mercoledì 16 marzo 2011

AFFARE RIFIUTI L’OMBRA DEL MALAFFARE DA TUFARELLE A GROTTELLINE
Al centro della vicenda la contestata gestione dei rifiuti nella discarica canosina alla prospettata realizzazione di altri due siti
IN CORTE DI CASSAZIONE
Sulle otto condanne inflitte dalla Corte di Appello di Bari è atteso il giudizio della Corte di Cassazione Una discarica, due sentenze
PROCESSO ALLA «COBEMA» DI CANOSA, PRIMA LE ASSOLUZIONI POI LE CONDANNE
di Cosimo Forina
Chi ha seguito l’udienza preliminare per la discarica “Cobema” di Canosa, in cui vennero assolti
tutti gli imputati dal giudice Teresa Giancaspro ricorderà bene l’incredulità per la sentenza basata
principalmente sulla conoscenza della copiosa documentazione frutto del lungo lavoro degli inquirenti. Così come a venir meno per quella assoluzione, l’aspettativa, tanto dei movimenti che dei cittadini di Canosa, come della Asl che con l’allora direttore generale Maurizio Portaluri si era costituita parte civile. A Canosa si è cercato e si continua a cercare tutta la verità dell’eventuale influenza sull’ambiente e sulla salute per le discariche presenti sul territorio. Un bisogno di consapevolezza scevra di allarmismo criminalizzante frutto di ambientalismo estremo.
L’assoluzione, che in fondo aveva esorcizzato le paure della gente, rispettata in ragione di quelle che erano state le convinzioni del giudicante. Ma che non hanno potuto impedire, come di fatto è successo, altre convinzioni, quelle opposte, del pm Michele Ruggiero della Procura di Trani il quale
aveva seguito ogni fase dell’indagine fino a dirsi convinto della necessità di formulare appello.
Quella sentenza di assoluzione “Cobema”come è noto è stata ribaltata dalla Corte di Appello di Bari ed a essere condannati con pene variabili tra un anno e sei mesi e un anno e venti giorni sono stati in otto: Carlo Dante Columella, il figlio Michele, Lucia Castoro, Vincenzo Fiore, Carmine Carella, Raffaele Crivelli, Francesco Petronella e Giuseppe Calia. Altri magistrati sicuramente, quelli della Cassazione, dipaneranno tutti i dubbi sulla diversa interpretazioni dei fatti che ha portato ad un giudizio discordante ponendo forse la parola fine a questa pagina della storia di Canosa. Il riflesso di quell’intricata vicenda ebbe grande eco sino a Spinazzola dove parte degli stessi personaggi ora condannati, si apprestavano a gestire altre due discariche nella località “Grottelline”, una privata e una pubblica del Bacino Ba/4 200mila abitanti. E questo perché nell’ordinanza di arresto all’epoca emessa dal Giudice per le indagini Preliminari Roberto Oliveri del Castillo sul pericolo di reiterazione del reato veniva indicata proprio Spinazzola come luogo in cui questo sarebbe potuto accadere. Quello che qui però si vuole sottolineare non è la storia nota, ma quella emersa dalle indagini recenti della direzione distrettuale antimafia di Bari, pm Desirèe Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia, i quali hanno portato il gip del tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis a richiedere per l’ex assessore alla sanità Alberto Tedesco, oggi senatore del Pd, l’arresto per lo scandalo santità e rifiuti in Puglia. Una indagine che ha come genesi l’aggressione subita il 4 luglio 2006 dal giornalista Alessio Dipalo direttore di Radio Regio di Altamura, intervenuto il 29 giugno 2006 ad un convegno contro la discarica di Spinazzola da ubicare a Grottelline. A raccontare tutto, con novizia di particolari, uno dei due aggressori del giornalista, Vincenzo Laterza diventat o collaboratore di giustizia, l’altro Biagio Genco detto Gino è scomparso per un caso di lupara bianca. Il legame tra Tedesco e i Columella e la Tradeco di Altamura è emerso in diverse circostanze tanto da creare diversi filoni di indagine, vuoi per gli appalti sui rifiuti ospedalieri affidati alla società Vi.RI, sempre dei Columella, voi per l’attenzione disponibilità dei Columella nel sostegno elettorale ed economico di Tedesco, così come copioso è il filone sanità. Tra i vari dialoghi recepiti dagli inquirenti, i quali hanno ricostruito l’intreccio d’interessi ed “amicizia” c’è ne uno legato all’assoluzione degli attori della Cobema che obbliga quanto meno alla riflessione. Chi era nel tribunale a Trani il giorno dell’udienza preliminare ricorderà il volto deluso e scuro del pm Michele Ruggiero che aveva visto crollare del tutto il suo impianto accusatorio frutto del lavoro, in particolare, dei carabinieri del Noe di Bari.
LA TELEFONATA FRANCESCO PETRONELLA COMMENTA LA SENTENZA DI PRIMO GRADO CON ALBERTO TEDESCO
«Una buona notizia sono stati tutti assolti»
Alle ore 14.03 del 4 marzo 2008 Francesco Petronella, cognato di Carlo Dante Columella, nonché legato alla Vi.Ri, chiama l’assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco, al quale riferisce che gli imputati del processo “Cobema”, che vedeva coinvolto tutto il vertice della Tradeco, erano stati assolti.
Interlocutori:
Francesco Petronella – Alberto Tedesco.
Tedesco : che è successo?
Petronella : Alberto, ti volevo dare una notizia buona, tutti assolti.
Tedesco : ah benissimo, perfetto.
Petronella : Tutti assolti, quando ci sentiamo?
Tedesco : eh, io per il momento non ho buone notizie da altri
Petronella : ah puttana troia!
Tedesco : ci sentiamo più tardi, ci sentiamo pi|
Petronella : ciao Alberto.
Tedesco: ciao Franco, dai un bacio a Carlo (ndr. Carlo Columella) ciao.
Petronella : Ok ciao.
Da giorni il senatore Alberto Tedesco è impegnato con le sue memorie presso la giunta dell'immunità per contrastare invocando il «fumus persecutionis» l’autorizzazione all'arresto richiesta dal giudice per le indagini preliminari di Bari, Giuseppe De Benedictis, che incontrerà nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità-rifiuti. «Indagine nei miei confronti, ha affermato il senatore, senza elementi di fondatezza e oggettivamente persecutoria».

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