sabato 29 gennaio 2011

I PROFESSIONISTI DELLA DOPPIA MORALE INVOCANO LA DIFESA IN PIAZZA DI VALORI COSTITUZIONALI SACROSANTI PER RIDURLI A MISERABILI STRUMENTI DI LOTTA POLITICA, MENTRE TACCIONO SU FATTI BEN PIÙ GRAVI. IDEM, IL POLITBURO DELLA FNSI, CHE FAREBBE MEGLIO A SUICIDARSI IN MASSA, COME LA SETTA DI PADRE JONES
Pubblicato il 30 gennaio 2011 da Carlo Vulpio
Tutti in piazza, tutti in piazza! Anzi, tutti sotto il palazzo di giustizia di Milano! A far che? A difendere l’indipendenza della magistratura, la libertà di espressione, i valori costituzionali.
Chi fa questo appello alla “gente” a scendere in piazza?
Ma come chi lo fa?, ma lo fa lui, il telemartire Michele Santoro, dopo la telefonata in diretta del direttore generale della Rai, Mauro Masi, durante l’ultima puntata di Annozero.
Santoro, dopo avere sfanculato Masi – al quale dovrebbe invece essere grato per l’enorme pubblicità che gli ha fatto con quella telefonata inutile e improvvida -, “accoglie” l’appello lanciato con sincronismo perfetto da Marco Travaglio e da Barbara Spinelli e invoca la manifestazione di piazza.
E da quale pulpito Santoro lancia questo appello impavido e persino eroico? Dalla sede del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, Federazione nazionale della stampa italiana.
Si guardò bene Santoro dal fare, non dico lo stesso appello, ma anche una sola mezza puntata del suo programma, una sola mezza domanda in occasione di tanti “dibbattiti” sulla libertà di stampa e di espressione ospitati dal suo programma, quando io, altri quattro giornalisti e un capitano dei carabinieri fummo scandalosamente accusati del fantasmagorico reato di “associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa” (con il “concorso morale esterno” -!- del sottoscritto).
Uno scandalo – quella ipotesi di reato, inesistente nei codici e mai applicata in centocinquant’anni di storia patria – che dura tutt’ora, persino dopo la scadenza dei termini di indagine (prorogata quattro volte) a gennaio 2009.
Uno scandalo che, con l’applicazione della figura del reato associativo, ha consentito e tutt’ora consente di tenere sotto controllo i nostri telefoni e quelli di tutti coloro che anche per avventura intrattengano con noi qualsiasi tipo di conversazione.
Uno scandalo che non è un fatto “personale”, ma pubblico quant’altri mai, e sul quale, recentemente, richiesto formalmente da noi imputati, il procuratore generale della procura della Repubblica di Potenza, Massimo Lucianetti, ha risposto che l’indagine verrà chiusa quando verrà chiusa, perché è complicata (una presunta diffamazione!) e che noi imputati non abbiamo di che lamentarci, dal momento che “gli atti compiuti dopo la scadenza dei termini di indagine sono inutilizzabili”.
Non solo. Oltre a questa vicenda, Travaglio e Santoro (Spinelli, non so) ne conoscono bene anche un’altra: quella del cosiddetto “editto bulgaro” non di Berlusconi, ma di Vendola nei miei confronti, con l’accusa rivoltami sui giornali e in tv, a reti unificate, di essere stato il “mandante morale” di una finta bomba ritrovata nell’estate del 2007 sul litorale brindisino come segno di protesta per un depuratore non funzionante.
Vendola mi scagliò contro questa accusa infamante in seguito ad alcuni miei articoli sulla realizzazione di una serie di discariche invereconde in Puglia, articoli – badate bene – mai querelati e anzi rivelatisi fondatissimi.
Non pago, Vendola telefonò più volte anche al mio giornale per lamentarsi delle mie inchieste sulla sanità pugliese e sul suo operato di presidente della giunta regionale. Io lo querelai, ma il pm Francesca Pirrelli, meglio nota come la moglie del pm-senatore del Pd, Gianrico Carofiglio, tenne a dormire per due anni e mezzo la querela nel cassetto. Quando poi mi rivolsi al procuratore generale, affinché avocasse a sé l’indagine per inerzia nell’esercizio dell’azione penale da parte del suddetto pm, ecco che la Pirrelli si “ricorda” di essere amica (lo scrive lei stessa) della sorella di Vendola e, per questa ragione, si astiene. La querela allora finisce sul tavolo del procuratore di Bari, Emilio Marzano (ora in pensione), notoriamente vicino all’area politico-culturale di sinistra, e Marzano chiede l’archiviazione (che il gip prontamente accorda) con una motivazione che, a essere educati, potremmo definire singolare: riconosce la “grave diffamazione” nei miei confronti, ma chiede l’archiviazione perché – scrive – io avrei “provocato” Vendola con i miei articoli. Capito? Il diritto costituzionale di cronaca e di critica per quei magistrati di Bari è improvvisamente decaduto al rango di “provocazione”, nonostante l’assenza di querele o smentite nei miei confronti.
Anche questo, come chiunque può giudicare, non è un fatto “personale”, ma una vicenda pubblica quant’altre mai.
Ma anche in questo caso, come nel precedente, non ho ascoltato appelli, o anche solo un singulto, per la difesa della libertà di espressione e dei valori fondamentali della Costituzione. Chissà perché. Forse perché in casi come questi diventerebbe chiara a tutti che “l’indipendenza della magistratura” –grande e ottimo valore – è nella realtà un optional, un arma al servizio dei professionisti della doppia morale, uno slogan usa e getta, una invocazione da intonare a giorni alterni e a seconda dei casi. Uno strumento di lotta politica.
Anche la sede da cui l’appello è stato lanciato la dice lunga sulla natura di questa mistificatoria chiamata alle armi (per ora, metaforica).
La sede di quella stessa Fnsi che, in tutti questi anni (dal 2007 a oggi), non ha avuto mai nulla da dire su queste vicende. Come mai? Semplice: la verità su questi casi pubblici, ripeto, non personali, avrebbe “danneggiato” non Berlusconi, ma i suoi “nemici” (magistrati, politici dello schieramento avversario). E quindi, in base alla logica amico/nemico e al sillogismo che vuole amici i nemici dei propri nemici, ecco che non assume alcuna importanza il fatto che possano (e magari debbano) crepare tutti gli altri. Innocenti ed estranei ai fatti, adulti e infanti, donne e uomini. Purché si raggiunga l’obiettivo di abbattere colui che questa emergente casta di “eletti” ritiene “il tiranno da abbattere” (cosa manca a un’altra Piazzale Loreto?). Puro stalinismo. Dal punto di vista tecnico, prima ancora che politico.
Queste cose, pari pari, sono andato a ribadire, giusto due settimane fa, nella massima assise della Fnsi. Il 26° congresso nazionale, tenutosi a Bergamo dall’11 al 14 gennaio scorsi.
Non mi sono mai illuso di smuovere le cariatidi che comandano nella Fnsi. Ma se non ci fossi andato (anche perché sono stato eletto delegato, non ero lì da osservatore esterno o in gita) e se non fossi intervenuto, di sicuro avrei trovato il fariseo di turno pronto a rinfacciarmi l’occasione perduta.
Ebbene, ciò che ho visto e sentito lì, al congresso, ha superato ogni immaginazione. Perché uno pensa al sindacato – dei giornalisti, poi – ed è ovvio che immagini un organismo libero, trasparente – non certo “puro”, poiché la “purezza” in politica non esiste -, ma almeno corretto nell’applicazione delle regole e delle procedure. E soprattutto equanime nella difesa, appunto, dei valori e dei princìpi, specialmente quelli “inderogabili” alla base della professione giornalistica.
E invece. Tutto può fare la Fnsi, tutto si può fare dalla sede della Fnsi, fuorché invocare la libertà di espressione, l’indipendenza, la schiena dritta, eccetera.
Non vi annoierò con la cronaca di quella tre giorni avvilente. Vi racconterò un solo episodio affinché possiate comprendere tutto il resto.
A Bergamo, credetemi, ho provato su di me cos’è un soviet staliniano.
Un soviet del XXI secolo. Un soviet all’italiana: imbroglione, un po’ sgangherato e molto servile. Un soviet “correntizio”, come si addice ormai persino ai nuclei familiari: tre persone, quattro correnti. Ma pur sempre un soviet: autoreferenziale, autoritario, falso, antidemocratico, prono, ma sempre in nome e per il bene del popolo e della democrazia, e ovviamente della Costituzione.
Il soviet della Fnsi, signori miei, è un partito, una consorteria, una confraternita, una corporazione vecchia e senza fiato, non un sindacato – né un sindacato vecchia maniera, né un sindacato moderno: insomma, tutto è fuorché la “controparte naturale” (che non significa “soggetto che dice sempre di no”) del suo interlocutore, cioè gli imprenditori editoriali.
E infatti, il soviet della Fnsi ha gestito il congresso a modo suo, e alla fine il politburo, com’era scontato, ha riprodotto se stesso – dal segretario Franco Siddi, al presidente Roberto Natale.
Queste cose che avete letto qui avrei dovuto dirle il mattino dell’ultimo giorno del congresso, secondo l’ordine degli iscritti a parlare, ma mi hanno fatto intervenire all’una e mezza di notte (ovviamente lo hanno fatto apposta, e se non avessi protestato il mio intervento sarebbe slittato alle tre).
Capite bene che una “gestione” degli interventi priva di un criterio certo e obiettivo, ma letteralmente manipolata dal politburo, cambia tutto. A cominciare dalla risonanza sui mass media delle cose dette in congresso. Infatti, se si truccano le carte, e invece di un intervento come il mio, al mattino della giornata conclusiva, si infilano quelli degli amici “chiagni e fotti”, organici al politburo, ecco che tutto appare diverso. La solita giaculatoria dell’autonomia e dell’indipendenza dei giornalisti è salva e non si rischia di far male ad alcuno, men che meno a magistrati, per citarne due a caso, come Palamara e Cascini (presidente e segretario della Anm, l’associazione nazionale magistrati), che chiedono il sequestro preventivo e la chiusura dei blog che li criticano. In nome della libertà di stampa e di espressione, si capisce.
Ecco perché ho invitato pubblicamente il soviet della Fnsi a suicidarsi in massa per emendare se stesso – come fecero i 900 adepti della setta di padre Jim Jones il 18 novembre 1978, in Guyana – e così “liberare” davvero il giornalismo italiano. Ed ecco perché sento di dover affermare, per spirito di verità, che questa ennesima “convocazione della piazza” di Spinelli-Santoro-Travaglio (che non ce la faranno mai a entrare nell’immaginario collettivo come Sarti-Burgnich-Facchetti…) è falsa e bugiarda. E con i valori fondamentali della Costituzione non c’entra nulla.

giovedì 27 gennaio 2011

SPINAZZOLA
ENERGIA E TERRITORIO
PANNELLI AL POSTO DEI CAMPI

I minimpianti solari, non soggetti alla valutazione di impatto ambientale, si moltiplicano lungo la fascia pedemurgiana
AUTORIZZAZIONI VELOCI
Gli indirizzi della Regione sono spesso aggirati da Comuni che non hanno strumenti idonei a contrastare l’invasione dei pannelli
Fotovoltaico,
E’ assalto alla Murgia
Spuntano come funghi gli impianti da un megawatt. A rischio agricoltura e paesaggio

di Cosimo Forina
Viaggiando nel territorio della fascia pedemurgiana, tra Spinazzola e Poggiorsini, osservando l’insieme degli impianti fotovoltaici installati, a cui potrebbero seguire anche quelli eolici, la domanda è come sia stato possibile rilasciare in molti casi concessioni attaccate una vicino all’altra come a formare uniche distese di specchi. Gli impianti da un megawatt sono solo soggetti a Dia rilasciate dai Comuni, mentre quelli superiori devono passare al vaglio regionale della Valutazione di Impatto Ambientale. A differenza di quel che avviene in altre regioni, come ad esempio in Toscana, in Puglia, non si pratica la valutazione congiunta di tutti gli impianti concessi in una sola area, ma quella impattante di ogni singola richiesta. Questo mancato ordine ha portato all’occupazione indistinta del territorio. Sia la Lipu-Lega italiana protezione uccelli che l’Ente Parco dell’Alta Murgia hanno basato alcune delle loro osservazioni al nuovo piano sulle energie rinnovabili recentemente varato dalla Regione, su questa dissonanza. Sebbene i Comuni poco hanno da ribattere di fronte alle richieste di impianti da un megawatt come ha sostenuto il sindaco di Spinazzola Carlo Scelzi, la circolare del 2008 in materia di fotovoltaico per evitare raggiri alla norma, ha posto dei paletti al rilascio delle Dia. Sufficienti per esercitare l’autotutela ed evitare furbate. Tra le indagini che gli uffici comunali, pur impegnati a far incassare l’Ici ai propri Enti dagli impianti industriali, dovrebbero attuare prima di rilasciare autorizzazioni, per smascherare eventuali concessioni di grossi impianti spezzettati in più frazioni da un megawatt o giù di lì, ve ne sono alcune molto ovvie. Il campanello d’allarme dovrebbe suonare per gli addetti ai lavori ad esempio, quando si verifica che per più impianti vi è un’unica connessione, oppure i progetti sono riconducibili ad unico proprietario dei suoli o ad un'unica azienda proponente. Quindi quel che c’è da chiedersi e se, vista la proliferazione selvaggia, tali principi sono stati attuati nell’area murgiana.
La disarmonia che si sta procurando al territorio, un vero assalto, invita ad ogni forma di prudenza. Oltremodo perché pare davvero eccessiva tutta questa distesa di specchi. Tra l’altro non scevri dal
sospetto che, come ha sostenuto il presidente della commissione parlamentare antimafia on. Beppe Pisanu, le fonti rinnovabili sembrano aver trovato il favore della criminalità organizzata, la mafia, per i sostanziali contributi anche ventennali che si ricevono. L’assalto alla Murgia è attuato solo perché il sole picchia più che altrove sui pannelli mangia terreno agricolo? Queste piccole realtà pagano lo scotto del mancato sviluppo e quel che arriva spesso appare essenziale, manna dal cielo anche quando sospetta. Pare quasi ovvio mutuare come ultima riflessione quel che diceva Leonardo
Sciascia
: «fin quando la mafia distribuirà posti di lavoro e lo Stato non sarà in grado di fare altrettanto, la lotta all'illegalità sarà impotente».
Energie alternative, sul territorio un incremento del 75 per cento
L’Alta Murgia come il «far west», una situazione originata dall’assenza di regole certe

Quanti nuovi impianti di fonti rinnovabili in Puglia? Ben 3.900 con un incremento del 50% nel 2010 rispetto all’anno precedente. L’Enel, stando ai dati diffusi nei giorni scorsi dall’Ansa, ha connesso alla rete elettrica una potenza di 475 megawatt. A Bari-Bat e provincia, con 1.382 nuovi impianti, la crescita e' stata del 75%. Trend in crescita anche a Lecce (+25%). Bari-Bat e Lecce spiccano per la potenza installata, con circa 110 megawatt ciascuna. Il maggiore incremento lo fa registrare Foggia con un +93%. La Capitanata passa da 215 a 416 impianti. Brindisi da 251 a 447 (+75%). Taranto, con 355 nuove installazioni del 2010, arriva a quota 995 impianti connessi alla rete. Una enormità tra pali eolici e specchi mangia terreni agricoli, divenuto un vero e proprio allarme, tanto che Massimo Ferrarese presidente della Provincia di Brindisi ha scritto al presidente della Regione Nichi Vendola, esternando tutta la sua preoccupazione relativa alla proliferazione di impianti di energia elettrica da fotovoltaico per due ordini di ragione: la sottrazione di porzioni rilevanti di suoli all’agricoltura e per l’oltraggio ai valori paesaggistici del territorio pugliese. Ed è quel che sta succedendo anche a Spinazzola. «Una situazione fuori controllo - afferma il sindaco Carlo Scelzi il quale si lamenta che - l’Ente Comunale non ha nessuna possibilità di entrare in merito, specie su impianti sino alla potenza di un megawatt». Ovvero su tutti quelli che giorno dopo giorno spuntano ovunque a macchia di leopardo sul suo territorio. E mentre nella limitrofa città di Poggiorsini sembra che le società hanno pagato un ristoro ambientale per sottrarre terreno all’agricoltura, macchiando con distese di specchi il paesaggio, a Spinazzola “no”, a spiegarlo sempre Scelzi: «per questo tipo di impianti, sino ad un megawatt, i Comuni non possono percepire royalties, chi sta incassando ora potrebbe essere costretto a restituire le somme introitate. Noi abbiamo elevato al massimo il costo dei diritti comunali». Una manciata di soldi, pare poco più di 500 euro. La Puglia, la Murgia ora in particolare, dove governa Nichi Vendola, è terra di conquista senza regole certe, segnata per le future generazioni. Angoli suggestivi del paesaggio vengono alterati in modo disarmonico. La fascia pedemurgiana ad un passo dal confine del perimetro del Parco dell’Alta Murgia è quella prediletta dalle società che sfruttano vento e sole, anche in aree importanti come la Rocca del Garagnone, villaggio più esteso dell’Italia Meridionale dell’Età del Bronzo che fu anche maniero di Federico II. I pannelli fotovoltaici, che hanno ragione di esistere solo in virtù degli incentivi che li sostengono, circondano masserie, poste, jazzi, indiscriminatamente, uno stupro selvaggio al territorio. Per ora sugli scheletri in metallo dove saranno montati i pannelli, volteggiano ancora i falchi, ma poi non sarà così, perché oltre all’agricoltura, le energie rinnovabili sottraggono e sconvolgono micro sistemi naturali e habitat che dentro e fuori dal perimetro del Parco dell’Alta Murgia meritano massima protezione. A chiedersi sin quanto questi impianti sono leciti, anche L’Ente Parco. Fabio Modesti: «stiamo monitorando la situazione, anche se direttamente non coinvolge la zona protetta. Contiamo comunque di dover dire la nostra su quello che sta avvenendo ». La nuova legge Regionale in materia di fotovoltaico, eolico e biomasse a posto nuovi paletti nelle istallazioni, persino i coni paesagistici. Ma gli impianti devastatori che stanno spuntando come funghi, godono delle vecchie regole. O forse sarebbe meglio dire di nessuna regolamentazione e quindi pannelli a gogò, tanto che gridare allo scandalo trova solo orecchie sorde. Una malattia non discriminante perché colpisce sia i politici di centrosinistra che di centrodestra, visto che le energie “pulite” che tanto stanno sporcando il territorio sembrano essere accettate, chissà poi perché in modo bipartisan.
SPINAZZOLA: IERI LA VISITA DEL DIRETTORE GENERALE DELL’ASL
Un mese dopo la chiusura lavori fermi e futuro ancora incerto

di Cosimo Forina
Ed è passato un mese dalla chiusura della radiologia nell’ospedale di Spinazzola, 27 dicembre, finalizzata all’esecuzione dei lavori, mai iniziati, di adeguamento all’impianto elettrico. Congiuntamente alla chiusura della radiologia la Asl, prima aveva comunicato di sospendere tutti i ricoveri, poi solo quelli urgenti e acuti, lasciando la lungodegenza. Ed infine anche questi respinti a partire dall’11 febbraio. Lavori “indispensabili” che secondo la direzione generale dell’Asl, dovevano concludersi entro il 15 febbraio per permettere il potenziamento congiunto dei servizi, ambulatori e quanto previsto con la riconversione dell’ospedale, cassato dal piano di riordino sanitario varato dalla giunta regionale. I cittadini di Spinazzola hanno richiesto l’immediato ripristino dei ricoveri, anche attraverso il sindaco Carlo Scelzi. Ieri mattina il commissario della Asl Rocco Canosa, ha fatto un sopralluogo all’ospedale. Non si sa per rendersi conto dell’inattività dei lavori della radiologia o in seguito alle tante notizie che si susseguono giorno dopo giorno sulla sorte dell’ospedale della città. Canosa, rispetto alla sua consueta disponibilità con la stampa, dopo aver risposto ad un paziente ricoverato ( « L’ospedale di Spinazzola, come ho sempre detto, non chiude cambia solo nome») ha affermato di non voler rilasciare dichiarazioni. Eppure sarebbe stato utile sapere le sue ultime notizie sulla sorte dell’ospedale e perché è stato smentito nei fatti per i lavori in radiologia. E, infine, se la sua irritazione verso la stampa poteva essere legata agli articoli apparsi sulla “Gazzetta” o alle visite-ispezioni a sorpresa fatte prima dal consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd) autore degli emendamenti per mantenere aperto l’ospedale di Spinazzola e Minervino. Poi dall’on. Pierfelice Zazzera (IdV), primo ad aver sollevato la questione morale nella sanità pugliese denunciando il conflitto d’interessi dell’allora assessore Alberto Tedesco, oggi senatore del Pd. L’on. Zazzera è stato autore della richiesta all’assessore Tommaso Fiore di «intervenire in modo radicale su un sistema ormai marcio allontanando dai gangli dell’amministrazione sanitaria chi oggi è coinvolto in inchieste della magistratura». E lo stesso Zazzera non è stato affatto tenero sull’ospedale, «dove si stanno consumando quattrini, svuotato in questi anni di materiale e professionalità, con sale operatorie ridotte a magazzino».

domenica 23 gennaio 2011

SPINAZZOLA: SOPRALLUOGO E PROTESTE
DESOLAZIONE

Il sopralluogo nella struttura ha portato alla scoperta di stanze lasciate in degrado e sale operatorie trasformate in magazzini
L’ESPOSTO
ll “Gruppo D’Azione pro-ospedale” ha deciso di presentare un esposto alla magistratura: «affinché emerga quello che è successo»
L’ospedale in stato di abbandono
L’on. Zazzera (Idv): «Torno con l'amarezza nel cuore. Ho visto soldi gettati via»
di COSIMO FORINA
Partiamo da quanto pubblicato dall’On. Pierfelice Zazzera (IdV) sul suo profilo facebook prima e dopo la sua visita nell’ospedale di Spinazzola. Una denuncia, non tanto diversa, da quella del consigliere regionale del Pd Ruggero Mennea, firmatario con altri dell’emendamento al piano di riordino sanitario con il quale si chiede il mantenimento degli ospedali di Spinazzola e Minervino. Zazzera prima dell’arrivo a Spinazzola: «alle 16 sono a visitare l'ospedale di Spinazzola per ribadire ancora una volta che non possono esserci tagli sul diritto alla salute e che le scelte vanno condivise con il territorio». Dopo: «torno dall'ospedale di Spinazzola con l'amarezza nel cuore. Ho visto soldi gettati via. L'ospedale ha 100 posti letto inutilizzati nuovi e moderni ma sarà chiuso. È stato speso un milione di euro per il suo potenziamento solo alcuni mesi fa, ma perché se poi doveva essere chiuso? Due sale chirurgiche nuove ridotte a deposito, strumenti inutilizzati, la radiologia ancora con i lavori in corso». Mai iniziati. Ed ancora, collegando Spinazzola con gli ultimi arresti eccellenti nella sanità: «tangenti per protesi: sono inca...to, mentre l'ospedale di Spinazzola chiude dopo che sono stati spesi soldi per ammodernarlo, c'è chi si è fatto i soldi sulla pelle dei malati. Che schifo!». Così Mennea dopo aver visitato lo stesso ospedale, anche lui insieme al sindaco Carlo Scelzi: «ho constatato che la struttura è in buone condizioni anche perché oggetto di recente investimento di un milione di euro per la ristrutturazione di alcune aree e l’acquisto di attrezzature. Anche alla luce di questo la dismissione sarebbe un controsenso e soprattutto, il blocco dei ricoveri non può assolutamente avvenire prima della riconversione prevista. Non si può chiudere la porta in faccia a cittadini che hanno bisogno di cure e assistenza che potrebbero salvar loro la vita». «Se il piano di riordino da un lato deve tenere conto di esigenze di bilancio, concludeva Mennea , dall’altro non può ignorare le esigenze e il diritto alla tutela della salute della popolazione».
IL SOPRALLUOGO
Ed ecco quello che hanno constatato i due politici nel loro viaggio nell’assurdo. L’eloquenza delle fotografie pubblicate accanto mostrano le condizioni delle due sale operatorie dell’ospedale di Spinazzola. Non hanno bisogno di alcun commento. Costate chissà quanto, ridotte a magazzino di merce alla rinfusa. Ferri operatori come alcuni macchinari portati in altri ospedali, forse a Canosa e anche a Bisceglie. Zazzera è un medico a cui è bastato poco per fare il punto della situazione. Ma sarebbe stata la stessa cosa per chiunque. Perché chiunque sarebbe uscito sgomento da quelle stanze. Il sindaco Scelzi, constatato che negli altri ospedali oggetto di dismissione non sono stati sospesi i ricoveri come a Spinazzola con un telegramma ha diffidato la Regione e Alla Asl/Bt richiedendo l’immediato ripristino delle degenze. C’è un intero piano, ristrutturato, munito di attrezzatura all’avanguardia del tutto vuoto. Come vuoto, ma qui hanno portato via in altri ospedali finanche le suppellettili, è il piano in cui era alloggiata la psichiatria. Quindi che fare dopo tanto comune turbamento? Il Pd locale, partito del sindaco, punta sui suoi vertici regionali per spuntarla attraverso gli emendamenti presentati con l’Italia dei Valori, nella commissione regionale sanità dove l’assessore regionale al ramo Tommaso Fiore come Nichi Vendola ha preferito non presentarsi. Il “Gruppo D’Azione pro-ospedale ” costituito da cittadini più incavolati di Zazzera, oltre a continuare l’azione per il referendum per lasciare la Puglia, organizzare un presidio del nosocomio fino alla ripresa dei ricoveri, ha deciso di presentare un esposto alla magistratura: «affinché, con buona pace di tutti emerga quello che è successo e sta succedendo all’ospedale della città ».

venerdì 21 gennaio 2011



Niente scorta al giudice Forleo che ha subìto l’ennesimo attentato e al sindaco Sgarbi minacciato per le sue denunce contro il business eolico. Silenzio sui problemi seri, ma per l’eterno sexgate c’è chi invoca persino l’intervento del Papa
Pubblicato il 20 gennaio 2011 da Carlo Vulpio
Per capire come funziona l’Italia, e come nelle sue vene “tutto scorre”, anche più velocemente di come aveva immaginato il filosofo Eraclito, basterebbe riflettere sul disinteresse con cui il sistema dell’informazione ha seppellito i casi della scorta negata al gip di Cremona, Clementina Forleo, e della scorta revocata al sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi.
Si tratta di due decisioni che nei giorni scorsi le rispettive autorità competenti hanno adottato, casualmente, nelle stesse ore.
Mentre per Clementina Forleo – donna del Sud che fa il giudice al Nord – i prefetti di Cremona, Milano e Brindisi, compatti, dicevano no anche alla forma più attenuata di tutela, per Vittorio Sgarbi – uomo del Nord che fa il sindaco al Sud – il prefetto di Trapani annunciava la revoca della protezione. Addirittura, per la Forleo il prefetto di Milano è arrivato a dare parere contrario persino alla “vigilanza generica”.
Le due notizie si commentano da sole, visto che la Forleo, il 5 gennaio scorso, ha subìto l’ennesimo attentato-avvertimento (un enorme incendio doloso nella sua masseria, nel Brindisino, che con il “racket” non c’entra un bel nulla), mentre Sgarbi ha ricevuto lettere di avvertimenti, minacce, proiettili, e persino una testa di maiale “in omaggio” per le sue denunce (non solo politiche, ma anche alla magistratura) contro il business nell’eolico.
Business che invece – per dire – nel Regno di Bengodi delle pale a go-go, la Puglia, a Vendola non ha procurato nemmeno un grattacapo piccolo piccolo, né da parte della malavita, né da parte della magistratura.
Cosa può fare adesso Clementina Forleo? Nulla. Forse, presentare un (inutile) ricorso e sperare in tempi migliori. E cosa può fare Vittorio Sgarbi? Poco. E quel poco – scrivere al prefetto di Trapani, annunciando le dimissioni da sindaco – lo ha già fatto. Dopo di che? Dopo di che un bel niente: se qualcuno non raccoglie questa sorta di messaggio in bottiglia che è il mio post, avremo un sindaco contro la mafia eolica in meno e un giudice vittima della mafia giudiziaria in più.
Stampa e tv, però, di queste “piccolezze”, non parlano. E forse, da un altro punto di vista, è anche meglio così, perché potrebbe accadere che qualcuno intervenga, sì, ma per dire che questi sono “problemi personali” di quel giudice e di quel sindaco.
E poi, volete mettere: proprio adesso che i giornali e le tv sono eroicamente impegnati nell’opera di “moralizzazione” dei costumi sessuali della Nazione e della sua classe politica, vogliamo distoglierli dalla “missione” che si sono dati?
Pensate: ma quando mai è accaduto che testate diverse, come per esempio il Corriere della Sera e il Fatto Quotidiano, per citarne solo due, nello stesso giorno, dedicassero ciascuno il proprio editoriale alla richiesta di un intervento delle gerarchie ecclesiastiche e addirittura del Papa (un Capo di Stato estero) sulla “buona condotta” di un Capo di Governo (italiano)?
E’ vero che questa indecorosa richiesta di “ingerenza”, in spregio a ogni sano principio di separazione tra Stato e Chiesa, l’aveva fatta prima di tutti Massimo D’Alema (che è stato un Capo di Governo anch’egli), ma giornali diversi, tutti assieme, no, non era mai successo… Ancora un piccolo sforzo, un altro passettino, e forse ce la facciamo: avremo la consulenza specializzata di qualcuno che in materia sessuale e teocratica, oggi, può dare lezioni anche al Papa. Un bell’Ayatollah con il turbante e la barba bianca.
Così, tolte le scorte a Forleo e a Sgarbi, dimenticati i problemi seri che l’Italia deve affrontare, trascurato il destino di quei giovani che vengono ingannati e utilizzati solo come massa di manovra elettoralistica, attirata l’attenzione dell’opinione pubblica (che in realtà non esiste) sul vero, grande problema degli ultimi due anni – e cioè la D’Addario-Noemi-Ruby story -, caduto anche l’ultimo velo ipocrita, in tanti potranno finalmente coronare il sogno di abbattere – letteralmente – Silvio Berlusconi e condurlo in un’altra, infame Piazzale Loreto. In fondo, a Silvio manca poco. Gli mancano giusto le imputazioni di stupro, incesto e vilipendio di cadavere. E farà “bingo”. Altro che “bunga”. Ma a quel punto, chi avrà vinto?

domenica 16 gennaio 2011

RACCOLTA DIFFERENZIATA PIÙ OMBRE CHE LUCI
Maglie nere per Minervino, Spinazzola e Margherita
SESTA PROVINCIA:I DATI SUL CICLO DEI RIFIUTI
I DUE COMUNI PIÙ VIRTUOSI
Bisceglie e Trinitapoli hanno raggiunto la percentuale maggiore di raccolta differenziata: circa il venti per cento
UNA POLITICA DISASTROSA
La decisione, sostenuta dalla Regione, di puntare su discariche e inceneritori si è rivelata fallimentare
di COSIMO FORINA
La tabella qui pubblicata è la fotografia della Provincia Barletta-Andria- Trani in materia di raccolta differenziata nel 2010, che racconta quanto si è ancora lontani da considerate i rifiuti come risorsa e il loro riuso e riciclo come una necessità in difesa dell’ambiente e risparmio economico.
LA NEO PROVINCIA
La neo Provincia, prossima ad occuparsi a pieno titolo dei rifiuti, potrebbe ambire a diventare una fucina pur ereditando la mediocre capacità di gestione dei singoli Comuni che continuano a far capo a diversi Ambito territoriale ottimale (BA/1- Ba/4-Fg/ 4). Di questi ve ne sono di più virtuosi e altri decisamente catastrofici. Bandiera da probi nella differenziata va senza dubbio ai Comuni di Bisceglie con il suo 20,923% con circa 47 Kg di rifiuti mensili per abitante e Trinitapoli con il suo 20,909% di differenziata e 43Kg circa mensile per abitante.
MAGLIE NERE
Maglia nera tra i dieci Comuni, fermi alla soglia di una sola cifra decimale: Minervino Murge con il 2,334%, Spinazzola con il 4,233% che ha finalmente comunicato a distanza di un anno i suoi dati alla Regione Puglia e Margherita di Savoia con il 5,490%. Se i dati di queste Città si dovessero confrontare anche con le altre Città dei loro Ato di appartenenza, Ba/4 per Spinazzola e Minervino Murge e Fg/4 per Margherita la risibilità della percentuale in materia di differenziata non muterebbe.
DISCARICHE E INCENERITORI
C’è bisogno di intraprendere un nuovo percorso in materia di rifiuti. Quello obsoleto, affidato alle discariche e all’incenerimento proposto sin ora dalla Regione Puglia, che ha visto il suo governatore Nichi Vendola svolgere anche ruolo di commissario straordinario, si è dimostrato fallimentare per il mancato raggiungimento degli obiettivi minimi.
NUOVI PERCORSI
E’ possibile creare un sistema più virtuoso dei rifiuti sottraendolo alla filosofia delle emergenze e anche sovente della illegalità? Senza dubbio: “Si”. A spiegarne il meccanismo il 16 gennaio ad Altamura Ato Ba/4 città che ha ospitato una controversa discarica per oltre 20 anni, il promotore a livello mondiale di “Rifiuti Zero” Paul Connet, professore emerito di chimica ambientale all’Università St. Lawrence di Canton, New York. Connett negli ultimi venti anni si è occupato di rifiuti, con particolare riferimento ai rischi collegati agli inceneritori ed allo studio di alternative più sostenibili.
COSA SUCCEDE ALTROVE
Cosa sostiene: «La strategia Zero Rifiuti è già stata adottata in diversi luoghi del mondo. Oltre il 50% dei Comuni in Nuova Zelanda, Camberra (Australia) sta perseguendo una politica di Zero Rifiuti sin dal 1996. Nuova Scozia (Canada), l’intera provincia. E poi San Francisco dove servono tre lingue per comunicare con i cittadini: inglese, spagnolo,cinese. Se si è riusciti li vuol dire che si può facilmente fare dappertutto. San Francisco: 850mila abitanti, grattacieli e poco spazio disponibile. Nel 2000 differenziata del 50%, nel 2004 del 64%, l’obiettivo del 2010 era del 75% e nel 2020 100% Rifiuti Zero. A San Francisco c’è fiducia perché gli incentivi economici funzionano bene».
TRE ASPETTI
Tre aspetti sono importanti secondo Paul Connet per creare l’incremento della differenziata: premialità ai cittadini, il controllo in chi gestisce il business dei rifiuti: «Oltreoceano, l’azienda concessionaria della raccolta si occupa di riciclaggio e compostaggio, ma non è proprietaria della discarica. Quindi, quando portano in discarica i rifiuti residui pagano i loro concorrenti, ovviamente tendono a ridurre l’utilizzo. Il che è anche obiettivo delle autorità».
RIUSO E RICICLO
E il riuso e riciclo dei prodotti: «la Xerox recuperando le componenti dei suoi fotocopiatori che giungono da 16 Paesi in Olanda, risparmia 76 milioni di dollari l’anno. Questo per quanto riguarda gli obiettivi complessi. Ma che dire degli imballaggi? L’industria della birra in Ontario che da 50 anni riutilizza bottiglie a rendere recupera il 98% delle sue bottiglie. Senza costi per i cittadini. Il metodo ha creato 2000 posti di lavoro». «Per chi governa, - afferma Connet, - la gestione
dei rifiuti è un tema basso, un’irritante bagattella da risolvere».
LE ECOMAFIE
Da noi sovente ha incrementato gli interessi delle ecomafie. Le risposte adottate finora si sono rivelate insufficienti: le discariche sono in gran parte esaurite, l'apertura di nuovi siti è sempre più complessa, l'incenerimento crea rischi legati alle emissioni inquinanti. Necessario quindi accrescere la raccolta differenziata che non può essere lasciata al solo senso civico dei cittadini. Una priorità che visti di dati 2010 diventa scommessa per il futuro della nuova Provincia Barleta-Andria-Trani chiamata ad essere traino ai suoi Comuni.

L’ANNUNCIO DEL GRUPPO D’AZIONE PRO OSPEDALE. PROSEGUE LA MOBILITAZIONE

Referendum pro Basilicata già raccolte le firme necessarie
Silvestris a Scelzi: «Vedo che si è svegliato dal torpore»
di COSIMO FORINA
Gruppo D’Azione pro-ospedale: «È stato raggiunto il numero di firme necessarie, secondo quanto previsto dallo Statuto Comunale, per richiedere alla massima assise cittadina la delibera che avvia l’iter del referendum per lasciare la Puglia ed entrare in Basilicata». La notizia giunge a 24 ore dalla convocazione della commissione sanitaria regionale che discuterà l’emendamento presentato dal consigliere regionale Pd Ruggiero Mennea, condiviso e fatto proprio dai consigli comunali di Spinazzola e Minervino, nonché dal Consiglio Provinciale, dalla commissione provinciale sanitaria, dalla conferenza dei sindaci. In pratica si richiede un codice unico per gli ospedali di Spinazzola e Minervino, in subordine, ed è una novità, un codice unico ospedaliero che comprenda Canosa, Minervino e Spinazzola. Strada, questa, che sembra più percorribile in ragione dei costi che, per alcune stime, resterebbero invariati. Da domani toccherà quindi alla commissione trarre le valutazioni. Intanto la querelle tra il sindaco Carlo Scelzi e l’europarlamentare Sergio Silvestris continua. In un comunicato stampa giunto ieri alla “Gazzetta” Silvestris scrive: «Apprendo con stupore che il Sindaco Scelzi si è svegliato dal letargo. Sarà la vicinanza delle elezioni comunali». Esordisce così l’on. Sergio Silvestris per replicare alle recenti dichiarazioni del sindaco Scelzi. «Apprendo anche, almeno a parole, che lui si sta battendo da tempo per l’Ospedale. E infatti i risultati si vedono: l’ospedale sta chiudendo - prosegue Silvestris -. Rinnovo l’invito al Sindaco Scelzi: essendo il Governatore Vendola e le sue scellerate politiche di governo responsabili di quanto sta accadendo nella Sanità pugliese, Scelzi chieda scusa per aver contribuito alla recente rielezione di Nichi Vendola alla Presidenza della Regione. Mi permetto di ricordare che grazie ai debiti della Sanità accumulati da Vendola negli ultimi cinque anni, i pugliesi stanno subendo la chiusura degli ospedali, i ticket di un euro su ogni ricetta e l’aumento della benzina che in Puglia è la più cara d’Italia». «Mi fa piacere - conclude Silvestris - che Scelzi si sia svegliato dal torpore e si sia messo a difendere l’ospedale: visti gli ottimi risultati conseguiti dalla sua azione di difesa (mi viene da piangere…), può dedicare anche del tempo per risolvere i problemi dell’aumento del ticket e della benzina. Così è sicuro che metterà tutto a posto definitivamente». Ed intanto eloquente il messaggio con foto che circola su Facebook «A Spinazzola Saldi-Sconti 100%- Fuori Tutti». Contro la mortificazione della città la mobilitazione continua.

mercoledì 12 gennaio 2011

OSPEDALE GIÀ CHIUSO MA RESTA UNA SPERANZA
ATTESA PER LA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE REGIONALE

di COSIMO FORINA
«Se per sottrarsi agli atti di imperio di Nichi Vendola, aspirante leader del centrosinistra (e del Paese), Spinazzola piccola città dell’entroterra murgiana chiede di abbandonare la Puglia ed essere annessa alla Basilicata, gli italiani con un eventuale presidente del Consiglio così a chi chiederanno asilo?»: è una delle considerazioni che aleggiano in una città che ha sperimentato la retorica del governatore pugliese, che nei fatti si è concretizzata con tutt’altro finale. La chiusura dell’ospedale è solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, molto simile a quello mitologico che Zeus offri a Pandora raccomandandogli di non aprirlo. Ma la curiosità di Pandora non seppe trattenersi e aprendo il recipiente furono liberati tutti i mali infestando il mondo. A restare sul fondo prima che questi venisse richiusa la “speranza” che li vi rimase finché Pandora vista la desolazione creata non la liberò. Il referendum indetto dal “Gruppo d’Azione pro ospedale” di Spinazzola va letto come ultima sponda di “speranza”. «Chiedere l’annessione alla Basilicata - ribattono dal “Gruppo D’Azione” - significa sottrarsi agli atti amministrativi di Vendola, al suo operato contro Spinazzola». Oltre alla chiusura dell’ospedale, qui si ha bene in mente la discarica di “Grottelline”, l’acquisizione impropria di alcune proprietà della città, frutto di donazioni di benefattori, beni cartollizzati per circa 6 milioni di euro con cui si tenta di pagare i debiti regionali della sanità. Lo scempio che si è fatto di una struttura ospedaliera in cui ci hanno messo le mani tutti, ma solo per prendere e non per lasciare. Non dimenticato anche l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco, scelto da Vendola, oggi senatore del Pd, per i suoi legami con la Tradeco. Quella del patron dei rifiuti in Puglia Carlo Dante Columella nel mirino di diverse Procure, che con la Cogeam del gruppo Marcegaglia ha ricevuto in gestione la discarica di “Grottelline”. E per non farsi mancare niente spunta nei capannelli anche la «Vi.Ri.» società riconducibile ai Columella finita sotto inchiesta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari per gli appalti sui rifiuti ospedalieri. Fatti che vedono trasversalmente silenti i partiti locali. Lo strappo con Vendola ha argomenti ampi: ospedale, mondezza, energie alternative con le sue infiltrazioni mafiose, ferrovie chiuse in agosto, strade non completate per raggiungere in tempo l’ospedale più vicino: una mortificazione non più accettabile dalla città, per cui è meglio andarsene in Basilicata. Fronte ospedale, le ultime notizie. Il 10 gennaio sono cessati per imperio della Regione e direttiva della Asl, commissario Rocco Canosa, i ricoveri. Nell’ultimo giorno disponibile i ricoveri sono stati dieci, alcuni provenienti proprio dalla vicina Basilicata. Ieri altri pazienti sono stati respinti e inviati altrove. Tornando alla “speranza”: il giorno 17 la commissione regionale sanità si riunirà per dire la sua sul Piano di Rientro di Vendola e dell’assessore Tommaso Fiore. Quest’ultimo, il 14, dopo il suo ritorno da Roma incontrerà il Pd che gli illustrerà l’emendamento condiviso da tutti per gli ospedali di Spinazzola e Minervino. «Il pacchetto delle necessità non potrà che portare - afferma il sindaco di Spinazzola Carlo Scelzi- ad una più attenta analisi dei bisogni dei vari territori, aggiustamenti necessari per garantire pienamente il diritto alla salute». Brutta storia per Vendola quella di Spinazzola. L’eventuale referendum non mancherà di essergli da peso anche per le sue ambizioni future.
GLI INTERVENTI DEGLI ONOREVOLI
SILVESTRIS CONTRO SCELZI «CHIEDA SCUSA ALLA CITTÀ»
ZAZZERA (IDV) INVITA A UN CONFRONTO

Dure reazioni dall’Italia e dall’Europa sul caso Spinazzola per lo scippo del suo ospedale. L’on. Sergio Silvestris, eurodeputato del Pdl: «Il sindaco Scelzi chieda scusa a Spinazzola. Leggo esterrefatto le dichiarazioni del sindaco di Spinazzola e ancor più meravigliato leggo che il sindaco avrebbe firmato per chiedere con un referendum l'adesione di Spinazzola alla Regione Basilicata. Ritengo che a tutto ci sia un limite e il sindaco Scelzi ha ampiamente superato ogni limite di decenza. Un sindaco deve innanzitutto assumersi le responsabilità istituzionali e politiche che gli competono e Scelzi, limitandosi a sottoscrivere petizioni altrui, non si assume le proprie responsabilità. Lo avevamo detto chiaramente in campagna elettorale che il governo regionale guidato dal comunista Nichi Vendola stava disastrando la sanità. Avevamo anche detto che la rielezione di Nichi Vendola, campione degli sprechi e degli sperperi nella sanità, avrebbe portato alla chiusura di numerosi ospedali. Questo ora si sta puntualmente verificando. A chi come Scelzi ha sostenuto il centrosinistra alle ultime elezioni regionali non resta che chiedere scusa alla propria comunità cittadina che é stata presa in giro e che oggi viene defraudata da un presidio essenziale come l'ospedale». Conclude Silvestris: «associarsi ad iniziative civiche, meritorie di rispetto, serve al sindaco Scelzi solo per cercare di salvare la faccia e di non assumersi le proprie responsabilità. Infatti anche da componente della conferenza dei Sindaci della Bat, egli non é riuscito a ottenere per l'ospedale di Spinazzola una sorte migliore della chiusura. Che il Sindaco chieda scusa alla città prima ancora di pensare di non dimettersi o di sottoscrivere petizioni che non gli appartengono».
Altra analisi quella che giunge dall’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori: «Il processo di razionalizzazione della sanità regionale, ammesso che di questo si parli, riferendosi alle innumerevoli chiusure di ospedali preventivate sul territorio regionale, non può essere calato dall'altro ma deve nascere da una concertazione con il territorio, con le istituzioni territoriali in rappresentanza dell'utenza e delle parti sociali. E' questo l'invito che rivolgo all'assessore regionale Fiore ed al presidente Vendola: non arroccarsi dietro decisioni ma di condividerle, di discuterle.Tanto più – conclude Zazzera - che la chiusura di alcuni ospedali sarebbe giustificata a fronte di un potenziamento della medicina territoriale che, ad oggi, non appare avviato. Infine ritengo la proposta di referendum per l'annessione alla Basilicata una proposta provocatoria, frutto della disattenzione che il territorio avverte da parte degli organi del governo centrale, anche su base regionale». [c. for.]
MINERVINO
IL COMITATO CITTADINO «SALVIAMO IL NOSTRO OSPEDALE» LANCIATO L’ENNESIMO APPELLO
«Il governatore Vendola visiti i nostri reparti»
di Rosalba Matarrese
Riflettori puntati sulla chiusura del presidio ospedaliero murgiano. Meno eclatante che a Spinazzola, si registra anche a Minervino un clima di sconcerto, malessere e disappunto per quanto accaduto. Una protesta silenziosa dunque e carente di iniziative evidenti, forse anche a causa del clima di incertezza dovuto alla caduta in anticipo dell’amministrazione comunale che sta monopolizzando l’at tenzione. Insomma la cittadina murgiana si trova davvero a vivere un periodo critico e delicato, sia dal punto di vista politico che sociale. E con la chiusura del nosocomio il rischio di isolamento per Minervino è davvero elevato. Cresce pure la preoccupazione per la popolazione anziana che dovrà darsi da fare per ricevere servizi sanitari essenziali, ricoveri, analisi specialistica in strutture diverse e distanti.Intanto si susseguono gli interventi di disappunto che trovano sulla stessa lunghezza d’onda sia maggioranza sia opposizione. Sulla questione è intervenuto pure il comitato cittadino «Salviamo il nostro ospedale» che ha lanciato, sulla scia della mobilitazione spinazzolese, l’ennesimo appello al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
«In questo momento – si legge nella nota alla Gazzetta a firma del comitato – diciamo al presidente Vendola che ci vergogniamo di essere pugliesi. Chiediamo al presidente Vendola e all’assessore alla sanità Tommaso Fiore di venire a visitare il nostro ospedale per toccare con mano ciò che è avvenuto. Ricordiamo pure che ci sono sette ospedali a sette-dieci chilometri di distanza in altre città e non sono stati minimamente toccati dalla riorganizzazione sanitaria». E sulla questione del codice unico ospedaliero nelle due cittadine murgiane su cui si sono spesi sia il sindaco di Spinazzola Carlo Scelzi che l’ex sindaco di Minervino Luigi Roccotelli, ricordiamo la posizione espressa dal consigliere regionale del Pd Ruggiero Mennea. Secondo il consigliere Mennea: «Le esigenze derivanti dal piano di rientro sono assolutamente compatibili con la nascita di un presidio unico Minervino-Spinazzola, diviso fra due plessi ospedalieri – ha detto il consigliere regionale - gli attuali due codici ospedalieri si ridurrebbero a uno, mentre i posti letto verrebbero divisi fra i due presidi già esistenti». «Le comunità di Minervino e Spinazzola hanno il diritto di avere un ospedale: sono città di confine, il rischio che restino completamente isolato è altissimo » ha concluso Ruggero
Mennea.

domenica 9 gennaio 2011

SPINAZZOLA, L’OSPEDALE CHIUDE E LA CITTA’ VUOLE LASCIARE LA PUGLIA
Il sindaco Scelzi è stato il primo firmatario per il referendum
Tra le iniziative proposte, la restituzione dei certificati elettorale e l’auto scioglimento del consiglio
di Cosimo Forina
Chiusura ospedale. E’ rivolta. Sfascio tra cittadini e istituzioni. La città sbatte in faccia la porta alla Regione Puglia, presidente Nichi Vendola e all’assessore alla sanità Tommaso Fiore per il loro Piano Sanitario Regionale. Il “Gruppo d’Azione pro-ospedale” ha indetto da ieri diverse iniziative eclatanti. In ordine di enunciazione: raccolta di firme per indire un referendum che porti Spinazzola dalla Puglia in Basilicata. Consegna spontanea dei cittadini delle schede elettorali da mandare con rinuncia al voto al presidente Nichi Vendola, il quale dimenticando i bisogni reali della sua Regione si è auto candidato alla guida della Nazione. L’invito, dopo la disponibilità alle dimissioni già annunciate dal sindaco Carlo Scelzi, all’auto scioglimento del Consiglio Comunale. Indetta una pubblica riunione dei cittadini nella piazza antistante il Palazzo di Città per il giorno lunedì 10 gennaio 2011 a partire dalle ore 8,00 in concomitanza con l’ultimo giorno di accettabilità dei ricoveri nel locale ospedale e della convocazione della Commissione Regionale Sanità cui è stata inoltrata la richiesta di emendamento al Piano Sanitario Regionale. Fatta propria dal Comune di Spinazzola e dal Consiglio della Provincia Barletta-Andria-Trani in cui si prevede il mantenimento di un codice unico per gli ospedali di Spinazzola e Minervino Murge. Il “Gruppo d’Azione” lamenta che il locale ospedale è stato privato di tutte le attività nell’indifferenza totale: “Vendola non si è nemmeno degnato con i vertici della Asl di rispondere alla città che gli ha inoltrato circa cinquemila firme della petizione popolare raccolte in difesa dell’Ospedale. A cui era allegata una proposta di utilizzo del nosocomio. Di contro sono stati accelerati gli atti tanto della la Regione Puglia quanto dell’Azienda Sanitari BAT per giungere alla chiusura dell’ospedale”.“Il nostro ospedale, ricorda il Gruppo D’Azione, sempre in attivo, deve la sua origine alla presenza di un Ente morale istituito in epoca antica con lasciti di privati cittadini spinazzolesi che costituiscono tuttora un cospicuo patrimonio immobiliare che non deve essere ignorato e disperso per affrontare situazione debitorie regionali”. Ed in effetti la Regione ha cartelizzato impropriamente quei beni, costituiti da terreni e abitazioni, per sanare la voragine nella sanità regionale dovuta principalmente ad una gestione allegra, a sprechi, a consulenze e stipendi d’oro, fatti attenzionati anche da diverse Procure. “Recentissimi episodi, prosegue il Gruppo D’Azione, di necessità urgenti di cure sanitarie sono stati sottovalutati nella loro gravità e affrontati con scarsa tempestività per indisponibilità di servizi ospedalieri”. Ma gli addebiti a Nichi Vendola che trovano ragione nell’idea di sottrarre Spinazzola ai desiderata della Regione Puglia si estendono anche: “nello sfruttamento eccessivo del territorio comunale in danno della salubrità dell’ambiente e quindi della salute dei cittadini”. Ed il riferimento non può che collegarsi alla discarica di “Grottelline” concessa dal governatore all’Ati Tradeco-Gogeam, la prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia, Dante Carlo Columella e la seconda della famiglia di Emma Marcegaglia, presidente di Confiundustria, posta più volte sottosequestro dal Tribunale di Trani. Come anche allo stupro paesaggistico dovuto alle installazione senza regole di pannelli fotovoltaici a cui si aggiungono le richieste di innalzare torri eoliche smembra paesaggio sul territorio della città. Ma il colpo ritenuto mortale, origine dello strappo tra Regione e città, è negli atti di imperio della prima sull’ospedale: “il governatore Nichi Vendola fautore della rivoluzione gentile per incassare i 500milioni di euro dal Governo, non si è fatto scrupolo, mentre favorisce la sanità gestita dai privati di mortificare quella pubblica, chiudendo gli ospedali. Mortificando i reali bisogni degli spinazzolesi. Ora pronti a rifiutare e rispedire al mittente la politica delle “lacrime e sangue”. Il ruolo marginale di Spinazzola, che pur rispondeva ai bisogni del diritto alla salute di un territorio, non può tramutarsi in emarginazione con soccombenti i più deboli”.
LA REAZIONE
Il Sindaco Carlo Scelzi chiarisce anche che non si dimetterà per poter proseguire la sua azione
“Lasciamo da parte le speculazioni politiche e rivendichiamo con fermezza i nostri diritti”
Tra le prime dichiarazioni alle iniziative indette dal “Gruppo d’Azione pro-ospedale” si registra quella del sindaco di centrosinistra Carlo Scelzi: “Fare Politica è – meglio dovrebbe essere – perseguire il bene della Comunità, della Città/Polis. Spesso ci dimentichiamo di questo e speculiamo su qualsiasi argomento. Vergognoso è quando questo succede anche su temi di vitale importanza, come quello del Diritto alla Salute, nello specifico dell’Ospedale. Su tali temi non esiste parte politica, poiché diventa facile e fuorviante imputare colpe al Governo centrale da una parte ed a quello periferico (in questo caso Regione) dall’altra. In qualità di Primo Cittadino il ruolo m’impone di lottare per ottenere il meglio per la Città che ho l’onore di rappresentare, a prescindere dalla forza politica di appartenenza”. Circa le sue dimissione il sindaco però chiarisce: “In un momento così difficile sarebbe stato sicuramente più semplice mollare tutto, ma non sarebbe stato onesto e leale, infatti quando questo mi venne chiesto – pur affermando il non attaccamento alla “poltrona” e la disponibilità ad un “gesto forte” se fosse servito alla mia Comunità – decisi insieme a tutti di andare avanti per proseguire con convinzione l’azione politica ed amministrativa”. “In quest’ottica, prosegue Scelzi, coerentemente con quanto espresso, proseguo nella richiesta che trova fondamento istituzionale in Delibera di Consiglio Comunale, di Conferenza dei Sindaci (delibera all’unanimità) e addirittura di Consiglio Provinciale (sempre all’unanimità, condizione da non sottovalutare) dove si chiede al Consiglio Regionale un Codice Unico Ospedaliero fra i Comuni di Spinazzola e Minervino. Consapevole più di ogni altro come Amministratore pubblico che il gravissimo momento di crisi economica impone sacrifici a tutti (questi i primi effetti del famoso ”federalismo” che al momento viene messo in pratica solo con tagli e sacrifici che alla fine gravano solo sui Comuni ed i Cittadini senza trasferire alcuna risorsa - anzi - e che molto deve farci riflettere), sono convinto che questo Territorio con senso di responsabilità stia già facendo un sacrificio lasciando aperto un Ospedale sui due Comuni, proprio perché le nostre difficoltà legate alla viabilità ed a tutto il resto che non sto qui a riprendere, motivino abbondantemente la presenza di un Ospedale”. Ed infine: “Se è vero che si vogliono salvaguardare le Comunità più piccole e quindi più vulnerabili, allora bisogna avere il coraggio, la forza, la determinazione e la lealtà di fare una scelta che tenga conto di tutto questo, non trincerandosi dietro i parametri ed i numeri se crediamo che alcuni “Diritti” vadano oltre il calcolo economico, esiste il parametro sociale”. L’affondo di Scelzi allo sperpero: “E poi permettetemi, ma vogliamo riflettere cari politici ed amministratori che una volta per tutte bisogna smetterla di colpire i più deboli e “risparmiare” su chi vergognosamente percepisce stipendi spropositati. E’ stato pubblicato: con lo stipendio del dirigente amministrativo dell’ASL (quello più alto) si possono assumere 6 infermieri o in alternativa più di 3 medici. I parlamentari ed i consiglieri regionali percepiscono indennità da nababbi, senza parlare dei privilegi collegati. Non dimentichiamoci del sistema delle consulenze e dei direttori degli organismi paralleli o legati al pubblico. Allora BASTA. “ Riferendosi per tanto alle iniziative intraprese dai suoi cittadini: “Lasciamo da parte le speculazioni politiche e rivendichiamo civilmente ma con fermezza i nostri diritti, cominciando dall’Ospedale ma chiedendo a tutti coloro che amministrano la “cosa pubblica” – il sottoscritto per primo – di porre in essere quelle azioni concrete – basta chiacchiere – volte a spostare una volta per sempre le risorse finanziarie sulle necessità concrete, abolendo i privilegi palesi ed occulti.”
L’OPPOSIZIONE
Il fermento innescato dal “comitato per l’ospedale “ha sollecitato anche il coordinatore cittadino Enzo Rubino
“ROCCO CANOSA SI DIMETTA”
Il Pdl sollecita anche l’attuazione di un “atto forte” da parte del primo cittadino
Il fermento innescato dal “Gruppo d’Azione pro-ospedale” con le sue proposte, ha determinato reazioni della politica in città. Quella del circolo del Pdl, coordinatore cittadino Enzo Rubino, e del movimento giovanile “Giovane Italia” si è espressa con un volantino. Un excursus sugli atti posti in essere dalla Regione Puglia con il piano di riordino ospedaliero che prevede la chiusura dell’ospedale di Spinazzola. L’accusa politica è di fallimento dell’amministrazione Comunale e Regionale sui problemi legati al territorio. Vengono sottolineate le infruttuose promesse sbandierate dal presidente della Regione Nichi Vendola contro la chiusura degli ospedali nelle ultime tornate elettorali. Poi, si legge nel documento: “vista l’imminente delibera e ormai decisa interruzione del servizio di accettazione dei ricoveri presso il presidio ospedaliero di Spinazzola, considerata la cartolarizzazione dei beni immobili donati dai nostri concittadini a sostegno dell’ospedale al solo fine di risanare situazioni debitorie regionali poste in essere dall’attuale amministrazione Vendola. Visto e considerato che la direzione regionale Asl Bat non ha tenuto conto delle proposte avanzate in più occasioni dal Consiglio Comunale, disattendendo ogni aspettativa. Il Pdl e la “Giovane Italia” chiedono: l’accoglimento integrale e incondizionato dell’emendamento “pro Ospedale” fatto proprio dall’intero consiglio Comunale nonché dal Consiglio della Provincia Barletta-Andria-Trani e dal Presidente Francesco Ventola. L’immediata ufficializzazione delle preannunciate dimissioni del sindaco Carlo Scelzi quale segno forte di dissenso nei confronti delle linee politiche del Presidente della Regione Nichi Vendola, attesa l’ormai imminente dismissione del presidio ospedaliero e le numerose disattese aspettative della popolazione Spinazzolese. Le immediate dimissioni del commissario della Asl Rocco Canosa, attesa la mancata tutela dei nostri territori e la pavimentata sottrazione del nostro codice ospedaliero. Alla cittadinanza tutta di sostenere Il Gruppo D’Azione per la difesa dell’ospedale a tutela e garanzia della nostra comunità”.

giovedì 6 gennaio 2011


MURGIA AMBIENTE, QUALE TUTELA? VIA LIBERA A DIVERSI PROGETTI

Il regolamento non si applica ai procedimenti in corso alla data della pubblicazione sul Bollettino della Regione
PROCEDIMENTI PIÙ SNELLI
L’iter per l’approvazione degli interventi risulta più snello in virtù della possibilità di presentarlo e seguirlo «on line»
Energie rinnovabili, ancora scempi
Le linee guida della Regione non frenano la corsa selvaggia ad eolico e fotovoltaico
di Cosimo Forina
Spinazzola. Varate le nuove linee guida sulle energie rinnovabili. Definite le aree non idonee per istallare impianti. Per gli assessori Loredana Capone, Angela Barbanente, Lorenzo Nicastro e Dario Stefano, brindisi con entusiasmo: «siamo riusciti ad accompagnare lo sviluppo tutelando territorio, ambiente e agricoltura». La domanda immediata: cesserà lo stupro del territorio pugliese? Non ancora, c’è da attendere, perché come si legge dal Burp: «Il regolamento non si applica ai procedimenti in corso alla data della sua pubblicazione, qualora riferiti a progetti completi della soluzione di connessione e per i quali a tale data siano intervenuti i prescritti pareri ambientali, né ai procedimenti relativi ad impianti eolici ricadenti nel campo di applicazione del Regolamento regionale 4 ottobre 2006, n.16».
LE PROCEDURE
Non pochi, stando al report diffuso con osservazioni dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli). Per in nuovi procedure più snelle: «richieste via web attraverso il portale www.sistema.puglia.it e progetti digitali, quindi immediatamente proiettabili sulla cartografia del Sit, il Sistema Informativo Territoriale. Questo semplificherà e renderà più veloci le procedure autorizzative. Sarà possibile infatti arrivare all’espressione del parere entro il 180° giorno».
COSA CAMBIA?
Cosa c’è di nuovo dalla Regione, presidente Nichi Vendola il cui sogno è quello di fare della Puglia l’Arabia Esaudita con le rinnovabili, ma dove non si produce un grammo in meno di Co2 perché si continuano a bruciare combustibili fossili, si veda centrale Enel di Cerano? Regione dove tra l’altro l’energia prodotta è ben oltre il proprio fabbisogno, quella dal solo eolico, dato GSE 2009 è stato pari a 1.684.376 megawatt. A svelarlo la “Press Regione”: «Il Regolamento prevede una disciplina di protezione anche per i cosiddetti “coni visuali”, cioè le vedute panoramiche che caratterizzano alcuni paesaggi pugliesi e per le aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità, quindi con coltivazioni biologiche o identificate dai marchi quali DOP, DOC, IGT, IGP e altri. Le aree non idonee sono state individuate attraverso una puntuale ricognizione di tutte le disposizioni che tutelano l’ambiente, il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, le tradizioni agroalimentari locali, la biodiversità e il paesaggio rurale. Proprio perché protette queste aree non sono compatibili con gli impianti di rinnovabili, in alcuni casi per via della tipologia dell’impianto, in altri per le dimensioni». In definitiva, la Regione ha scoperto con il «meglio tardi che mai», quanto già espresso dall’arch. Ruggiero Martinez, direttore regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Puglia: «giova ribadire che gli interventi di impianti eolici e fotovoltaici in Puglia, se da una lato producono energie rinnovabili, stanno producendo un grave detrimento ad un bene che rinnovabile non è: il paesaggio». Il cambiamento di rotta al proliferare selvaggio di pali eolici e impianti fotovoltaici, giunge tra l’altro dopo che il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu ha sottolineato di recente il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle energie rinnovabili in Puglia.
CONI E IMMAGINI
Nei “coni visuali” ci sono finiti per il territorio della Provincia Barletta- Andria-Trani: «Quale immagine stessa della Puglia in tutto il mondo e per motivo rilevante della sua attrattività turistica: Castel del Monte, Canne della Battaglia, Minervino Murge». E meno male! Altrimenti il mondo ci avrebbe riso in faccia e non solo. Anche se c’è da ricordare quel che è oggi Minervino Murge. Nella zona sforbiciata dalla prima perimetrazione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia si ergono decine di torri smembra paesaggio oggetto di attenzione e provvedimenti di diverse Procure della Repubblica. Territorio dell’operazione “Ventus ” condotta in difesa dell’area protetta dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Gravina di Puglia. Prossima udienza fissata il 15 febbraio presso il Tribunale di Canosa di Puglia. Minervino con Spinazzola sono finite in diverse interrogazioni parlamentari in cui si chiedeva al Governo di dar conto sulle eventuali connessioni mafiose sulla Murgia per coindagati operanti in Puglia, di sodali del superlatitante Matteo Messina Denaro. Arresti effettuati nell’operazione “Eolo” a Mazara del Vallo, in Sicilia. Entusiasmo e linee guida sulle energie alternative, meritano quindi approfondimento. Specie per Spinazzola dove potrebbe sorgere un parco archeologico esteso per le nuove rilevanti scoperte prodotte da più Università, non riportate nel nuovo piano regionale. Comunque, visti i richiami alla legalità, non si farebbe male da parte della Regione di obbligare tutte le società che istallano impianti di energie alternative a fornire il proprio certificato antimafia. Anche questo è tutelare l’ambiente e la legalità.

AMBIENTE E PAESAGGIO
LE NUOVE MISURE APPROVATE CON UN CONSIDEREVOLE DANNO GIÀ INFERTO

«Coni visuali» da tutelare ma intanto sulla Murgia già spaziano pale e specchi
di Rosalba Matarrese
Minervino.
La Regione dice no ad eolico e fotovoltaico nel territorio di Minervino. Nelle nuove linee guida regionali per le energie rinnovabili entrate in vigore il 31 dicembre scorso Minervino rientra nei “siti protetti” per la tipologia del panorama e del paesaggio, dove non è possibile realizzare alcun tipo di impianto. Un provvedimento articolato e complesso quello pubblicato sul bollettino ufficiale regionale, che però appare tardivo. Basti ricordare che proprio nel territorio murgiano, nelle vicinanze del Castel del Monte, esiste un parco eolico con circa cinquanta torri, mentre impianti di fotovoltaico sono cresciuti dappertutto come funghi. Vediamo come cambiano le regole per installare impianti eolici e fotovoltaici in Puglia. Il regolamento n. 24 del 30 dicembre attua quanto stabilito dalle linee guida nazionali per l’autorizzazione degli impianti che producono energia verde. In pratica individua numerose aree e siti non idonei all’installazione di specifiche tipologie di impianti per la produzione di energia pulita su tutto territorio pugliese. In queste aree la richiesta di autorizzazione ad un eventuale insediamento avrebbe perciò esito negativo. Nello specifico si tratta di zone soggette a vincolo: parchi, riserve, siti Unesco, beni culturali, e aree di notevole interesse pubblico. Nel provvedimento si parla pure dei cosiddetti “coni visuali”, cioè – si legge nell’allegato - «quelle le vedute panoramiche che caratterizzano alcuni paesaggi pugliesi e le aree agricole interessate da produzioni agroalimentari di qualità, quindi con coltivazioni biologiche o identificate dai marchi». L’allegato 3 indica dunque le aree e i siti dove non è consentita la localizzazione di specifiche tipologie di impianti. Un esempio è rappresentato dai “coni visuali”, cioè – recita il regolamento - da quei panorami che sono il bigliettino da visita della Puglia nel mondo e rappresentano un motivo della sua attrattività turistica: vedute come Castel del Monte, Canne della Battaglia, il Castello di Lucera, Castel Fiorentino, Dragonara, Vieste, Minervino Murge, Fasano, Ostuni ed altri ancora. A ridosso della cittadina murgiana esiste già un parco eolico, composto da circa cinquantadue turbine. Le prime pale eoliche furono installate a luglio 2008. Nel giro di poco meno di due anni si è arrivati all'installazione delle cinquanta pale previste dal progetto originario. Una vicenda lunga e complessa quella della realizzazione del parco murgiano che ha visto protagoniste le associazioni ambientaliste, la Lipu, l'associazione Pro Paesaggio e l'onorevole Carlo Ripa di Meana, tutti contrari alla sua realizzazione. Ci sono stati pure problemi legati alle autorizzazioni, in particolare su una torre eolica, la cui cabina di voltaggio ricadeva nel territorio del parco dell’Alta Murgia, in piena zona protetta: la torre fu pure sequestrata e la vicenda sta avendo risvolti giudiziari. È presto per valutare le ricadute ed i benefici del parco eolico: certamente darà un po’ di ossigeno alle casse del Comune. Per quanto riguarda le dimensioni del parco, è bene ricordare che il numero complessivo delle pale è stato ridotto rispetto al progetto iniziale in cui chiedeva la realizzazione di duecentocinquantadue torri. Non mancano impianti di fotovoltaico sia sul suolo che sui tetti, previsti dal regolamento sul fotovoltaico attraverso il quale il Comune ha posto regolamentazione alla materia


SPINAZZOLA È LA NUOVA COMUNICAZIONE PERVENUTA AL SINDACO CARLO SCELZI DALLA REGIONE PUGLIA
«Ospedale, dopo il 15 febbraio diventerà residenza sanitaria»
di Cosimo Forina
“Ricoveri accettati fino al 10 gennaio, dimissione dei pazienti di lungo degenza entro il 15 febbraio, dal quel giorno adeguamento della struttura a RSA”. Questa la sorte segnata dalla Regione con una nuova comunicazione giunta ieri mattina al sindaco Carlo Scelzi per l’ospedale di Spinazzola. In disprezzo all’emendamento al piano di riordino sanitario presentato dal consigliere regionale Ruggero Mennea (Pd), adottato dal Consiglio provinciale Barletta-Andria-Trani, fatto proprio dalla sua commissione sanitaria, dal Comune di Spinazzola e da tutti i sindaci del territorio. Ovvero, prevedere per Spinazzola e Minervino Murge non la chiusura, ma un codice unico ospedaliero mantenendo i posti letto necessari alle esigenze del territorio. L’agonia del Santa Maria la Cività, continua e offende ogni aspettativa. Prosegue senza remore con l’attuazione di quanto deciso dalla Giunta Regionale guidata dal governatore Nichi Vendola e anticipato in un incontro pubblico dall’assessore alla sanità regionale Tommaso Fiore: “azzeramento dei posti letto con perdita del codice di ospedale”. Il sindaco Carlo Scelzi, ha esternato tutto il suo dissenso per la mancanza di rispetto subito dalla città: “la richiamata disposizione appare offensiva ed incurante delle diverse volontà espresse, ancorché del Diritto alla Salute dei Cittadini, oltre ad ignorare completamente la richiesta di confronto e discussione negli organismi istituzionali, percorso dovuto e previsto”. Spinazzola ha sempre cercato con i vertici della Asl a partire dal commissario Rocco Canosa, un confronto costruttivo, senza velleità. Ma il commissario per quanto abbia ribadito più volte che l’ospedale di Spinazzola “non chiude” è solo un esecutore di ordini della Regione che sono: rastrellare posti letto, rottamarli al fine di fare cassa dal Governo centrale che deve sganciare i 500milioni di euro per far fronte alla voragine in cui sguazza la sanità pugliese. Frutto di sperpero, di appalti e forniture allegre, di consulenti super pagati. “Giù le mani dal nostro ospedale” recita il lenzuolo bianco affisso al cancello del nosocomio cittadino dal “Gruppo d’Azione” . Gente disillusa
dal fiume di promesse e parole, recitate a mestiere per prende tempo e porre tutti di fronte all’atto compiuto: “Ospedale di Spinazzola chiuso”. Avvertono quelli del “Gruppo d’Azione”: “la pazienza ha raggiunto i limiti. Inviteremo i cittadini di Spinazzola a mandare le loro tessere elettorali a Vendola al fine di fargli contare uno per uno i voti che non avrà per la sua corsa ambiziosa a diventare Presidente del Consiglio. Ma stiamo pensando anche ad altro ”. Scelzi intanto ha scritto a Nichi Vendola e a Tommaso Fiore chiedendo la sospensioni degli ultimi atti sino al Consiglio Regionale in cui si discuterà l’emendamento e fa sapere: “il consigliere Mennea già si sta dando da fare in tal senso, oggi parte questa lettera – perché ognuno assumi le proprie responsabilità. Ognuno di noi deve assumere una posizione chiara, senza prendere in giro nessuno. Mi avevano detto “sì” che il percorso dev'essere e può essere bloccato solo a livello regionale, ma nessuno si deve nascondere dietro nessuno. Da ora in poi ad ogni livello posizioni chiare.Io ritengo averla assunta da diverso tempo - pur dopo aver vagliato, ascoltato, constatato. Prima di prendere la mia posizione
ho voluto ascoltare ed essere disponibile ad ogni confronto, ma ora basta a giochetti vari. E' giunto il momento della verità”. Il sindaco non esclude di convocare un Consiglio comunale o una assemblea con i cittadini, molti dei quali, a pari di altre città scippate del proprio ospedale da Nichi Vendola, chiedono di procedere con azioni di forza.