sabato 27 ottobre 2012



LA STORIA A DUE PASSI
L’altopiano scenario strategico

TEATRO DELLA GUERRA FREDDA
La crisi fu innescata dal lancio dello Sputnik, dallo sciagurato e disastroso sbarco degli esuli cubani, addestrati dalla Cia, nella Baia dei Porci
MURGIA,MEZZO SECOLO FA SFIORATA L’APOCALISSE
Missili nucleari “Jupiter” istallazioni smantellate dopo la crisi di Cuba
di Cosimo Forina
Spinazzola- Il 25 ottobre 1962 nel Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite (New Yorh) il rappresentante degli Stati Uniti rivolgendosi all’ambasciatore dell’Urss chiedeva di affermare se corrispondesse a vero che l’Unione Sovietica stava istallando missili a media e lunga gittata a Cuba. Fu l’inizio della grande crisi che portò ad un passo dall’apocalisse, la terza guerra mondiale. Esattamente cinquanta anni fa a rischiare di essere annientate a pari degli Stati satelliti dell’Unione Sovietica: la Puglia. A partire da: Gioia del Colle, Spinazzola, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Altamura, Laterza, Mottola e in Basilicata: Irsina, Matera. Perché nelle campagne aride e desolate di queste città, poco popolate e all’insaputa degli abitanti che pur con grande dignità vivevano di stenti, per lo più braccianti, sin dal 1959 furono istallate dagli americani basi missilistiche dotate ognuna di tre Jupiter con testate nucleari puntati contro l’Urss. Ognuna delle quali cento volte più potenti delle bombe sganciate in Giappone su Hiroshima e Nagasaki. Una potenza distruttiva, quelle delle bombe H paragonabile a 50 milioni di tonnellate di tritolo. La scelta di piazzare le basi sulla Murgia arrivò nel 1958 dopo una trattativa tra il Governo americano e quello italiano guidato da Amintore Fanfani, anche se a siglare poi l’accordo fu l’anno successivo Antonio Segni. La terra di Murgia diventa luogo di offesa e difesa nel più pavido momento della guerra fredda tra le due superpotenze mondiali. Il perché di quelle basi è presto detto. Tutto era partito con il lancio e messa in orbita da parte dell’Unione Sovietica il 4 ottobre 1957 del primo satellite artificiale Sputnik (in russo Cпутник) che destò grande scalpore nel mondo. Gli americani scoprono con gli alleati del Patto Atlantico di essere attraverso l’uso di vettori intercontinentali quindi vulnerabili, a rischio, e corrono ai ripari con la istallazioni di propri missili a media gittata, 2500 chilometri, affidandoli alla 36° Aereobricata di Gioia del Colle. Parte la corsa all’armamento atomico. Questo l’episodio da cui scaturì il rischio concreto dell’uso di quelle ami distruttive. Il 17 aprile del 1961 John Kennedy autorizza lo sbarco nella Baia dei Porci ad esuli cubani addestrati dalla Cia per rovesciare il regime di Fidel Castro suscitando l’ira Nikita Kruscev il quale di 18 ottobre minaccia l’intervento militare. Le basi italiane vengono allertate. Tutto lo scenario murgiano che ospita le basi è soggetto a spionaggio tanto che ad Acquaviva delle Fonti cade un aereo “Mig” bulgaro e il pilota arrestato e rinchiuso nel carcere di Bari sino a quando sarà giustificata la sua presenza nel cielo italiano per un errore di rotta. Spionaggio da ambo le parti. Gli aerei americani scoprono che i sovietici a loro volta stavano trasportando missili nucleari a Cuba da puntare contro gli Stati Uniti. Il 22 ottobre del 1962 Kennedy annuncia la presenza di quegli armamenti e ordina un blocco navale nei confronti dell’isola. E’ il momento cruciale della crisi. Se le navi sovietiche avessero continuato la loro rotta immediata e distruttiva sarebbe stata la reazione con l’uso degli armamenti atomici. Fu proprio Amintore Fanfani a proporre la risoluzione della crisi offrendola a Kennedy: “gli americani si impegnavano a smantellare le basi della Murgia ed i russi a non istallare le proprie a Cuba”. La proposta accolta da Kennedy venne trasmessa a Kruscev, mentre il mondo si preparò al peggio perché le navi russe erano ormai prossime alla zona di interdizione dell’embargo. A peggiorare la situazione il 28 ottobre viene abbattuto un aereo americano. Nelle basi missilistiche della Murgia viene dato l’allarme rosso, quello che precedete il lancio. Ad intervenire anche papa Giovanni XXIII che richiama con la sua enciclica alla pace tra gli uomini. Sono le ultime e interminabili ore in attesa della decisione dei sovietici quella di accettare o meno la proposta americana. La terra di Murgia e quella della Basilicata si unisce in una grande manifestazione a Matera contro la guerra e per la pace. Ed in quella piazza rimbalzerà liberatoria la notizia che le navi sovietiche non avevano forzato il blocco, cambiando rotta, facendo ritorno con il loro potenziale bellico verso l’Urss. Le basi della Murgia così come montate furono smantellate e tutto è rimasto segretato sino a che i documenti americani non sono poi stati resi noti circa una decina di anni fa. Dopo cinquant’anni, della Murgia fronte di guerra, quando il mondo fu ad un passo dalla sua distruzione, questa storia contemporanea non è ancora presente nella sua drammaticità in nessuno dei libri scolastici.
Sulla storia degli Jupiter in Puglia è stato realizzato un film documentario "“Murge il fronte della guerra fredda” che presto sarà trasmesso dalla Rai.
Le scuole che vogliono organizzare un incontro con il regista del documentario Fabbrizio Galatea possono rivolgersi alla
Zenit Arti Audiovisive
Strada del Fortino 26
10152 Torino Italy
Tel. +39.011.5217964
Fax +39.011.4369765
email:galatea@zenit.to.it


martedì 9 ottobre 2012



“Erio Silenziosi” La mia vita a Corleone
Il racconto di Angelo Jannone
Cosimo Forina
“Sono stato capitano a Corleone ed ho scritto un libro che racconta anche di quella esperienza. Sono rimasto colpito dalla sua frase “volevo riappropriarmi della mia vita”. Io non sono in servizio da anni e da tempo vorrei scrivere un libro sui “figli dei mafiosi” e sulle loro difficoltà di smarcarsi e di vivere una vita vera senza pregiudizi. Aggiungo, se mi permette, che lei dovrebbe comunque rinnegare non suo padre (io esprimo comprensione per i sentimenti familiari) ma dovrebbe rinnegare il fenomeno mafioso e ovviamente dovrebbe rinnegare anche le scelte di suo padre ed invitare gli altri a farlo”.
Questo uno dei passaggi che la Gazzetta pubblica in esclusiva della conversazione intercorsa su facebook tra Angelo Jannone, ex colonnello dei Ros, e Giuseppe Salvatore Riina. Jannone originario di Andria ha appena pubblicato “Eroi Silenziosi”, edito da Datanews, mentre Giuseppe Salvatore Riina si appresta, con la Aliberti, a pubblicare un suo libro, stessa casa editrice che sta per diffondere altro tomo "contro" il capitano Ultimo che arrestò Salvatore Riina.
Il nome e il volto di Angelo Jannone, che nel 2003 ha lasciato l’Arma, oggi libero professionista e saggista, è diventato ai più noto dopo che a parlarne è stato tanto il Corriere della Sera, che ha svelato attraverso l’articolo di Carlo Vulpio il contenuto del romanzo autobiografico di un ex carabiniere sulle vicende più scottanti della lotta al crimine organizzato, che per la partecipazione dello stesso Jannone alla trasmissione televisiva “Se stasera sono qui” de La7 andata in onda il 19 settembre (http://www.la7.it/sestaserasonoqui/pvideo-stream?id=594614). Le sue esternazioni nel monologo “Buoni e Cattivi” hanno riacceso il dibattito sulla visione dell’etica e della giustizia. Nel suo libro Jannone narra fatti veri, vissuti da investigatore. Lui non appartiene alla figure ospiti fisse dei media, professionisti dell’antimafia che siedono nei salotti televisivi a suon di lauti compensi. L’ex colonnello ha scelto il confronto con i cittadini continuando a vivere il suo quotidiano, portando come testimonianza la sua esperienza. Anche quando racconta l’operazione che portò all’arresto di numerosi narcotrafficanti dove da infiltrato rischiò la sua incolumità. Ma con vigore sostiene la correttezza nel loro operato di ufficiali come Giuseppe De Donno, Mauro Obinu e Sergio De Caprio (meglio noto come il «capitano Ultimo»), pietre miliari dei Ros (Raggruppamento operativo speciale dell'Arma) sorto dal vecchio Nucleo antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ereditato dal colonnello Mario Mori. Quest’ultimo, come altri, costretto a difendersi perché accusato da chi appare presunto bugiardo e falsificatore di documenti, come Massimo Ciancimino (figlio del mafioso Vito Ciancimino). Un mondo all’incontrario quello della giustizia in Italia dove alcuni servitori dello Stato, non allineati, oggi siedono sui banchi degli imputati. Angelo Jannone lo sottolinea da chi appartiene a quell’Italia che non si è mai piegata e non ha mai aperto trattative con la mafia: “nell’era della comunicazione e dell’informazione, queste azioni vengono accompagnate da un’opera di ricerca di consenso sociale, attraverso convegni, associazioni, giornalisti e scrittori, per poter far apparire come “cattivi” coloro che vanno “colpiti”. Tra le sue preziose azioni la collaborazione nel 1989 dal suo comando di Corleone con Giovanni Falcone. Anche in quella inchiesta mafia-appalti poi stranamente e in tutta fretta archiviata a Ferragosto del ‘92 dopo la morte di Paolo Borsellino nella strage di via D’Amelio. A chi gli chiede il perché, come durante la trasmissione de La7, difende con passione Mori, Ganzer e altri ufficiali inquisiti, risponde: “si sono accentuati approcci ideologici al mestiere di magistrato. Per cui il procedimento penale viene interpretato come una clava con cui perseguire chi viene ritenuto al di fuori del proprio sistema di valori da parte di questi pezzi della magistratura”. Poi conclude: “Se difendo il Generale Mori, lo faccio perché il suo caso rappresenta il simbolo di un modo becero e sbagliato di fare giustizia. Il Generale Mori non mi ha mai dato nulla se non la sua stima di comandante. Quando è diventato direttore del Servizio Segreto non mi ha portato al suo seguito, eppure ci sarei andato volentieri. Quindi in comune abbiamo solo uno stesso modo di intendere l’impegno sociale del carabiniere o del poliziotto. Ma come difendo lui difenderei qualsiasi appartenente alle forze dell’ordine, compresi gli agenti di custodia a cui spesso sono garantiti meno diritti dei criminali veri detenuti. Lo difenderei se fosse coinvolto in un procedimento penale assurdo ed infondato, solo perché non ha scelto di vivere la vita al riparo da responsabilità”.