venerdì 24 dicembre 2010

OSPEDALE: SAGA DELLE CONTRADDIZIONI. GLI STUDENTI DELL’ITIS SCRIVONO A NICHI VENDOLA
Cosimo Forina
Momenti concitati ieri mattina nel “Coso”, quello che in pochi si ostinano a chiamare, più per scaramanzia e per dovere ancora ospedale. Visto che la Giunta regionale di centrosinistra guidata da Nichi Vendola, quello della "rivoluzione gentile" ha deliberato di azzerare dal 31 dicembre i posti letto. Con il prossimo anno, il “Coso” prenderà di certo altro nome e funzione, salvo che in Consiglio regionale programmato in febbraio sul Riordino Sanitario in Puglia, venga approvato l’emendamento proposto dal consigliere regionale Ruggero Mennea (Pd) che mantiene un codice unico ospedaliero per Spinazzola e Minervino Murge. Cosa è successo ieri? Il direttore medico del presidio dott. Vito Campanile, invia un fax nel quale comunica che a causa dei lavori di adeguamento alle norme antincendio presso S.O. Spinazzola, a far data dal 27 dicembre, è sospesa temporaneamente l’attività di radiologia ed ecografia, i lavori dureranno fino al 15 febbraio circa. “Pertanto, scrive Campanile, l’attività di radiologica e ecografia ordinaria e in urgenza sarà garantita nella Struttura ospedaliera di Minervino Murge o nel presidio ospedaliero di Canosa”. Poi conclude: “A partire dalla stessa data, sono sospesi temporaneamente i ricoveri”. Ed è subito bagarre. Perché sospendere i ricoveri? Tutti, indistintamente, e perché non spostare le attrezzature di ecografia in altra stanza lontana da quella dove saranno eseguiti i lavori? Altro fax dello stesso Campanile non appena arrivano le prime telefonate di protesta. Lo stesso specifica che i lavori erano stati già programmati e quindi: “eventuali rimostranze sono soltanto delle mere strumentalizzazioni”. Poi ci va dentro e scrive: “Il periodo storico ha visto emanare un regolamento per il Riordino Ospedaliero: si vuole rassicurare che la coincidenza dei lavori non è foriera di una chiusura anticipata dello S.O. Spinazzola. Eventuali rivendicazioni sull’assetto assistenziale del territorio di Spinazzola, che sono anche politiche, devono essere rappresentate nelle sedi competenti, che esulano dalle attività di questa Direzione Sanitaria”. A fine mattinata arriva dalla direzione generale altro comunicato che si somma a quello del sindaco Carlo Scelzi in cui si tenta di rassicurare tutti. La sintesi: Non è mo che dovete morire! “Con la sospensione, scrivono dalla direzione generale, delle attività della Radiologia non saranno possibili i ricoveri urgenti e acuti mentre saranno garantiti i ricoveri in lungodegenza”. Prima semi smentita per Campanile. Prosegue il comunicato: “Sarà inoltre garantita l’attività di ecografia”. Altra smentita per Campanile! Valli a capire questi dirigenti che non si parlano tra di loro! “Abbiamo preparato un avviso che sarà affisso in città per comunicare l’avvio dei lavori ai cittadini di Spinazzola – dice Rocco Canosa, Commissario straordinario Asl Bt – nei prossimi mesi gli stessi lavori di adeguamento all’impianto elettrico e antincendio riguarderanno la dialisi, il laboratorio analisi, il punto di primo intervento, il cup (centro unico di prenotazione), la farmacia e gli uffici amministrativi”. “Il nostro impegno rispetto all’ospedale di Spinazzola – continua Canosa – viene confermata. Come ho più volte ribadito, la struttura ospedaliera non sarà chiusa”. Ma cosa ne sarà senza posti letto? Rocco Canosa non lo dice. Intanto c’è da finire di spendere un milione di euro e poi si vedrà. Per il momento alla città che spera nella buona novella: “tanti auguri scomodi di buon Natale”.
LA LETTERA DEGLI STUDENTI DELL’ITIS DI SPINAZZOLA
“Caro Governatore, Siamo gli studenti della V classe dell’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” di Spinazzola, sede aggregata di Barletta, Le scriviamo in merito alla chiusura del nosocomio “S. Maria La Civita” del nostro paese, per chiederle di riesaminare le ultime decisioni a riguardo. Non faccia svanire il nostro sogno che all’alba di una domenica di dicembre, preludio al magico Natale, che vede tutti più buoni e generosi, si è sbiadito. Nel mese di ottobre noi studenti abbiamo abbandonato le aule per percorrere le vie di Spinazzola con striscioni e slogan in difesa del nostro “Ospedale”. Abbiamo partecipato alle convocazioni da parte dei cittadini fatte al Direttore generale Dr. Rocco Canosa e all’Assessore regionale Dr. Tommaso Fiore. Vogliamo rinnovare,ora, con questa lettera, il nostro accorato appello non solo alla Sua brillante intelligenza ma al Suo cuore a non chiudere il Presidio Ospedaliero di Spinazzola, quell’ospedale che ha spalancato le porte di notte, di giorno con il freddo, il caldo per salvare numerose vite, quante ne ha salvate e quante ne potrebbe salvare ancora, solo se quelle porte non si chiudessero. Quanti medici, infermieri hanno aiutato e confortato i malati che si sono rivolti a loro fiduciosi e speranzosi. Siamo ancora qui, noi ragazzi dell’ITIS, noi che sembriamo insensibili alle problematiche della nostra società, siamo noi che. capaci di futuro, di un futuro all’insegna di un’umanità più spiccata, vogliamo arrivare a Lei che ha modellato la Sua vita sull’insegnamento di Don Tonino Bello e Le chiediamo in coro a gran voce ma con tono accorato: “ Non distrugga, non annienti l’ultima spiaggia, l’ultima ancora di salvezza di un paese che ha bisogno di vita, ha bisogno del Suo Ospedale. L’Ospedale è, infatti, quel faro che aiuterà il paese a non soccombere. Aspettiamo fiduciosi, non ci deluda, Lo chiediamo a nome di tutti gli ammalati che non hanno la forza di urlare il proprio dolore. Senza l’Ospedale la salvezza diviene un miraggio irraggiungibile”.

sabato 18 dicembre 2010



LA RICERCA CON GROSSI MEZZI DI MOVIMENTO PROSEGUE, NONOSTANTE LE AVVERSE CONDIZIONI CLIMATICHE
«Mistero» sepolto a Grottelline si scava per cercare i container
di Cosimo Forina
Presto si conoscerà la verità sui presunti container sepolti nelle cave di “Grottelline” che dovrebbero contenere, secondo una testimonianza raccolta dalla “Gazzetta” alla presenza di più persone, rifiuti pericolosi, in particolare, rifiuti sanitari. Il pm Michele Ruggiero della Procura di Trani ha affidato dopo aver disposto il sequestro dell’area il 12 novembre la ricerca che sta procedendo celermente, con grossi mezzi di movimento terra ad una ditta specializzata assistita da tecnici e carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, nonostante la neve e temperature proibitive. Il sito di «Grottelline» di interesse archeologico, paesaggistico, dove è stato scoperto dall’Università di Pisa anche un villaggio Neolitico, ricco di cavità tra cui una chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi, è stato destinato a diventare discarica da asservire al Bacino Ba/4, 200mila abitanti. Lo stesso magistrato il 23 agosto del 2009 aveva disposto un primo sequestro cautelativo delle cave in ragione di irregolarità sulle particelle ricadenti nel progetto dell’immondezzaio, disponendo dopo la
documentazione fornita dalla Regione Puglia, il dissequestro. Nell’area di “Grottelline ” sono stati previsti una discarica di soccorso di circa 1milione di metri cubi, la realizzazione di un biostabilizzatore, nonché, successivamente e durante il primo sequestro, un impianto per il trattamento della frazione umida e un deposito di quella secca. La realizzazione e gestione della discarica e degli impianti è stata affidata per vent’anni dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’Ati Tradeco-Cogeam. La prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia, Carlo Dante Columella, la seconda vede socia di maggioranza la famiglia della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Questo il racconto del testimone che ha dato origine alla ricerca dei rifiuti che sarebbero stati nascosti a “Grottelline ”: «Sotto quel movimento terra sono stati sotterrati dei container contenenti rifiuti pericolosi». Alla domanda rivolta alla persona che ha reso il racconto del perché non abbia parlato prima di questo episodio che si sarebbe verificato all’interno delle cave, la risposta era stata lapidaria: «Questa è gente che ammazza». Ad altra domanda: perché parlarne ora? Risposta: «Quella roba interrata la sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. Ora datevi da fare». Ed il gruppo dei presenti a questo sconcertante racconto di tanto avvisavano prima che la notizia irrompesse nella cronaca, la procura Distrettuale Antimafia di Bari e la procura di Trani. Successivamente su disposizione degli organi inquirenti identità e verbali del testimone sono stati, per ovvie ragioni di sicurezza, secretati. Il pm Michele Ruggiero ha iscritto nel registro degli indagati Antonio Albanese, rappresentante dell’Ati Gogeam, Carlo Dante Columella socio di maggioranza della Tradeco e già amministratore Tradeco dal 1984 al 1998. Vincenzo Fiore legale rappresentante ed amministratore della Tradeco dal 2001 al 2006. Il magistrato aveva disposto con l’atto del sequestro accertamenti tecnici, tra cui indagini geo-diagnostiche, allo scopo di individuare l’esatta ubicazione, tipologia e quantità di rifiuti, eventualmente sversati e occultati nella cava. L’utilizzo degli escavatori nelle cave di “Grottelline” lascia supporre che l’indagine geo-diagnostica che prevede anche l’azione di carotaggio possa essere stata di già eseguita e che ora si sta andando a fondo a questa questione, che se troverà confermata, non mancherà di avere come conseguenza grande scalpore.

SPINAZZOLA, LA SFIDA DI ORLANDO
IL PICCOLO, AFFETTO DA UN MALATTIA RARA, TESTIMONIAL DI UNA DELLE VITTORIE DI TELETHON

di Cosimo Forina
Oggi, venerdì 17, nella trasmissione “La vita in diretta” Rai 1, a partire dalle 16, ospiti di Telethon il piccolo Orando Barrasso di Spinazzola accompagnato dalla sua famiglia. Orlando affetto da «Amaurosi congenita di Leber», una grave malattia della retina che colpisce nei primi anni di vita e porta progressivamente alla perdita della vista, è stato già testimonial lo scorso anno di Telethon, abbracciato all’inizio della maratona televisiva anche dal Presidente della Camera on. Gianfranco Fini. Lui è tra i dodici pazienti al mondo, il più piccolo, a cui è stato applicato il dosaggio più grande, cinque gli italiani, su cui si sperimenta la terapia genica per migliorare la vista.
I PRIMI INTERVENTI
«Il primo intervento – raccontano papà Giuseppe, medico psichiatra, e mamma Adriana –compiuto grazie alla ricerca Telethon è stato effettuato all’occhio destro nel giugno 2009. In prospettiva si prevede che per il prossimo anno anche l’occhio sinistro subirà lo stesso tipo d’intervento completando in tal modo questa fase dello studio sperimentale della messa a punto della terapia genica. La partecipazione alla trasmissione ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico a sostenere la ricerca, infondere speranza, comunicare che, con l’aiuto di tutti, le malattie genetiche si affrontano e si sconfiggono». Lo studio clinico internazionale sulla Amaurosi di Leber coinvolge il Children’s Hospital di Philadelphia dove Orlando è stato sottoposto al primo intervento e l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli e, sempre nel capoluogo partenopeo, il dipartimento di Oftalmologia della Seconda Università degli Studi (Sun). A Napoli, Orlando, ha trovato i suoi primi angeli della luce nei ricercatori del Tigem: Alberto Auricchio, Enrico Maria Surace e Sandro Banfi, i quali da due anni stanno valutando la sicurezza e l’efficacia della terapia genica.
STRATEGIA MOLECOLARE
Nella stessa città è stata messa in piedi una vera e propria “strategia molecolare ” per correggere il difetto dei geni che causano malattie oculari come RPE65, uno dei responsabili dell’amaurosi di Leber. Il team clinico del dipartimento di Oftalmologia è guidato da Francesca Simonelli, fanno parte Francesco Testa e Settimio Rossi che si occupato di individuare i pazienti su cui iniziare a sperimentare. Lo scorso anno, era il 2 giungo 2009, a raccontare via e-mail alla “Gazzetta” quasi in diretta dal Children’s Hospital di Philadelphia, tra i primi cinque ospedali migliori degli Stati Uniti, la cronaca dell’intervento papà Giuseppe: «Orlando è stato operato. L’intervento è stato coordinato dalla dr.ssa Kathy Marshall che ha seguito passo passo tutta l'evoluzione dei controlli, affiancata dalla ricercatrice dr.ssa Jean Bennett, moglie del dr. Maguire il quale ha letteralmente eseguito l’intervento che è consistito in un'iniezione nell'occhio destro di un virus attenuato che fungeva da vettore (una sorta di taxi) del codice genetico corretto che dovrebbe sostituire quello alterato. Copie sane del gene malato sono state iniettate nella retina, dove entrano nei fotorecettori, cellule che trasformano gli stimoli visivi in impulsi nervosi, ripristinando la funzionalità dell’occhio». Al rientro dagli Stati Uniti, Orlando, come gli altri pazienti operati, è stato sottoposto a stretti e costanti controlli.
I RISULTATI POSITIVI
Ed è qui la prima notizia positiva, si apprende dalla rivista «The Lancet» dove la sperimentazione è stata pubblicata: «Come risulta dagli esami effettuati con regolarità a seguito dell’intervento, nessuno dei pazienti ha riportato finora effetti tossici significativi, a conferma di come la procedura sia sicura. Al contempo, i test di funzionalità visiva indicano chiaramente che in tutti c’è stato un recupero parziale della vista, soprattutto nei pazienti più giovani». «Questo - spiega Francesca Simonelli - è il risultato più importante: più la terapia genica è intrapresa precocemente, più alte sono le probabilità che la retina dei pazienti non sia del tutto compromessa e reagisca positivamente
alla cura». Grazie alla sperimentazione di Orlando sono nate nuove speranze, sempre da «The Lancet»: un’indicazione importante per il futuro, come sottolinea Alberto Auricchio:«abbiamo intenzione di provare a testare l’efficacia della terapia genica non solo per le altre forme di amaurosi, ma anche per altre malattie genetiche oculari come per esempio la malattia di Stargardt, per la quale il Tigem ha già ottenuto la designazione di farmaco orfano dalla Food and Drug Administration americana e dalla European Medicines Agency. L’occhio è certamente un organo ideale per questo tipo di terapia, perché è piccolo, circoscritto e “immunoprivilegiato ”, il che rende possibile la somministrazione di bassi dosi di farmaco e riduce notevolmente il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario». Ora non resta che gioire del sorriso di Orlando.

lunedì 13 dicembre 2010


MURGIA ED ENERGIA
L’AFFARE «GREEN ECONOMY»
TARDIVA PRESA DI COSCIENZA
Le rivelazioni dell’on. Beppe Pisanu, recepite da Nichi Vendola, confermano la presenza di un inquietante giro d’affari.
EOLICO E FOTOVOLTAICO L’INFILTRAZIONE MAFIOSA C’È
Dopo anni di denunce, adesso la conferma ufficiale

di COSIMO FORINA
Spinazzola.
Senza voler sminuire le “rivelazioni” dell’on. Beppe Pisanu, presidente della commissione antimafia, che ha rivelato, che in Puglia c’è infiltrazione mafiosa nella “Green Economy”, quello che meraviglia è che la politica, dal centrosinistra al centrodestra, a partire dal presidente Nichi Vendola, pare se ne sia accorta solo ora.
DENUNCE A RIPETIZIONE
Come se indagini avviate in diverse procure, interrogazioni parlamentari, arresti e fiumi di inchiostro sui giornali non fossero mai esistite. Da queste colonne all’indomani degli arresti a Mazara del Vallo, operazione “Eolo”, scrivemmo dell’intreccio politico, imprenditoriale e mafioso che vedeva coinvolta la Puglia, Murgia in particolare con Minervino e Spinazzola. Non un’uscita velleitaria, ma supportata dal fatto che tra gli arrestati in Sicilia vi erano imprenditori ben radicati sul territorio murgiano e non solo, amministratori di decine di società di “scopo”. Ovvero società a responsabilità limitata (srl) con capitale sociale di 10mila euro capaci poi di alzare su torri o realizzare impianti fotovoltaici del valore di decine e decine di milioni di euro. Apparentemente rette da industriali della “Green Economy”, i quali si sono inventati un mestiere del tutto nuovo in Italia, quello degli “sviluppatori ”. Specializzati nei rapporti con i proprietari dei terreni su cui far sorgere le torri smembra- paesaggio e gli specchi e gli enti, a cominciare da quelli comunali sino a quelli regionali, accompagnatori nell’iter con cui autorizzare gli impianti. Insediamenti definiti “Parchi” prontamente prima o dopo la loro realizzazione ceduti ad altre società, sia in Italia che all’estero.
AFFARE DA MILIONI DI EURO
Dove un impianto eolico allacciato alla rete e quindi produttivo non viene più venduto sulla base dell’investimento della singola torre, bensì a MW la cui quotazione oscilla dai 2milioni di euro sin su. Uno di questi imprenditori, ex funzionario Cgil, noto tra Spinazzola e Minervino Murge, è Luigi Franzinelli. Arrestato nell’operazione “Eolo” insieme al consigliere comunale di Mazara del Vallo, Vito Martino (Forza Italia), e a Giovan Battista Agate, con precedenti, fratello del boss Mariano Agate; a Melchiorre Saladino, imprenditore di Salemi, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro; a Giuseppe Sucameli, architetto del Comune di Mazara del Vallo, già detenuto per associazione mafiosa. L'accusa per Franzinelli, in qualità di socio della Sud Wind srl, è di aver presentato nel trapanese progetti per la realizzazione di parchi eolici, versando somme di denaro e regalando auto a politici e impiegati comunali. Il gup di Palermo Daniela Troja lo ha condannato a 2 anni con rito abbreviato. Il suo nome compare anche nell’inchiesta dell’eolico in Sardegna che ha visto coinvolto dirigenti nazionali del Pdl nonché il presidente di quella regione Cappellacci. Indagine che ha anche svelato gli affari della P3 con interessi del faccendiere Flavio Carboni. Luigi Franzinelli, nella disattenzione della politica pugliese e del suo presidente Vendola, compare in almeno due interrogazioni parlamentari presentate dall’on. Pierfelice Zazzera ed altri, ed in particolare in un “Question Time” sull’eolico, con riferimento all’inchiesta “Ventus ” condotta dal Comando Forestale di Gravina, interessate le città di Minervino Murge e Spinazzola e all’inchiesta “Eolo”, Mazzara del Vallo.
SEGRETO INVESTIGATIVO
Il ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito rispondeva così: «Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto recentemente alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo elementi in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l’eolico». «Le prime tre procure - riferiva il ministro Vito - hanno evidenziato l’attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo ». Dal 15 maggio il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci risulta indagato nell’inchiesta della procura di Roma sugli appalti per l’energia eolica nell’isola. A Roma, nella medesima inchiesta, sono indagati anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini, costruttore Arcangelo Martino, il giudice tributario Pasquale Lombardi, il direttore dell’Arpas Ignazio Farris, il consigliere provinciale del Sulcis Pinello Cossu, il commissario dell’Autorità d’ambito Franco Piga e l’uomo d’affari Flavio Carboni”. E per chiudere con i fatti recenti, basta riavvolgere il nastro dell’ultimo convegno sull’eolico svoltosi a Lecce con Carlo Vulpio e Vittorio Sgarbi, alla presenza dell’assessore regionale Angela Barbanente, mandato con uno spezzone anche nella trasmissione “Report” della Milena Gabanelli: in quella circostanza, si denunciava l’infiltrazione mafiosa nella Green Economy in Puglia, ma anche la non trascurabile circostanza che la prolieferazione di impianti di energie alternative in Puglia non ha portato alla diminuzione di un solo grammo di emissioni di anidride carbonica in Puglia. Ed infine Ministro del tesoro Giulio Tremonti a proposito dell’eolico ha dichiarato: “l’affare degli affari”. E pare che dia più utili del narcotraffico senza disapprovazione sociale. Sarà che la mafia è un diavolo che si insinua nel tessuto sociale, come ha affermato Vendola. Ed è anche vero che non tutta la Green Economy e inquinata. Ma a voler leggere la Puglia con i giovani del Salento, si può ben affermare: «Dove si devasta il paesaggio, lì c'è la mafia».

lunedì 6 dicembre 2010


AMBIENTE L’AFFARE DISCARICHE TONNELLATE «BALLERINE»
L’on. Zazzera prospetta l’arrivo in Puglia di 61mila tonnellate, 54mila secondo Vendola, più di 115mila per Ventola
CANOSA TRA I SITI OPPURE NO?
Il sindaco teme l’arrivo delle ecoballe a Tufarelle, ma il segretario regionale dell’Idv, De Feudis, lo esclude.
Rifiuti dalla Campania, tante ombre Dalla quantità alle destinazioni, ai costi: tanti gli aspetti ancora da chiarire

di Cosimo Forina
Emergenza rifiuti Campania. Querelle e dubbi sull’operazione. Quanti rifiuti arriveranno dalla Campania in Puglia: 61mila tonnellate a cui fa riferimento una interrogazione dell’8 novembre
dell’on. Pierfelice Zazzera, oppure 54mila tonnellate annunciate il 29 novembre da Nichi Vendola, Presidente della Regione? I due esponenti politici parlano della stessa partita di rifiuti o le tonnellate saranno in vero 115mila e forse più e quindi il sindaco di Canosa, Francesco Ventola ha effettivamente motivo di continuare ad essere allarmato con i suoi cittadini, nonostante le dichiarazioni del segretario regionale dell’Idv Sebastiano De Feudis che esclude, a suo dire, l’utilizzo della discarica Blue di Canosa per lo smaltimento? E di che tipo sono questi rifiuti? Solo speciali non pericolosi come menzionato nell’interrogazione o anche indifferenziato anche se l’assessore all’ambiente della Regione, Lorenzo Nicastro si è affrettato a chiarire: «adotteremo tutte
le necessarie cautele, perché in Puglia giungano solo rifiuti già igienizzati e confezionati in balle. Qualunque altra indicazione da chiunque proveniente circa una natura diversa e pericolosa dei rifiuti è destituita di ogni fondamento».
L’INTERROGAZIONE
Il balzello dei numeri e dei siti di stoccaggio sono tutti nelle dichiarazioni che a partire dal 9 novembre sino a venti giorni dopo si sono susseguite. Ingenerando confusione e poca chiarezza. Partiamo dell’8 novembre, dall’inter rogazione dell’Idv, firmatari Pierfelice Zazzera, Sergio Michele Pifferi e Domenico Scilipoti indirizzata al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. I parlamentari chiedono se il consorzio Cite (Consorzio interprovinciale trasporti eco ambientali) vincitore del bando promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile per lo smaltimento dei rifiuti dell'emergenza campana del 2008; oltre 60 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, smaltirà in tre discariche pugliesi. «Materiale - scrivono gli interroganti, - derivante dal trattamento meccanico del ciclo rifiuti. La Campania, aveva chiesto anche ad altre regioni di siglare l'accordo per il trasporto e lo smaltimento del materiale risalente agli anni 2007 e 2008, ma gli enti non si sarebbero resi disponibili; in particolare, l'assessore all'ambiente del Veneto, Maurizio Conte, avrebbe manifestamente dichiarato di non volersi accollare la questione, negando ogni tipo di solidarietà. Incredibilmente, a non sapere nulla sulla destinazione dei rifiuti campani in Puglia invece, sarebbero proprio gli esponenti delle istituzioni pugliesi. Lorenzo Nicastro, assessore all'ambiente, ha dichiarato di non essere a conoscenza dell'arrivo di rifiuti campani». Questa interrogazione suscita strane reazioni proprio nell’Idv. Mentre l’assessore Nicastro dichiara il suo “No” ai rifiuti campani, il capogruppo alla Regione sempre dell’Idv, Orazio Schiavone, sostenitore di Vendola, bolla come “abbaglio” la notizia di Zazzera. Il quale gli ribatte: «in merito alla vicenda dei rifiuti campani invito Schiavone a visitare il sito della Protezione Civile e leggersi la Gazzetta Ufficiale serie speciale Contratti Pubblici n. 97, in cui viene pubblicato il bando di Gara per il trasferimento di 61mila tonnellate di rifiuti campani fuori regione, bando vinto dal Consorzio campano Cite per 8 milioni di euro e che lo stesso consorzio ha individuato presso tre discariche pugliesi i siti di smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi. Dov’è allora l’abbaglio? Bene ha fatto l’assessore Nicastro comunque a ribadire che la Puglia non è disposta a prendersi i rifiuti della Campania». Ed in effetti in una nota lo stesso Nicastro motiva il suo “No” e indica le discariche in cui il Cite dovrebbe smaltire: Italcave spa di Taranto, Ecolevante di Grottaglie e Vergine srl di Taranto suscitando le reazioni dei tarantini e non solo, già duramente provati sotto l’aspetto ambientale. Il 29 novembre, Nicastro è smentito da Vendola che apre per la Campania le discariche pugliesi. In concomitanza della firma con il Governo del piano di rientro sanitario. Per le languide casse della Regione, per la sua voragine nella sanità, arrivano 500milioni di euro.
NAPOLI PIANGE
«Se Napoli piange – afferma Vendola, - tutta l'Italia piange e per quello che mi riguarda, nella mia responsabilità di presidente di una grande regione sorella della Campania, io, noi pugliesi faremo sino in fondo la nostra parte. Siamo un paese civile e se in una città che è una capitale come Napoli, i bambini rischiano di finire in ospedale per crisi respiratorie bisogna che tutta l'Italia corra a dare una mano a quei bambini e a quel territorio». Vendola, riferivano le agenzie di quel giorno, non ha poi voluto ribattere ai giornalisti che gli chiedevano di rispondere alle proteste dei sindaci di Lizzano e Canosa per l'arrivo dei rifiuti campani nei loro territori. Ma se Vendola faceva riferimento all’aria respirata dai bambini campani i rifiuti a cui si riferiva non potevano che essere quelli presenti nelle strade di Napoli. Se così non fosse vuol dire che la tanto acclarata solidarietà espressa dalla Regione Puglia altro non è che la volontà di accogliere i rifiuti del 2008, regolarmente smaltibili nelle discariche pugliesi, pur oggetto delle perplessità dell’interrogazione presentata da Zazzera e dal costo in emergenza di 8milioni di euro. Mentre se invece i rifiuti sono altri, quelli che hanno bollato l’azione del Governo Berlusconi come inefficiente, tanto da richiamare l’attenzione dei commissari dell’Unione Europea, allora perché non chiarire dove i rifiuti saranno effettivamente smaltiti?
EMERGENZE
IL PARLAMENTARE DELL’ITALIA DEI VALORI INTERPELLA I VERTICI DELLA REGIONE PUGLIA

Chiarezza su un giro da 5 milioni di euro. I dubbi sui rifiuti che nei prossimi giorni arriveranno dalla Campania in Puglia, più che una tesi appare un giallo. A chiedere di far chiarezza è l’on. Pierfelice Zazzera (Idv), il quale ha postato sul suo sito internet alcune riflessioni che non escludono affatto l’uso della discarica di Canosa e creano ombre nell’operato della Regione. Sia per quanto dichiarato dal governatore Nichi Vendola che dall’assessore all’ambiente Lorenzo Nicastro. Quello che non si capisce con chiarezza, viste le altenelanti enunciazioni, è se i rifiuti che costeranno per lo smaltimento un milione di euro di ecotassa raddoppiata per la Campania, ristoro ambientale per le città che ospiteranno i rifiuti, oltre a controlli in partenza e in arrivo del pattume, scorta addirittura di militari, trasporto, siano quelli del 2008 affidati al Cite (Consorzio interprovinciale trasporti eco ambientali) vincitore del bando promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Protezione Civile, oppure quelli raccolti da ultimi nelle strade di Napoli. Questo è quanto scrive Zazzera: «Alcuni giorni fa ho depositato un’interrogazione parlamentare per sapere se fosse vera la notizia che la Puglia avrebbe accolto rifiuti dalla Campania. Tutto è scritto in un bando della Protezione Civile vinto dalla ditta campana Cite per 8 milioni di euro con le procedure dell’emergenza tipiche di Bertolaso. La ditta Cite avrebbe dovuto scaricare 61mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi in tre discariche taratine a Statte, Fragagnano e Grottaglie. Terre martoriate da diossina e benzo(a)pirene, da rifiuti e discariche, dove la salute del cittadino vale meno di un sacco di spazzatura. In molti si sono affrettati a smentire e a dichiarare che mai i rifiuti campani sarebbero arrivati in Puglia. Invece ormai è certo i rifiuti della Campania arriveranno in Puglia, e arriveranno molto presto non in tre ma forse in quattro discariche pugliesi. La quarta discarica sarebbe il sito di Cava Tufarelle a Canosa, gestito dalla ditta Blue srl, che vanta tra i propri soci la Tra.De.Co. di Columella. La Puglia ha dovuto pertanto chinare il capo di fronte all’emergenza campana dove tutto si può derogare, di fronte alle crisi respiratorie dei bambini napoletani, all’immagine dell’Italia nel mondo, alla solidarietà verso la Campania». Conclude il parlamentare pugliese: «ma è giusto risolvere l’emergenza rifiuti con una nuova emergenza nazionale? È questa la risposta al problema rifiuti? È sufficiente spostare i rifiuti da una regione all’altra? E infine, siamo certi che arriveranno nelle nostre discariche le migliaia di tonnellate di rifiuti solidi urbani ammassate nelle strade di Napoli? Se le dichiarazioni sono vere non sembra che sia il tal quale quello che arriverà in Puglia, ma rifiuti speciali non pericolosi ovvero ingombri prodotti dalle aziende campane. Quindi si tratta di rifiuti che pesano come l’oro. Rifiuti che saranno pagati almeno 9 euro a quintale per 50 mila tonnellate. Un affare per chi potrà gestire lo smaltimento da oltre 5 milioni di euro. Quindi niente buste di immondizia dalle strade di Napoli, niente crisi respiratorie per i bambini napoletani, niente solidarietà alla Campania. Semplicemente business dei rifiuti: un affare che puzza spesso di malaffare, di corruzione, di ecomafia e che apre la strada alla politica degli inceneritori, a quelli gestiti dal gruppo Marcegaglia. E dietro il sospetto che sulla testa dei pugliesi si sia giocata una partita pericolosa: i rifiuti campani in Puglia in cambio della firma al piano di rientro regionale della salute. Ma queste sono malepensate!». Qualcuno quindi spieghi la verità sui rifiuti in arrivo dalla Campania. Se sono quelli affidati al Cite a costo stabilito di trasporto e smaltimento in seguito a gara di appalto e allora la domanda semplice, semplice è: perché questi all’improvviso hanno un costo extra di smaltimento? Oppure è mondezza dell’attuale emergenza che ha portato all’operazione «solidarietà alla Campania». Tutto qui?