sabato 24 settembre 2011





SPINAZZOLA AZIONE DELLA FLAI-CGIL PER DENUNCIARE IL LAVORO NERO IN CAMPAGNA
Blitz dei sindacati, tensione tra i lavoratori irregolari

COSIMO FORINA
Tentativo di dialogo, attimi di incomprensione, tensione per la presenza delle telecamere. La Flai-Cgil con una nutrita delegazione ha incontrato i lavoratori immigrati che si sono accampati in una masseria abbandonata in agro di Spinazzola. Un centinaio di uomini costretti ad una condizione estrema, di stenti, che in questi giorni sono arrivati per la raccolta del pomodoro. Uno spaccato di umanità dolente che la “Gazzetta” ha fatto emergere per le estreme condizioni di disagio in cui vivono: «Senza acqua potabile, in tende o baracche rifugio, in oltre cento e forse più che si sono divisi gli spazi disponibili raggruppandosi, quasi a darsi forza, per nazionalità di provenienza. Unico luogo in comune: il punto della preghiera segnato da un copertone posto in direzione della Mecca e da alcuni fogli di cellofan su cui inginocchiarsi dopo essersi tolti le scarpe. C’è dignità in tutti, dicono di dover restare ancora per pochi giorni, forse una settima, due, e poi ripartire li dove le loro braccia sottopagate sono ricercate per la raccolta di altre colture. Nella delegazione che accompagna il segretario della locale Cgil Domenico Gugliemi e Franco Raimo, anche Giuseppe Delionardis del regionale e Gino Rotella segretario nazionale della Flei-Cgil. Difficile trovare subito la sintonia del dialogo, forse la presenza dei giornalisti fa troppo frastuono e questa gente non ha più fiducia in nulla se non nelle proprie braccia. In quella forza che li rende immuni da una condizione inaccettabile. Quando capiscono che di fronte a loro c’è il sindacato qualcuno finalmente inizia a parlare e racconta. Uno di loro (cui attribuiamo il nome casuale di Riccardo), descrive: «Sono arrivato da Vicenza e sono qui da un mese. Vi ringraziamo del vostro interessamento, ma noi tra un po’ di qui andremo via. Tutto quello che potete fare per noi è ben accettato. Qui c’è gente che lavora e altri no, non c’è lavoro per tutti e c’è chi non può mangiare» . Alla domanda di Gino Rotella se ci fossero caporali Riccardo prosegue: «A chi ci accompagna sui campi diamo cinque euro e noi ne prendiamo tre e mezzo a cassone». Rotella chiede ancora: «E quanti ne riesci a fare: due, massimo tre, quindi lavori solo per il caporale? Lo sai che per legge il trasporto è a carico dell’impresa che ti fa lavorare nei campi e di quanto è realmente la tua giornata lavorativa?» Riccardo sorride, Delionardis si offre di far giungere nell’accampamento un camper di Amnesty International con medici che possono dar loro cura e assistenza, ma poi il dialogo è interrotto da altri che dicono di non gradire la presenza dei giornalisti e minacciano di rompere le autovetture se non vanno via. In quelle “minacce”, si coglie spavalderia e solo paura. Paura di essere cacciati da quel girone dell’inferno che è il campo improvvisato di Spinazzola. Nella delegazione anche l’assessore del Comune Giuseppe Blasi e Orazio Vitti che come gli altri si chiedono cosa in concreto si può fare per questa gente, perché la coscienza dall’interno martella la mente e non lascia scampo. Gino Rotella denuncia ai giornalisti: «Spinazzola è una delle situazioni che stiamo monitorando a livello nazionale. La maggiore imputabilità di questa situazione è delle aziende agricole responsabili di far vivere queste persone in questa precarietà. L’Italia paese tra i più civili del mondo si presenta in questo modo, con l’assenza totale dello Stato. A Nardò siamo riusciti a creare maggiore condizione di dignità, ma è tutto difficile perché questi uomini vivono di patimenti e di ricatti». Qualche chilometro per una sosta al Centro di identificazione ed espulsione, chiuso ed inutilizzato. Forse questi lavoratori potrebbero trovare alloggio temporaneo qui, ma la gestione è del Ministero dell’Interno ed è difficile avere in pochi giorni un permesso. Altra idea, utilizzare il carcere svuotato di Spinazzola, ma in quali condizione è stato lasciato dopo lo smembramento? Idee, ricerca di risposte, ipotesi. Intanto le minacce verso i giornalisti aumentano: forse un irregolare se non il caporale rimprovera altri extracomunitari di aver parlato. Cogliamo un’ultima frase: «In molti dicono di volerci aiutare, ma alle parole non sono giunti i fatti». Cala notte nella masseria, i fuochi che danno luce, sono accesi per preparare un fugace pasto. Domani se non piove forse ci sarà lavoro. Tre euro e cinquanta per ogni cassone, cinque per giungere nel campo con il caporale, senza il quale non ci sarebbe speranza neanche per mangiare

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