lunedì 31 ottobre 2011

Siamo giunti alla terza puntata di “Spinazzo Nius” il nostro modo di raccontare gli avvenimenti della città anche per immagini che vi invitiamo a seguire su http://www.spinazzolaonline.it/
Attendiamo i vostri commenti e suggerimenti
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lunedì 24 ottobre 2011

IL CASO
UNA STORIA INCREDIBILE
RISORSE A PERDERE
L’Istituto penitenziario che ospitava detenuti sex offender è costato circa otto miliardi di vecchie lire
Spinazzola, paradosso del carcere con beffa
La struttura fu chiusa perché mancavano 12 guardie

di COSIMO FORINA
L’Istituto penitenziario di Spinazzola costato circa otto miliardi di vecchie lire, specializzato in detenuti «sex offender» è stato chiuso per l’impossibilità di trovare 12 uomini con cui incrementare il personale portandolo da 22 a 34, con i quali la struttura avrebbe potuto ospitare ben oltre 100 reclusi. Ad affermarlo il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, nella risposta data all’interrogazione sul carcere di Spinazzola presentata dai Radicali eletti nel Partito democratico, prima firmataria l’on.Rita Bernardini. Il sottosegretario Caliendo ha spiegato che la proposta della cessazione per “antieconomicità” era giunta al ministro Angelino Alfano firmatario del decreto di chiusura lo scorso 16 giugno, dal provveditore regionale Giuseppe Martone al quale era stato dato compito di recuperare il personale necessario al rilancio dell’Istituto. Ed invece questi ha promosso la chiusura del carcere avallata dal capo dipartimento Franco Ionta. Al momento della cessazione i detenuti reclusi erano 35. Il conto economico presentato dal dipartimento e dal provveditore ha prevalso rispetto alla conduzione di un carcere definito modello e in cui erano in corso progetti di formazione finalizzati al reinserimento sociale e contro la recidiva dei detenuti per reati sessuali. Tra l’altro interamente pagata dalla Asl della sesta Provincia. Esperienza unica in Italia, così importante che era stata portata attraverso una audizione della direttrice del carcere Mariella Affattato all’attenzione della Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta dall’on. Leoluca Orlando. La “Gazzetta” ha seguito dall’agonia alla chiusura questa struttura. Due le notizie che in questi giorni fanno riflettere e che sembrano confermare che le ragioni della fine del carcere di Spinazzola siano state alquanto insensate e ad oggi non ancora chiare. La prima: è di prossima apertura il carcere a Gela (Sicilia) capienza 94 detenuti. Come detto per portare ad oltre cento i detenuti nel carcere di Spinazzola sarebbero bastati altri 12 uomini. Orbene per aprire il carcere di Gela lo stesso capo dipartimento Franco Ionta ha previsto un totale di 62 uomini di cui: 5 ispettori, 7 sovrintendenti, 50 agenti/assistenti due le donne. In buona sostanza quando si vuole, anche con atto di imperio, le strutture si aprono anziché chiuderle come si è scelto di fare a Spinazzola, un carcere ora divenuto una cattedrale nel deserto. Seconda nuova notizia: mercoledì 26 ottobre 2011, alle ore 14.15 Franco Ionta verrà ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari regionali. Sarebbe interessante se l’on. Orlando e gli altri componenti della Commissione chiedessero a Ionta che fine a fatto fare alla sperimentazione contro la recidiva in corso nel carcere di Spinazzola, da loro in audizione applaudita e di cui hanno richiesto relazioni continue mostrando grande interesse. Ancora qualche quesito. Il consigliere regionale Ruggero Mennea (Pd) si era impegnato, supportato dal garante dei detenuti della Regione Puglia Pietro Rossi a presentare una mozione in consiglio regionale per impegnare il Governatore Nichi Vendola a parlare dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola, a questo punto per farlo riaprire, con il nuovo ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma. Che fine ha fatto quella mozione, perché ad oggi non è stata presentata? L’apertura del carcere di Gela contraddice fortemente le motivazione della chiusura di quello di Spinazzola. Ma Gela è Sicilia, Spinazzola è Puglia, dove evidentemente quando qualcosa funziona, nell’indifferenza generale, nessuno grida allo scandalo quando la si elimina.

la scheda
L’istituto di Spinazzola

L’istituto penitenziario di Spinazzola, è stato attivato il 1° dicembre 2004 per volontà del provveditore Rosario Cardillo.
Nel maggio 2005 con decreto del Ministero il carcere assunse la denominazione di Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani.
Per gli effetti del provvedimento di indulto voluto dal ministro Clemente Mastella, nel 2006 l’istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata. Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino ridefinì l’istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offender.

Lamonaca (Ugl): «Vicenda a dir poco imbarazzante»
«Si chiude il carcere di Spinazzola in Puglia mentre si apre quello di Gela in Sicilia. Roba da “Striscia la notizia”».
Così Vincenzo Lamonaca, segretario regionale aggiunto dell’Ugl polizia penitenziaria, che aggiunge: «Più volte questa segreteria si è occupata della triste vicenda del dismesso Istituto Penitenziario di Spinazzola, una volta deputato all’accoglienza di reclusi “sex offender” e chiuso perché erano necessari altri 12 agenti per consentirne il potenziamento, giungendo ad ospitare così ben oltre 100 detenuti. Abbiamo letto anche noi la risposta del sottosegretario alla Giustizia sen. Caliendo all’interrogazione parlamentare presentata dall’on. Bernardini e siamo rimasti basiti quando abbiamo appreso ufficialmente dal rappresentante del governo che l’antieconomicità di Spinazzola è frutto della carenza di 12 unità di personale, che nessuno a livello regionale o nazionale è riuscito a recuperare». Ancora: «Noi dell’Ugl-Polizia penitenziaria avevamo tempestivamente suggerito di ricorrere ad una mobilità su base nazionale, possibile grazie al piano di assunzioni straordinarie consentite dal cosiddetto “piano carceri”, e funzionale ad evitare la chiusura del carcere Spinazzola, con un aumento del numero di detenuti ospitati, fino a raggiungere una capienza superiore a strutture, tuttora operanti, con poco più di 20 detenuti. L’effetto è stato uno spreco di risorse pubbliche per milioni di euro, specie se si valutano i costi resi necessari per aprire la struttura, specie dopo le segnalazioni fatte dagli inviati di “Striscia la notizia”, Fabio & Mingo». «Dopo l’interrogazione parlamentare - prosegue Lamonaca - sembrava calato il sipario, ma non è così. Infatti, ci è pervenuta l’informativa sulla prossima apertura del carcere di Gela in Sicilia, per la quale è stato richiesto personale, anche attingendo a quell’interpello nazionale invocato dall’Ugl-Polizia Penitenziaria per Spinazzola. Una situazione a dir poco imbarazzante: si chiude un istituto in Puglia e se ne apre uno praticamente gemello in Sicilia». Il segretario regionale aggiunto dell’Ugl Polizia penitenziaria aggiunge: «La domanda che sorge spontanea è: la politica dov ’è? Che fa? Non si indigna di fronte allo spreco di risorse e ad una sorta di incomprensibile federalismo carcerario, ben segnalato da Cosimo Forina, acuto osservatore della cronaca locale, a proposito della mancata chiusura della Scuola dell’Amministrazione Penitenziaria sita a Verbania? Siamo ancora in attesa dell’intervento della Regione, sollecitato dal consigliere regionale Ruggiero Mennea, e di quello del Garante dei detenuti, interventi allo stato assenti. Speriamo a questo punto che qualche componente pugliese della Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presso cui sarà ascoltato il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, nonché commissario delegato per l’emergenza carceri, dott. Franco Ionta, esiga una spiegazione logica rispetto alla politica carceraria “apri e chiudi” del Ministero della Giustizia».

giovedì 20 ottobre 2011

AMBIENTE E PAESAGGIO
L’AFFARE EOLICO SULLA MURGIA
TERRITORIO, FERITA RISANATA
Chiara Mattia e Luigi Bombino hanno verificato e verbalizzato per l’Ente Parco il ripristino del luoghi oggetto degli scavi
E QUELLA DA RISANARE
Restano le «ferite» alla pseudosteppa causate dagli scavi effettuati per realizzare le strade interne al parco eolico
L’operazione «Ventus» torna a Trani
Gli imputati assolti per gli scavi (c’è stato il ripristino dei luoghi) ma non per le strade
di Cosimo Forina
Società “Murgiaeolica” e operazione “Ventus” gli atti dalla sede distaccata del Tribunale di Canosa tornano a Trani. Nell’udienza che si è svolta martedì, dopo un ampia discussione in camera di consiglio, il giudice, ha respinto la richiesta di assoluzione degli imputati. L’operazione “Ventus” fu condotta nel 2007 su mandato del pm Giuseppe Maralfa dal Comando Stazione Forestale Parco dell’Alta Murgia di Gravina. Sul banco degli imputati Josef Gostner, legale rappresentante della società proprietaria e committente; Michele Manca Di Villahermosa, legale rappresentante dell’Associazione Temporanea d’Imprese, esecutrice dei lavori (Manca Spa e Siemens Spa); Francesco Ramundo, legale rappresentante della Ramando Engineering srl di Spinazzola (impresa subappaltatrice delle opere), Michele Greco, direttore dei lavori e Vito Barile, anch’e gli direttore dei lavori per opere complementari. L’accusa: aver costruito in aree protette del Parco una sottostazione nel territorio di Spinazzola in cui far convogliare la corrente prodotta dai pali eolici istallati a Minervino, cavidotti, strade e buche dove istallare le torri smembra paesaggio, realizzate nell’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Quest’ultimo danno, quello delle buche, ha visto gli imputati procedere al ripristino in accordo con l’Ente Parco difeso dall’avv. Francesco Rotunno che nel processo si è costituito con il Ministero dell’Ambiente parte civile. Per il capo “B” – scavi e strade interne al Parco - il giudice ha respinto la richiesta di assoluzione nel merito e ha pronunciato sentenza di non doversi procedere perché il reato si è estinto con l’intervento di ripristino. Il termine per il periodo della motivazione della sentenza è stato fissato in 60 giorni. Per il capo “A” sottostazione-At/Mt il giudice ha respinto le richieste di assoluzione nel merito ritenendo necessaria l’istruttoria dibattimentale. Il giudice, avendo deciso per strade e scavi in strade interne al Parco in senso non assolutorio, ha dichiarato di astenersi dal proseguo della trattazione del processo, disponendo pertanto la trasmissione degli atti al presidente del Tribunale di Trani per la decisione di astensione e l’eventuale assegnazione ad altro magistrato. Quanto al merito della vicenda sotto il profilo amministrativo l’Ente Parco potrebbe sollecitare a questo punto anche la ripresa del procedimento relativo alle revoca parziale dell’autorizzazione unica con cui gli impianti eolici vennero avviati. L’importanza di “Ventus ” va ben oltre i capi d’accusa a cui devono rispondere gli incriminati perché dalle informative del Comando Forestale di Gravina scaturirono altri fascicoli inerenti tutti i pali eolici istallati sulla Murgia o da istallarsi a ridosso di questa, tanto nel Tribunale di Trani pm Giuseppe Maralfa che in quello di Bari pm Renato Nitti. Al vaglio degli inquirenti il deturpamento delle bellezze naturali ambientali, il dettaglio sulla correttezza degli atti autorizzativi per la realizzazione di impianti eolici e presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nelle gestione di energie rinnovabili sulla Murgia. L’operazione “Ventus ” per la sua valenza è finita nel manuale di tecnica di Polizia Giudiziaria Ambientale scritto dal giudice Maurizio Santoloci, così come nel rapporto ecomafie redatto da Legambiente nel 2009 e in diverse interrogazioni parlamentari. Ma torniamo all’azione di ripristino dei luoghi, una prima vittoria dell’Ente Parco dell’Alta Murgia. Il sequestro preventivo degli abusi riscontrati dal pm Maralfa portarono il Gip Francesco Zecchillo al sequestro penale di tre scavi di fondazione su roccia calcarea (pseudosteppa) delle dimensioni di metri 18x18 e profonde tre metri, ciascuno per la realizzazione di piattaforme destinate all’ancoraggio di pali eolici e 2.500metri di strade per il passaggio di mezzi pesanti, realizzate mediante scavo di terreno e roccia(pseudosteppa), abusivi e in corso d’opera senza nessuna autorizzazione del Parco, paesaggistica e del permesso a costruire nel Comune di Minervino località “Iambrenghi-Monte Scorzone, Tonacelle”. L’ 11 febbraio 2011 Chiara Mattia e Luigi Bombino hanno verificato e verbalizzato per l’Ente Parco il ripristino del luoghi che la società Murgiaeolica aveva affidato per la bonifica all’agronomo Savino Saraceno di Spinazzola.
E sull’affare eolico l’ombra di mafia e della «P3»
Dalla Murgia alla Sicilia e alla Sardegna, un solo filo rosso

A collegare l’operazione “Ventus ” murgiana all’operazione “Eolo” siciliana di Mazara del Vallo vi sono state due interrogazioni parlamentari presentate dell’Italia dei Valori. Gli interroganti ponevano all’attenzione del Governo che tra gli imprenditori arrestati a Mazzara del Vallo vi era anche l’ex funzionario Cgil, noto tra Spinazzola e Minervino Murge nel gergo della “Green Economy ” uno “sviluppatore ” di impianti di energie alternative, tale Luigi Franzinelli. Con questi venivano arrestati in Sicilia il consigliere comunale di Mazara del Vallo, Vito Martino (Forza Italia), Giovan Battista Agate, con precedenti, fratello del boss Mariano Agate; Melchiorre Saladino imprenditore di Salemi, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro; Giuseppe Sucameli architetto del Comune di Mazara del Vallo, già detenuto per associazione mafiosa. L'accusa per Franzinelli, in qualità di socio della «Sud Wind srl», era di aver presentato nel trapanese progetti per la realizzazione di parchi eolici versando somme di denaro e regalando auto a
politici e impiegati comunali. Il gup di Palermo Daniela Troja ha condannato Franzinelli a 2 anni con rito abbreviato. Il suo nome compare anche nell’inchiesta dell’eolico in Sardegna che ha visto coinvolto dirigenti nazionali del Pdl. Indagine che ha anche svelato gli affari della P3 con interessi del faccendiere Flavio Carboni. Nel “Question Time” in cui l’Idv con riferimento all’inchiesta “Ventus ”condotta dal Comando Forestale di Gravina e all’inchiesta “Eolo” di Mazzara del Vallo interrogava sull’eolico siciliano e pugliese rispondeva il ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito: «Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto recentemente alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo elementi in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l’eolico». «Le prime tre procure – riferiva il ministro Vito – hanno evidenziato l’attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo». Alla già sconcertante situazione pugliese si sono poi aggiunte nel tempo le rivelazioni dell’on. Beppe Pisanu presidente della Commissione antimafia con le quali si è confermato la presenza di un inquietante giro d’affari nelle rinnovabili pugliesi e l’inchiesta televisiva della trasmissione Report di Milena Gabanelli e quella del giornalista Carlo Vulpio nella trasmissione condotta con Vittorio Sgarbi, sospesa dalla Rai alla prima puntata. Dell’esito dell’operazione “Ventus ” non resta che attendere le nuove decisioni del Tribunale di Trani.

mercoledì 19 ottobre 2011

AMBIENTE E AFFARI
DA CANOSA A SPINAZZOLA
IL TRIBUNALE DEL RIESAME

Anche il segretario particolare dell’ex assessore Tedesco avrebbe preso parte alla presunta associazione a delinquere
Inchiesta sanità l’intreccio con i rifiuti
Ruoli e scenari del sistema che porta fino a Grottelline
di COSIMO FORINA
Anche il segretario particolare dell’ex assessore alla Sanità pugliese, Mario Malcangi, secondo il collegio del tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Francesca Lamalfa, avrebbe preso parte alla presunta associazione per delinquere ai cui vertici ci sarebbe stato Alberto Tedesco, oggi seduto a Palazzo Madama come senatore della Repubblica. Con Tedesco erano stati indagati in quaranta e l’Asl/Bt guidata da Rocco Canosa è risultata tra gli scenari del sistema in cui si puntava secondo i pm Desirè Digeronimo, Marcello Quercia, Francesco Bretone alla gestione degli appalti, al controllo di voti per fini elettorali, ad essere parte di un organizzazione che orientava le nomine di manager e dei primari. Alberto Tedesco, di cui è stato richiesto nuovamente l’arresto, scrivevano i giudici in agosto: “organizzava e guidava l’intera struttura”. A tessergli le fila il suo segretario, braccio destro, il factotum Mario Malcangi il quale sempre dagli inquirenti ed ora dal Riesame: “si adoperava per perseguire i suoi interessi soprattutto nell’Asl dove poteva contare sul dirigente “fedelissimo”Felice De Pietro e sugli imprenditori Diego Romano Rana, Giovanni Leonardo Garofoli e Roca Vitantonio”. Di questi la “Gazzetta” ha pubblicato nei mesi scorsi alcune intercettazioni relative ad appalti ed anche al progetto di accaparrarsi la gestione della nascente nuova Provincia Barletta-Andria- Trani. “Gladiatorio ” Diego Rana definiva parlando con Giovanni Garofoli, il comportamento di Mario Malcangi, avvertendo che aveva risolto il problema di interesse comune, grazie all’intervento al quale spettava il merito di aver chiuso la trattativa (..abbiamo fatto tutto…è andata molto bene… perché la c’era, c’era quel foglietto…così la spuntiamo…ma è stato gladiatorio, gladiatorio nel vero senso della parola, della serie punto e basta). A supporto del sistema nell’Asl/Bt figurano tra gli indagati anche Adolfo Schiraldi e Aldo Sigrisi compagni di partito di Tedesco. E poi ci sono i nomi ben noti del mondo dei rifiuti, come quello di Carlo Dante Columella patron della società Tradeco di Altamura, di suo figlio Michele che con lo zio Francesco Petronella sono accusati di essere stati favoriti nella gestione dei rifiuti ospedalieri per un appalto milionario vinto dalla società Vi.Ri. Quali fossero i rapporti e gli interessi tra Tedesco ed i Columella lo si legge nella conclusione dell’indagine sul filone sanità: “imprenditori di riferimento verso i quali venivano pilotate le gare di appalto e le forniture di servizi”. Ma Carlo Dante Columella, significa anche la discarica di Canosa “Cobema” e quella di Spinazzola da costruire a “Grottelline ”. Come allora non ricordare la telefonata intercorsa tra il Petronella e l’allora assessore Tedesco dopo l’assoluzione della sentenza di primo grado, appellata da pm Michele Ruggiero di Trani, ribaltata poi dalla Corte di Appello di Bari quando ad essere condannati con pene variabili tra un anno e sei mesi e un anno e venti giorni sono stati in otto: Carlo Dante Columella, il figlio Michele, Lucia Castoro, Vincenzo Fiore, Carmine Carella, Raffaele Crivelli, Francesco Petronella e Giuseppe Calia. Qui accanto la conversazione intercettata dagli investigatori. Ed altra telefonata proprio sulla situazione di “Grottelline ”, discarica data in gestione dalla Regione all’Ati Tradeco-Cogeam, dove sempre il Petronella stizzito dal ritardo del rilascio di pareri del Genio Civile telefonava alla segretaria di Tedesco: «Ricorda all’assessore che qui non hanno fatto un cavolo». Triste primato quello dell’Asl della Provincia di Barletta, Andria, Trani nell’inchiesta partita nel 2006 sempre più pronta per essere discussa dinanzi ad una corte dai pm della direzione distrettuale antimafia di Bari, impegnati in queste ore a chiudere altri filoni dell’affare sanità e non solo. Sanità in Puglia che per i cittadini comuni significa privazione e disagi, per gli indagati, Tedesco più quaranta, presunzione di innocenza sino all’ultimo grado di giudizio.
La telefonata
L’imprenditore Petronella e l’assessore Tedesco dopo la sentenza Cobema
Questa la conversazione tra l’imprenditore Petronella e l’allora assessore regionale alla Sanità Tedesco, dopo l’assoluzione della sentenza di primo grado sulla vicenda della discarica Cobema di Canosa:
Tedesco: che è successo?
Petronella : Alberto, ti volevo dare una notizia buona, tutti assolti.
T.: ah benissimo, perfetto.
P.: Tutti assolti, quando ci sentiamo?
T.: eh, io per il momento non ho
buone notizie da darti.
P.: ah p.. tr...!
T.: ci sentiamo più tardi, ci sentiamo poi.
P.: ciao Alberto. T.: ciao Franco, dai un bacio a Carlo (ndr. Carlo Columella) ciao.
P.: Ok ciao.
La sentenza poi è stata appellata da pm Michele Ruggiero di Trani, ribaltata dalla Corte di Appello di Bari e vennero inflitte ad otto imputati pene variabili tra un anno e sei mesi e un anno e venti giorni sono stati in otto.

sabato 15 ottobre 2011

Cosimo Forina

Cosimo Forina
CHIUSURA DELLA LINEA FERROVIARIA
GIOIA DEL COLLE-ROCCHETTA SANT'ANTONIO E BARLETTA-SPINAZZOLA
IL CORO DEI "NO"

Cosimo Forina
Non è stato un abboccamento, un pourparler, l’assemblea cittadina organizzata presso la sala “Aurora Salomone” voluta dall’amministrazione Comunale guidata dal sindaco Nicola Di Tullio sulla vertenza tratte ferroviaria Gioia del Colle-Rocchetta Sant’Antonio e Barletta-Spinazzola entrate nel mirino dei tagli della Regione Puglia. Di cui è stata presentata, su sollecitazione del vicesindaco Michele Patruno una interrogazione della senatrice Adriana Poli Bortone (Io Sud) e una proposta di ordine del giorno della II commissione presieduta dal consigliere Carlo Scelzi (Pd) alla Provincia Barletta-Andria-Trani. Analisi storica, ruolo attuale del mezzo, proposte e prospettive hanno evidenziato la necessità del mantenimento delle infrastrutture, non per difesa di campanile, ma ritenendo le strade ferrate essenziali e volano dell’economia di un intero territorio che dalla sesta Provincia si estende sino all’Alta Murgia e alla vicina Basilicata. L’assessore Giuseppe Blasi prima di aprire agli interventi dei cittadini ha ricostruito tutti i passaggi intrapresi dall’amministrazione Comunale dopo che la “Gazzetta” ha reso noto l’imminente chiusura delle due linee e la riduzione delle corse dei treni a favore del trasporto su gomma. In particolare sulla direttrice Barletta-Spinazzola. I tavoli di trattative degli ultimi giorni con i vertici provinciali, regionali e con i sindacati hanno portato all’incontro istituzionale organizzato dal Comune di Spinazzola a cui è seguita la dichiarazione dell’assessore regionale ai trasporti Guglielmo Minervini: “Nonostante la consapevolezza della drammaticità dei tagli del governo sul trasporto pubblico locale, accogliamo l’istanza, espressa questa mattina dagli enti locali, di effettuare una valutazione concertata con il territorio dei dati di traffico ferroviario sulla tratta Barletta- Spinazzola, prima di assumere ulteriori decisioni”. Un impegno che si attende diventi concreto e sospenda la smobilitazione posta in atto. Puntuale in una assemblea finalizzata a recepire suggerimenti è stata la ricostruzione storica sulla nascita della ferrovia Barletta-Spinazzola di Nino Vinella del comitato nazionale pro.Canne della Battaglia. Il quale ha ricordato mostrando ampia documentazione di come siano state le città di Barletta, Canosa, Minervino e Spinazzola dopo l’Unità d’Italia a farsi carico del costo della realizzazione di questa impianto e di come non sia tollerabile oggi che questo territorio possa essere mortificato riducendo la funzione storica avuta dalla ferrovia. Infatti nel progetto della Regione è previsto il trasporto su gomma da Spinazzola sino a Canosa di Puglia e da quella stazione il proseguo su treno. Tra i dati acquisiti e da tutti sottolineato quello del ruolo del trasporto ferroviario legato allo sviluppo turistico della zona. Le amministrazioni Comunali e non solo, ed in particolare Spinazzola, stanno operando in questo senso. “Il treno, è stato detto, si inserisce in ogni piano economico di sviluppo quale migliore veicolo per raggiungere comodamente tutte le località e scoprirle nelle loro peculiarità”. Per niente sottovalutata l’esigenza economica espressa dalla Regione Puglia sui mancati trasferimenti da parte del Governo, a tal fine è stato suggerito di coinvolgere per i costi di mantenimento la Regione Basilicata che con alcune sue città è parte interessata, non passiva, delle infrastrutture ferroviarie. Non è mancata la denuncia dei pendolari, i quali hanno evidenziato l’enorme disagio che comporta lo spostamento quotidiano dal treno al pullman. Non ultimo come suggerimento, prima che il sindaco Nicola Di Tullio venisse iscritto per merito nel comitato pro canne della Battaglia ed omaggiato del distintivo dell’associazione, anche quello di coinvolgere utilizzando proprio il treno, tutte le scolaresche della sesta Provincia. Affinché, sensibilizzati da i Comuni e dalla Provincia prediligano nei loro viaggi di istruzione prima di altre località, la scoperta del tratto di paese a cui appartengono.

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
DELLA SENATRICE ADRIANA POLI BORTONE (IO SUD)

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06084
Atto n. 4-06084
Pubblicato il 13 ottobre 2011
Seduta n. 624
POLI BORTONE - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
con atto unilaterale l'assessore alle infrastrutture e mobilità della Regione Puglia ha deciso la soppressione delle tratte ferroviarie Gioia del Colle- Rocchetta San Antonio e del parziale utilizzo della Barletta-Spinazzola a partire dal 1° ottobre sino a dicembre, mese in cui anche questa linea ferrata verrà chiusa nel tratto Spinazzola-Canosa di Puglia; disponendo per ragioni di antieconomicità che sulla Gioia-Rocchetta che attraversa la maggior parte dei paesi della Murgia: Gioia del Colle, Santeramo, Altamura, Gravina, Poggiorsini, Spinazzola, Palazzo S.G./Montemilione, Venosa/Maschito, San Nicola di Melfi, Rocchetta Sant'Antonio, le corse siano effettuate con pullman sostitutivi. Mentre al momento sulla Barletta-Spinazzola che unisce le città di Barletta, Canne della Battaglia, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola, sono state cancellate e sostituite da pullman nove corse di cui 5 da Barletta e 4 da Spinazzola; dal dicembre 2011, l'assessore citato ha stabilito che le stazioni di Spinazzola e Minervino Murge,in via sperimentale, verranno chiuse e il trasferimento dei viaggiatori avverrà in pullman sino alla stazione di Canosa di Puglia, da dove, dopo aver effettuato il trasbordo dei loro bagagli, i viaggiatori potranno procedere in treno per altre destinazioni;
in particolare, i sindaci di Spinazzola e di Minervino hanno immediatamente evidenziato le ragioni del loro dissenso chiedendo un immediato incontro con l'assessore e con i dirigenti di Trenitalia che avrebbero dovuto quanto meno informare le città in una conferenza di servizi; i sindaci affermano che è superfluo sottolineare i danni che i cittadini della numerose città murgiane interessate sono costretti a sopportare in termini di sicurezza e tempi di percorrenza di strade impervie e pericolose con pullman e mezzi privati per raggiungere ospedali, tribunali e/o uffici pubblici per le proprie necessità. A questo si deve aggiungere l'importanza strategica della tratta Spinazzola- Barletta, non solo come unica strada ferrata che attraversa la nuova Provincia,
ma anche per la sua rilevante importanza di decollo del turismo in ragione del valore storico, paesaggistico e ambientale del territorio che giunge dalla costa sino al cuore della Murgia; la tratta ferroviaria Barletta-Spinazzola, infatti, è tra le più antiche d'Italia; realizzata nel 1894. svolge un ruolo importante nel turismo culturale e nel turismo scolastico. Unica ferrovia a fermarsi non in una città, ma anche direttamente in un'area archeologica di rilevanza mondiale, quale è il sito di Canne della Battaglia; l'importante mantenimento della tratta Barletta-Spinazzola eviterebbe l'isolamento delle piccole città murgiane, così come nella direttrice Gioia del Colle-Rocchetta-Sant'Antonio ambedue frequentate in sicurezza da numerosi studenti e lavoratori pendolari, specie in inverno quando
soventi sono nevicate e gelate che ostruiscono le arterie stradali; nel corso degli anni, si è tentato di migliorare e accrescere la potenziale utenza della tratta
Barletta-Spinazzola richiedendo che venisse realizzata una fermata aggiuntiva nei pressi dell'ospedale Di Miccoli di Barletta, onde consentire ai viaggiatori provenienti da Spinazzola - Minervino Murge e Canosa di usufruire di un ospedale che risponde alle esigenze del territorio. Ancor più oggi che in seguito ai tagli dei nosocomi in Puglia, in ragione del piano di rientro sanitario, gli ospedali di Spinazzola e Minervino Murge sono stati chiusi, si chiede di sapere:
se il Ministro sia a conoscenza delle dismissioni delle tratte ferroviarie menzionate; se non intenda intervenire a sostegno delle comunità percorse dalle tratte ferroviarie Barletta- Spinazzola e Gioia del Colle- Rocchetta Sant'Antonio, anche in ragione degli ultimi investimenti effettuati su queste linee ferroviarie per renderle più sicure nella loro fruizione, dando così valore al denaro pubblico fino ad oggi investito.
L'AZIONE DELLA PROVINCIA E LE PROPOSTE ALTERNATIVE ALLA CHIUSURA
E’ emergenza per le tratte ferroviarie del territorio minacciate di chiusura, ma è anche ferma la volontà di difenderle. Dopo che il consiglio Provinciale Barletta Andria Trani all’unanimità ha votato per il mantenimento e potenziamento della tratta Barletta-Spinazzola facendo propria la proposta avanzata dal presidente Francesco Ventola che mira alla sua elettrificazione per supportare al meglio i collegamenti con la zona metropolitana di Bari, ora ci si appresta ad analizzare ed approvare il testo scaturito dai lavori della II commissione presieduta dal consigliere Carlo Scelzi, Con il quale si intende dare pieno mandato al Presidente e la Giunta di richiedere alla Regione Puglia l'immediata sospensione nell’applicare il “progetto sperimentale” che prevede la sostituzione di nove corse ferroviarie della tratta Barletta – Spinazzola e della soppressione della Gioia del Colle-Rocchetta S.A. con trasporto dei passeggeri su gomma. Si intende così impegnare la Regione Puglia ad applicare concretamente la cosiddetta “rivoluzione gentile” proclamata dal Presidente della Giunta Regionale Nichi Vendola intesa a migliorare le condizioni socio-economiche dei piccoli Comuni montani e sub-murgiani. Lo strumento della concertazione è anche alla base dell’invito rivolto alla Regione Puglia chiamata a convocare i rappresentanti Istituzionali delle città interessate, la Provincia BAT, la Provincia di Bari, le organizzazioni Sindacali Regionali e di Trenitalia per la ricerca di una soluzione che non penalizzi le città murgiane. Anche i consiglieri Provinciali pongono all’attenzione il serio rischio sulla sicurezza dei cittadini che saranno costretti ad utilizzare pullman o proprie autovetture dovendo percorrere una strada impervia in condizione climatiche invernali ostative e pericolose determinate dalla neve, dalla nebbia e dalla pioggia. “Il mezzo sostitutivo su gomma, viene altresì sottolineato dalla II Commissione, non può essere affatto paragonato al treno sia per il disagio della dilatazione dei tempi di percorrenza che per la riduzione di sicurezza dei viaggiatori. Inoltre, va considerato che questa tratta ferroviaria interessa il sito storico della Cittadella di Canne della Battaglia, con implicazioni e ricadute anche di carattere turistico, economico e culturale”. Carlo Scelzi ha partecipato all’assemblea cittadina indetta a Spinazzola dall’amministrazione Comunale come all’incontro istituzionale organizzato nel Palazzo di Città che ha visto la presenza dell’assessore provinciale ai Trasporti Giuseppe Di Marzio. Vi è da aggiungere anche la richiesta avanzata dal consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd) il quale ha invitato l’assessore ai trasporti Guglielmo Minervini a valutare l’opportunità di acquisire da Rfi (Rete ferroviaria italiana, gruppo Ferrovie dello Stato) attingendo al patrimonio regionale per passare alla gestione diretta della tratta Barletta-Spinazzola: “al fine di farne una un servizio di metropolitana di superficie che possa servire i comuni dell’entroterra senza che questi avvertano i disagi della chiusura della stazioni considerate minori da Rfi, come quella di Spinazzola”.

LE INTERVISTE DOPO L'INCONTRO ISTITUZIONALE ORGANIZZATO DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE IN DIFESA DELLE TRATTE FERROVIARIE