lunedì 24 ottobre 2011

IL CASO
UNA STORIA INCREDIBILE
RISORSE A PERDERE
L’Istituto penitenziario che ospitava detenuti sex offender è costato circa otto miliardi di vecchie lire
Spinazzola, paradosso del carcere con beffa
La struttura fu chiusa perché mancavano 12 guardie

di COSIMO FORINA
L’Istituto penitenziario di Spinazzola costato circa otto miliardi di vecchie lire, specializzato in detenuti «sex offender» è stato chiuso per l’impossibilità di trovare 12 uomini con cui incrementare il personale portandolo da 22 a 34, con i quali la struttura avrebbe potuto ospitare ben oltre 100 reclusi. Ad affermarlo il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, nella risposta data all’interrogazione sul carcere di Spinazzola presentata dai Radicali eletti nel Partito democratico, prima firmataria l’on.Rita Bernardini. Il sottosegretario Caliendo ha spiegato che la proposta della cessazione per “antieconomicità” era giunta al ministro Angelino Alfano firmatario del decreto di chiusura lo scorso 16 giugno, dal provveditore regionale Giuseppe Martone al quale era stato dato compito di recuperare il personale necessario al rilancio dell’Istituto. Ed invece questi ha promosso la chiusura del carcere avallata dal capo dipartimento Franco Ionta. Al momento della cessazione i detenuti reclusi erano 35. Il conto economico presentato dal dipartimento e dal provveditore ha prevalso rispetto alla conduzione di un carcere definito modello e in cui erano in corso progetti di formazione finalizzati al reinserimento sociale e contro la recidiva dei detenuti per reati sessuali. Tra l’altro interamente pagata dalla Asl della sesta Provincia. Esperienza unica in Italia, così importante che era stata portata attraverso una audizione della direttrice del carcere Mariella Affattato all’attenzione della Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta dall’on. Leoluca Orlando. La “Gazzetta” ha seguito dall’agonia alla chiusura questa struttura. Due le notizie che in questi giorni fanno riflettere e che sembrano confermare che le ragioni della fine del carcere di Spinazzola siano state alquanto insensate e ad oggi non ancora chiare. La prima: è di prossima apertura il carcere a Gela (Sicilia) capienza 94 detenuti. Come detto per portare ad oltre cento i detenuti nel carcere di Spinazzola sarebbero bastati altri 12 uomini. Orbene per aprire il carcere di Gela lo stesso capo dipartimento Franco Ionta ha previsto un totale di 62 uomini di cui: 5 ispettori, 7 sovrintendenti, 50 agenti/assistenti due le donne. In buona sostanza quando si vuole, anche con atto di imperio, le strutture si aprono anziché chiuderle come si è scelto di fare a Spinazzola, un carcere ora divenuto una cattedrale nel deserto. Seconda nuova notizia: mercoledì 26 ottobre 2011, alle ore 14.15 Franco Ionta verrà ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari regionali. Sarebbe interessante se l’on. Orlando e gli altri componenti della Commissione chiedessero a Ionta che fine a fatto fare alla sperimentazione contro la recidiva in corso nel carcere di Spinazzola, da loro in audizione applaudita e di cui hanno richiesto relazioni continue mostrando grande interesse. Ancora qualche quesito. Il consigliere regionale Ruggero Mennea (Pd) si era impegnato, supportato dal garante dei detenuti della Regione Puglia Pietro Rossi a presentare una mozione in consiglio regionale per impegnare il Governatore Nichi Vendola a parlare dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola, a questo punto per farlo riaprire, con il nuovo ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma. Che fine ha fatto quella mozione, perché ad oggi non è stata presentata? L’apertura del carcere di Gela contraddice fortemente le motivazione della chiusura di quello di Spinazzola. Ma Gela è Sicilia, Spinazzola è Puglia, dove evidentemente quando qualcosa funziona, nell’indifferenza generale, nessuno grida allo scandalo quando la si elimina.

la scheda
L’istituto di Spinazzola

L’istituto penitenziario di Spinazzola, è stato attivato il 1° dicembre 2004 per volontà del provveditore Rosario Cardillo.
Nel maggio 2005 con decreto del Ministero il carcere assunse la denominazione di Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani.
Per gli effetti del provvedimento di indulto voluto dal ministro Clemente Mastella, nel 2006 l’istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata. Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino ridefinì l’istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offender.

Lamonaca (Ugl): «Vicenda a dir poco imbarazzante»
«Si chiude il carcere di Spinazzola in Puglia mentre si apre quello di Gela in Sicilia. Roba da “Striscia la notizia”».
Così Vincenzo Lamonaca, segretario regionale aggiunto dell’Ugl polizia penitenziaria, che aggiunge: «Più volte questa segreteria si è occupata della triste vicenda del dismesso Istituto Penitenziario di Spinazzola, una volta deputato all’accoglienza di reclusi “sex offender” e chiuso perché erano necessari altri 12 agenti per consentirne il potenziamento, giungendo ad ospitare così ben oltre 100 detenuti. Abbiamo letto anche noi la risposta del sottosegretario alla Giustizia sen. Caliendo all’interrogazione parlamentare presentata dall’on. Bernardini e siamo rimasti basiti quando abbiamo appreso ufficialmente dal rappresentante del governo che l’antieconomicità di Spinazzola è frutto della carenza di 12 unità di personale, che nessuno a livello regionale o nazionale è riuscito a recuperare». Ancora: «Noi dell’Ugl-Polizia penitenziaria avevamo tempestivamente suggerito di ricorrere ad una mobilità su base nazionale, possibile grazie al piano di assunzioni straordinarie consentite dal cosiddetto “piano carceri”, e funzionale ad evitare la chiusura del carcere Spinazzola, con un aumento del numero di detenuti ospitati, fino a raggiungere una capienza superiore a strutture, tuttora operanti, con poco più di 20 detenuti. L’effetto è stato uno spreco di risorse pubbliche per milioni di euro, specie se si valutano i costi resi necessari per aprire la struttura, specie dopo le segnalazioni fatte dagli inviati di “Striscia la notizia”, Fabio & Mingo». «Dopo l’interrogazione parlamentare - prosegue Lamonaca - sembrava calato il sipario, ma non è così. Infatti, ci è pervenuta l’informativa sulla prossima apertura del carcere di Gela in Sicilia, per la quale è stato richiesto personale, anche attingendo a quell’interpello nazionale invocato dall’Ugl-Polizia Penitenziaria per Spinazzola. Una situazione a dir poco imbarazzante: si chiude un istituto in Puglia e se ne apre uno praticamente gemello in Sicilia». Il segretario regionale aggiunto dell’Ugl Polizia penitenziaria aggiunge: «La domanda che sorge spontanea è: la politica dov ’è? Che fa? Non si indigna di fronte allo spreco di risorse e ad una sorta di incomprensibile federalismo carcerario, ben segnalato da Cosimo Forina, acuto osservatore della cronaca locale, a proposito della mancata chiusura della Scuola dell’Amministrazione Penitenziaria sita a Verbania? Siamo ancora in attesa dell’intervento della Regione, sollecitato dal consigliere regionale Ruggiero Mennea, e di quello del Garante dei detenuti, interventi allo stato assenti. Speriamo a questo punto che qualche componente pugliese della Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presso cui sarà ascoltato il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, nonché commissario delegato per l’emergenza carceri, dott. Franco Ionta, esiga una spiegazione logica rispetto alla politica carceraria “apri e chiudi” del Ministero della Giustizia».

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