venerdì 11 gennaio 2013


IL CASO
RESPONSABILI? NESSUNO
LA CONDANNA
L’Europa ha appena condannato l’Italia per lo stato disumano delle condizioni dei detenuti
APPELLI INASCOLTATI
Inascoltati gli appelli del capo dello Stato, insufficiente da molti decenni l’azione dei governi
UNO SPRECO INTOLLERABILE
Spinazzola, così è ridotto il «carcere modello»
COSIMO FORINA
SPINAZZOLA. «Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione», disse Voltaire nel Settecento. Due giorni fa i giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo hanno sancito che nelle carceri italiane continua ad esserci un trattamento disumano. I giudici hanno condannato l’Italia a risarcire per 100mila euro sette detenuti: tre del carcere di Piacenza quattro di quello di Busto Arsizio, costretti a scontare la loro pena in non più di tre metri quadrati. Per il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha sollecitato (inutilmente) più governi ad affrontare la questione carceri, si tratta di «una mortificante conferma della incapacità dello Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena». «Avvilita ma non stupita» il ministro della Giustizia Paola Saverino. Più preoccupata ad ammonire: «Vietato fare sulla pelle dei detenuti campagna elettorale». Quella sentenza potrebbe costituire un precedente per gli oltre cinquecento ricorsi che ben impacchettati potrebbero giungere presto alla Corte di Strasburgo. Altri risarcimenti potrebbero essere imposti allo Stato, cioè a tutti i cittadini italiani. E per l’Italia, chiamata a stringere sino all’ultimo buco della cinghia per risanare i conti dello spreco, potrebbe essere un altro bel salasso. Oltre a collezionare giudizi non di certo gratificanti. Quelle brutte figure di cui tener veramente conto, da evitare, se si vuole salvare la faccia, all’estero. Le carceri italiane stanno letteralmente scoppiando. Negli spazi destinati a 45mila posti regolamentari, ammassati all’inverosimile, si contano 65mila detenuti. Non sardine, ma uomini e donne con il diritto di esistere, pur dovendo scontare la loro pena che dovrebbe essere ri-educativa. Ed invece è un bollettino di guerra. Perché in ragione di quelle condizioni: autolesionismo e soprattutto i suicidi sono in aumento. Tanto tra i detenuti che tra gli uomini della Polizia Penitenziaria, pochi rispetto all’organico necessario, costretti loro malgrado a lavorare in condizioni oltre ogni limite della ragionevolezza. Da queste parti, in terra di Murgia, quando si parla di sovraffollamento delle carceri non si può che sentirsi doppiamente indignati. Perché qui e non altrove si è scelto in modo paradossale di chiudere, non solo il carcere a Spinazzola, divenuto nel frattempo una eccellenza, ma non è stato mai aperto neppure il carcere di Minervino Murge. Edifici costruiti con progetti fotocopia, con capienza possibile sino a 100 posti, costati miliardi di vecchie lire, del tutto uguali a quello di Genoano di Lucania, a pochi chilometri da Spinazzola, anche questo vuoto. Inutilizzato. Simboli dello spreco e della indifferenza. La singolare storia del carcere di Spinazzola raccontata in ogni sfaccettatura dalla “Gazzetta” è esempio della più marcata contraddizione. Perché la struttura funzionante, scippata al territorio, nonostante il pellegrinaggio di parlamentari di ogni sigla politica, consiglieri e assessori regionali, garante dei detenuti è stata chiusa per due motivi incredibili: l’impossibilità di reperire altro personale e perché d’improvviso, dopo anni dal suo funzionamento, con un blitz di tecnici arrivati dal Dipartimento che aveva avuto ripensamenti sulla chiusura è stata dichiarata inidonea e antieconomica. Già l’antieconomicità. Nell’Italia dello spreco se il parametro della detenzione con decenza non rientra nella tabella della presunta “buona spesa” questa è da considerate consumo improponibile. Come la penseranno ora in quel del ministero della Giustizia, dove le loro relazione erano state ampiamente contestate dal sindacato Ugl Polizia Penitenziaria per il carcere di Spinazzola, circa il dispendio di denaro pubblico che lo Stato dovrà sborsare per i risarcimenti ai detenuti? Il popolo dei 65mila internati non sono un corpo estraneo della società ma il suo più degenerato risultato, quando accertata la colpa. Ogni costo sul recupero, contro ogni recidiva, è un investimento nel futuro. Quindi le aspettative dei detenuti ci appartengono e nessuno può dirsi estraneo. A dirla come Adriano Sofri, giornalista, scrittore, ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere - quale mandante dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi:“Può capitare a chiunque, anche a voi di finire in galera. Al contrario, è probabile che non vi capiti affatto. Tuttavia, anche se non andrete dentro, c’entrate. C’entriamo tutti”.
Se lo sciopero della fame e della sete del radicale Marco Pannella non è servito a fare un passo in avanti verso l’amnistia, una risposta possibile all’indecente sovraffollamento delle carceri, forse ci riuscirà l’ultimatum fissato da Strasburgo che obbliga l’Italia entro un anno a porre rimedio. E Spinazzola, con le altre carceri del territorio vuote ed inutilizzate, potrebbe essere richiamata a svolgere un ruolo.
«HOTEL MILLE SBARRE»
Ci hanno persino ironizzato pensando ad un utilizzo diverso del carcere di Spinazzola dopo il suo abbandono: trasformarlo in “Hotel Mille Sbarre”
EDIFICIO FANTASMA
Una costruzione inutilizzata, non presieduta, tutelata, rispettata. Per convenienza: un edificio fantasma
QUANTE PROMESSE FINITE NEL NULLA
Ci hanno persino ironizzato pensando ad un utilizzo diverso del carcere di Spinazzola dopo il suo abbandono. Trasformarlo in un hotel con nome strafottente: “Hotel Mille Sbarre”. Ma ora che agli occhi dell’Europa e del Mondo l’Italia viene declassata nei diritti umani, per la condizione in cui sono costretti a vivere i detenuti, quella struttura vuota non può che pesare come un macigno sulle coscienze. A prevalere la sua storia, vergognosamente sconsiderata. Una costruzione inutilizzata, non presieduta, tutelata, rispettata. Per convenienza: un edificio fantasma. L’Istituto Penitenziario di Spinazzola su cui dentro e fuori è piombato il silenzio non è solo emblema dello spreco. E’ rinuncia di un presidio dello Stato, sottrazione alla rieducazione dei detenuti, negazione del diritto alla loro dignità. Le celle svuotate da ogni suppellettile come gli uffici sono li a testimoniarlo. Gli appelli scaturiti verso il Ministero della Giustizia dal consiglio comunale e provinciale non sono serviti nulla. Ed ora sarebbe invece il caso di ricominciare a ribadire da parte delle istituzioni del territorio la necessità della riapertura del carcere di Spinazzola che altrimenti resterebbe vuoto per sempre. Per non sentirsi complici nelle motivazioni che hanno portato la Corte di Strasburgo alla condanna dell’Italia. Il dito puntato è grave: “Trattamento inumano e degradante”. Una colpa se pur indiretta della città che non ha saputo e voluto agire, se non formalmente, all’ennesimo scippo sul suo suolo. Quello di Spinazzola ricordiamolo, era un carcere modello. Dove si stava sperimentando un percorso, unico in Italia, finanziato dalla Asl/Bt contro la recidiva di reati odiosi come quelli che toccano la sfera sessuale. Un cammino approvato in commissione parlamentare da tutti i rappresentanti delle forze politiche. Una eccellenza che forse deve aver dato fastidio, visto che poi invece di potenziare la struttura, come ci si aspettava, la si è smantellata, smembrata di ogni bene, affinché nessuna traccia rimasse di un percorso positivo. Del carcere di Spinazzola, come se la beffa non dovesse mai aver fine, si è continuato a parlar bene sulle riviste ufficiali del pianeta carcere, finanche dopo che questo era stato chiuso. Cento i posti della sua capienza, da poter occupare. Altrettanto ve ne sarebbero in quello di Minervino Murge, ed ancora nella struttura di Genoano di Lucania, ma anche ad Irsina. Il Governo dei tecnici divenuti politici, prima di andare a casa o il prossimo imminente, decida di potenziare il corpo della Polizia Penitenziaria, con nuove formazioni e assunzioni. Investendo nelle strutture lasciate al declino. Qui, in questo tratto di paese, dove è anche Italia, è già possibile non negare il diritto alla dignità per oltre 300 detenuti.
Scheda
Ecco tutte le tappe di una brutta storia all’italiana

·L’istituto penitenziario di Spinazzola è stato attivato il 1° dicembre 2004 per volontà del provveditore Rosario Cardillo.
·Nel maggio 2005 con decreto del Ministero il carcere assunse la denominazione di «Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani».
·Per gli effetti del provvedimento di indulto voluto dal ministro Clemente Mastella, nel 2006 l’istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata.
·In seguito, il provveditore dell’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino riapre l’istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offender, ovvero persone macchiatesi di reati a sfondo sessuale.
·L’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori in visita al carcere il 15 agosto 2009 presenta una interrogazione al ministro Alfano, finalizzata a far potenziare il carcere di Spinazzola. L’interrogazione ripercorre la significativa storia di questo istituto di pena.
·A questa prima interrogazione parlamentare segue un’altra del senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl) dopo l’audizione della direttrice Mariella Affatato proposta dall’on. Benedetto Fucci (Pdl) alla Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presidente on. Leoluca Orlando (Idv). In quella occasione viene presentato il progetto sperimentale nazionale contro le recidive di reati a sfondo sessuale.
·Dopo il decreto di chiusura del 16 giugno 2011, terza interrogazione parlamentare. Stavolta la presentano i deputati Radicali eletti nel Pd con cui si chiede al ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma l’immediata riapertura dell’Istituto Penitenziario .
·Sempre a cura dei Radicali, Annarita Digiorgio, propone una mozione al consiglio regionale recepita dal consigliere Ruggiero Mennea con cui si chiede al governatore Nichi Vendola di intervenire personalmente presso il ministro.
·Con decreto del ministro Angelino Alfano il 16 giugno 2011 inspiegabilmente il carcere di Spinazzola viene chiuso. La notizia è nota alla direzione dell’Istituto solo il 26 luglio. Nel giro di pochi giorni prima si ha il trasferimento dei 35 detenuti e del personale. La struttura è stata poi svuotata anche di arredi e strumentazione in modo selvaggio. Nessuno ha pagato i danni causati.
·Il 25 ottobre, il capo dipartimento Ionta annuncia la riapertura del carcere di Spinazzola.
·La «riapertura» non c’è mai stata

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