martedì 11 maggio 2010







SPINAZZOLA LA RICHIESTA INVIATA AL SINDACO DAL COORDINAMENTO CITTADINO DI «SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ»
Una piazza per Peppino Impastato
COSIMO FORINA • SPINAZZOLA. «Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!». Qui c’è tutta la ribellione di Giuse ppe I m p a s t at o. Trentadue anni fa, il 9 maggio 1978, stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, nella piccola città di Cinisi, vicino Palermo, Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, fondatore di Radio Aut, veniva barbaramente ucciso dalla mafia. Da quella mafia che più che in altri si personificava nel boss Tano Badalamenti, padrone di Cinisi. Quella di Peppino era profonda rivoluzione, contro i suoi paesani, quella parte della sua stessa famiglia a cominciare dal padre Luigi assoggettata o sodale con la mafia. A quest’uo - mo, un giovane di soli 30 anni, il cui sogno era la libertà dall’op - pressione mafiosa, il coordinametore cittadino di Sinistra Ecologia Libertà di Spinazzola, Giuse ppe S a u l l e, vorrebbe dedicare una via o una piazza. La lettera è giunta al sindaco Carlo Scelzi un mese fa. Oggi Peppino avrebbe avuto 62 anni, se non lo avessero assassinato tra la notte dell’8 e il 9 maggio, mentre si era candidato sotto il simbolo di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Fondatore de “L’Idea Socialista”, organizzatore del Circolo “Musica e Cultura”, Peppino diventa ben presto il riferimento a Cinesi. I suoi sforzi e la sua scelta di campo è nella controinformazione e soprattutto usando la satira contro la mafia e gli esponenti locali.
Tra i più colpiti il capomafia Gaetano Badalamenti, i cui delitti e traffici illeciti vengono più volte denunciati dai microfoni dell'emittente. Solo qualche giorno prima della sua uccisione l’opposi - zione di Peppino si concretizza ancora in una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi. In un’Italia ango sciata, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro spegne da subito i riflettori sull’omicidio Impastato, ma con determinazione il fratello Giovanni e mamma Felicia, cercano e individuano la matrice del delitto di Peppino. Nel 2002 viene riconosciuto colpevole di quell’omicidio come mandante Gaetano Badalamenti, mentre gli autori materiali resteranno ignoti, impuniti. A Spinazzola si richiede che l’esempio di Peppino Impastato diventi stimolo alla trasparenza amministrativa, lotta contro ogni sopruso, un “No” all’assalto del territorio, esempio della libertà di espressione e per i giovani.











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