lunedì 29 aprile 2013


SPINAZZOLA UNA STORIA INQUIETANTE NATA SULL’ASSE TERRITORIALE CHE PORTA AD ALTAMURA
Aggressione al giornalista chieste condanne pesanti
Sullo sfondo della vicenda la destinazione a discarica del sito «Grottelline»
di Cosimo Forina
Intrecci tra mafia, politica e affari ad Altamura. Un cronista “grillo parlante” e tanta indifferenza anche della società civile e dell’ordine dei giornalisti. Per l’aggressione subita da Alessio Dipalo, giornalista pubblicista e direttore di Radio Regio, avvenuta ad Altamura il 5 luglio 2006 chiesti dalla Procura di Bari, pm Desirèe Digeronimo, ai suoi presunti aguzzini, dagli otto ai due anni di reclusione. Processo con rito abbreviato, gup Gianluca Anglana, imputati Domenico Cicirelli (8 anni), l’ex assessore comunale Vito Zaccaria (3 anni) e il collaboratore di giustizia Vincenzo Laterza (2 anni) esecutore materiale dell’aggressione. A Cicirelli e Laterza sono stati contestati anche il reato di associazione mafiosa. Per Zaccaria, chiesta l’assoluzione dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’imboscata a Dipalo si verificò dopo la sua partecipazione a Spinazzola alla conferenza del 29 giugno 2006: «Futuro delle Grottelline e della Città, immondezzaio o sito archeologico da valorizzare?» alla quale parteciparono anche l’inviato del Corsera Carlo Vulpio e l’avv. Vincenzo Giancaspro (Senza Rete di Altamura). Incontro a corredo della petizione che chiedeva da parte dei cittadini di Spinazzola al presidente della Regione Nichi Vendola, così come aveva fatto il commissario prefettizio Mariannina Milano, di bloccare l’iter della discarica a Grottelline per la valenza del sito: ambientale, monumentale ed archeologico. Discarica tuttora non realizzata, dopo sette anni. Dato in gestione per vent’anni dalla Regione all’Ati Tradeco-Gogeam. Nei giorni 1-2 e 5 luglio 2006 Dipalo trasmette dalla sua radio la registrazione del dibattito. Ad attenderlo sotto casa alle 14.25 del 5 luglio due individui che lo aggrediscono con calci e pugni. Sgherri legati al boss Bartolo D’Ambrosio ucciso il 6 settembre 2010. Biagio Genco, caso di lupara bianca e Vincenzo Laterza, divenuto collaboratore di giustizia. Il quale, messo in sicurezza dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, confessa la dinamica dell’aggressione indicando in Cicirelli il mandante. La spedizione punitiva verso il giornalista che parlava di gestione e smaltimento dei rifiuti, affermerà Laterza agli inquirenti, doveva concludersi con i colpi di pistola, non limitarsi a calci e pugni. Obiettivo: ottenere da Cicirelli un posto di lavoro presso la società Tradeco di Altamura, patron Carlo Dante Columella. Per l’omicidio del boss Bartolo D’Ambrosio, il pm Desirèe Digeronimo in altro processo il 23 aprile, ha chiesto la pena dell’ergastolo per Giovanni Loiudice e suo figlio Alberto. Il primo mandante, il secondo esecutore materiale del delitto. Lo scorso giugno sono stati condannati altri presunti esecutori materiali dell’omicidio, Michele Loiudice (altro figlio del boss Giovanni) e Francesco Palmieri a 20 anni di reclusione. Francesco Maino 12 anni e 8 mesi. Emblematico quanto subito da Alessio Dipalo. Nel processo per l’aggressione a costituirsi parte civile con lui, la sola Provincia di Bari e la famiglia di Biagio Genco. Non il Comune di Altamura, non l’Ordine dei Giornalisti, Assostampa e Federazione della Stampa come avrebbero potuto, ed invece hanno scelto il silenzio anche dopo la richiesta di condanna degli imputati da parte del pm Digeronimo. Diverso atteggiamento fu assunto su Radio Regio (radio contro tutte le mafie) e il suo direttore Alessio Dipalo, quando nell’autunno 2005 il procuratore aggiunto di Bari, Marco Dinapoli ora a Brindisi, e il gip Chiara Civitano chiusero l’emittente. In quella circostanza Dipalo venne sospeso come giornalista per due mesi, pur contestando il provvedimento l’Ordini dei giornalisti nazionale e della Puglia. Il provvedimento dei giudici non era mai stato adottato in Italia da quando sono nate le radio libere (1976). Cosa era successo? Sulla testa di Alessio Dipalo, per quel che raccontava e racconta nella sua trasmissione “La Cronaca” erano arrivate una decina di querele. A distinguersi pure il consiglio comunale di Altamura che in seduta segreta aveva votato una delibera (anche questa senza precedenti in Italia) con cui si invitava procura, questura, prefettura, authority e ministeri a “monitorare ” l’attività dei mezzi di informazione locali. Ovvero Radio Regio Stereo, ovvero Alessio Dipalo. È trascorso del tempo, ma le denunce-inchieste giornalistiche di Alessio Dipalo sul potere politico, su strane assunzioni e sul pressante condizionamento nella vita politica-amministrativa di Altamura con gli anni, hanno trovato riscontro nelle aule giudiziarie.

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