchieste giudiziarie. Risulta che il 7 settembre 2010 il comune abbia deliberato un milione e 260 mila euro alla società per il trasporto di rifiuti fuori bacino. In proposito, come riportato da un articolo del 26 settembre pubblicato sul sito altamuralive.it, il movimento «Aria Fresca» avrebbe dichiarato: «Mentre da settimane i cittadini attendono che il sindaco Stacca e i suoi collaboratori chiariscano con versioni credibili e documentate il contenuto delle intercettazioni effettuate dai Carabinieri su disposizione della Magistratura in cui amabilmente diversi di loro parlano, come rilevano gli stessi investigatori, di mazzette e bustarelle, arriva la ciliegina sulla torta. Il giorno seguente all'omicidio di Bartolo Dambrosio, mentre la città era sgomenta per l'accaduto ed esponenti dell'amministrazione rilasciavano dichiarazioni sconcertanti sulla vittima, Stacca e la sua squadra erano impegnati anche in qualcos'altro»;
in particolare, riporta sempre l'articolo succitato, il Movimento avrebbe aggiunto che: «l'amministrazione Stacca ha deliberato, in via definitiva, di chiudere con una transazione il contenzioso che la opponeva alla Tradeco in merito alla quantificazione dei costi per il trasporto fuori bacino dei rifiuti indifferenziati. Si tratta della deliberazione di giunta n. 112 del 7 settembre 2010, che segue la precedente deliberazione n. 45 del 15 marzo 2010 con la quale sempre l'amministrazione Stacca aveva avviato tutta la procedura e la determinazione dirigenziale n. 1108 del 27 agosto 2010 che ha quantificato gli esborsi. Alla Tradeco viene riconosciuto, a partire dalla data di chiusura della discarica di Altamura (dal 1° aprile 2008) oltre un milione di euro all'anno per il servizio offerto. Somme che si aggiungono all'appalto di raccolta e smaltimento sui rifiuti (circa 7 milioni di euro, tra i più alti della Puglia) e ai costi di biostabilizzazione che il sindaco Stacca ha deciso di assumersi con ordinanza n. 52 del 30 aprile 2010. Tutto questo, mentre la percentuale già bassa di raccolta differenziata è in ulteriore diminuzione (appena l'8 per cento nel 2010) e, per questo, la Città paga 400mila euro di ecotassa regionale. Invece di prendere la strada dello scioglimento del contratto capestro, un contratto frutto di un appalto dalle regole truccate gestito da varie amministrazioni, ecco arrivare l'ennesimo esborso a danno degli altamurani. Un esito che non ci sorprende perché segue uno schema di condotta già collaudato in questo Comune: si fa la faccia feroce con la ditta, questa fa partire i contenziosi, l'amministrazione chiede pareri e consulenze, poi tutto si chiude con una transazione che viene fatta passare come favorevole per la Città (quest'ultima conciliazione riconosce alla Tradeco quasi 1.100.000 euro all'anno anziché i circa 1.700.000 richiesti inizialmente dalla ditta). "Con quale serenità, lucidità e imparzialità è stata definita e chiusa la transazione da questi amministratori, considerato che diversi di loro, tra i più vicini al sindaco, intrattenevano da anni - come emerge dalle intercettazioni effettuate su disposizione della Procura dai carabinieri in questi anni - rapporti molto confidenziali e intimi con i componenti della famiglia titolare della Tradeco (cioè l'impresa che gestisce il più costoso servizio pubblico locale che assorbe circa un quarto della spesa corrente comunale)?"»;
l'attività di Carlo Dante Columella, patron della Tradeco, è oggetto di indagine da parte dell'antimafia che ipotizza i reati di associazione per delinquere e corruzione, traffico illecito e presunta gestione non autorizzata dei rifiuti. Dalle indagini degli inquirenti, la discarica in contrada Le Lamie conterrebbe il doppio dei rifiuti previsti. Il «re dei rifiuti della Murgia» è stato condannato il 29 settembre 2010 a 5 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 20 mila euro per costruzioni «in contrasto con la pianificazione urbanistica e in totale difformità rispetto al permesso di costruire peraltro illegittimo» in contrada San Tommaso, tra Altamura e San
teramo. Stessa pena è stata irrogata alla moglie, Irene Petronella, e al progettista Alfredo Striccoli;
ma nelle intercettazioni all'esame della Procura, come si legge in un articolo pubblicato su Barisera, vi sarebbe anche uno «stralcio di presunte tangenti che i Columella devono pagare». Nella conversazione del 30 marzo 2002 tra Carlo Columella e una impiegata della Tradeco, Lucia Castoro, si discute di alcune questioni relative alla discarica. L'articolo succitato riporta la seguente conversazione: «Lucia Castoro (C): (...) i soldi per zio Franco (Petronella Francesco) per quelli lì ... (punto della registrazione incomprensibile) ... ora quello che mi ha detto, mi ha detto che deve andare lui ora (...) gli ottocento a Pasquale (duemilacinquecento a quell'altro - sembra dire al politico - (...). L'articolo riporta anche una telefonata del 10 aprile 2002 in cui le stesse persone parlano di una «presunta dichiarazione di guerra» che gli starebbero muovendo. Columella afferma che dirà al magistrato, il quale lo deve ascoltare, che «(...) mi hanno fatto la "delibera", volevano 500 milioni (di vecchie lire, ndr), non glieli ho dati, me l'hanno revocata»;
in un articolo apparso su La Repubblica sezione di Bari del 22 settembre 2010, il summenzionato giornalista Alessio Di Palo ha dichiarato: «Nico (Dambrosio) è un pesce piccolo. E in corso un braccio di ferro fra Stacca e i Columella. Nel 2011 dovrà essere bandita la gara d'appalto per lo smaltimento dell'immondizia e i Columella, appunto, non possono permettersi il lusso di perderla»;
Michele Columella è sotto indagine, insieme all'ex Assessore alla sanità Alberto Tedesco, per l'appalto dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri della Asl Bari. L'ex dirigente Asl Lea Cosentino, interrogata dalla pm Digeronimo, avrebbe parlato di «un'amicizia fraterna che Tedesco aveva con la Tradeco di Columella. Io conosco il signor Franco Petronella - ha spiegato Cosentino - lo conosco da quando stava ad Altamura perché è un consigliere anche comunale e siccome Alberto Tedesco lo definiva mio fratello sapevo che spesso andava presso la società Tradeco a fare politica» (Corriere del Mezzogiorno.it);
sottoposti ad interrogatorio, tra gli altri, anche il legale rappresentante della società di smaltimento rifiuti Vi.ri. di Altamura, e Francesco Petronella, titolare della società;
secondo il giudice «è stata evidenziata l'illecita ingerenza degli indagati a sostegno degli interessi economici» di tre aziende, la Vi.ri srl, specializzata nella raccolta di rifiuti speciali, la Draeger Spa, rappresentata dal nipote di Tedesco, e la Consanit scpa, per l'aggiudicazione di altrettanti appalti dalla Asl di Bari (Corriere del Mezzogiorno.it);
i reati contestati all'ex assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco sono corruzione, turbativa d'asta e concorso in violazione del segreto d'ufficio rispetto ad appalti per un valore complessivo di 9 milioni di euro;
alla morte di Bartolo Dambrosio, sia il presidente del Consiglio Comunale che l'assessore alla cultura Giovanni Saponaro hanno addirittura esaltato la figura del boss, sostenendo che fosse «una persona rispettabile». In particolare Nico Dambrosio su La Repubblica ha definito il suo parente come «una personalità eccessivamente portata verso il prossimo, il suo atteggiamento di vita era quello di una persona che puntava ad una promozione sociale». Con tali dichiarazioni, non degne di pubblici amministratori, è stato minimizzato l'ennesimo fatto di sangue legato a dinamiche mafiose avvenuto ad Altamura;
risulterebbe anche che alcuni esponenti delle forze dell'ordine fossero soliti fare jogging col boss, esperto in arti marziali. Il fatto mai smentito, se confermato sarebbe ad avviso dell'interrogante di inaudita gravità, soprattutto considerato che uno di questi esponenti, avrebbe persino protetto Dambrosio (La Repubblica sezione di Bari del 14 settembre 2010);
come se non bastasse, Bartolo Dambrosio avrebbe anche organizzato eventi collettivi, con il favore e il sostegno economico dell'amministrazione comunale. Appena due giorni prima della sua morte, avrebbe presentato la Notte bianca di Altamura;
il sindaco di Altamura, Mario Stacca, in seguito alle inopportune dichiarazioni del presidente del consiglio comunale sul parente boss assassinato, ha chiesto le dimissioni di Nico Dambrosio. Il presidente però non si è fatto da parte, così il 20 settembre 2010 il sindaco ha presentato la lettera di dimissioni, «già pronta per l'eventualità e l'ha fatta protocollare» (Corriere del Mezzogiorno.it) per consentire di fare chiarezza sugli ultimi fatti accaduti;
solo dieci giorni dopo, il sindaco ha ritirato le sue dimissioni, nonostante i presunti legami tra politica, imprenditoria e malavita siano rimasti inalterati e il presidente del consiglio comunale che elogia la personalità di un boss mafioso sia rimasto al suo posto;
in segno di protesta contro l'intensificarsi dei fenomeni mafiosi ad Altamura, il Coordinamento per la legalità ha recentemente organizzato una manifestazione in piazza della Repubblica. La portavoce del movimento, Valentina D'Aprile, ha dichiarato testualmente «Ad Altamura la mafia c'è, c'e anche una cultura mafiosa. Va avanti in questo modo da vent'anni. Non siamo noi a sostenerlo, ma gli investigatori della Dia e i magistrati della Dda, che parlano di intreccio mafioso-affaristico-politico. Ecco perché vorremmo che oltre agli inquirenti, impegnati a fare luce su questo intreccio, lo stesso risultato fosse garantito da chi ha gestito la nostra città» (La Repubblica sezione di Bari del 28 settembre 2010);
con tale manifestazione i ragazzi di Altamura per la legalità, hanno intesto proporre una «riflessione generale» per allontanare il rischio di «trasformare l'Alta Murgia in una terra invivibile, fra l'omertà dei testimoni, l'assenza di denunce per le estorsioni, la scarsa attenzione sul tema dell'usura e il consumo della droga» (La Repubblica sezione di Bari del 26 settembre 2010) -:
alla luce dei fatti descritti in premessa che rendono manifesta la forte incidenza della criminalità organizzata nella società altamurana, e che confermano l'esistenza di rapporti tra questa ed esponenti politici locali, se non si ritenga di accertare se ad Altamura vi siano condizionamenti esterni tali da richiedere lo scioglimento del consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
(2-00849) «Zazzera, Barbato, Granata».