venerdì 4 ottobre 2013

Dopo le recenti prese di posizione da parte di Legambiente Puglia, rilanciata la questione riguardante la realizzazione della megadiscarica
«GROTTELLINE», UN INCUBO IDRICO
Resta ancora tutta da valutare l’incidenza sulle cave del reticolo idrografico

di Cosimo Forima
La nuova procedura di Valutazione di impatto ambientale, su Grottelline nasce monca. C’è da giurarci che in molti lo sanno, ma nessuno lo dice. Quando si parla della discarica che si vuole costruire a Spinazzola vale il motto illustrato delle tre scimiette: “non vedo, non sento, non parlo”. Con la stravagante nuova procedura VIA fin qui contestata dalle sole osservazioni di Legambiente, presidente regionale Francesco Tarantini geologo Francesco Bartucci, dall’ufficio tecnico di Spinazzola sorretto dall’arch. Cinzia Rotondella tutto tace mentre quello di Poggiorsini si appresta a presentare le sue, si sta cercando di far approvare una colata di cemento per porre argine al punto della lama dove l’acqua cade nella cava ed ha dato origine ad un lago. Un grande budello di calcestruzzo per intercettare le ondate di piena. L’area di intervento è vicina al sito archeologico Neolitico scoperto nel 2004 dall’Università di Pisa ed attigua alla chiese rupestre a croce greca con cinque absidi descritta nella relazione dell’archeologo Michele Sicolo. Senza contare che tutto il contesto del luogo ha valenza storica, architettonica, ambientale e naturalistica, però ignorata nel piano paesaggistico dell’assessore Angela Barbanente. Ma quel che è peggio, la tracimazione dell’acqua nella fossa già coibentata non è l’unica emergenza idrogeologica di Grottelline. Il sito “fa acqua” da tutte le parti. Come del resto il suo progetto sin dall’inizio nonostante i tanti tentativi di aggiustamenti. Eppure chissà perché quello che altrove dai tecnici sarebbe subito evidenziato come emergenze negative, sistematicamente per Grottelline viene ignorato. Di più, tutto corrisponde ai desiderata delle imprese che hanno avuto da Nichi Vendola la concessione dell’immondezzaio per vent’anni. Forse ancora Ati Tradeco-Cogeam (Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa SpA,). Perché forse? Nella seduta del 20/6/2012,
commissione parlamentare sui rifiuti, l’amministratore delegato Ati Cogeam, Antonio Albanese, a domanda del senatore Giampiero De Toni sul rapporto con il Columella così rispondeva: «i rapporti
sono attualmente intrattenuti esclusivamente dai legali, essendovi l’intenzione di cedere la propria partecipazione in Ati al Columella o ad altri
». È cambiata in questi mesi la compagine societaria? E perché nella stessa commissione Albanese affermava senza dare precisazioni: «Se al posto del Columella vi fosse stato un altro soggetto, l’impianto sarebbe stato già realizzato». Tralasciando l’ormai nota ricostruzione sulla storia fin qui della discarica: documenti spariti e poi ritrovati nel Comune di Spinazzola, memorie del computer trafugati in Regione che contenevano i dati di Grottelline, esposti ignorati come la relazione tecnica del Comune di Poggiorsini sulla condizione idrogeologica del sito, faldoni ricostruiti raccattando atti, evidenti pressioni per ottenere certificazioni dal genio civile come si legge nelle intercettazioni telefoniche legate al caso Alberto Tedesco ex assessore alla sanità di Vendola, vicino alla Tradeco, cambiamenti di vedute da parte dei politici locali prima contrari e poi favorevole alla discarica. Quello che davvero sorprende è proprio la “filosofia” del “non vedo, non sento e non parlo”. Ad Antonello Antonicelli dirigente dell’assessorato all’ambiente di Lorenzo Nicastro, responsabile del provvedimento della discarica, dal vice sindaco di Spinazzola Michele Patruno, con lui quel giorno l’assessore Savino Galantucci, quando ci si accorse del lago nella cava di Grottelline fu consegnato nel suo ufficio un Cd contenente il rilievo fotografico di tutta l’area. Scatti che qui proponiamo. Cosa raccontavano quelle descrizioni esatte? Che mentre l’acqua che tracimava dalla lama creava il lago nella particella 144, non presente nel primo progetto approvato in Regione che portò al primo sequestro della procura di Trani con il pm Michele Ruggiero, poi per magia diventata area verde in realtà cava dove mettere i rifiuti, altra acqua, in quantità superiore alla prima e con più violenza aveva percorso di netto tutta la parte centrale delle cave. Portando con se detriti sino a segnare il suo percorso come fosse il letto di un fiume in piena. Di questa situazione grave, commentata finanche guardando gli scatti ad uno ad uno sul monitor del computer di Antonicelli, nella nuova VIA nulla si dice. Nello studio della procedura nulla si vede e nel merito nessuno ne parla. Chissà perché. La prima osservazione che anche Legambiente si appresta ad evidenziare dopo aver ottenuto le foto, è questa: se la Regione approverà l’immondezzaio e quindi molte altre parti della cava saranno coibentate con argilla e teli tanto da essere impermeabili, con afflussi improvvisi della pioggia di quale dimensione sarà il lago che andrà a crearsi a Grottelline oltre a quello già esistente? E se si sarà proceduto a mettere mondezza nelle cave questa la si vedrà galleggiare? Legambiente reso noto il reticolo storico delle acque che scorrono in alvei intono alle cave che nella storia che ha portato all’immondezzaio sono sempre stati sistematicamente ignorati. Ma di nuovo c’è che l’acqua ha scelto, forse a dispetto dei sostenitori della discarica, di darsi una nuova direzione. Di questo vale la pena parlare subito, prima che il nuovo piano dei rifiuti concepito da Nicastro, cui non sarà mancato il supporto tecnico di Antonicelli vada in aula? O sarà necessario attendere come è stato per la stesura del primo progetto, che altri o le stesso magistrato, già intervenuto sul caso, vorrà vederci nuovamente chiaro? Quello che descrive l’autorità di Bacino della Basilicata con l’ing. Carmelo Paradiso giunto in Regione il 19-10-2012 su Grottelline è già fatto inquietante. Come quanto comunicato dall’Empli che avendo giurisdizione sulla vicina diga Lago di Serra di Corvo ha posto fermi ostacoli ad accogliere l’acqua, pur oggi solo stagnante nelle cave di Grottelline, nei suoi invasi. Figuriamoci quando questa potrebbe essere frammista al percolato di discarica. Ma vedendo con attenzione la sequenza fotografica si intuisce che molto vi è ancora da riflettere per quanti, scimiette a parte, stanno per lanciarsi con enfasi nell’ennesima valutazione dell’immondezzaio concepito per necessità 1990 dal Comune di Spinazzola quando le discariche poi vietate erano a cielo aperto e non controllate. Passate come panacea occupazionale, come per il Pd locale negli ultimi anni. Oggi sempre più esempio del fallimento del Piano dei Rifiuti fin qui operato e previsto dalla Regione.

LA GIUNTA VENDOLA IGNORA LE ISTANZE CHE ARRIVANO DAL TERRITORIO
La Regione come un rullo «La discarica si deve fare»
INTANTO MONTA L’OPPOSIZIONE DEL CENTRODESTRA

“Grottelline sa da fare” questo l’atto di imperio della Regione a cui si opporranno il Pdl, capogruppo Ignazio Zullo e Giacinto Forte Moderati e Popolari. L’odg che sarà portato per l’approvazione al consiglio regionale è stato partorito all’interno della V° commissione, proposta della maggioranza consigliere Michele Ventricelli. Nonostante le osservazioni fatte da più parti contro gli impianti e il “no” fermo e deciso del Comune di Spinazzola, dei sindaci della Bat e della Provincia. Un testo che Francesco Ventola ha definito “allucinante”. Perché ha davvero dell’incredibile, offensivo per la città e il territorio, che andrebbe classificato umoristico se la vicenda non fosse davvero seria nelle sue prescrizioni. Ed infatti: «la realizzazione delle strutture edilizie sarà resa conforme alla tipologia costruttiva dei manufatti rurali caratterizzanti la zona di riferimento». Come a dire che i capannoni industriali previsti nell’area di Grottelline saranno resi simili alle masserie risalenti ai Templari o quelle più recenti del XVI secolo. Ma dai! Ancor peggio prosegue il documento: «dovranno essere velocizzate le procedure di realizzazione del tratto incompleto della strada «R6Z (oggi «Sp 3» ndr) tra Minervino e Spinazzola, al fine di ridurre gli impatti ambientali dei mezzi di trasporto che conferiranno all’impianto». Ma la Sp3 non era ferma per via dei siti archeologici scoperti a Minervino o la si teneva, lasciando in sofferenza la città di Spinazzola, come merce di scambio per far dire “si” alla discarica? Proprio l’altro giorno il consiglio provinciale aveva dato mandato al suo presidente Ventola per adire a tutela dei cittadini facendo in modo che i lavori sospesi potessero ripartire, sentita la soprintendenza. Ma arriviamo alle ultime chicche finali: “il 30% del gettito dell’eco -tassa introitato e derivante dai conferimenti degli Rsu nella discarica di Grottelline, deve essere destinato alla realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale della zona interessata dalla presenza dell’impianto». E da ultimo: «sarà istituito un tavolo composto dal Presidente dell’OGA Bat, dai sindaci dei comuni interessati, dagli uffici Regionali per la valutazione di puntuali misure di mitigazione/compensazione ambientale oltre a quanto previsto dai procedimenti autorizzativi in corso di definizione. Le attività svolte saranno comunicate alla V Commissione Ambiente del Consiglio regionale che valuterà l’opportunità di far partecipare propri rappresentanti». Siamo al mercimonio, allo scambio, al baratto su di una città che impoverita di tutto dovrebbe soccombere tenendosi la discarica. Vero, ha ragione il presidente Francesco Ventola, tutto questo è «allucinante».

RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI RESPINTA LA SOSPENSIVA CHIESTA DALLA TRADECO
«Bye bye Tradeco». Il Tar di Bari ha respinto la richiesta di sospensiva presentata dalla società di Altamura (gruppo Columella) contro il nuovo servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti di Spinazzola affidato in estensione del contratto dell’Aro alle società: Impresa Sangalli Giancarlo & C. srl e Società Ecolife srl, che già operano a Canosa ed Andria. Promossa in sede cautelare, quindi, la procedura adottata dal Comune, sostenuta dagli avvocati Giuseppe De Candia e Giorgia Franco. A doversi ricredere, almeno per il momento (questo l’accordo assunto in consiglio comunale tra il sindaco Nicola Di Tullio e il capogruppo del Pd Nicola Lagreca), saranno le opposizioni che aspramente avevano criticato l’iter intrapreso sul nuovo servizio ritenendolo illegittimo. La città volta pagina, uscendo da una situazione per la quale, a causa di una bassa raccolta differenziata (poco più del 4%) era finita nella black list dei comuni poco ricicloni della Puglia. La Tradeco lascia dopo oltre sette anni caratterizzati da non poche polemiche. Come il mancato avvio dell’isola ecologica finita all’attenzione della procura di Trani, ma anche contestazioni che avevano portato al pagamento ridotto di alcune fatture, poi comunque saldate per intero, per un servizio prestato non corrispondente agli obblighi contrattuali. Come già programmato, prima del ricorso, l’amministrazione comunale si appresta ad incontrare nei prossimi giorni i cittadini, ai quali verrà spiegato come si svolgerà il nuovo servizio e come sia necessaria la collaborazione di tutti per ottenere il massimo risultato, ed evitare così la pesante gabella dell’eco-tassa imposta, per la ridicola differenziata, dalla Regione. Non sarà un lavoro semplice, quello di far cambiare consuetudini ai cittadini abituati a buttare nei cassonetti i loro rifiuti senza differenziarli. A tutti gli operai che prestavano servizio con la Tradeco è stato assicurata continuità del posto di lavoro, con aumento di ore retribuite, da utilizzare per garantire maggiore igiene in città.

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