martedì 29 giugno 2010


PETROLIO, L’ORA DELLE DECISIONI
IL 5 LUGLIO I TEXANI CHIEDERANNO IL VIA LIBERA. E SCELZI HA GIÀ DETTO SÌ
COSIMO FORINA • SPINAZZOLA. La società statunitense di ricerca e di coltivazione di idrocarburi AleAnna Resources LLC titolare del progetto “Palazzo San Gervasio” tramite l’avvocato Emanuele Turco di Roma, studio dove risulta domiciliata, ha chiesto di incontrare i sindaci delle città del territorio su cui intende avviare le analisi per trovare l’oro nero.
Quindici i comuni coinvolti, su di una superficie di 561 kmq: Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Rapolla e Venosa che ricadono in Basilicata; Minervino Murge e Spinazzola in Puglia. L’incontro è stato fissato lunedì 5 luglio alle 10,30 presso la sala consigliare del Comune di Palazzo San Gervasio, sindaco Federico Pagano fermo sulla contrarietà al progetto, il quale ha aperto cordialmente l’incontro alla stampa.
L’appuntamento segue ad una lettera polemica inviata dall’avv. Turco al presidente del consiglio della Regione Puglia Onofrio Introna per il suo fermo “No” alla ricerca di idrocarburi nel territorio della Murgia. Sostenuto dal consigliere regionale Francesco Pastore (Sinistra Ecologia e Libertà).
La stessa missiva era stata inviata ai sindaci di Spinazzola Carlo Scelzi e quello di Minervino Murge, Luigi Roccotelli. A questi ultimi per evidenziare i “benefici” in termini di royalty incassati da altre città nel cui territorio avviene di già l’estrazione del petrolio. Scelzi a sorpresa ha dichiarato alla “Gazzetta”: «sulla fase preliminare della ricerca petrolifera della AleAnna Resources LLC non la ostacoleremo. Dall’ufficio tecnico ho avuto rassicurazioni che le indagini non saranno invasive. Si tratta per lo più di studi geologici con utilizzo di ultrasuoni». Quello della AleAnna Resources, che descrive tramite il suo legale le aree di ricerca come: “zone dell’Italia abbandonate”, è un progetto che ha suscitato notevoli reazioni. A partire proprio dai sindaci della Basilicata che ricadono nell’area dell’Alto Bradano, sindaci che ambiscono a ben altro rispetto all’assalto del loro territorio da parte della società statunitense. Infatti all’oro nero e ai suoi rischi di estrazione, preferiscono l’avvio e il compimento del progetto per portare sui terreni l’acqua per farli diventare irrigui tramite l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. L’Eipli ha già ottenuto cento milioni di euro (più trecento in arrivo) a tale scopo e si è detta contraria alle ricerche petrolifere. Tant’è che i sindaci dell’Alto Bradano hanno persino stigmatizzato la posizione del loro assessore regionale all’ambiente Agatino Mancasi, ritenendo il silenzio-assenso della Regione Basilicata in sede VIA sul progetto petrolifero «Palazzo San Gervasio» inopportuno.
Il capo di gabinetto del commissario dell’Eipli, Adriano Di Noia, attore della sinergia istituzionale tra Governo e Regione, aveva sottolineato nei giorni scorsi che tutto quanto su cui si sta procedendo è stato reso possibile grazie all’impegno del ministro Raffaele Fitto: «Ancora una volta ci troviamo a parlare di acqua, non solo perché è l’elemento in natura più importante per l’uomo, ma per le nostre Regioni è da considerarsi una risorsa economica e di sviluppo per il territorio».
Tra i terreni che avranno l’opportunità di diventare irrigui anche parte di quelli di Spinazzola.
L’AleAnna Resources LLC sembra aver adottato contro lo “stop” al suo progetto, giunto da più parti, la strategia del tintinnio delle royalties. Un richiamo che potrebbe aver affascinato con le cifre a tanti zero, viste le esigue casse dei Comuni, qualche amministratore. Fermo restando che l’ultima parola per la firma della concessione petrolifera, anche di fronte al diniego degli enti locali, spetta al Ministro dello Sviluppo Economico dal 5 maggio assunto ad interim dal Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi in seguito alle dimissioni di Claudio Scajola.
IL PROGETTO QUINDICI COMUNI TRA PUGLIA E LUCANIA
Sono quindici i comuni coinvolti nel progetto «Palazzo San Gervasio», progeto che riguarda una superficie di 561 kmq. Due sono in Puglia: Minervino Murge e Spinazzola in Puglia. Gli altri tredici sono lucani: Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Rapolla e Venosa. L’incontro tra i sindaci e l’azienda texana è stato fissato lunedì 5 luglio, alle 10,30, presso la sala consiliare del Comune di Palazzo San Gervasio

domenica 27 giugno 2010


Questi gli articoli pubblicati oggi sull'edizione Nazionale e del Nord Barese della Gazzetta del Mezzogiorno
IL SINDACO: NELLA FASE PRELIMINARE NON CREEREMO OSTACOLI PERCHÉ LE INDAGINI NON SARANNO INVASIVE

Il Comune di Spinazzola non si oppone alle ricerche petrolifere sulla Murgia
COSIMO FORINA • SPINAZZOLA
Al coro di no alla ricerca petrolifera della società statunitense AleAnna Resources nella zona murgiana,il sindaco di Spinazzola, Carlo Scelzi fa eccezione: «Sulla fase preliminare dellaricerca petrolifera non creeremo ostacoli - ha detto il primo
cittadino - dall’ufficio tecnico ho avuto rassicurazioni che le indagini non saranno
invasive».La società di oltreoceano titolare del progetto chiamato «Palazzo San Gervasio»,tramite l’avvocato Emanuele Turco di Roma, si appresta ad incontrare, alle
10,30 del 5 luglio, tutti i sindaci delle città del territorio su cui intende avviare le analisi per trovare l’«oro nero». Quindici i comuni coinvolti, su di una superficie di 561 kmq: Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania,
Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Rapolla e Venosa in Basilicata; Minervino e Spinazzola in Puglia. Sindaci della Basilicata contrari insieme all’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la
Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. Contrari alla ricerca sulla Murgia l’ex assessore regionale all’ambiente Onofrio Introna orai presidente del consiglio della Regione Puglia, nonché il consigliere regionale Francesco Pastore (Sinistra Ecologia e Libertà). Introna, per il suo no è stato oggetto il 28 maggio di una dura lettera inviata dall’avv. Turco.
Una lettera «persuasiva» inviata anche ai sindaci di Spinazzola, Scelzi e Minervino Murge, Luigi Roccotelli, in cui si prospettavano royalties ai Comuni dove si ricerca e si estrae petrolio. Territori trattati come aree da colonizzare e definite «zone dell’Italia abbandonate».

SPINAZZOLA UNA RIUNIONE È STATA FISSATA A PALAZZO
SAN GERVASIO IL 5 LUGLIO. IL PRIMO CITTADINO SI ACCINGE A FORNIRE IL PARERE
FAVOREVOLE ALL’ARRIVO DEI TEXANI

Via libera alle ricerche dei petrolieri Il sindaco Scelzi conferma:
«Non ostacoleremo la fase preliminare»

COSIMO FORINA• SPINAZZOLA.
Il sindaco di Spinazzola Carlo Scelzi
alla “Gazzetta”: «Non la ostacoleremo la fase preliminare della ricerca petrolifera della AleAnna Resources. Dall’ufficio tecnico ho avuto rassicurazioni che le indagini non saranno invasive. Si tratta per lo più di studi geologici con utilizzo di ultrasuoni. Ho appreso anche io della riunione fissata a Palazzo San Gervasio il 5 luglio. Ma in modo del tutto informale, attraverso unatelefonata di cui non ho ben compreso il ruolo del mio interlocutore. Mi accingo, per capirne di più, a chiamare il sindaco Federico Pagano». Una inaspettata semplificazione quella di Scelzi, il quale sul tema petrolio appare al momento come unica voce “favorevole” rispetto al fermo “No” degli altri primi cittadini coinvolti nel progetto “Palazzo San Gervasio”. Progetto che ha registrato il parere contrario, con una netta posizione l’ex assessore regionale all’ambiente Onofrio Introna oggi presidente del consiglio regionale, nonché il consigliere regionale Francesco Pastore (Sel): «L’Alta Murgia non si tocca, anzi, non si trivella, questo territorio già troppo spesso è stato trattato come una groviera per diversi motivi e interessi e non certo per amore e cura dell’ambiente, del territorio e della sua storia, non è il caso che arrivino dal Texas a perforare la nostra terra imponendo un modello e un business impropri e devastanti, abbiamo altro in mente». Scelzi avrà le sue buone ragioni per dirsi serenamente disponibile alla «AleAnna Resources» ma è anche vero che dovrà dare delle spiegazioni ai suoi cittadini e ai consiglieri di opposizione. Quest’ultimi in più occasione lo hanno incalzato per conoscere quale posizione Spinazzola avrebbe preso sulla richiesta della ricerca del petrolio. Il sindaco ha sempre risposto che il progetto era allo studio. Tra le levate di scudo contrarie alla perforazione del territorio anche quella del sindaco di Gravina, Giovanni Divella. «Ci opporremo a qualsiasi iniziativa che possa stravolgere l’ecosistema murgiano. È un’area molto preziosa perché si possa restare indifferenti davanti allo scempio di una delle poche aree dove ancora sopravvivono flora e fauna di grande valore scientifico e con specie addirittura in via di estinzione». Da cosa dunque arriva la disponibilità del sindaco di Spinazzola? Abbiamo chiesto a Scelzi un commento sulla lettera inviata dall’avvocato della società petrolifera Emanuele Turco di Roma, il quale nella
missiva sottolineava la ricaduta delle royalty a beneficio dei comuni che al
petrolio dicono di “sì”. Scelzi ha riferito che quella lettera non ricordava di
averla ricevuta, dopo aver evidenziato che stralci della stessa erano stati
pubblicati nei giorni scorsi dalla “Gazzetta” si è ricordato di averla letta,
ma molto velocemente. Meno complesso il colloquio avuto con il sindaco di Palazzo San Gervasio Federico Pagano: «Sono stato contattato, vogliono venire ad illustrare il progetto, ribadirò a loro quello che ho detto alla mia Regione. Voglio sentire cosa dicono loro. Sentiamo cosa dicono loro e poi tiriamo le conclusioni». Petrolio da estrarre dalle viscere della Murgia, se ne saprà di più il 5 luglio.

martedì 15 giugno 2010

Intercettazioni “sporche” e “pulite”, il far west telefonico e il guardonismo senza limitismo, il diritto “creativo” della procura di Matera e i Pulcinella, con bavaglio e non, del teatrino politico. Ma l’abolizione del reato di diffamazione a mezzo stampa come negli Stati Uniti, no, eh?
Pubblicato il 14 giugno 2010 da Carlo Vulpio
Cosa sta capendo la gente della discussione sulle intercettazioni telefoniche? Niente.
L’unica cosa “chiara” è che, forse, ci sarebbe un fronte per la libertà (di stampa, di espressione, e di pubblicazione di tutte le intercettazioni) e un fronte per il “bavaglio” (che vuole a tutti i costi questo disegno di legge, tanto da blindarlo con la “questione di fiducia”, e che, se potesse, annienterebbe persino ogni possibilità di pubblicazione di qualsiasi cosa).
Naturalmente, le cose non stanno esattamente così. Però in Italia ci piace semplificarle e rappresentarle così. Per mille ragioni. Non ultima, quella del “teatrino”, in cui ognuno “deve” recitare la propria parte – anche fingendo di non sapere come stanno realmente le cose –, per poter continuare a fidelizzare il proprio pubblico e il proprio elettorato.
Proviamo a dir noi qui qualcosa. Schematicamente. Per capire. Per ragionare. E magari anche per sbagliare, per poi assaporare il piacere di poterci correggere…
Primo. Le intercettazioni telefoniche che attengono alla vita privata (abitudini sessuali, convinzioni politiche e religiose, e così via), anche quella dei criminali, sono cosa diversa da quelle pertinenti a reati? La risposta, ovviamente, è sì. Ma se la risposta è sì, ne consegue che esse vanno “scremate” da quelle attinenti ai reati e distrutte. Punto. Altrimenti, prima o poi, qualcuno le pubblicherà da qualche parte, e non certo per amore della libertà o del diritto-dovere di informare ed essere informati.
Secondo. E’ giusto che le intercettazioni telefoniche pertinenti a reati e non più coperte da segreto (il divieto di pubblicare quelle segrete è già previsto dal codice penale) vengano pubblicate? La risposta è sì. Perché, oltre a essere di evidente interesse pubblico, la loro pubblicazione permetterebbe persino di porre termine a reati in corso e di sventare ulteriori reati (come è accaduto, per esempio, nel caso delle scalate bancarie Unipol-Bnl-Antonveneta).
Terzo. “Quando” una intercettazione pertinente a un reato può ritenersi non più segreta? E’ questo il punto centrale della questione.
Adesso, il momento in cui viene meno il segreto coincide con il deposito degli atti e quindi con la disponibilità che le parti hanno di quegli atti. La nuova legge vuol spostare questo momento più avanti, alla fine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare: fino al processo, quindi, nessuna pubblicazione di atti, nemmeno di quelli non più coperti da segreto e di interesse pubblico.
Ecco, questa previsione manda in vacca anche le migliori intenzioni di chi si propone di regolare il far west delle intercettazioni. E’ questo, il voler spostare a dopo l’inizio del processo il momento della pubblicabilità delle intercettazioni penalmente rilevanti e non segrete, che fa di questa legge una cattiva legge. (Anche se, va detto, è esattamente ciò che volevano un po’ tutti – Berlusconi, Veltroni, D’Alema, Mastella – fin dal 2007, quindi non cascate nel tranello dei “liberali” dell’ultim’ora. Se potessero, tutti lavorerebbero, contemporaneamente, a silenziare l’informazione e a creare una sorta di grande Ddr telefonica).
Quarto. Se il momento della possibilità di pubblicare atti penalmente rilevanti e non più segreti rimanesse quello attuale, quando cioè gli atti vengono depositati ed entrano nella disponibilità delle parti; o se addirittura quel momento venisse anche posticipato, diciamo, di un mese, per permettere al giudice, presenti le parti, di “scremare” ciò che è “privato” da ciò che è “pubblico”; e ancora, se le sanzioni penali (magari non in detenzione, ma in soldini) colpissero, oltre e più che gli editori e i giornalisti, anche quei pubblici ufficiali (magistrati in primis) che “spifferano” ciò che è “privato”, ecco, allora persino questa legge andata in vacca rischierebbe di diventare (con alcune altre robuste correzioni che qui risparmio) una buona legge.
Ma per giungere a questo risultato non si può porre la “fiducia”, bisogna discutere e venire allo scoperto, affinché sia chiaro a tutti se davvero si voglia regolare il far west, oppure se si voglia, da un lato, mettere la sordina a indagini e cronisti o, dall’altro, accarezzare l’idea di un Potere pervasivo e perverso come quello instaurato nella Ddr e raccontato nel film ne “Le vite degli altri”, che dalla fantasia non ha attinto nulla.
Quinto. Perché dico questo? Perché finora, nella pratica quotidiana – questo è il vero dramma -, abbiamo visto prevalere sempre il meglio del peggio: intercettazioni “sporche” (private, segrete e non pertinenti a reati) sbattute sui giornali e sbandierate come libertà di informazione e diritto-dovere di cronaca, e intercettazioni “pulite” (di interesse pubblico, pertinenti a reati e non più segrete) il più delle volte pubblicate con mille sforzi e tremende difficoltà e tuttavia combattute a colpi di querele e citazioni miliardarie (anche qui, da tutti, compresi quei magistrati e quei “sinistri” che oggi si attaccano il nastro adesivo sulle labbra) come fossero il Male e non la Libertà di Stampa, di Espressione, di Informazione.
Sesto. L’altro punto centrale di questa faccenda, ancor “più” centrale del punto 3, se davvero abbiamo a cuore la libertà di stampa e di informazione, e di cui non si parla, sono le querele per diffamazione a mezzo stampa.
Negli Stati Uniti, puoi pubblicare persino una notizia falsa e non essere condannato, se si prova che lo hai fatto senza la consapevolezza che la notizia fosse falsa e senza “incauto disprezzo” della verità (sentenza 376 U.S. 254 della Corte Suprema).
In Italia, non solo non si ha il coraggio e l’onestà intellettuale di battersi per l’abolizione del reato di diffamazione a mezzo stampa, ma siamo talmente “avanti” in questa materia da aver creato (scusate, ma lo dirò fino alla noia, e non per fatto personale) un reato nuovo, inedito, speciale: l’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa con concorso morale esterno di uno degli associati (un giornalista, cioè io).
Questa creatura giuridica mostruosa è stata partorita in Italia, nella procura di Matera, e deve avere in sé qualcosa di grandioso, se pur consentendo di intercettare un giornale intero (il mio, il Corriere della Sera) non ha trovato ancora chi ne faccia un caso nazionale e internazionale (questo sì, da Parlamento, italiano ed europeo, altro che le stronzate retoriche dei tanti, troppi Pulcinella del teatrino politico).
Ecco, se anche quei colleghi (e non) che si sono occupati di intercettazioni con argomentazioni diverse ma ugualmente scrupolose – penso a Ferrara e a Ferrarella, ma anche a Scalfari e a Scalfarotto, a Facci e a Travaglio, a Saviano e ai Casalesi, fino ai Casaleggio, quelli che curano tanti blog in contemporanea, di Beppe Grillo, Di Pietro, del Fatto Quotidiano e dell’IdV ecc. ecc. – si applicassero anche all’abolizione del reato di diffamazione e a qualche caso concreto bello grande come quello di Matera, che hanno sotto gli occhi ed è pure un caso di scuola da far studiare all’università e nelle scuole di giornalismo, ecco, forse una buona legge sulle intercettazioni, che ci risparmi bavagli e far west e guardonismo senza limitismo, riusciamo a spuntarla. Forse.

EOLICO E SOLARE, LA CALMA APPARENTE DOPO IL RIMPASTO, LA POLITICA SEMBRA IN PAUSA, MA LE AZIONI GIUDIZIARIE PROSEGUONO
Dopo il rimpasto di giunta, dovuto alle dimissioni dell’ex vicesindaco Sebastiano Fiore, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Carlo Scelzi sembra essersi acquietata. Principalmente perché l’opposizione, così come espresso nell’ultimo consiglio comunale, è del parere che «a Scelzi è dato di consumare sino alla fine il suo mandato affinché non vengano meno, con l’arrivo di un commissario prefettizio, le responsabilità della gestione amministrativa che hanno caratterizzato questi ultimi anni della città».
Ma a tener banco sono gli impianti di energia da fonte rinnovabile, calati sul territorio della Murgia per interesse degli industriali con centinaia di milioni di euro di “investimenti ”.
L’attenzione è puntata sul Pd, sul sindaco e sul suo ex vice, che di questi argomenti hanno consumando serrati confronti. Ma se questo è l’aspetto politico per certi versi persino poco interessante, la notizia è data dalle tante iniziative giudiziarie. Quella di una presunta querela al sindaco Scelzi è tra queste. Infatti, non si era a conoscenza sinora che l’amministratore della Agrienergy srl di Bari, Girolamo Ninivaggi, società che ambiva ad avere un impianto fotovoltaico di 10MW ed una sottostazione in contrada “Podice” nello scrivere alla Regione, annunciava per l’appunto una querela al sindaco. Ninivaggi scriveva: «con tale amministrazione sono intercorsi “scambi epistolari”, nonché la consegna di apposito invito/diffida da parte di nostro legale richiedenti il rilascio parere; che hanno provocato una “scomposita reazione”, da parte del sindaco di Spinazzola, per la quale siamo stati costretti presentare apposita “querela penale”».
Scelzi, che su quella vicenda aveva mandato un dossier alla procura di Trani, è stato dunque querelato dal Ninivaggi? Vicenda tutta da seguire. Come quella che vede il Comune di Minervino costituito parte civile con l’avv. Anna Curci contro lo stesso Girolamo Ninivaggi, dell’«Agrienergy srl.» nel procedimento penale della procura di Trani, relativo «alla realizzazione di opere in assenza di permesso di costruire ed occupazione abusiva di suolo comunale».
Ma cosa sta succedendo su questo territorio? Le energie alternative non dovevano portare sviluppo ed invece producono faldoni in procure e tribunali? A leggere il rapporto ecomafie 2010 di Legambiante Spinazzola e Minervino sono citate più volte e in modo significativo. E non basta, perché a volerne sapere di più sulle torri eoliche e sugli impianti fotovoltaici ci si è messa ancora la procura di Trani e quella di Bari, nonché la direzione distrettuale antimafia.
A dar maggior peso, anche le interrogazioni parlamentari dell’Idv, che hanno portato il Governo ad affermare, l’esistenza di indagini delle procure su cui viene mantenuto massimo riserbo. In buona sostanza la piatta calma della politica spinazzolese non si può escludere che possa avere scossoni dalle vicende giudiziaria.

domenica 13 giugno 2010


SPINAZZOLA ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA CARCERARIA, SI È CONCLUSA L’ESPERIENZA ORGANIZZATA CON IL LABORATORIO LARA
In carcere la speranza rinasce realizzando oggetti in cuoio e pelle
Il progetto ha offerto ai detenuti riscatto e formazione

• SPINAZZOLA. Quell’intuizione diventata progetto applicato della dott.ssa Mariella Affatato, direttrice dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola, di portare all’interno della struttura carceraria esperienze formative per i detenuti come quella della lavorazione artigianale della pelle e cuoio ha attenuto grande concordia.
L’esposizione dei lavori dei detenuti ha suscitato emozioni, curiosità, meraviglia e stima nella capacità verso chi, pur pagando giustamente il proprio debito alla società per le proprie colpe, ha potuto dimostrare, attraverso ogni singolo manufatto, di poter in futuro intraprendere un nuovo percorso di reinserimento sociale attraverso la propria creatività .
Tanto è stato sottolineato dagli ospiti giunti per la mostra «Il percorso del cuoio». Il carcere di Spinazzola è caratterizzato da detenuti sex offenders, sotto utilizzato rispetto alla sua capienza, 36 i detenuti a fronte della possibilità di averne più di cento. Con personale di Polizia Penitenziaria, diretta dall’ispettore superiore Nicola Di Nicoli sotto organico rispetto alle necessità. Ciò nonostante si riesce a far annoverare l’istituto tra i più produttivi nell’ambito delle azioni formativa del detenuto.
Nel “percorso del cuoio” diretto dal titolare della ditta «Lara» di Spinazzola, sono stati esposti set da scrivania, complementi di arredo, diari, agende, quadri in pelle che riproducono scorci caratteristici delle città di provenienza dei detenuti.
Realizzati con l’antica tecnica della tinteggiatura a tampone fatta a mano, utilizzando quali elementi decorativi veri componenti naturali riconducibili al Parco Nazionale dell’Alta Murgia: ramoscelli di ulivo, foglie, spighe di grano. Vere sculture naturali, oggetti unici di alto artigianato. Piena collaborazione, sostegno di questo progetto è più in generale per il carcere è stata espressa dal direttore generale della Asl Bat dott. Rocco Canosa. Così come dall’Ing. Andrea Pugliese, presidente della Confcooperative e dall’assessore provinciale alle politiche sociali famiglia e pari opportunità Carmelinda Lombardi. Alla manifestazione hanno aderito i sindaci di Spinazzola Carlo Scelzi e Ignazio Di Mauro di Poggiorsini, il presidente del Centro Studi Aldo Moro, Pasquale Di Noia e rappresentanti della Bcc di Spinazzola, Legambiente, medici, operatori e assistenti sociali che operano all’interno del carcere.
«Quello di Spinazzola potrebbe ben diventare una fucina sperimentale del saper fare dei detenuti», ha sottolinearlo l’on.Benedetto Fucci, componente della XII commissione degli affari sociali della Camera. Il deputato ha lanciato l’idea, che darebbe la possibilità di proseguire il progetto cuoio nel carcere di Spinazzola, vista la capacità acquisita dai detenuti, di far rilegare loro mini volumi della Costituzione in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia: «pilastro fondante della nostra società, anche per chi vive un momento di disagio». Incontrando uno dei detenuti che ha frequentato il corso ha rivolto l’auspicio: «che questa esperienza sia l’inizio di un nuovo riscatto che possa concretizzarsi dopo il fine pena». Ogni manufatto è un segno dei detenuti, capace di andare oltre il muro di cinta del carcere.

giovedì 10 giugno 2010


• SPINAZZOLA MISTERIOSO EPISODIO NELLA NOTTE. INDAGANO I CARABINIERI
Danneggiata l’auto del nostro corrispondente

SPINAZZOLA. Mistero sull’atto vandalico effettuato sull’autovettura del collega Cosimo Forina, corrispondente da Spinazzola. Ignoti, come denunciato alla locale caserma dei carabinieri, la scorsa notte hanno graffiato, presumibilmente con una chiave o la punta di un cacciavite la carrozzeria dell’autovettura del giornalista, una Seat Alhambra. Una «attenzione» tutta da interpretare, con un danno non coperto da assicurazione quantificato in 800 euro.
IL DANNEGGIAMENTO -Forina aveva parcheggiato l’auto all’interno dell’area condominiale, recintata e chiusa da un cancello, verso le 19,30 nel posto a lui assegnato. Ieri mattina verso le 9,30 nel riprendere il veicolo con amara sorpresa ha constatato che lo stesso era stato danneggiato vistosamente. Di qui la telefonata alla caserma dei carabinieri e l’immediato intervento dei militari. Nella denuncia verso ignoti presentata dal collega, viene precisato: «Svolgo l’attività di collaboratore della Gazzetta del Mezzogiorno e che ultimamente si era occupato attraverso i suoi articoli pubblicati, di tematiche ambientali, rifiuti, impianti fotovoltaici ed eolici e pertanto non è da escludere che tale gesto possa essere collegato ai miei articoli».
«Mi è difficile pensare ad altro - ha sottolineato Cosimo Forina - per una ragione molto semplice. Nel cortile condominiale vengono parcheggiate ogni giorno oltre quaranta autovetture e l’unica a subire l’atto vandalico è stata la mia. O l’autore del gesto è uno a cui stanno antipatiche le Seat Alhambra oppure è un chiaro avvertimento. Sbagliano, però, eventualmente, gli autori dell’azione, perché se agendo in questo modo credono di intimorirmi così come è stato tentato di fare con violenza, lettere anonime e querele di sbarramento, io andrò avanti, serenamente e con la stessa puntualità documentale ad occuparmi della cronaca della città. Qualunque essa sia».
GLI AVVENIMENTI -E poi: «Gli avvenimenti che si stanno susseguendo a Spinazzola non possono essere sottaciuti è il diritto-dovere di cronaca prevale su ogni altra cosa. Certo amareggia fortemente quanto successo. E lascio immaginare il sentimento che si possa vivere scoprendo che qualcuno, nell’oscurità della notte possa comportarsi in questo modo. Sono comunque fiducioso che i carabinieri di Spinazzola sapranno fare di tutto per scoprire i colpevoli». Al collega la solidarietà della Gazzetta.

martedì 8 giugno 2010


GLI AMERICANI VOGLIONO IL TERRITORIO PER CERCARE PETROLIO. PRONTI A PAGARE E A BACCHETTARE CHI SI OPPONE. MURGIA SOLO UN “TERRITORIO ABBANDONATO?”
Cosimo Forina Spinazzola
Onofrio Introna, oggi presidente del consiglio della Regione Puglia, ex assessore all’ambiente, e i sindaci di Spinazzola Carlo Scelzi e di Minervino Murge Luigi Roccotelli sono stati destinatari di una lunga lettera dell’avv. Emanuele Turco di Roma, il quale rappresenta la società di ricerca e di coltivazione di idrocarburi AleAnna Resources LLC costituita e vigente nello Stato del Delaware, Stati Uniti (AleAnna) titolare del progetto denominato “Palazzo San Gervasio”. In questa missiva Turco bolla come persona disinformata Introna per la sua netta posizione contraria alla ricerca del petrolio nel territorio murgiano manifestata in una intervista alla Gazzetta, raccolta dal collega Giuseppe Armenise. Il progetto “Palazzo San Gervasio” comprende ben undici città, nove delle quali in Basilicata e due in Puglia, su una estensione di 561 Kmq. La tesi di Turco è quella che ricerca ed estrazione sono di beneficio alle popolazioni, al territorio, poiché le città e le Regioni coinvolte come per legge incassano le royalties. A supporto, la missiva è stata mandata per conoscenza anche a comuni del territorio foggiano che di già incassano delle royalties per altre concessioni petrolifere e ai due sindaci di Spinazzola e Minervino affinché questi: “traggano la convinzione che un eventuale successo del programma di ricerca dell’AleAnna apporterebbe notevoli benefici alle collettività dagli stessi amministrati”. Ancora a sostegno di questa persuasione vengono riportati gli importi incassati tra il 2008-2009 dai Comuni e dalla Regione Basilicata e da quelli della stessa Regione Puglia dove di già si estrae petrolio. Il 10% sulla quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti in terraferma. In buona sostanza i quattrini che le città e Regioni andrebbe ad incassare sarebbero sufficienti per superare ogni perplessità, cifre riguardevoli a molti zero. Rivolgendosi al presidente Introna l’avvocato della capitale tra l’altro aggiunge: “è indubbio che le sue dichiarazioni dovrebbero aver suscitato perplessità ed apprensione tra le società di ricerca e coltivazione di idrocarburi operanti sulla terraferma in Puglia. Ma, in effetti, la maggior perplessità ed apprensione dovrebbe essere nutrita dai residenti dei comuni interessati attualmente o potenzialmente, dalla ricerca e coltivazione di idrocarburi nei loro territori. Va infatti considerato che, qualora le società di ricerca di idrocarburi fossero costrette ad abbandonare zone del territorio italiano per insormontabili ostacoli amministrativi posti localmente, la ricerca continuerebbe in altre zone del paese o all’estero dove tali iniziative sono ben accolte ed incoraggiate. Ed ancora: “ Il tal caso, tuttavia, il maggior pregiudizio verrebbe arrecato proprio ai residenti delle zone d’Italia abbandonate. Costoro verrebbero infatti privati della speranza di ottenere le risorse necessarie allo sviluppo dell’occupazione e delle attività economiche, all’incremento industriale e ad interventi di miglioramento ambientale, a loro garantite dalla legge, in caso di successo della ricerca di idrocarburi”. Onofrio Introna, dai dati di cronaca, non è stato il solo a prendere posizione contro la colonizzazione del territorio se pur ben retribuita. Sul versante Basilicata, alto Bradano, a fare muro contro gli americani che cercano nelle “zone dell’Italia abbandonata” il petrolio, ci si sono messi i sindaci delle città interessate, da Palazzo San Gervasio sino ad Acerenza. E cosa più rilevante dall’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, che su quei 561 kmq ha già ottenuto cento milioni di euro con la prospettiva di averne altri trecento e passa, con cui portare l’acqua sul territorio. Soldi finanziati dal Cipe, ovvero dal Governo italiano. Sarà che gli americani come si suol dire “so forti” ma questa volta, dalle terre “abbandonate” che si apprestano ad essere irrigate, e quindi trasformate da coltivazione estensiva ad intensiva, c’è da contarci, non riusciranno a cavare, come si dice a Roma. “trippa per gatti

domenica 6 giugno 2010


SPINAZZOLA LA MURGIA VERSO MINERVINO È FINITA NEL RAPPORTO DEGLI AMBIENTALISTI
Eolico e fotovoltaico nel mirino di Legambiente

Anche quest’anno Spinazzola in compagnia con Minervino Murge è finita nel rapporto redatto da Legambiente sulle ecomafie 2010, presentato durante una conferenza stampa da Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia e Lorenzo Nicastro assessore alla qualità dell'ambiente della Regione.
Se lo scorso anno a tener banco è stata la discarica che si vuole costruire a “Grottelline” ora sono gli impianti di energia alternativa ed in particolare l’eolico a far salire agli “onori” della cronaca le due città. Dopo le interrogazioni parlamentari e le indagini di diverse procure compresa la direzione distrettuale antimafia, nel capitolo del rapporto “Affare eolico" di Legambiente è citata anche la Puglia, e in particolare, è riportata l'operazione «Ventus», cominciata a marzo del 2009, e riguardante la costruzione abusiva di un impianto eolico nel Parco dell'Alta Murgia, territorio di Minervino e la costruzione di una sottostazione in agro di Spinazzola.
Situazione scoperta dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Gravina di Puglia che vigilano nell’area protetta. Ma non è tutto perché ora dalla procura di Bari come da quella di Trani, sulla base delle informative fornite sempre dagli uomini della Forestale di Gravina, si vuole anche conoscere ogni dettaglio sulla correttezza degli atti autorizzativi per la realizzazione di impianti eolici e presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nelle gestione di energie rinnovabili nel territorio murgiano.
Queste ultime indagine che mantengono il pieno riserbo sono state affidate alla Guardia di Finanza. Al vaglio dei finanzieri, non solo la normativa sulla valutazione d’incidenza ambientale, ma anche le partecipazioni societarie di alcune imprese che gestiscono pale eoliche in zone protette a ridosso del Parco nazionale dell’Alta Murgia.
Le nuove indagini riguarderebbero gli atti di autorizzazione degli impianti, se fosse stata necessaria oppure no la valutazione di incidenza ambientale da parte della Regione, oltre che il parere del Parco. Altro capitolo, tutto da approfondire spetta al fotovoltaico, su cui stanno ricadendo da più fronti altre indagini.

SPINAZZOLA VENTISEI ANNI, ANTONIO HA SEMPRE SEGUITO LA SUA GRANDE PASSIONE
UNA «MATITA» MURGIANA PER LE VIGNETTE DI FAMIGLIA CRISTIANA
È IL GIOVANE FUMETTISTA SPINAZZOLESE FORINA
“Il mio sogno progetto è quello di realizzare la storia dei territori e delle città a fumetti”
di Paolo Pinnelli

Cinque vignette, un'intera pagina, con tanto di fotina in alto accanto al titolo della rubrica. «Buonumore»: questa la pagina del settimanale «Famiglia Cristina» che ha ospitato e che ospiterà anche nelle prossime settimane le vignette del giovane disegnatore di Spinazzola, Antonio Forina.
La giovane matita spinazzolese è entrato nella decina di autori che stanno portando un pizzico di novità e di umorismo “originale” sulla pagina umoristica della nuova edizione del settimanale paolino. Originale nel senso che fino a un paio di mesi fa la pagina veniva cucinata con vignette «di agenzia».
E così il nome di Forina appare accanto a quelli più noti nel circuito nazionale, da Marcello Toninelli, ad Athos Careghi, Paolo Di Pietrantonio, Paolo Del Vaglio e Roberto Rinaldi.
Ventisei anni, spinazzolese doc, ma canosino di nascita, Forina si è formato, ottenendo diploma con merito, alla Scuola Italiana del Fumetto di Milano. Dopo aver conseguito il diploma di lingue presso il liceo linguistico "Ada Ceschin Pilone" di Spinazzola ha frequentato l' Accademia di Belle Arti di Urbino nel 2002. Ma l'anno successivo ha deciso di seguire la sua passione per i fumetti e l'illustrazione iscrivendosi alla «Scuola del fumetto» di Milano conclusa nel 2007.
Attualmente vive e lavora a Milano e da qualche settimana collabora oltre che con «Famiglia Cristiana» anche con «Gbaby», sempre delle Edizioni San Paolo.
«In questi anni ho realizzato copertine e vignette per il quotidiano "Opinum" di Spinazzola, grafica aziendale, copertine per la casa editrice Rundetaarn Edizioni - dice - ma la mia vera passione è il fumetto. Ed ora sono davvero felice di questa vetrina sul settimanale Famiglia Cristiana.»
Antonio il sorriso oltre che strapparlo con le sue vignette, lo suscita spontaneo per la sua genuinità e grande capacità di comunicazione. Ha collaborato anche con la Rizla, realizzando una serie di accendini, e con Arcade, per la supervisione di alcuni videogames.
Ma la sua passione è il fumetto ed ha un grande sogno nel cassetto. «Il mio sogno-progetto è quello di realizzare la storia dei territori e della città a fumetti partendo soprattutto da quella mia città e da quelle vicine. Tramite il fumetto si farebbe avvicinare alla ricostruzione del passato ed alla cultura della città un numero sempre più elevato di persone attraverso uno strumento artistico affascinante e divertente - conclude Antonio - con il fumetto si riuscirebbe anche a far accrescere nei giovani l’interesse alle tradizioni storiche del luogo in cui vivono visto cresce il numero degli appassionati di fumettistica non solo tra i ragazzi ma anche tra gli adulti». Un progetto che attende solo di essere realizzato.

mercoledì 2 giugno 2010


SPINAZZOLA DOPO LE SOLLECITAIZONI DELLA MINORANZA,
ECCO LA SITUAZIONE ATTUALE SULLE RICHIESTE E CONCESSIONI DI IMPIANTI DA
INSTALLARE SUL TERRITORIO
Murgia assediata da eliche e specchi

L’assessore Tarantini: «È insensato opporsi agli impianti per le energie alternative»
«Pazzo chi afferma di voler essere contro gli impianti di energie alternative visto quello che sta succedendo nel mondo». Partiamo da qui. Da questa frase pronunciata dall’assessore Giuseppe Tarantini in consiglio Comunale dopo aver ricevuto la delega dal sindaco Carlo Scelzi alle politiche energetiche, che era prerogativa dell’ex vicesindaco Sebastiano Fiore, dimissionario.Questa personale visione dell’assessore Tarantini si è materializzata mentre elencava alla minoranza, che lo reclamava, la situazione attuale sulle richieste e concessioni di impianti da installare sul territorio di Spinazzola. I dati dell’assessore che riveste anche responsabilità all’ambiente sono stati: «14 progetti eolici presentati anche in sede VIA, la valutazione di impatto ambientale, alla Regione, dopo la data dell’obbligatorietà della redazione del Prie, il piano regolatore non ancora definito dall’amministrazione comunale. Oltre i due progetti presentati al vaglio del consiglio Comunale,
antecedenti a questa fase. Duecento le istanze per impianti fotovoltaici sino ad 1 Mw, ridimensionati ad 88 dopo la ricognizione degli uffici. I progetti per impianti di potenza superiore sono stati tre: uno da 5Mw e altri due da 10Mw. Di questi, per uno, ha concluso Tarantini, è stato preannunciato, ma non formalizzato il ritiro». In buona sostanza Spinazzola si è resa disponibile
ad una selva di pali eolici. Ben oltre duecento, stando ai progetti presentati, a cui si aggiunge un mare di specchi su centinaia di ettari di terreno utilizzati sinora a coltura cerealicola e in alcuni casi, grazie alla presenza dell’acqua, ad intensiva. La disponibilità sugli impianti, appare, stando alle premesse, un sostegno di responsabilità verso il “mondo” che sempre più è sotto la cappa
dello Co2 per l’uso degli idrocarburi. Però, in questa Spinazzola che pare ombelico del “mondo” qualche perplessità per le tante richieste di impianti per le energie alternative dovrebbe sorgere. Ed invece “no”. Gli impianti proposti appaiono come manna, sia nella maggioranza che in parte della minoranza, finalizzati a far rinascere ed evolvere l’arido territorio. Le perplessità però sono venute, sia alla procura di Bari e Trani come a quella della distrettuale antimafia, che hanno aperto
qualche fascicolo sia su Minervino che su Spinazzola. Vuoi probabilmente anche per l’interrogazione parlamentare presentata qualche giorno fa, nella quale si parla di sospetto interesse criminale e mafioso sul territorio murgiano finalizzato proprio allo sfruttamento delle energie da fonti rinnovabili. Ma di questo, poco o nulla si è parlato nell’ulti - mo consiglio Comunale. Sulla foresta di pali e di specchi nessun ripensamento. Tutt’altro. Neanche alla luce delle parole di voci autorevoli come quella dell’arch. Ruggiero Martinez, direttore regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali che più di qualche perplessità la fanno scaturire: «Eolico ed impianti fotovoltaici sono una nuova disarmonia, fatta da interventi a macchia di leopardo che stanno “segnando” il territorio. Un paesaggio, che assieme alle forti valenze storico-architettoniche ed archeologiche, costituisce una indiscussa attrattiva »