lunedì 22 marzo 2010

Retroscena della storia di "Grottelline"-Spinazzola. Un impianto discarica che si voleva realizzare con un trucco, facendo sparire dal progetto parte della cava (particella 144) per allontanarsi dal sito Neolitico, la memoria del computer sparita dagli uffici della Regione che contenevano proprio la VIA su "Grottelline", il silenzio imbarazzante di Vendola e il suo Editto.




Di Carlo Vulpio

L’Editto bulgaro e l’Editto di Roma (o di Bari). Il primo è un racconto che dura da otto anni. Del secondo invece non si deve parlare. Eppure lo conosciamo bene in tanti: io, de Magistris, Di Pietro, Santoro, Travaglio, destra, sinistra, giudici e almeno venticinquemila lettori di “Roba Nostra”


Facciamo un gioco a quiz. Cercate le differenze tra i seguenti casi. Primo caso. Un premier (Silvio Berlusconi) chiama l’Autorità di garanzia delle comunicazioni per lamentarsi di un programma tv (Annozero) e per chiederne la chiusura. Un governatore regionale (Nicola Vendola) chiama la direzione di un giornale (Corriere della Sera) per lamentarsi di un giornalista (Carlo Vulpio) e per chiederne la neutralizzazione. Secondo caso. Un premier (Berlusconi) si pronuncia pubblicamente in tv e sui giornali contro due giornalisti (Enzo Biagi e Michele Santoro) e un cabarettista (Daniele Luttazzi) perché non gli aggrada il modo in cui fanno rispettivamente giornalismo e cabaret nella tv pubblica. Questo “pronunciamento” del 2002, a Sofia, diventa l’Editto bulgaro. Un governatore regionale (Vendola) si pronuncia pubblicamente in tv e sui giornali contro un giornalista (Vulpio) perché non gli aggrada che pubblichi inchieste sul modo in cui è stato eletto governatore alle regionali del 2005, sulla sanità, sulle discariche, insomma su di lui. Questo “pronunciamento” avviene l’8 luglio 2006, a Roma e a Bari, e pertanto possiamo chiamarlo l’Editto di Roma, o se preferite l’Editto di Bari. Qualunque persona di buon senso direbbe che i due casi sono uguali. E che dunque anche quello che riguarda l’Editto di Roma (o di Bari) meriterebbe di essere trattato, che so, nella serata speciale “Rai per una notte”, organizzata da Santoro & Co. su Sky tv. E invece no. Il caso che mio malgrado mi riguarda, e che come avete subito capito non è un “fatto personale”, è secondo me anche più grave. E proprio per questo sarà taciuto dai difensori della indipendenza e della libertà d’informazione. E non avrà, come non ha avuto quando è venuto fuori, alcuna “copertura” di Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti, Associazioni professionali, Comitati di redazione eccetera eccetera, o di quelli sempre pronti a scendere in piazza e a salire sui palchi per manifestare per la libertà (di stampa, di espressione, di voto, di religione, di sesso). E ora vi spiego perché dico questo. L’Editto bulgaro di Berlusconi fu un atto odioso. L’Editto di Roma (o di Bari) di Vendola è stato un messaggio, che se fosse stato pronunciato da chiunque altro, lui per primo non avrebbe esitato a definire mafioso. Perché tendeva non soltanto a neutralizzarmi, ma a intimorirmi esplicitamente, con nome e cognome, e a mettermi fisicamente in pericolo. Ma andiamo avanti con la nostra storia. Dopo aver pubblicato, già nel 2005, alcuni articoli sulla sanità e sul macroscopico conflitto di interessi dell’assessore regionale al ramo, Alberto Tedesco (Pd, ma di fatto uomo di Vendola), il 7 luglio 2006 pubblico un servizio sul contratto firmato da Vendola per la realizzazione di una discarica in una zona in cui si trovano un bellissimo sito neolitico e una sorgente di acqua minerale. Dire che Vendola si arrabbia è poco. Gli viene il sangue agli occhi. E così, quando il giorno dopo, su una spiaggia del Brindisino, viene trovato un finto ordigno con un messaggio indirizzato a lui in qualità di commissario straordinario per l’emergenza ambientale, ecco che il “gentile”, il “mite” Vendola, – a reti unificate – mi accusa di aver detto falsità e minaccia di querelarmi. Non solo. “La brava persona” Vendola – come lo hanno poi definito i suoi nuovi alleati de Magistris e Di Pietro, che pure conoscono ogni cosa di questa vicenda e delle altre non meno imbarazzanti-, addirittura mi attribuisce la responsabilità morale di quella finta bomba. Ho già scritto tutto (e per fortuna l’ho scritto per tempo) in Roba Nostra (ed. Il Saggiatore). Ma vale la pena ricordare brevemente lo svolgimento della vicenda e il suo epilogo. Così magari Santoro & Co. hanno già la scaletta pronta qualora decidessero di parlarne nella puntata sui/dei “censurati”. Quella discarica è stata poi sequestrata (dunque, non avevo torto e non avevo detto falsità) e Vendola non mi ha mai querelato, semplicemente perché non poteva. Ma telefonava, uh, quanto telefonava al mio giornale… (che, devo dire, in quella circostanza, con il direttore Paolo Mieli, mi difese). Tuttavia, per la gravità delle affermazioni del signor “mite” (“disinformatore”, “provocatore politico”, “insinuatore”) e per tutelare la mia incolumità sono stato io a querelare Vendola. Fermi. Perché qui comincia l’ultima parte, non meno interessante, della storia. La mia querela viene presentata alla procura di Bari. E sta ferma lì per due anni e mezzo. Nonostante varie richieste e sollecitazioni, mai una risposta. Poi, per l’appunto dopo due anni e mezzo, quando chiedo al procuratore generale di avocare a sé il caso per inerzia del pubblico ministero nell’esercizio dell’azione penale (obbligatoria, eh, non lo si ripete sempre?), ecco che il pm si “ricorda” all’improvviso di essere “molto amica” di Vendola e quindi chiede di astenersi. Il simpatico pm di cui stiamo parlando si chiama Francesca Pirrelli e per la cronaca è la moglie del senatore pd Enrico Carofiglio, pm in aspettativa, eletto là dove la signora esercita le funzioni di magistrato (quanti spunti per una bella puntata di un talk show, vero?). Ma non è finita. La querela arriva sul tavolo del procuratore, Emilio Marzano, che finalmente il 5 aprile prossimo andrà in pensione (auguri). Fresco della fallimentare inchiesta sui due fratellini di Gravina di Puglia, Salvatore e Francesco Pappalardi , trovati morti in fondo a un pozzo, Marzano non ci pensa due volte a chiedere l’archiviazione della mia querela, che il gip accoglie, con una motivazione che lascio giudicare a voi. E che in sintesi è la seguente. E’ vero, scrive Marzano, che Vendola ha gravemente diffamato Vulpio (e qui uno pensa: ci siamo, ha riconosciuto dove sta la ragione e dove il torto), ma… Ma cosa, accidenti? Ma, prosegue Marzano, Vulpio aveva ripetutamente criticato Vendola, quindi si può ritenere quella di Vendola una reazione comprensibile. E bravo Marzano. Evviva la legge. D’ora in avanti, l’esercizio dei diritti di critica e di cronaca da parte dei giornalisti, garantiti dalla Costituzione, li chiameremo provocazione e chiunque, senza che abbia nemmeno fatto querela, potrà dire ciò che vuole contro i “provocatori” ed esporli a qualunque rischio. Torniamo al nostro quiz. Sembrava semplice all’inizio, dite la verità. Arrivati a questo punto invece le cose si sono complicate un po’. Purtroppo per voi (e per noi) c’è ancora un altro punto degno di riflessione. Ed è il terzo caso. Un premier chiama, vuol far chiudere eccetera, ma intanto, al dunque, non succede niente, poiché Annozero e altri programmi non hanno mai smesso di andare in onda. Un governatore chiama, minaccia querele, lancia accuse infamanti eccetera, e alla fine qualcosa succede: sarà una coincidenza, ma il sottoscritto adesso è passato a occuparsi (per quanto serenamente) di altri temi. Domande finali, facili facili. Secondo voi, di quale delle due vicende del caso numero 3 si è finora parlato? E di quali si parlerà, tra alti lamenti e contrizioni? Secondo voi, chi è da considerare davvero “imbavagliato”? Secondo voi, chi è l’unico cattivo che promulga gli editti? Secondo voi, un programma come Annozero è doppiopesista? Se sì (o anche se no, è uguale), secondo voi perché quando Annozero ha invitato Vendola (coincidenza, proprio dopo l’accordo con de Magistris e Di Pietro), gli ha cucito addosso una trasmissione su misura? Una puntata in cui il “mite” – che non ha fatto niente per l’inquinamento industriale di Taranto se non una tardiva legge-truffa regionale -, si è persino “venduto” il dramma dei bambini di quella città malati di leucemia, senza che nessuno lo sbugiardasse, visto che il “contraddittorio” era affidato alla signora Alba Parietti? Secondo voi, è vero che con lo scandalo della Sanità pugliese, se al posto della giunta di centrosinistra ce ne fosse stata una di centrodestra, gli amministratori di centrodestra sarebbero già stati tutti arrestati? Secondo voi, perché dello scandalo della Sanità in Puglia non si parla quanto si dovrebbe? Potete inviare le vostre risposte a questo blog. E chissà, una volta tanto, forse, potrete anche vincere qualche cosa.

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