martedì 21 settembre 2010


MURGIA, LA «RIFIUTI CONNECTION»
Quadro sempre più inquietante dietro il recente omicidio del boss Bartolo Dambrosio
di Cosimo Forina•Spinazzola.
Un boss ucciso, il suo braccio destro svanito nel nulla, un giornalista a cui prima rompono le costole e poi gli bruciano la macchina, il mondo degli affari, della politica e della mafia, quello dei rifiuti, dei collaboratori e testimoni di giustizia messi in sicurezza con le loro famiglie.
L’OMICIDIO
L’efferato omicidio di Bartolo Dambrosio, boss indiscusso ad Altamura (per ammazzarlo sono stati sparati trentatré colpi di fucile e di pistola, di cui sette hanno raggiunto l’uomo, una esecuzione in stile mafioso) ha riacceso i riflettori degli investigatori sul territorio murgiano. Il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, sull’uccisone di Bartolo Dambrosio ha ipotizzato che sia «un omicidio strategico per chi intende assicurarsi un ruolo principale nella gestione delle attività criminali. È in atto un cambiamento di rapporti di forza all’interno della malavita del distretto barese».
COSA LEGA SPINAZZOLA AD ALTAMURA
Cosa lega Spinazzola ad Altamura, a questo delitto? Sicuramente la vicenda del giornalista Alessio Dipalo, direttore di Radio Regio, premio Livatino nel 2009 (a proposito, proprio oggi ricorre il ventesimo anniversario dell’uccisione del giudice-ragazzino). Di Palo dai microfoni della sua emittente altamurana continua, a dispetto di chi avrebbe voluto farlo tacere, a denunciare ogni sorta di malaffare.
FIRME E DISCARICA
È il 29 giugno del 2006 quando Alessio Dipalo partecipa con altri giornalisti ad una conferenza a Spinazzola che conclude la raccolta firme per una petizione sul «No» alla discarica del Bacino Ba/4 a «Grottelline».Lembo di terra nel territorio di Spinazzola, un sito di interesse paesaggistico, naturalistico e archeologico. La registrazione di quella conferenza in cui si denunciava anche la strana sparizione di documenti, Dipalo la trasmette nel suo programma «La cronaca» per alcuni giorni. Altamura è la città dove ha gravato per venti anni il peso ingombrante di altro immondezzaio gestito dalla società Tradeco. Il cui proprietario, Carlo Dante Columella, viene considerato il patron dei rifiuti in Puglia. Proprio la Tradeco si appresta con un’altra impresa, la Cogeam del gruppo Marcegaglia, a gestire per venti anni la discarica di Spinazzola. Contratto firmato dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola .
LA «LEZIONE»
Il 3 luglio 2006 due persone attendono Alessio Dipalo sotto la sua abitazione, l’intento è quello di dargli una lezione: pugni, calci e qualche costola incrinata. Gli artefici della spedizione punitiva sono Biagio Genco e Vincenzo Laterza. Il primo, braccio destro di Dambrosio svanito nel nulla nel novembre 2006 (ritenuto un caso di «lupara bianca»), l’altro divenuto collaboratore di giustizia e trasferito in località protetta con la famiglia dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che oggi indaga anche sulla morte di Bartolo Dambrosio.
LA DIREZIONE ANTIMAFIA DI BARI
Partendo da quell’aggressione, dalle rivelazione del pentito, dalle intercettazioni sul Dambrosio che pare avesse ordinato ai due di dare la lezione al giornalista, la Direzione distrettuale antimafia di Bari giunge a quel filone di indagini che vede coinvolto il mondo della politica e dei rifiuti, da sempre denunciato da Alessio Dipalo. A dimettersi da assessore regionale alla sanità, non appena trapela il suo nome dalle inchieste è Alberto Tedesco ora senatore del Partito democratico.
LE INDAGINI
Le indagini portano nel 2010 anche a degli arresti, tra cui quello del figlio di Columella, Michele Columella e di suo zio Francesco Petronella: il primo rappresentante, il secondo titolare della società «Viri» che vince un appalto milionario sui rifiuti ospedalieri. La nascente discarica di Spinazzola viene prima sequestrata dalla procura di Trani (pm Michele Ruggiero) e poi dissequestrata dallo stesso magistrato a distanza di circa due anni.
LE OMBRE
Ma le ombre sull’immondezzaio di Spinazzola non sono affatto svanite, resta da comprendere il perché ad esempio sia sparita la memoria del computer dagli uffici della Regione Puglia che conteneva proprio i dati di «Grottelline». Questa verità è emersa dalla risposta del governo ad una interrogazione dell’on. Pierfelice Zazzera (Italia dei valori), lo stesso parlamentare che ottiene la messa in sicurezza del fratello di Dipalo, Francesco, imprenditore preso di mira dalla mala locale, divenuto testimone di giustizia. Per la morte di Bartolo Dambrosio molte le piste aperte dagli inquirenti che indagano anche sul legame del boss con la politica, gli imprenditori, gli affari, la monnezza.
IL CASO
LA CITTADINA MURGIANA SCOSSA DAL RECENTE OMICIDIO DEL BOSS BARTOLO DAMBROSIO E AD ALTAMURA SI DIMETTE IL SINDACO

Pasquale Dibednedetto Giovanni Longo • Altamura
Il terremoto politico che in queste ore sta scuotendo il Comune ha, sullo sfondo, proprio la questione legata al ciclo dei rifiuti che ha nel centro murgiano uno dei centri strategici. Un vero e proprio braccio di ferro è in atto. Il presidente del Consiglio comunale, Nico Dambrosio, dopo la bufera suscitata dalle sue dichiarazioni sull’omicidio del boss e suo procugino, Bartolo Dambrosio, stigmatizzate dal sottosegretario Alfredo Mantovano, non si dimette. E allora le dimissioni arrivano dal sindaco che ora ha solo venti giorni per ritirarle.
Ieri Mario Stacca non aveva l’aria di essere particolarmente amareggiato, al termine di una riunione con i rappresentanti dei partiti della sua coalizione in cui ha comunicato la scelta. Anzi si notava una sorta di sollievo. Il sindaco intende «mettere le forze di maggioranza di fronte a un fatto compiuto e indurle a esprimersi e a fare chiarezza, così da evitare che si continui a speculare sulla mia persona e sulla maggioranza che mi sostiene». Ma il gesto ha anche l’obiettivo «di far prendere coscienza alla persona interessata. Tutti i gruppi della coalizione sono vicini a me», assicura Stacca. Poi precisa: «Qui non è imputato nessuno ma voglio sgomberare il campo, con una forte presa di posizione, da tutti quei minimi dubbi e illazioni diffusi sulla mia onestà, correttezza e moralità. A Dambrosio chiedo un atto di alta responsabilità per dar conto non a me ma alla città. Se non lo farà, sono pronto ad andare alle elezioni tra qualche mese con la stessa trasparenza di questi anni».
Intanto ieri si era autosospeso dall’incarico anche il segretario particolare del sindaco Pasquale Lomurno, citato in alcune intercettazioni allegate a una informativa dei carabinieri (è agli atti della Dda in una delle inchieste sullo smaltimento dei rifiuti, quella sulla Vi.Ri. che ha condotto in carcere Michele Colummella e Francesco Petronella).
Al termine di un periodo di ferie già maturato diventeranno dimissioni effettive. «Il segretario si è dimesso - spiega Stacca - perché voleva avere le mani libere per meglio difendersi da alcune denigrazioni dette durante una telefonata di due anni fa». Sono «basse insinuazioni, evidentemente costruite ad arte, di cui anch’esso è vittima», aggiunge. Lo stesso Lomurno assicura di aver assolto al suo compito «con diligenza, passione, spirito di servizio, onestà morale e intellettuale, nel rispetto delle regole». E definisce questa «vicenda incresciosa» come uno «sciacallaggio politico e amministrativo». Sottolinea, poi, che sono state «artificiosamente» accostate due intercettazioni, una del 2002 e l’altra del 2008. «Nel primo periodo l’attuale sindaco ricopriva la carica di consigliere comunale» mentre io «ero totalmente assente dalla vita amministrativa e politica». Ed evidenzia che «allo stato attuale, nonostante l’indagine sia in piedi da diversi anni, nulla mi è stato mai contestato né sono mai stato destinatario di alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria. Tolgo il disturbo al fine di essere libero e non creare condizionamenti o riflessi negativi al sindaco prima, ai dirigenti ed alla intera struttura di questo Comune poi, e mi impegno a ricostruire con atti, date, fatti e circostanze la storia politica degli ultimi venti anni di questa città al fine di ripristinare la verità». La decisione del sindaco di Altamura, almeno per ora, non cambiano più di tanto la situazione politico-amministrativa della città murgiana, vista con gli occhi della Prefettura. All’orizzonte, almeno per ora, lo scioglimento del consiglio comunale non è ai primi punti dell’agenda del Palazzo del Governo. «Da un punto di vista politico - spiega il prefetto Carlo Schilardi - non posso dire granché: le dimissioni di un sindaco rientrano nella sua autonomia decisionale». Ma al prefetto non si chiede certo un commento di natura politica, specie dopo le polemiche di queste settimane amplificate da quanto è emerso durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi otto giorni fa. «Bisogna prima attendere i venti giorni previsti dalla legge entro i quali il sindaco può ritirare le dimissioni», osserva il prefetto. Solo dopo il consiglio comunale potrà essere sciolto, provvedimento che comporta la nomina di un commissario ad acta, la cessazione dalla carica dei consiglieri e la decadenza della giunta, lo svolgimento dell’attività ordinaria fino alle successive elezioni.
L’INTERCETTAZIONE
E LOMURNO CANTÒ A COLUMELLA « C’È UNA BUSTA PER TE, DIMMI SE CI SEI»

Un conversazione di Pasquale Lomurno, segretario del sindaco Mario Stacca che si è dimesso ieri insieme con il primo cittadino di Altamura, è finita agli atti dell’inchiesta della Dda di Bari che indaga nell’ambito di una delle inchieste sullo smaltimento dei rifiuti, quella che ruoto attorno alla «Vi.Ri.», nell’ambito della quale, lo scorso luglio, sono finiti ai domiciliari Michele Columella e Francesco Petronella. Sono le 21.56 del 25 gennaio 2008 quando i carabinieri intercettano una conversazione tra Pasquale Lomurno e Saverio Columella. Columella S.: «Allora “Resta in ascolto” che c’è una busta per te e dimmi se ci sei (canta)». Lomurno P.: «Beh ehi! Hai finito di rompere i c... dove ci vediamo? Al Pich Pit?» Columella S.: «Noi stiamo al Pich Pit Pasquale... con chi stai tu Pasquale?» Lomurno P.: «No, mo’ sto a casa io». Columella S.: Oh Pasquale senti quest’altra canzone questa versione “Resta in ascolto” che c’è una busta per te e dimmi se... per me?». Lomurno P.: «Scusa passami una persona più seria passami Vito Giorgio, lascia stare queste chiacchiere». Columella S.: «O la devo portare a Mariolino (riferito al sindaco di Altamura Stacca Mario, annotano i carabinieri) e dimmi se ci sei hai capito? Questa è nuova versione... ah ah beh ehi muoviti Pasquale». Il contesto in cui è inserita la conversazione è chiarito qualche passaggio prima dai carabinieri che parlano «dell’antica abitudine dei Columella al pagamento di tangenti ai pubblici amministratori».
LE REAZIONI
ALTAMURA MANTOVANO: SITUAZIONE GRAVE

Sul caso ecco la dichiarazione del sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano. «Col Procuratore della Repubblica e il Prefetto di Bari, con i vertici territoriali delle forze di polizia e con i vertici nazionali delle strutture investigative specializzate si è esaminata nel dettaglio una situazione che è grave e che non si può comprendere se non partendo da lontano, dal 2005 e cioè dall'omicidio Scalera, dal sequestro Denora, dalle reazioni di carattere criminale che sono state condotte all'epoca nei confronti di un giornalista di una radio locale (Alessio Dipalo ndr) e tutti gli episodi che son venuti dopo, nel 2006 e 2007, fino all'ultimo omicidio».

E IL PDL SI DIVIDE SULLA DECISIONE NICOLA LOIZZO: «È UN COMPLOTTO»
[pas. dib.] • Altamura

Nico Dambrosio, sotto assedio, non parla. E cerca in ogni modo di evitare i giornalisti persino per telefono. In sua difesa interviene il co-coordinatore e consigliere comunale del Pdl di Altamura, Nicola Loizzo, secondo il quale ci si trova «di fronte a una situazione kafkiana». Innanzitutto spiega che «le sue dichiarazioni sono state travisate». Inoltre, ipotizza l’esistenza «di un complotto politico articolato e di una cabina di regia che ha l’obiettivo di abbattere con la diffamazione, la calunnia e il sospetto una amministrazione che alle ultime elezioni ha raggiunto risultati eclatanti. Sto raccogliendo informazioni - annuncia - per approfondire i motivi di questo accanimento mediatico su Nico Dambrosio e sullo stesso sindaco Stacca». Loizzo infine invita tutti i soggetti coinvolti a “sospendersi dall’incarico, così come ha già fatto il segretario del sindaco, per consentire agli organi investigativi di fare piena luce sulla vicenda”. Posizione diversa quella dell’altro coordinatore del Pdl e assessore all’Urbanistica, Vito Zaccaria che sposa la decisione del primo cittadino, anzi se ne dichiara «ispiratore». Il sindaco «ha valutato che non ci sono strumenti tecnici per la rimozione del presidente, né si può costringere nessuno alle dimissioni dal consiglio comunale. Non tocca a noi dare sentenze o fare processi ma è stata fatta una valutazione delle opportunità politiche su come proseguire questo percorso amministrativo. Stacca ha ritenuto di richiamare a sé la maggioranza per un atto di responsabilità. Da parte del presidente non c’è stata la sensibilità di ritenere necessarie le proprie dimissioni». Stacca incassa «la solidarietà e l’apprezzamento» del senatore del Pdl Luigi D’Ambrosio Lettieri che parla «di gesto, trasparente e coraggioso», che «contribuirà a porre fine allo stillicidio di insinuazioni e alle basse speculazioni che si sono susseguiti nelle ultime settimane e ad evitare che l'amministrazione sia avvolta da un cono d'ombra che certo non avrebbe giovato alla città». Infine per il deputato di Italia dei Valori Pierfelice Zazzera «senza il coinvolgimento
degli altamurani tutto questo rischia di rimanere una semplice manfrina politica».
«È PRESTO PER SCIOGLIERE IL CONSIGLIO IL SINDACO DECIDE IN PIENA AUTONOMIA» IL PREFETTO SCHILARDI: GRAVI SE CONFERMATE LE RELAZIONI TRA MALA E POLITICA
di Giovanni Longo
• Le dimissioni del sindaco di Altamura Mario Stacca, almeno per ora, non cambiano più di tanto la situazione politico-amministrativa della città murgiana, vista con gli occhi della Prefettura. All’orizzonte, almeno per ora, lo scioglimento del consiglio comunale non è ai primi punti dell’agenda del Palazzo del Governo. «Da un punto di vista politico - spiega il prefetto Carlo Schilardi - non posso dire granché: le dimissioni di un sindaco rientrano nella sua autonomia decisionale». Ma al prefetto non si chiede certo un commento di natura politica, specie dopo le polemiche di queste settimane amplificate da quanto è emerso durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto otto giorni fa dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che aveva stigmatizzato alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa da esponenti politici locali il giorno dopo il delitto del boss Bartolo Dambrosio. «Bisogna prima attendere i venti giorni previsti dalla legge entro i quali il sindaco può ritirare le dimissioni», osserva il prefetto. Solo dopo il consiglio comunale, se ci saranno le condizioni, potrà essere sciolto, provvedimento che comporta la nomina di un commissario ad acta, la cessazione dalla carica dei consiglieri e la decadenza della giunta, lo svolgimento dell’attività ordinaria fino alle successive elezioni. In un caso o nell’altro, l’evolversi della situazione ad Altamura viene monitorata dal rappresentante del Governo nella provincia. «Occorre distinguere il piano per così dire “informativo ” dall’aspetto “investigativo” vero e proprio. Su quest’ultimo non abbiamo alcun potere. Il segreto istruttorio vale anche nei nostri confronti. Spetta alla polizia giudiziaria e alla magistratura far luce su eventuali responsabilità, infiltrazioni, connivenze».Quanto riportato dagli organi di informazione e dichiarato da alcuni esponenti politici sul boss Bartolo Dambrosio viene seguito con attenzione, ma facendo i dovuti «distinguo». «In mancanza di informazioni su quanto sarebbe stato accertato dalla magistratura - spiega Schilardi - non possiamo certo rifarci solo a quanto è stato pubblicato sino ad oggi o alle polemiche che insistono sul territorio di Altamura». Certo, «se fossero accertate relazioni e connivenze tra esponenti della criminalità organizzate e rappresentanti delle istituzioni locali sarà nostro dovere intervenire. Si tratta, se confermate, di circostanze non certo edificanti». Da Schilardi, in sostanza, giunge quasi un invito alla prudenza. «Non vorrei che si pensasse che ci fossero giudizi sommari nei confronti delle persone», avverte il prefetto.

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