sabato 26 febbraio 2011

SANITÀ E RIFIUTI: SCANDALO E ARRESTI
SORPRESA? MICA TANTO

Ciclone improvviso? No, solo conferma della cronaca di questi ultimi anni ora ripercorsa negli atti giudiziari
GLI INTERROGATIVI
E le domande di questi anni irrompono con nuove ombre: quel sito sulla Murgia fu una scelta improcrastinabile della Regione?
UN FILO ROSSO PORTA A GROTTELLINE
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia è partita dopo le aggressioni al giornalista Di Palo messe a segno dal clan Dambrosio all’epoca del convegno sulla discarica a Spinazzola
di Cosimo Forina
Inchiesta sulla sanità pugliese: coinvolto il senatore del Pd Alberto Tedesco di cui si chiede l’arresto, il suo braccio destro Mario Malcangi arrestato. Ai domiciliari sono finiti Paolo Albanese, Diego Romano Rana (imprenditore), Giovanni Romano Garofoli (imprenditore), Guido Scoditti (direttore generale Asl Lecce). Interdetti: Alessandro Galasso e Antonio Acquaviva. A piede libero: Paolo Emilio Balestrazzi, Giuseppe Borracino, Rocco Canosa (direttore generale Asl Bat), Antonio Colella (funzionario Asl Bari), Carlo Dante Columella (imprenditore), Michele Columella (imprenditore), Rita Dell'Anna (funzionario Asl Lecce), Nicola Del Re (funzionario Asl Bari), Felice De Pietro (direttore amministrativo Asl Bat), Domenico Marzocco (imprenditore), Francesco Petronella (imprenditore), Vitantonio Roca (imprenditore), Elio Rubino (imprenditore), Francesco Sanapo (manager Asl Lecce), Tommaso Antonio Stallone, Filippo Tragni (funzionario Asl Bari), Antonio Decaro (ex assessore e capogruppo Pd alla Regione). Ciclone improvviso? “No”, solo conferma della cronaca di questi ultimi anni ora ripercorsa negli atti giudiziari, tanto dalla Procura ordinaria che da quella della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Si è quindi materializzato anche quel filo rosso che univa, facendo paura ed a volte ha forse ucciso, Spinazzola e Altamura che raccontava degli intrecci tra politica - affari- rifiuti, sfociato nell’inchiesta della sanità. A dare il via è stata l’aggressione, sfida di arroganza della criminalità, a danno del giornalista Alessio Di Palo, direttore di Radio Regio di Altamura. Avvenuta pochi giorni dopo la sua partecipazione, il 29 giugno 2006 al convegno contro la discarica da insediare a Spinazzola nella località “Grottelline ”, concessa il 28 aprile 2006 da Nichi Vendola all’Ati Tradeco-Cogeam. La prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia, Carlo Dante Columella indagato nell’inchiesta sanità come il figlio Michele e il cognato Francesco Petronella (questi ultimi due per gli appalti sullo smaltimento dei rifiuti ospedalieri - società Vi.Ri.) e la seconda, riconducibile alla famiglia della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che vede quale presidente del consiglio di amministrazione Cogeam e dell’Ati Antonio Albanese. L’inchiesta sulla Sanità pugliese è un terremoto nella Puglia di Nichi Vendola e gli inquirenti indicano a capo Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla sanità con le aziende di forniture mediche legate alla sua famiglia. Un vortice, come si apprende dalle intercettazioni: di affari, voti, appalti e forniture che sconcertano. La storia, quella della sanità malata, parte proprio dalla “lezione” al giornalista «reo» di denunciare dalla sua emittente, il malaffare nella sua città e gli intrecci tra mondo dei rifiuti e politica. A rilevarlo il gip De Beneditcs il quale ha accolto il lavoro dei pm Desireè Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia, nel suo provvedimento cautelare, che si apre con la genesi del sistema in uso presso l’assessorato alla sanità pugliese. A raccontare tutto agli inquirenti, uno dei due aggressori di Alessio Di Palo: Vincenzo Laterza, divenuto collaboratore di giustizia, vicino al boss Bartolo Dambrosio ucciso in piena Murgia, dopo che il suo sodale nell’aggressione al giornalista, Biagio Genco detto Gino, scomparve da Altamura probabile oggetto di lupara bianca da parte della stessa organizzazione di Dambrosio. Se gli inquirenti sono riusciti a mettere insieme il sodalizio di affari tra politica e imprenditori si deve a quelle rivelazioni e alle indagini meticolose partite dopo le costole rotte a Di Palo. Certo tutti sino a sentenza definitiva vanno considerati innocenti, ma ciò non impedisce di riflettere su quanto gli inquirenti sono riusciti mettere insieme. E le domande di questi anni irrompono con nuove ombre. «Il collaboratore Laterza riferiva di collegamenti tra attività delittuose del suo boss ed altre attività, apparentemente del tutto slegate, di alcuni imprenditori di quella città, tra i quali Carlo Columella». “Grottelline ”, allora, fu davvero scelta improcrastinabile come sosteneva la Regione?
Le due facce della sanità inchieste e chiusura di ospedali
Addentrandosi negli atti che hanno portato alle varie incriminazione, tra intercettazioni telefoniche,
ricostruzioni e dichiarazioni poste ai magistrati c’è davvero da restare sorpresi, ma non troppo.

AFFARI E APPALTI
Mentre si legge dell’allegra gestione del dominio della politica sugli appalti, dell’arroganza con cui si è giunti ad appropriarsi degli “affari” non si può far a meno di pensare a quel che in questi giorni va avvenendo sul territorio della Provincia di Barletta, Andria, Trani, in ragione della cancellazione di alcuni ospedali come quello di Spinazzola e Minervino Murge Dove la necessità del rientro della “spesa” ha posto in discussione il diritto alla salute e alla cura nel luogo più prossimo, colpendo inesorabilmente la fascia dei più debole come quella degli anziani o dove poco importa se un ambulanza per raggiungere il nosocomio più prossimo deve impiegarci ben 50 minuti a sirene spiegate.
IN COMMISSIONE
Tornano in mente le dichiarazione di Nichi Vendola all’audizione della Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti espresse all’inizio di febbraio: «La mafia non è più un problema territoriale e il ciclo dei rifiuti insieme ai sistemi di potere in sanità sono i luoghi di maggior capacità di drenaggio di risorse pubbliche e private. E’ una giostra di denaro di proporzioni ciclopiche e quindi sempre è attuale l’interesse delle organizzazioni criminali su questo terreno» .
VOTI, APPALTI E POTERE
Già. E il dato più esplicito è racchiuso nei tanti appalti che hanno creano un fiume di denaro a favore dei pochi. Mantenendo, secondo l’accusa, con abuso di ufficio, in regime di proroga servizi dal costo di centinaia di migliaia di euro per favorire gli amici dell’assessore Tedesco, il suo entourage da cui attingere voti. Voti, appalti e potere: una triade potentissima.
L’INCHIESTA
Il controllo della sanità porta voti. I voti portano al controllo della sanità. È uno degli aspetti messi in luce dall’inchiesta
LE PRESSIONI
Quando il dirigente non è ritenuto «affidabile»: il caso dell’ing. Vito Angiulli, capo area tecnologie dell’Asl della sesta Provincia
«Noi su Bat abbiamo delle prospettive»
Così parlò Mario Malcangi, braccio destro dell’assessore Alberto Tedesco
Il controllo della sanità porta voti. I voti portano al controllo della sanità. È un aspetto dell’inchiesta che viene esaminato in una parte dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe De Benedictis su richiesta dei pm di Bari, Desirè Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone. Un cortocircuito che riguarda anche la sesta Provincia. Mario Malcangi, 52 anni, di Corato, raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere, all’epoca di fatti contestati era capo della segreteria politica di Alberto Tedesco (ora è senatore, l’autorizzazione all’arresto è all’esame di Palazzo Madama). Malcangi incontra nel suo ufficio l’ing. Vito Angiulli, capo area tecnologie dell’Asl della sesta Provincia, ritenuto «non affidabile» e perciò tenuto per mesi a bagnomaria (era assunto a tempo determinato) e «stabilizzato» solo dietro promessa di cambiare aria. Malcangi dice all’imprenditore Diego Romano Rana (ai domiciliari), 52 anni, di Bisceglie: «Senti, e ora siccome sto aspettando Vito Angiulli, tu hai cose appese?». «Rana - scrivono i giudici - suggerisce di sollecitarlo a definire le sue questioni. Nell’occasione, riferendosi all’incontro avuto il precedente 24 settembre, in Bisceglie, con il direttore amministrativo dell’Asl Bat, Felice De Pietro, lo informa che costui aveva intenzione di sostituirlo con un altro di sua fiducia in quanto aveva appreso che il dirigente era legato alla corrente politica di Pina Marno».
Rana: «Tutte quelle cose, ah c’è un fatto, io quando ho parlato a Bisceglie con coso, con l’amministrativo e quello mi ha detto che questo (Vito Angiulli, ndr) qua si è fatto raccomandare dalla Marmo (all’epoca consigliere regionale Pd, ndr), e adesso fatemi capire, è vostro o è di quello? Ho detto: è della marmo e che cazzo c’entra la Marmo? Allora ha detto: - vabbè, io se non viene a fare l’atto di fede, io ovviamente sceglierò altre persone». Rana suggerisce a Malcangi di chiedere al dirigente Asl «se era ancora sua intenzione perorare i loro interessi o quelli legati alla corrente della Marmo».
Rana: «Quindi, quando viene gli devi dire: scusami, ma tu sei consegnato qua? E dì: sei consegnato qua o là? Se sei consegnato là, vai là!...Per capire! E gli dici che questo è andato a perorare la tua causa e io, che saresti tu, l’ho fermato dicendo: un momento, bello, bello, dobbiamo capire prima come stanno le cose, poi vai e gli spieghi qual è il ruolo del sottoscritto e quale potrebbe essere così. O SI ALLINEA PURE LUI OPPURE SCEGLIAMO ALTRE PERSONE, INSOMMA! ».
Osservano i giudici: «Malcangi rassicura il suo interlocutore, Rana, sull’esito dell’incontro che avrà con l’ing. Angiulli, affermando che costui è obbligato ad ottemperare alle loro richieste, in quanto è uno di quelli che è interessato alla stabilizzazione». Ancora. «La conversazione che segue - viene sottolineato nell’ordinanza - dimostra, senza ombra di dubbio, che le nomine del management sanitario sono finalizzate a favorire un sistema clientelare e lottizzatorio di appalti, in vista dell’acquisizione di varie utilità, nonché di consenso elettorale, in violazione dei doveri di imparzialità, trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione con conseguente sviamento da un corretto fine pubblico istituzionale. Difatti, al dirigente, dopo aver riferito che i nuovi direttori sanitari e amministrativi appartengono alla loro corrente politica, a nome dell’assessore, chiede di non intralciare la questione che riguarda la Siemens informatica».
Malcangi: «Ti ricordi quel paio di cose che ti dissi, la cosa della Siemens, l’informatica, pare che ci siano problemi, che stai a fare problemi risulta che... Ti risulta?
Angiulli, dirigente Asl: «Zero, anzi...io li tengo sempre in buona... Io l’ho sanato». Nel corso della conversazione, Malcangi chiede notizie a riguardo delle illazioni che lo danno vicino a Pina Marmo.
Malcangi: «Ma Pina Marmo ti sponsorizzando ad Andria di qualche cosa?». Il dirigente Asl risponde che è legato alla consigliera regionale sia per aver fatto parte in passato dello stesso partito, e cioè la Margherita, sia per il fatto che entrambi abitano ad Andria e che comunque lui si è sempre messo a disposizione delle loro volontà.
Il dirigente: «Io mi metto sempre a disposizione». «Malcangi - si legge nell’ordinanza - a tal proposito afferma che l’assessore Alberto Tedesco intende portare avanti, attraverso un sistema clientelare teso a favorire alcuni imprenditori della sesta Provincia, un progetto politico finalizzato alla nomina del presidente di quella Provincia della sua corrente».
Malcangi: «Noi su Bat abbiamo delle prospettive, perché se si verificano alcune condizioni...se si verificano alcune condizioni, probabilmente il candidato presidente del Partito democratico, potrebbe essere in quota Tedesco, punto. Ovviamente l’Asl diventa uno snodo per i prossimi cinque mesi...».
Quell’appalto che andava in regime di proroga
Così l’interrogatorio reso da l’ing. Vito Angiulli (persona informata sui fatti) alla pm Di Geronimo sul servizio di archiviazione, gestione e custodia della documentazione amministrativa e sanitaria della Asl. Società posta sotto la lente d’ingrandimento: la Prodeo dell’imprenditore Domenico Marzocco.
Pm Digeronimo: in quel periodo quali erano gli appalti o i bandi di gara a cui erano interessati a partecipare questi soggetti, se lo ricorda?
Dirigente Asl: Allora, per quanto riguarda…
Pm: se lo sa…
Dirigente: Immagino, alcuni li immagino. In primis, come lo ho detto, quello della Prodeo, perché è una gestione ormai scaduta da tempo, tra l’altro non vi era un titolarità da parte della Prodeo su tutta la Asl peer gestire l’archiviazione documentale.
Pm: Ma solo della Asl Ba/2?
Dirigente: Solo della Asl Ba/2
Pm:ma è stata estesa a tutta all’Asl ad un certo punto?
Dirigente: A un certo punto c’era una tendenza che volevano farlo, e poi via via si sono sempre tirati un po’ indietro. Ciò che è singolare è che i capitolati siano stati frequentemente sbagliati nella sostanza, cioè facilmente attaccabili, di modo che poi-
Pm: Prima lei ha parlato di bandi, di capitolati errati, ha detto che erano stati cambiati dei capitolati che sono stati ripetutamente sbagliati.
Dirigente: Si. No. Io questo lo so per conoscenza all’interno della Asl. L’Asl è un luogo in cui si vedono le cose, no?
Pm: A che si riferiva
Dirigente: Alla parte di archiviazione ottica dei documenti alla Prodeo, cioè c’erano costantemente una serie di errori, che peraltro….
Pm: Qual era la situazione della Prodeo con riferimento a quella attività?
Dirigente: A quale attività?
Pm: Aveva un appalto? Andava in regime di proroga?
Dirigente: In regime di proroga, si.
Scheda
Nord Barese così l’inchiesta

Così il filone Nord Barese dello scandalo pugliese sulla Sanità.
Mario Malcangi, 52 anni di Corato, capo, all’epoca dei fatti, della segreteria politica di Alberto Tedesco, è agli arresti in carcere. Ai domiciliari gli imprenditori di Bisceglie Diego Romano Rana, 52 anni, e Giovanni Leonardo Garofoli, di 66. Tra gli indagati a piede libero, Giuseppe Borracino, 63 anni, funzionario Asl di Barletta, Domenico Marzocca, 61, Vitantonio Roca, 63, di Bisceglie; gli altamurani Carlo Dante Columella, di 67, Michele Columella, 44; Francesco Petronella 54 anni,il direttore generale e il direttore amministrativo della Asl Bat, Rocco Canosa, 61 anni (per cui era stato chiesto l’arresto) e Felice De Pietro, 61.

domenica 20 febbraio 2011

SPINAZZOLA: LA CITTÀ SI PREPARA AL RINNOVO DEL CONSIGLIO COMUNALE
Via alle prime consultazioni per le elezioni amministrative
Fermento nelle coalizioni per individuare i candidati-sindaci
di Cosimo Forina
Cominciate le varie consultazioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, data non certa, ma sembra entro la metà di maggio. Tra riunioni permanenti di partito e quelle dei carbonari, ovvero di ispirazione risorgimentale, la sera la città sembra più svuotata del solito. E forse lo è, perché mentre la politica affila le armi per accaparrarsi la gestione della città, molti altri giovani hanno lasciato il paese e con loro interi nuclei famigliari. Prima del “Toto” candidato sindaco, prematuro per i nomi, c’è quello della quantità delle liste che entreranno in campo. C’è chi parla di: due, tre, quattro e chi addirittura cinque liste. Gli aspiranti consiglieri, assessori e sindaci sembrano non mancare. Gran lavoro a chi toccherà far conoscere il loro profilo. Anche se in vero questa campagna elettorale, diversa dalle altre, aldilà degli schieramenti e raggruppamenti, si distinguerà per contenuti. E la ragione è tanto semplice come evidente: da una parte potrebbero esserci quelli che puntano alla salvaguardia dell’ambiente e alla valorizzazione delle peculiarità della città, nonché per la loro conservazione, dall’altra al suo uso, per quella ricaduta di psudo economia che finisce per rimpinguare, specie con l’assalto delle rinnovabili, le tasche dei pochi. L’orda per le rinnovabili, scampato il pericolo petrolio, specchi e pali eolici, unitamente alla questione mondezza, discarica “si”- “no”, sono il vero banco di prova. A cui si aggiunge il dover lavorare per evitare un ulteriore isolamento della città. Si legga questione ospedale, che oltre a scippare il diritto alla cura e alla salute, di fatto isola, con la chiusura del nosocomio ulteriormente la città dal territorio. Banco di prova del rispetto dei cittadini è dato dall’amministrazione uscente, sia di maggioranza che di opposizione, per via della consultazione referendaria: se lasciare o meno la Puglia ed entrare in Basilicata. Ben 746 cittadini hanno attivato lo Statuto e per quanto già qualcuno scalpita contro l’iniziativa, il Consiglio Comunale dovrà pronunciarsi anche per evitare ricorso al Prefetto. Quindi, anche qui in prossimità della campagna elettorale per il rinnovo dell’esecutivo e massima assise, si dovrà far sapere da parte di tutte le forze politiche e non, se il referendum deve continuare il suo iter, complesso, ma percorribile, oppure fermarsi per la volontà di pochi in ragione del loro temporaneo ruolo di amministratori. Bella scommessa. Si rischia di giocarsi la faccia e i consensi. Cosa uscirà fuori dai manovratori dell’aggregazione e quale futuro programma per la città. C’è da attendere, ma ogni indiscrezione non mancherà di fare notizia.

giovedì 17 febbraio 2011

SPINAZZOLA
PIANO SANITARIO CONTESTATO
ESPOSTO ALLA PROCURA

Inviato dal Comune un fascicolo in Procura per comprendere se vi sia stata o meno interruzione di pubblico servizio Ospedale, città in fuga dalla regione Puglia Incontro del «Gruppo d’azione» con il presidente della Basilicata
di Cosimo Forina
Dopo il ricorso al Tribunale amministrativo regionale avverso la delibera di giunta regionale che il 15 dicembre 2010 ha approvato il regolamento della rete ospedaliera della Regione con cui si chiudeva, tra gli altri, anche l’ospedale di Spinazzola, depositato un copioso fascicolo alla Procura della Repubblica di Trani. Il Comune con l’esposto vuol comprendere se da parte della Asl Bt vi sia stata o meno interruzione di pubblico servizio, in seguito a decisioni reiterate con diverse disposizioni che hanno portato alla sospensioni di ricoveri e prestazioni per presunti lavori mai iniziati, nello specifico negli ambienti che ospitano la radiologia.I due provvedimenti a tutela per la città per non vedersi negato il diritto alla salute, contestano tanto gli atti della Regione quanto quelli della Asl Bt ed erano stati richiesti nel consiglio comunale del 2 febbraio dal “Gruppo di Azione pro ospedale”. Promotore tra le altre iniziative della richiesta di una consultazione referendaria finalizzata al divorzio di Spinazzola dalla Puglia per l’annessione in Basilicata. Proprio per non perdere ulteriore tempo il «Gruppo d’azione» dopo aver depositato ai sensi dello Statuto la proposta di delibera accompagnata da 742 firme di elettori, autenticate dalla stesso sindaco Carlo Scelzi, primo firmatario del referendum, ha chiesto al primo cittadino di indire il Consiglio Comunale monotematico per attivare tutte le procedure previste dall’ar t.132 della Costituzione disciplinato dalla legge 352/70. Nel contempo il «Gruppo di azione» si è attivato per ottenere un appuntamento con il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, per esporre le attinenze della città di Spinazzola con la Lucania, di cui un tempo era già parte integrante. «Il referendum, dicono dal “Gruppo di Azione” non è una boutade o una provocazione, vogliamo portare al vaglio dei cittadini questo quesito: “Volete che il territorio di Spinazzola sia separato dalla Regione Puglia per entrare a far parte integrante della Regione Basilicata?” e siamo pronti alla campagna referendaria certi di ottenere il 50% più uno dei “Si” dei cittadini di Spinazzola». Intanto sul fronte «ex» ospedale, più o meno niente di nuovo, tranne che, come fanno sapere alcune pazienti: «non è possibile prenotare all’interno della Asl l’esame di mammografia». Una delle macchine per questa importante indagine per la lotta ai tumori si trova proprio a Spinazzola con la spina staccata, in quella radiologia dove il lavori dovevano iniziare il 27 dicembre e concludersi il 15 febbraio. Altro aspetto significativo è quello che sta avvenendo per eseguire esami o ricoveri in ospedale. Orbene non pochi spinazzolesi preferiscono di già rivolgersi per le proprie necessità alla vicina Basilicata, all’ospedale di Venosa, città che dista da Spinazzola solo 23 Km, piuttosto che con disagio, spesso con ventura raggiungere, per i pochi mezzi pubblici a disposizione, i nosocomi di Canosa, Andria o Barletta. A Venosa l’accoglienza e la professionalità prevalgono sulle polemiche. Nichi Vendola appare sempre meno l’interlocutore degli spinazzolesi, un governatore che preferisce non confrontarsi con i cittadini. I quali ora più determinati che mai sembrano sbattergli la porta in faccia senza concedere appello..
La scheda
Le tappe della chiusura

I NUMERI
1994: i posti letto sono 74;
2002: salgono a 84;
2003: con il Piano Raffaele Fitto scendono a 47;
2010: la scure del Piano di riordino sanitario di Nichi Vendola li azzera.
LE DATE
23 dicembre 2010

il Direttore Medico del P.O. Canosa- Minervino- Spinazzola Dott. Vito Campanile comunica la sospensione temporanea prestazioni di Radiologia e di Ecografia «A causa dei lavori di adeguamento alle norme antincendio». Si mantengono i ricoveri di lungodegenza e vengono bloccati solo quelli urgenti e acuti.
30 dicembre 2010
Il direttore sanitario Francesco Polemico sospende tutti i ricoveri. La soppressione dei reparti di medicina e di Lungodegenza con interruzione dei ricoveri al 31 dicembre, procrastinabile al 10 gennaio 2011, e dimissioni dei degenti entro il 15 febbraio 2011.
Gennaio 2010
Vengono presentati emendamenti in III Commissione Sanità della Regione per salvare l’ospedale di Spinazzola e Minervino dal consigliere Ruggiero Mennea del Pd, recepiti dal Consiglio Comunale di Spinazzola, conferenza dei Sindaci della Provincia Barletta- Andria-Trani, Commissione Sanità della Provincia, Consiglio Provinciale Barletta-Andria-Trani
4 febbraio 2011
La Terza Commissione approva il Piano di Rientro
7 febbraio 2011
Il Consiglio Regionale approva il Piano di Rientro.
17 Febbraio 2011
I lavori a radiologia non sono mai iniziati, l’ospedale è di fatto chiuso, il Comune di Spinazzola ha presentato un ricorso al Tar ed un esposto alla Procura della Repubblica
L’INIZIATIVA
PREVISTA OGGI UNA ASSEMBLEA PUBBLICA, ALLE 18, NELLA PALESTRA DELL’EX LICEO

E Minervino protesterà davanti al palazzo regionale
di Rosalba Matarrese
Si sveglia la comunità minervinese per scongiurare la chiusura del presidio ospedaliero. Dopo mesi di mobilitazione, iniziative, manifestazioni nella vicina Spinazzola, anche Minervino prende coscienza della situazione dell’ospedale dopo l’approvazione del piano di riorganizzazione sanitaria pugliese. Si sta mobilitando soprattutto il «Comitato per la salvaguardia dell’ospedale» che preannuncia iniziative eclatanti, tra cui lo scendere in piazza davanti al Palazzo della Regione per manifestare contro la giunta Vendola. Intanto Giuseppe Renna e Antonio Gallucci – a nome del comitato – hanno preso carta e penna ed inviato una lettera aperta a tutte le associazioni e a tutti i rappresentanti della società civile. La nota è stata inviata pure al commissario prefettizio Nicola Covella, ai consiglieri provinciali Michelangelo Superbo e Luigi Roccotelli e a tutti i segretari di partiti e movimenti politici. Nella nota si invitano esponenti politici e di partito a partecipare ad un dibattito in programma oggi nel centro murgiano (alle 18 presso la palestra ex liceo). Insomma un incontro pubblico per discutere della spinosa questione “sanità” e per programmare le prossime iniziative contro la chiusura. «Gli ultimi avvenimenti sulla sorte del nostro ospedale – scrivono Gallucci e Renna – a seguito del piano di rientro e di riordino della Regione, stanno dando il definitivo colpo di grazia al nostro paese. La cosa che più ci amareggia è la constatazione di sentirci soli nel nostro impegno per salvare il diritto alla salute e ai servizi sanitari essenziali, di tutti e soprattutto dei più deboli. Ci chiediamo con insistenza come mai coloro che ci hanno rappresentato
Istituzionalmente fino a dicembre (l’amministrazione di centrodestra guidata dall’ex sindaco Roccotelli ndr) le associazioni di varia natura, coloro che assistono i cittadini nella difesa dei loro diritti, non hanno tentato nulla di risolutivo, visto la situazione che ci troviamo ad affrontare e il blocco dei ricoveri? Sappiano bene che non è né la carica istituzionale, né l’associazionismo a spingerci alla responsabilità, ma la presa di coscienza civile che si impegna e ci spinge a difendere i
diritti di tutti i cittadini minervinesi. Per questo invitiamo rappresentanti di partito, di associazioni e politici ad essere a nostro fianco nell’incontro pubblico previsto per oggi».

giovedì 10 febbraio 2011

SPINAZZOLA
STRANA E PARADOSSALE VICENDA

Sei giorni d’attesa per una sepoltura
La vicenda finirà davanti al giudice il 16 febbraio
di Cosimo Forina
“Chi muore giace e chi vive si da pace”, questo antico detto popolare non ha trovato sin ora mai accezione, tranne che a Spinazzola e per tutte e due le parti in causa. La prima: la defunta, è stata tenuta per sei giorni, sotto chiave, nella sua bara, nella camera mortuaria del cimitero. La seconda: un figlio affranto dal dolore, si è visto negare la possibilità di tumulare, se pur temporaneamente, il proprio congiunto a fianco all’altro suo genitore in una cappella del locale cimitero, perché privata. Per questa diatriba, è stata fissata una udienza dinanzi al Tribunale di Trani sede distaccata di Canosa di Puglia il 16 febbraio 2011. Nelle missive intercorse tra lo studio legale e gli uffici del Comune, i toni del “burocratese” si scontrano contro una logica che respinge l’imposizione che sembra volere affermare: “se a Spinazzola non compri il loculo nel condominio del Comune, il tuo congiunto resta all’obitorio”. Ecco la storia. Due giorni dopo il decesso a esequie avvenute il legale della famiglia invia un fax al Sindaco, al responsabile dell’ufficio tecnico di Spinazzola e al comandante dei Vigili Urbani, intimando la tumulazione in un loculo messo a disposizione “per pia carità cristiana e per ragioni affettive” da altra famiglia. Dall’ufficio tecnico, rispondono che la tumulazione non può aver luogo perché: “ l’uso del loculo in tale manufatto non risulta essere nella disponibilità dell’Ente rientrando in un manufatto privato. L’Ente può autorizzare le tumulazioni solo previa concessione di loculo comunale, ovvero autorizzazione inumazione solo previa concessione di fossa, in campo di inumazione, in caso di dimostrata indigenza del soggetto richiedente”. In buona sostanza devi comprarti il loculo, pagare 2.300euro, altrimenti finisci sottoterra. E mentre la salma resta nell’obitorio, sempre chiusa a chiave, si aprono le interpretazioni del benedetto art.93 del Dpr 295/90, che in vero concede proroga ai proprietari di loculi di concedere ad altri l’uso se vi sono stati tra le parti particolari legami. Ed è questo il caso. Tra l’altro confermato e sottoscritto agli uffici comunali, non una, ma con due lettere della proprietaria del “manufatto” (come lo chiamano dal Comune), in cui si descrivono persino le ragioni di questo legame. Vero è che il marito della defunta è in quella cappella sin dal 1984. Ma non basta. Il desiderio di ricongiungere i due genitori sfuma anche perché pur volendo, il Comune non dispone al momento di nuovi loculi attigui ne tanto meno di area cimiteriale dove costruire una cappella privata, ma anche perché come si è letto, viene negata la possibilità della tumulazione nel sarcofago posto a disposizione da altri. Le notti che accompagnano il lutto diventano per questo figlio, non solo insonni, ma drammaticamente piene di angoscia: “mia madre è in quella stanza (l’obitorio ndr) chiusa a chiave e non posso nemmeno piangerla come vorrei, deporre un fiore”. Gli amici decidono di far fronte all’acquisto di un loculo temporaneamente, almeno sino a quando quei due genitori non avranno la possibilità di essere ricongiunti. Ulteriore colpo di “grazia” arriva però dal Comune che fissa in 48 la scelta o di comprare il loculo o far finire la defunta nella fossa. Lo sbando, l’angoscia, portano a firmare il contratto per 2.300euro. Poi la tumulazione. Tutto concluso? “Niente affatto, avverte il legale, impugneremo quella vendita per la condizione nella quale l’acquirente è stato “costretto” a sottoscriverlo”. Ma perché a Spinazzola anche morire è cosi difficile?

venerdì 4 febbraio 2011

IL PIANO DI RIENTRO BENI COMUNALI A RISCHIO
In arrivo una interrogazione del consigliere
regionale Pd Mennea, sulle proprietà
comunali che la Regione ha cartolarizzato
Esposto alla Procura per lo stop ai ricoveri
La decisione adottata del consiglio comunale

Su richiesta del “Gruppo d’azione pro ospedale” il consiglio comunale riunitosi in seduta monotematica ha dato mandato all’ufficio legale del Comune di «inoltrare, ove ricorrano i presupposti: un esposto alla Procura della Repubblica di Trani per interruzione di pubblico servizio da parte della Asl Bt, di disporre come avvenuto in altre città dove sono stati cassati dal piano di rientro regionale gli ospedali, un ricorso al Tar sugli atti della Regione». Incassato dalla città l’impegno di un’interrogazione da parte del consigliere regionale del Pd Ruggiero Mennea, intervenuto durante l’assise cittadina, sulle proprietà del Comune di Spinazzola, frutto di donazioni di cittadini, che la Regione ha cartolarizzato per ripianare la voragine della sanità. Le istanze del “Gruppo d’azione pro-ospedale” sono state recepite e messe ai voti dai consiglieri: Benedetto Silvestri Vigilante (Pdl) e Franca Carbone (Idv). Hanno votato favorevolmente: il sindaco Carlo Scelzi e la sua maggioranza con la sola astensione del consigliere Luigi D’Amelio, il rappresentante dei Verdi Giuseppe Tarantini, per l’Udc, Nicola Di Tullio; non ha partecipato al voto, allontanandosi, il consigliere socialista Giovanni Orlandino. Animoso sin dalle prime battute, il consiglio comunale ha visto contrapporsi maggioranza e minoranza. Il Pd ha dato lettura di un documento nel quale ha ripercorso le sue azioni a sostegno dell’ospedale, ritenute dalla opposizione tardive ed infruttuose. Il gioco delle responsabilità si è protratto con toni accessi sino all’intervento dei rappresentanti del “Gruppo D’Azione”. I quali hanno avanzato le loro richieste in difesa del diritto alla salute dei cittadini. Nell’ordine è stato evidenziato che la Asl/BT in data 27 dicembre preannunciava lavori nella radiologia, ad oggi non iniziati, e che questi si sarebbero dovuti concludere entro il 15 febbraio. Tali supposti lavori hanno portato la Asl/Bt ad interrompere non solo le prestazioni ambulatoriali, creando disagio nei cittadini, ma anche i ricoveri di pazienti acuti ed urgenti. È stato chiesto di far luce sui beni che erano presenti nell’ospedale di Spinazzola poi trasferiti in altri nosocomi, pare senza nemmeno verbali di consegna come ferri operatori e alcuni macchinari. Fatti emersi durante una visita ispezione dell’on. Pierfelice Zazzera (Idv). Ed ancora: perché non è stato possibile per giorni procedere alla prenotazione delle mammografie nella Asl/Bt, quando invece, una delle macchine a cui è stata semplicemente staccata la spina si trova proprio nell’ospedale di Spinazzola, in quelle stanze di radiologia dove i lavori non vengono eseguiti. L’eventuale esposto permetterà alla Procura di entrare nel merito di tutti i lavori di ristrutturazione in corso da un anno sulla struttura di Spinazzola, il cui costo si aggira intorno ad un
milione di euro. Il «Gruppo d’azione» a cui tutte le forse politiche hanno espresso ringraziamento per le iniziative di sensibilizzazione e di lotta (tra cui anche il referendum per lasciare la Puglia ed entrare in Basilicata, che presto sarà formalizzato per il passaggio in consiglio comunale) ha evidenziato la necessità di ottenere una proroga sulla sospensione dei ricoveri nell’ospedale di Spinazzola, disposta dal 10 gennaio, almeno sino a quando il Piano di riordino ospedaliero, che definirà il nuovo ruolo del nosocomio non sarà definitivamente approvato. Di tale esigenza già evidenziata alla Regione dal sindaco Scelzi con due lettere e un telegramma, si è fatto carico il consigliere regionale Mennea autore degli emendamenti a favore degli ospedali di Spinazzola e Minervino. Non per ultimo, l’invito, sempre da parte del “Gruppo d’azione” a Mennea di farsi portavoce alla Regione che chiede sacrifici ai cittadini: “lacrime e sangue” di non rinnovare incarichi a direttori generali che risultano a vario titolo indagati dalle Procure.
Scheda
Il continuo svuotamento della struttura ospedaliera

L’ospedale di Spinazzola in poco più di dodici anni è passato da riferimento a lussuosa scatola vuota.
Nel 1999 i posti letto distribuiti tra area medica e chirurgica erano 74, cresciuti nel 2002 a 84 con l’aggiunta della psichiatria.
Il declino parte con la perdita dell’autonomia, anno 2003. Spinazzola diventa articolazione di Canosa, a deciderlo il presidente della Regione, centrodestra, Raffaele Fitto, posti letto superstiti 47. E’ il periodo della fuga delle professionalità, ad andar via medici ed infermieri.
Colpo di grazia: dicembre 2010, a firma del governatore di centrosinistra Nichi Vendola. L’ospedale perde il suo codice ed i posti letto vengono azzerati,. L’attenuante: “la legge nazionale impone la chiusura di tutti gli ospedali al di sotto dei 52 posti letto”. Quello che si prospetta per Spinazzola è un insieme di ambulatori, un modulo di RSA e due posti di osservazione breve intensiva presso il punto di primo intervento. Tanto si legge nelle disposizioni del 30 dicembre del direttore sanitario dr. Francesco Polemio, oltre alla postazione 118 medicalizzata. Quest’ultima non una concessione, ma già esistente.