domenica 7 aprile 2013

AMBIENTE E NATURA
IL FALCO DI SPINAZZOLA
ESEMPLARE RARO

E’ uno dei pochi esemplari di falco
lanario, specie superprotetta dalle
direttive dell’Unione europea
PERICOLO INCOMBENTE
Una ipotetica trasformazione industriale
della zona ha rischiato di cancellare i luoghi e
l’esistenza del Lanario in modo irreparabile
IL PADRONE DEI CIELI DI GROTTELLINE
La sola presenza sarebbe bastata a candidare la zona a sito di interesse comunitario
di Cosimo Forina
Per i più è l’unico vero padrone assoluto dell’area di “Grottelline” che da qualche anno, prima da solo, ora con la sua compagna, sorvola il territorio. È lì, dopo i suoi avi, da sempre. In barba a chi vorrebbe farlo convivere con i gabbiani. E’ uno dei rarissimi esemplari, specie super protetta dalle direttive europee di falco lanario (Falco biarmicus). Taglia media, lungo 38–49cm con coda di 12–15cm ed apertura alare di 90–115cm che ha nidificato tra le lesioni del tufo della cava che si vorrebbe trasformare in immondezzaio. Di lui e della colonia a cui appartiene mai nessuno si è preoccupato, ne tanto meno qualcuno si è posto il problema di rispettarne il suo habitat per evitarne pericolo di sopravvivenza e di estinzione. I suoi parenti vivono in Africa, nella penisola arabica, in Asia minore e nei Balcani. Non si trova in Europa centrale. Come a dire, che la sola sua presenza sarebbe bastata a candidare “Grottelline ” come zona Sito di interesse comunitario, ovvero Sito di Importanza Comunitaria come è stato per i “Valloni ” di Spinazzola per la presenza della “Salamandrina tergiditata”. Ed invece no, di “sviste” e “disattenzioni” su questo lembo di terra, di interesse ambientale, paesaggistico, architettonico e archeologico, in una mangiata di anni, rispetto alla sua storia millenaria c’è ne sono state così tante da poterci scriverci un libro o forse un’opera enciclopedica, vista la mole di documenti prodotti. Il falco è li, trasvola, volteggia, scende in picchiata e di tanto in tanto si incrocia con l’uomo. Qualche millennio fa ha condiviso i luoghi con esseri umani che da nomadi, cavernicoli, si sono organizzati in forma stanziale con capanni, allevando bestiame e coltivando i primi cerali. Si era nel Neolitico, ma sino ai giorni nostri passando per l’età del Bronzo finale, epoca Romana, Templari e medioevo, mai nessuno di quegli esseri su due gambe, intelligenti, aveva posto in pericolo la sua esistenza. Poi è arrivata questa strana storia dell’immondezzaio, degli impianti di biostabilizzazione, per il trattamento dell’umido dei rifiuti e della frazione secca. Voluta prima dal Comune di Spinazzola nel 1990, amministrazione Pci-Dc, poi da Raffaele Fitto nel 2003 ex presidente della Regione Puglia, concessa nel 2006 all’Ati Tradeco-Cogeam per circa 20 anni dal Commissario Straordinario all’Ambiente, Nichi Vendola. Storia sfociata in litanie, volta faccia di politici, prima contrari poi favorevoli all’immondezzaio, memorie di computer spariti e faldoni dispersi nei meandri degli uffici, inchieste giudiziarie, sequestri e dissequestri dell’area, interrogazioni parlamentari. Una ipotetica trasformazione industriale, spietata, senza precedenti, capace di cancellare i luoghi e l’esistenza del falco Lanario e non solo lui, in modo irreparabile. Lui c’era, il falco lanario, quando i carabinieri hanno posto i sigilli la prima volta a quelle cave su mandato della procura di Trani, perché il progetto diceva altro rispetto a quello che si intendeva realizzare con qualche alchimia. Era anche lì quando la parte coibentata della cava, da riempire con la “monnezza” del Bacino Ba/4 200mila abitanti, adiacente al sito Neolitico, si è riempita d’acqua. Perché dalla lama, dove c’è anche una chiesa rupestre, in cui scorre un torrente di cui nessuno si è accorto sin ora, scendendo dalla Murgia ha tracimato creando un grande lago. Il buon falco non sa che lo scorso 4 aprile, presso l’assessorato regionale all’ambiente si voleva chiudere la partita, e far ripartire il mega immondezzaio da un milione di metri cubi. Proprio li, a casa sua. E sarebbe andata così se il sindaco di Spinazzola Nicola Di Tullio e i rappresentanti della Provincia Barletta-Andria-Trani, a cominciare dal presidente Francesco Ventola non avessero posto il veto chiedendo di analizzare tutta la documentazione sulla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Un nulla di fatto che ha portato ad un nuovo rinvio. Certo, c’è stata la sorpresa di trovare li, sul tavolo della discussione, la relazione tecnica “favorevole”, ovvero con nessuna eccezione in contrasto, dell’ufficio tecnico comunale di Spinazzola. Nonostante fatti nuovi sono emersi sull’area di “Grottelline” in particolare per l’aspetto idrogeologico. Il falco, però, dice comunque di fidarsi dell’uomo. Così è stato nei millenni di convivenza. Tant’è che vista la differente volontà politica-tecnica nel Comune di Spinazzola si è chiesto se non sia il caso che il sindaco avochi a se l’intero fascicolo e procedimento. Si può fare, hanno suggerito al volatile, che ora attende gli esiti dopo il rinvio. Tra un volteggio e l’altro, in attesa di una preda da catturare appena uscita dalla tana, al primo raggio di sole di primavera.

QUANDO COLAVOLPE FILMÒ LA DISCARICA
Il reporter fermato nei giorni scorsi in Siria nel 2007 era sulla Murgia per le riprese di «La storia siamo noi»
Tra i quattro giornalisti fermati in Siria: Amedeo Ricucci, Andrea Vignali e la italo-siriana, Susan Dabbous anche Elio Colavolpe, troupe del programma Rai “La Storia siamo noi”. Elio, il 3 aprile 2007 era a Spinazzola per documentare attraverso i suoi scatti quel che andava succedendo per la discarica che si voleva far sorgere a “Grottelline”. Arrivato da Milano, zaino in spalle, con dentro la sua macchina fotografica e i suoi obbiettivi ha subito posto la sua attenzione alla bellezza naturalistica e architettonica dell’area . Le arcaiche grotte, la vegetazione, il paesaggio, prima ancora delle cave destinate a discarica sono state raccolte nella sua documentazione fotografica in ogni dettaglio. Fotografie per provare la contraddizione tra le peculiarità del luogo e la sua destinazione a immondezzaio. Simpaticissimo, disponibile specie con i ragazzi, pur nel suo riserbo che caratterizza un po’ tutti i giornalisti, Elio si è raccontato, lasciando nella conviviale conversazione quel fascino che circonda chi per lavoro deve descrivere senza riserve e spesso in condizioni critiche e di pericolo gravi fatti di cronaca. I suoi ultimi scatti, in serata, prima di ripartire da Spinazzola, durante l’assemblea cittadina organizzata dal Comitato in difesa del Centro Storico e della Pro-loco nella sala Innocenzo XII. Dove tra l’altro veniva denunciato da parte del presidente della Coldiretti locale, Michele Lovaglio, oltre alla situazione di “Grottelline”anche il rischio concreto di arrivo di rifiuti che sarebbero stati occultati nel territorio. Un traffico gestito dai Casalesi. Quell’incontro segnò il lancio della spugna dell’amministrazione di centrosinistra per la discarica. Prima dichiaratasi contraria poi stranamente favorevole all’insediamento dell’immondezzaio a Spinazzola. Finito anche questo negli scatti di Elio Colavolpe. Rispettando il massimo riserbo e il silenzio stampa richiesto dalla Farnesina per i quattro giornalisti italiani rapiti venerdì nel nord della Siria tra la regione di Idlib e quella turca di Hatay. “Priorità è la loro incolumità” ha sottolineato il Ministero degli Esteri, queste righe vogliono essere solo finalizzate a far sentire tutta la nostra vicinanza ai colleghi a cui auguriamo di far presto ritorno a casa.

Nessun commento:

Posta un commento