venerdì 7 novembre 2014


STORIA E SOCIETÀ
PAPA INNOVATORE E IL GESUITA IN CINA

DECISIONE CORAGGIOSA
Spinazzola sta celebrando Antonio Pignatelli, il papa che sradicò il nepotismo dal soglio pontificio

MISSIONARIO POLIGLOTTA
L’opera di Michele Ruggeri in Estremo Oriente fu facilitata dalla sua predisposizione ad imparare le lingue

Da Innocenzo XII a Michele Ruggeri
Spinazzola, la città celebra i suoi figli più illustri


Spinazzola tramite i suoi figli più illustri può dirsi città per la cristianità nel mondo e dell’apprendimento linguistico. Non è questa una esagerata lettura del piccolo centro murgiano incastonato tra la Puglia e la Basilicata. Da questa realtà nei secoli, sorprenderà i più, la fede ha effettivamente raggiunto gli angoli più remoti del globo. Non solo perché qui è venuto alla luce Antonio Pignatelli (Spinazzola 13 marzo 1615-Roma 27 settembre 1700) salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XII, di cui nel 2015 ci si appresta a celebrare il quattrocentesimo anno dalla nascita. Papa riformatore della Chiesa che abolì il nepotismo.
UN RELIGIOSO AI CONFINI DEL MONDO
Ma anche perché Spinazzola ha dato i natali a Michele Ruggeri (Spinazzola 28 ottobre 1543-Salerno 11 maggio 1607) missionario gesuita, primo sinologo d’Europa ad aver raggiunto la Cina, averla in parte attraversata, imparato a comprendere, parlare, leggere e scrivere la complessa lingua del mandarino usata da letterati, nobili, magistrati in tutto l’impero. Ed a pochi è certamente noto che il primo Catechismo (Ttienciu Sce-lu) scritto e stampato in cinese (novembre 1584) ad opera di un occidentale è stato uno degli scritti del gesuita Ruggeri a cui erano allegati i dieci comandamenti.
Sempre a Ruggeri è altresì attribuita la traduzione e diffusione nella terra del Celeste Impero del Padre Nostro, Ave Maria e Gloria. Tra pochi giorni oltre a ricorrere l’anniversario dalla sua nascita,
battezzato con il nome di Pompilio nella città all’epoca del Regno di Napoli che contava 311 fuochi, 1500 abitanti, acclusa alla diocesi di Venosa, ricorreranno anche i quattrocentotrenta anni dalla pubblicazione del Catechismo stampato nella sua prima edizione in soli 1500 esemplari, di cui una preziosa copia è conservata a Roma. Sebbene più noto tra i missionari giunti in Cina con Michele Ruggeri è Matteo Ricci di origine marchigiane, la Chiesa ha iniziato per il secondo da tempo il processo di beatificazione, figura più nota nella stessa Cina, i due insieme giunsero a Zhaoqing città da dove poi Ruggeri cercò, con non pochi ostacoli ma anche con grande accoglienza della popolazione di giungere a Pechino. Entrambi fratelli dello stesso ordine gesuita fondato da Ignazio di Loyola, la Compagnia di Gesù, con altri undici missionari erano partiti da Lisbona il 24 marzo 1578 per raggiungere l’India. Un viaggio avventuroso durato sei mesi, con la circumnavigazione dell’Africa, conclusosi nel porto di Goa. Dal grande seminario di San Paolo, Ruggeri venne inviato dal provinciale dell’India padre Vincenzo Ruiz a raggiungere altro confratello nel Malabar, attuale stato del Tamil-Nada. Ed anche qui si esercitò nell’apprendere la complessa lingua locale.
DA L L’INDIA A MACAO
Questa sua capacità venne ben presto notata, tanto che a sorpresa il 12 aprile 1579 ebbe ordine dai suoi superiore di partire per Macao, emporio portoghese, per essere mandato in Cina. La conoscenza della lingua era essenziale per assolvere al compito dell’evangelizzazione e li dove altri missionari avevano rinunciato Ruggeri vi riuscì creandosi un proprio metodo di comprensione del tutto originale. Ripreso secoli dopo dal pedagogista belga Ovidio Decroly per diffondere l’apprendimento linguistico. Ruggeri caposcuola filologico. Il missionario spinazzolese infatti, con l’ausilio di un pittore locale suo amico per l’apprendimento associava la figura disegnata (esempio: cavallo) all’ideogramma cinese corrispondente, aggiungendo la romanizzazione italiana del suono.
Nel metodo Decroly-globale alla figura è associata la lettera iniziale del nome in carattere maiuscolo e minuscolo e la scrittura di tutto il nome. Tale metodo è diffuso in tutte le scuole del mondo ove le lingue sono basate sull’alfabeto. L’affinità dei due metodi parte dalla stessa intuizione, quello dell’associazione della figura per l’apprendimento linguistico. In questo modo, il nostro Ruggeri, acquisì cognizioni di 15 mila ideogrammi dei 60-80 mila che compongono l’idioma mandarino, grazie ai quali non solo poté confrontarsi con i nobili ed essere accettato da questi, ma diffuse il vangelo e battezzò diverse famiglie, fondatori delle prime comunità cristiane in terra cinese.
RELIGIOSO MA ANCHE POETA E SCRTTORE
Complessa, straordinaria la storia personale e quella del missionario Michele Ruggeri: poeta, scrittore, dottore in diritto canonico, fondatore di una scuola per l’apprendimento della lingua cinese per stranieri, la Shengma’erding Jingyuan (la casa di San Martino), ma anche autore dell’Atlante della Cina. Nel novembre del 1588 Ruggeri viene inviato a Roma per sollecitare il Papa affinché si provvedesse un’ambasceria pontificia al fine di ottenere per i missionari il permesso di soggiornare
nell’Impero. Un progetto che per il susseguirsi di Papi non fu possibile perseguire. Ruggeri ritiratosi a Salerno, non senza amarezza, dopo i dieci anni trascorsi in Cina, riprese il suo lavoro intellettuale
per rendere più nota in Europa la cultura cinese. Sua la traduzione latina dei Quattro libri (classici testi cinesi sull'introduzione alla filosofia di Confucio), come poesie in cinese e la diffusione delle carte geografiche la cui raccolta e pubblicazione è stata curata solo nel 1993 da Eugenio Lo Sardo (Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato). Il manoscritto originale dell’Atlante della Cina datato 1606 è conservato nella Biblioteca dell’Archivio di Stato di Roma. Spinazzola e la Cina dovrebbero sentirsi più vicine grazie alla figura del gesuita Michele Ruggeri così come lo sono le Marche con Matteo Ricci. Sebbene ancora è tutto molto difficile per la Chiesa cattolica nominare i propri vescovi in Cina. La figura del gesuita Michele Ruggeri incarna quell’essenza che papa Francesco ha rivolto nel suo messaggio al Congresso internazionale sulla Catechesi organizzato nell’Anno della Fede: “La catechesi è un pilastro per l’educazione della fede, e ci vogliono buoni catechisti!”; e per esserlo bisogna “ripartire da Cristo”, che significa “non aver paura di andare con Lui nelle periferie”. E citando Benedetto XVI: “La Chiesa non cresce per proselitismo ma per testimonianza”. Lo spinazzolese Ruggeri è stato testimonianza di fede, pur oggi ancora poco conosciuto, la sua vita patrimonio non solo del territorio che ne diede i natali, egli seppe giungere, oltre quattro secoli fa, oltrepassando i confini del Celeste Impero, nel cuore della gente di Cina

lunedì 20 ottobre 2014


GROTELLINE NUOVA PAGINA
Il governatore della Regione Puglia “a termine” e commissario per l’emergenza ambientale “scaduto”, Nicola Vendola (detto Nichi), si è lavato le mani della questione Grottelline. Lo scorso 14 ottobre ha deciso di passare il cerino acceso ad altri, con una semplice comunicazione. In cui, in modo unilaterale, ha ricostruito la vicenda del mancato avvio dell’immondezzaio da lui concesso all’Ati Tradeco-Cogeam (Gruppo Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa Spa).
Adesso, a dover decidere sulla controversa questione saranno il presidente dell’Oga Bat, Nicola Giorgino, i sindaci dell’Ato/Bat (Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando, Spinazzola, Trani e Trinitapoli) e i superstiti comuni dell’ex Ato Ba/4 (Altamura, Gravina di Puglia, Santeramo e Poggiorsini).
Vendola ha scelto di chiudere in questo modo il suo percorso di ex commissario all’emergenza ambientale in Puglia, proprio a pochi mesi dalla scadenza del suo secondo mandato da presidente della Giunta regionale. Un mandato durato dieci lunghi anni, in cui proprio Grottelline ha rappresentato l’apice del fallimento della Regione nella politica di gestione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Dieci lunghi anni di fatti gravi e rocamboleschi: sparizione di documenti e di memorie del computer nell’assessorato regionale contenenti i dati di Grottelline, “balletti” di numeri sulla reale estensione delle particelle del progetto, varianti dubbie e sequestri giudiziari.
Tutto pur di realizzare una discarica che sconvolgerebbe un sito di interesse archeologico, monumentale, paesaggistico e naturalistico, che proprio l’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, ha inserito nel Piano regionale dei rifiuti, nonostante le innumerevoli sollecitazioni dei Comuni e delle associazioni ambientaliste, e le interrogazioni al Parlamento italiano ed europeo. Un Piano votato a maggioranza in Consiglio regionale non solo dagli adepti di Vendola, ma anche e senza indugio dagli esponenti del Pd, che ora sembrano defilarsi dicendosi contrari. Un Piano sostenuto anche da Michele Emiliano, segretario regionale Pd e probabile candidato alla presidenza della Regione.
Intanto, continuano le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari sui rifiuti tombati nelle cave e scoperti di recente, che Vendola non menziona nella sua lettera di passaggio delle consegne. Poi, ci sono i ricorsi al Tar dei Comuni di Spinazzola e Poggiorsini, che riguardano la valanga di contraddizioni del Piano paesaggistico partorito dall’assessore Angela Barbanente. Eppure Vendola, dopo che in tutti questi anni ha sparato a zero su chiunque si occupasse di Grottelline contestando le sue “verità”, Come agevolmente si legge anche nei verbali di magistrati: l’ex pm Desireè Digeronimo e negli atti della commissione parlamentare antimafia sul ciclo dei rifiuti presieduta dall’on. Gaetano Pecorella, ha deciso di lavarsene la mani.
Ora su Grottelline si apre un nuovo capitolo, che potrebbe portare, se a prevalere sarà la coerenza, a conclusioni opposte, visto che sia l’Oga, sia i Comuni della Bat, sia la Provincia Barletta-Andria-Trani si sono da sempre dichiarate contrarie alla realizzazione della discarica a Spinazzola. Resta tuttavia un dubbio: nel caso in cui la controversia dovesse protrarsi con la bocciatura dell’immondezzaio a Spinazzola, a chi toccherà, dopo questa fuga della Regione, pagare gli eventuali danni alle imprese?

venerdì 19 settembre 2014

Arena di Verona, 12 settembre 2014.
Dietro le quinte del concerto «In sint(f)onia con il futuro», omaggio musicale dell’Azerbaigian all’Italia: le prove dell’Orchestra italiana del Cinema con i maestri Yalchin Adigezalov e Daniele Belardinelli, di Al Bano e degli artisti azerbaigiani Azer Rzazadeh, Aygun.Straordinaria serata, con oltre 8000 presenze condotta da Carlo Vulpio

mercoledì 20 agosto 2014

Un viaggio in un Paese straordinario che segnerà il futuro dell'Italia e dell'Europa
Webreportage e fotogallery su:
http://www.corriere.it/reportage/esteri/2014/da-baku-a-brindisi-lungo-la-via-del-gas/

La Via del Gas, dal Caspio all’Adriatico
di Carlo Vulpio

Tutti lo chiamano Corridoio meridionale euroasiatico e sembrano «vederlo» per la prima volta soltanto oggi, ma la linea, quasi una retta, che unisce Brindisi a Baku, la capitale dell’Azerbaigian sulle rive del mar Caspio, è una «strada» che esiste da duemila anni ed è lunga quattromila chilometri.

Terminata la Via Appia, che collegava Roma a Brindisi, cominciava, attraversato il mar Adriatico all’altezza di Durazzo, in Albania, la Via Egnazia, che si fermava alle porte di Istanbul, allora ancora Bisanzio. Da qui, nei secoli successivi alla fondazione di Costantinopoli, «la Nuova Roma» che aveva sostituito Bisanzio, si sarebbero diramate una serie di altre strade verso l’Oriente, tutte rientranti nella mitologica definizione di Via della Seta, che sarebbe diventata famosa con i viaggi di Marco Polo nella seconda metà del 1200. Una di queste Vie della Seta è quella che, appunto, dalla fine della Via Egnazia corre longitudinalmente per tutta la Turchia, fino a Erzurum – Arzen per i Romani, Teodosiopoli per i bizantini e infine Arz-e-Rum, cioè il valore dei Romani, in persiano –, e dopo aver attraversato la Georgia termina in Azerbaigian. Precisamente nella regione del Gobustan, tra i blocchi di pietra millenaria e i meravigliosi petroglifi paleolitici della montagna di Boyukdash, a circa cinquanta chilometri da Baku, dove si trova la prova di quanto stiamo dicendo, una roccia con questa incisione: «All’epoca dell’imperatore Domiziano Cesare Augusto Germanicus. Il centurione Lucio Giulio Massimo, XII Legione Fulminata». L’incisione risale agli anni tra l’84 e il 96 dopo Cristo ed è la più orientale (e quindi la più lontana da Roma) epigrafe latina che si conosca. Probabilmente l’unica in tutto il Caucaso, poiché i Romani si erano spinti fin quaggiù per controllare l’unico passo esistente tra Caucaso meridionale e settentrionale. Insomma, geopolitica anche allora, nulla di nuovo sotto il sole.

La nuova via della seta

Oggi, questo stesso cammino è tornato di grande interesse, ma in senso inverso. Da Baku a Brindisi (o meglio, a Melendugno, Lecce). La stessa Via della Seta, la stessa Via Egnazia, fuse senza soluzione di continuità in un’unica, grande Via del Gas. Il gas dell’Azerbaigian. Uno dei cinque Paesi – con Iran, Russia, Kazakistan e Turkmenistan – che si affacciano sul mar Caspio e che si dividono l’enorme quantità di gas (il 46 per cento delle riserve mondiali) stivato nei suoi fondali. E’ gas metano, di gran lunga il meno inquinante tra i combustibili fossili (non c’è paragone con carbone e petrolio), il più economico, il più facile da trasportare anche attraverso lunghi gasdotti – tubi interrati, anche sotto il fondale marino, del diametro di poco più di un metro -, il più abbondante in natura. Per l’Unione Europea, che è il terzo consumatore mondiale di energia, dopo Usa e Cina, e il cui «paniere energetico» nel 2035 sarà riempito per ben il 30 per cento dal gas, un’ancora di salvezza. Per l’Italia in particolare, che dopo la crisi libica è diventato il primo importatore di petrolio dall’Azerbaigian, un’opportunità doppia, anzi tripla, visto che si potrebbe convertire a gas (anzi, si dovrebbe, in base a un accordo del 2001, governo Prodi) sia la centrale elettrica di Cerano (la più grande d’Europa), sia quella di Brindisi Nord e persino produrre una parte dell’acciaio dell’Ilva con centrali termoelettriche alimentate a gas, già diffuse sia in Azerbaigian, sia nel resto d’Europa. Dice il ministro azerbaigiano dell’Energia, Natig Aliyev: «Questo progetto è davvero la nuova Via della Seta, perché cambia in radice la mappa dell’energia mondiale e porta sul palcoscenico nuovi attori, come il nostro Paese, finora considerato poco e comunque meno di Iraq e Iran».
I giacimenti di gas azerbaigiano del Caspio si chiamano Shah Deniz I e II. Il secondo, ancora tutto da sfruttare, vale non meno di 45 miliardi di dollari. Il gasdotto progettato, e in parte già costruito, è composto da tre «tronconi», BTE (Baku-Tblisi-Erzurum), TANAP (Trans Anatolian Pipeline) e TAP (Trans Adriatic Pipeline). Sarà concluso nel 2018 e già l’anno successivo trasporterà dieci miliardi di metri cubi di gas, che potranno essere raddoppiati. Una quantità di gas pari al 15% dell’attuale consumo annuo dell’Italia (70 miliardi di metri cubi), che potrà quindi aumentare l’impiego di metano al posto di carbone, olio combustibile e petrolio e potrà smistarlo anche ai Paesi vicini, evitando così inutili e dannose perforazioni alla ricerca di petrolio di scarsa qualità in Adriatico e consentendo all’Unione Europea di avere un forno in più (e di quale portata) da cui comprare il pane, senza l’ansia di dover dipendere dal buon cuore della Russia o dalle sorti di Libia e Algeria. Il gasdotto servirà, con altrettante diramazioni, anche i Paesi balcanici e persino Israele e Iran, che certo non si scambiano affettuosità.

Non solo petrolio e gas


Questa Via del Gas però non è soltanto un nuovo asse energetico-commerciale, e quindi geopolitico, della massima importanza. E’ anche un grande canale culturale, un fascio di nervi e di neuroni che per lungo tempo è rimasto pressoché inattivo, e invece percorre e lega due mondi diversi, che da secoli hanno in comune molto più di ciò che essi stessi credono. Che sia stata progettata da diverse società multinazionali riunitesi in consorzio – tra le quali, la società di Stato azerbaigiana Socar – non vuol dire che sia opera del demonio.
Significa, più semplicemente, che oggi sta avvenendo con il gas ciò che, sempre qui, avvenne già ieri, quando, era il 1995, da poco implosa l’Unione Sovietica, l’Azerbaigian inaugurò la cosiddetta «politica delle porte aperte» e per sfruttare al meglio il proprio petrolio (trattenendo per sé il 30 per cento dei ricavi, fatto che è già passato alla storia come «il contratto del secolo») coinvolse nel medesimo consorzio tredici compagnie di otto Paesi diversi, meritandosi l’appellativo di «Onu in miniatura» e assicurandosi così l’indipendenza vera, quella economica, che gli avrebbe procurato anche quella politica. Significa, inoltre, non dimenticare nemmeno ciò che è avvenuto l’altro ieri, quando, meravigliati davanti ai gusher, le fontane spontanee di petrolio che sgorgano dal sottosuolo, si decise di fare la prima trivellazione al mondo (era il 1848), e poi il primo oleodotto (1879), e poi la prima raffineria per ottenere il cherosene, merito del grande Dmitrij Mendeleev, quello della tavola periodica degli elementi, e poi la prima società petrolifera, che i fratelli Robert e Ludwig Nobel, quelli del premio omonimo, crearono proprio a Baku, da dove salpò anche la prima petroliera, che i Nobel chiamarono Zoroaster, perché qui, quindici o forse diciotto secoli prima di Cristo, nacque Zarathustra e da qui si diffuse lo zoroastrismo in tutta la Persia e in gran parte dell’Asia centrale. Con il suo culto del fuoco, forza creatrice e purificatrice. Da cui il nome stesso Azerbaigian, che letteralmente significa «guardiano del fuoco», e la definizione «Terra del Fuoco» che il Paese – centrato in anticipo l’obiettivo Onu, previsto per il 2015, di «riduzione della povertà», dal 49 al 5 per cento -, ha scelto per farsi conoscere all’estero.

Alla scoperta della terra del fuoco

Il fuoco c’è davvero, in Azerbaigian, e brucia spontaneamente sulla terra argillosa della collina di Yanar Dagh, alimentato dal gas invisibile che fuoriesce dal sottosuolo. Uno spettacolo unico, incredibile, che spiega meglio di mille parole perché gli ateshparasti, gli adoratori del fuoco, non potessero che nascere qui. E perché, nonostante il Paese sia musulmano all’85 per cento, i tre quarti dei quali sciiti – benché piuttosto laico per mentalità e Costituzione -, non siano scomparsi.
E’ stato a partire da queste fiamme di questa collina poco fuori Baku, che ci siamo spinti all’interno del Paese – fin quasi al confine con la Georgia, lungo il tragitto del gasdotto che arriverà in Italia – per capire meglio cosa sta succedendo qui, quali nuovi processi si stanno mettendo in moto. Perché una cosa è Baku, con il suo centro storico patrimonio dell’Unesco – il palazzo degli Shirvanshah, la Torre della Vergine -, lo sfavillio delle sue Flame Towers e delle sue architetture ardite e bellissime, con il suo infinito lungomare e la sua contagiosa voglia di vivere, con i suoi boulevard in cui non ce n’è uno che non guidi come un pazzo appena uscito dal manicomio, e poi con i suoi alberghi e i ristoranti e i negozi e persino i pozzi di petrolio che pompano greggio a pochi metri dalle case. Ma un’altra cosa è il resto del Paese, quello più autentico, che certamente è più povero della capitale, però ha più voglia di lei, ha più «fame», e non si accontenta del riconoscimento Unesco che ha inserito i tappeti azerbaigiani nel patrimonio immateriale dell’umanità, né di aver raddoppiato il reddito annuo pro capite negli ultimi sette anni da 3.800 a 7.500 dollari, ma punta, sulla spinta di una crescita «cinese» del pil (15 per cento negli ultimi dieci anni), al tasso zero di povertà e chiede conoscenza, studi, formazione. E apertura al mondo. Si tratti dell’Eurofestival della canzone, tenutosi qui nel 2012, o dei primi Giochi olimpici europei, l’anno prossimo, sempre qui.

Quella azerbaigiana (dieci milioni di persone) è una popolazione giovane – l’età media è di 28,2 anni – che negli ultimi vent’anni, dopo il crollo dell’Urss, è cresciuta di due milioni. Centomila all’anno, e non come media statistica, ma come incremento costante. I fuochi di Yanar Dagh, dunque, bruciano anche altrove, anche oltre il campo petrolifero di Surakhani, uno dei primi e più suggestivi del Paese, un vero museo industriale in attività, dove è vietato riprendere o fotografare e, se lo fai, arrivano i poliziotti (ma abbiamo giocato d’anticipo e per fortuna ci è andata bene).
I fuochi di Yanar Dagh bruciano anche ad Ateshgah, il Tempio del fuoco, ancora affascinante nonostante l’eccessiva opera di restauro, e nel Caravanserraglio che lo circonda, con le sue stele e le sue scritte in persiano, in arabo e in ebraico, con le sue croci cristiane e i suoi cenobi per gli asceti e gli eremiti indù, o le celle in cui i mercanti in viaggio sulla Via della Seta concludevano i propri affari. E’ solo un’anticipazione della pluralità di lingue e di etnie che incroceremo. Ventisei lingue, secondo Strabone, nel solo Azerbaigian, che lui chiama Atropatene, da Atropate, luogotenente di Alessandro Magno nominato satrapo del luogo. E addirittura trenta etnie, se si considera anche l’area del Daghestan, un po’ più a Nord. E quante religioni? Più o meno tutte quelle maggiormente note, in questo crocevia del mondo, disseminate in luoghi di grande bellezza, di raffinato fascino, di antichissima storia, a testimoniare una convivenza, un rispetto e una parità di trattamento codificati anche nelle leggi e difficilmente rintracciabili in altri Paesi islamici e post sovietici. A Baku, con la moschea di Tezepir, la più grande dell’Azerbaigian, che è anche la sede del dipartimento centrale di tutti i musulmani del Caucaso, convive tranquillamente la sinagoga degli «ebrei della montagna» di Guba, mentre a Maraza, di fronte allo stupendo mausoleo del 1402 di Diri Baba, dove chiunque può fermarsi in contemplazione per il tempo che ritiene necessario, si trova uno dei più antichi cimiteri arabi. E a Khanaqa, sul fiume Pirsa’at, nella regione dello Shirvan, c’è un piccolo cenobio sufi tra i più frequentati e venerati del Paese. E poi, più avanti, dopo aver strabuzzato gli occhi davanti ai vulcani di fango, un altro fenomeno naturale unico del sottosuolo azero, ecco la città di Gabala, di cui ancora si vedono le poderose mura romane del I secolo dopo Cristo, e la chiesa di Nich che, assieme a quella bellissima di Kiş, è tra le chiese cristiane albaniche più antiche. Perché anche questo è accaduto qui, che nel Regno di Albània (sorto nel IV-III secolo avanti Cristo, da non confondere con l’odierna Albania) si affermasse il cristianesimo, al punto che l’anno successivo all’editto di Costantino (313 d.C.) qui per la prima volta la religione cristiana venne proclamata religione di Stato. Mentre a Sheki, la città della seta, del meraviglioso palazzo di Sheki Khan dalle finestre di mille colori costruito alla fine del 1700 e del Karavansaray, c’è ancora Tofiq Rasulov che fabbrica le stesse finestre del palazzo del Khan con l’antica tecnica şebeke, cioè quattordicimila pezzi di vetro (all’epoca, provenienti da Venezia) per ogni metro quadrato di finestra, incastrati in minuscoli tasselli di legno senza uso di colla. Infine, Ganja, la più antica capitale dell’Azerbaigian, e Naftalan, il cui nome dice tutto, perché in questa cittadina, fin dai tempi di Marco Polo, vengono da mezzo mondo a fare i fanghi terapeutici immergendosi nel pregiato petrolio locale, che è privo di azoto e paraffina.

Quell’ultimo miglio


Non solo gas, dunque, scorrerebbe nelle condotte della Via del Gas. Eppure, questa grande opera per nulla «impattante» (è un tubo, non un grande rigassificatore) trova l’ostacolo maggiore proprio nell’ultimo tratto – una decina di chilometri -, e proprio in Puglia, cioè la regione dello scempio eolico e fotovoltaico industriali su vasta scala e delle arcaiche centrali a carbone. Il no, che il governo trasformerà in un sì tra un mese, è venuto da quelle stesse istituzioni locali che diedero parere positivo a un altro progetto di gasdotto, poi abbandonato, che doveva approdare a Otranto. Quasi che Otranto fosse meno «delicata» di Melendugno, che fra l’altro è pure nell’entroterra. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. E’ sempre lo stesso Grande gioco dei contrapposti interessi geopolitici. I Romani lo capirono subito e per il Corridoio meridionale euroasiatico tirarono diritto.

giovedì 14 agosto 2014


In città il ricordo di don Pierino dove uno dei suoi figli nell’amore, Antonio Cicorella, fondò la comunità
LA COMUNITÀ «CASA MICHELE» PIANGE LA MORTE DI DON GELMINI
La struttura di accoglienza è fra i primi centri creati dall’organizzazione
di Cosimo Forina
SPINAZZOLA . «Il Don è morto». Prima ancora che le agenzie battessero la notizia il messaggio con tutto il suo carico di dolore partito da Mulino Silla nella città di Amelia, in provincia di Terni, della scomparsa di don Pierino Gelmini fondatore della Comunità Incontro, ha raggiunto anche Spinazzola. Nella città dove uno dei suoi figli nell’amore, Antonio Cicorella, aveva fondato agli inizi degli anni novanta, dopo il suo riscatto proprio nella Comunità Incontro, nell’ex Lazzaretto, uno dei primi centri di accoglienza in Italia “Casa Michele”. Un riferimento per ragazzi tossicodipendenti che giungevano dalla strada e da dove in tanti sono partiti per trovare attraverso il
“don” come tutti i ragazzi lo chiamavano, il padre che li avrebbe aiutati a ritrovare attraverso principi e valori un nuovo orientamento della vita.
Il legame con don Pierino e Spinazzola era iniziato nel 1986, quando i primi ragazzi, tra cui Antonio Cicorella, venivano aiutati da alcuni volontari per essere da lui accolti dopo aver fatto i primi colloqui in una delle sedi della Comunità Incontro, quella di Andria, a cui don Gelmini era molto legato. Poi l’inaspettata scelta ultima di vita di Antonio Cicorella, scomparso nel 1995, il quale con alcuni amici apriva le porte di un edificio in abbandono, luogo di desolazione e dolore per trasformarlo in casa calda e accogliente. Ed in meno di tre anni dal 1992 al 1995 ad essere ospitati sono stati ben in 110 a quel tempo giovani disorientati, oggi uomini reinseriti, i più, a pieno titolo nella società. Alcuni fortificati e diventati orientamento per altri ragazzi in difficoltà.
Due le visite a Spinazzola di don Pierino Gelmini, la prima l’8 settembre 1995 in forma strettamente privata quando tra le lacrime dei presenti volle venire a salutare per l’ultima volta Antonio e il 10 ottobre 2004 quando veniva premiato con l’iniziativa legata al libro “Antonio-storia di un Uomo” prefazione curata proprio da don Pierino che ripercorre la storia di Antonio Cicorella e Casa Michele. Dai cui proventi era stato istituito un riconoscimento a chi si occupava di sostegno ai malati di Aids con particolare attenzione ai bambini.
Dal 1963 giorno in cui don Pierino Gelmini incontra a piazza Navona (Roma) Alfredo Nunzi che gli chiede di aiutarlo la vita del prete cambia. Sino a diventare rinuncia alla stessa carriera ecclesiastica per dedicarsi ai diseredati, tossicodipendenti, alcolisti e quanti si riconoscevano nella sua Comunità. Un esercito di oltre quattrocentomila giovani che con le loro famiglie in questi quarant’anni non lo hanno dimenticato e che entrati in Comunità segnati sulle loro braccia sono ripartiti segnati dal “don” nel cuore. Che la terra ti sia lieve, don Pierino. Anche Spinazzola non ti dimenticherà.

venerdì 11 luglio 2014

Anche questo è nei faldoni storici della discarica che si vuole costruire a Grottelline dove da giorni si continua a scavare per riportare alla luce rifiuti tombati.

di Carlo Vulpio
http://carlovulpio.wordpress.com/

A ciascuno il suo factotum. Archinà per Vendola. Petronella per Carofiglio. Voti ed elogi a governatori e scrittori per mancanza di prove




Peccato che si arrivi a conoscere certe cose sempre «dopo», ma ora sappiamo che la Tradeco, azienda leader di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Sud Italia e non solo, consorziata con la Cogeam della signora Emma Marcegaglia (ex presidente Confindustria e attuale presidente Eni), faceva la campagna elettorale non soltanto per Nicola Vendola di Sel (definito dalla Marcegaglia «il miglior governatore regionale d’Italia», e ti credo…), ma anche per il magistrato e poi senatore del Pd, nonché scrittore (per mancanza di prove), Gianrichetto Carofiglio.

Correva l’anno 2008 e c’era la campagna elettorale per le elezioni politiche. E tra Spinazzola e Poggiorsini (Puglia, provincia di Barletta-Andria-Trani) Cogeam-Tradeco voleva a tutti i costi una discarica in contrada Grottelline, tra un sito neolitico, una masseria dei Templari e una sorgente di acqua minerale.

In verità, quella discarica, i soggetti su citati e i loro aedi in Regione Puglia (l’altro magistrato-assessore Lorenzo Nicastro e la irriconoscibile urbanista Angela Barbanente) la vogliono ancora, ma sono tanti gli imbrogli, e le carte truccate, e le perizie contrarie, e persino i furti (intere memorie trafugate dai computer degli uffici regionali), che difficilmente lo sciagurato progetto verrà realizzato. A meno che Vendola&C non mandino lì i carri armati. Ma negli ultimi tempi, vista la mala parata, come e peggio delle sue risatacce a telefono con il factotum dell’Ilva, Girolamo Archinà, a cui faceva i complimenti per aver strappato di mano il microfono a un cronista che chiedeva conto ai Riva dei morti di cancro a Taranto e dell’inquinamento dell’Ilva, Vendola sembra voler tornare sui propri passi e, forse, addirittura fermare il progetto di discarica per il quale si era battuto anima e corpo, fino ad affermare il falso e a lanciare accuse false e infamanti nei confronti di chi osava dissentire e raccontare una storia molto, ma molto diversa da quella che propinava lui. Staremo a vedere. Speriamo.

Ma Gianrichetto Carofiglio, ormai ex magistrato (ecco, questa è forse l’unica cosa buona che ha fatto: dimettersi dalla magistratura) cosa c’entra con la discarica di Grottelline? Diciamolo subito, non c’entra nulla. Né è una colpa che Carofiglio sia molto amico di Vendola, il quale è anche molto amico della moglie di Carofiglio, Romana Pirrelli, un altro magistrato, pm nello stesso distretto giudiziario del marito oltre che nella circoscrizione in cui l’ex magistrato fu eletto. Pirrelli però si teneva per anni nel cassetto le querele contro Vendola (la mia, per esempio, e proprio, ohibò, sui fatti di Grottelline) e le tirava fuori per astenersi dal trattare il caso solo quando costretta da un esposto inviato al procuratore generale. Ma poiché le colpe delle mogli non possono ricadere sui mariti, anche questa non è una colpa dell’ex magistrato, ex senatore e, speriamo, anche ex scrittore. E nemmeno essere stato sostenuto in campagna elettorale da Tradeco è una colpa. Basta saperlo, così magari un elettore si regola e un cittadino comprende meglio la storia e la geografia (politica e non solo).

La colpa di Carofiglio è un’altra. Come apprendiamo solo adesso da alcune intercettazioni telefoniche «sepolte» tra le migliaia di pagine relative all’inchiesta – in verità, alquanto farraginosa – su sanità e rifiuti in Puglia, anche per Gianrichetto, come Archinà per Vendola, durante la campagna elettorale del 2008 si muoveva un altro factotum, Franco Petronella della Tradeco. Il quale, per le “cene autofinanziate” con il candidato Carofiglio rompe le palle via telefono a mezzo mondo affinché si stampino e affiggano manifesti, si mandino in onda spot in radio e in tv e soprattutto si acquistino biglietti a decine «per riempire la sala» e così dar prova di visibile sostegno al candidato-magistrato (allora, lo era ancora), nonché scrittore (sempre per mancanza di prove).

Anche qui, se fai raccolta fondi e lo dichiari (anche se purtroppo in Italia non abbiamo il fund raising come negli Stati Uniti), nessuno obietterebbe. Ma se ricorri, o fai in modo che qualcuno ricorra «a tua insaputa», a questi giochi di sponda, allora rischi di collocarti tra la quarta e la quinta categoria umana de Il giorno della civetta, grande libro del grande scrittore (lui, sì) Leonardo Sciascia (insomma, non è bello oscillare tra i pigliainculo e i quaquaraquà). E tuttavia, nemmeno in questo sta la colpa più grave di Carofiglio. La sua grande, grandissima colpa è nel non aver tenuto conto della «recensione», in questo caso telefonica, di Petronella. E infatti, ecco cosa dice il factotum di Tradeco su Carofiglio: «Domani sera, se non posso portare le persone, la massa a Carofiglio… Ma tu vuoi fare una cosa d’élite…! I libri in campagna elettorale…! Uaglio’…». Ecco. Si fa tanto per diventare scrittore. E poi arriva Petronella.

venerdì 4 luglio 2014


Spinazzola Una campagna di solidarietà con la raccolta fondi da devolvere alla ricerca AIRC
FOTO CONTRO IL CANCRO, ECCO LA SFIDA DEI “PICCOLI GIA’ GRANDI”
di Cosimo Forina
Gli scatti di Pierluigi Glionna ai suoi coetanei testimonial per scelta condivisa in una campagna di sensibilizzazione e sostegno alla ricerca contro il cancro. Loro sono i “Piccoli già Grandi” una affiatata comitiva di giovanissimi che nelle loro iniziative continuano a sorprendere la città, la ragione tutta nello stare insieme: “il nostro gruppo è nato per trasmettere colore a Spinazzola”. Questa volta dopo aver creato spettacoli, Flash Mob, partecipazione allo storico carnevale, hanno deciso di realizzare qualcosa di più serio ed importante, non sentendosi estranei al continuo lutto che sta colpendo la città nelle premature morti dovute a neoplasie, specie nei giovanissimi. “Spinazzola, affermano, è un paese dove molti si stanno ammalando di cancro e tutti noi abbiamo conosciuto più di tre vittime a testa di questa malattia”. E la loro dichiarazione purtroppo non è frutto di sensazione, tanto da aver portato anche altri a denunciare questa situazioni. Si, si sta morendo di cancro a Spinazzola, troppi casi registrati ultimamente e di continuo tanto da far gridare scandendo i nomi su facebook che è tempo di capire cosa stia esattamente succedendo, se vi siano cause scatenanti, quali le patologie più ricorrenti e a cosa queste possano essere collegate. Le vittime del flagello, per lo più partono dai 24 ai 45 anni e la sensazione non è quella di essere legate ad una fatidica casualità, ad un maledetto destino avverso. I ragazzi “Piccoli già Grandi” hanno invaso piazza San Sebastiano con le loro fotografie che incitano a vincere il cancro, a sostenere la ricerca, ma anche a non rassegnarsi, ad affrontare la malattia trovando forza e sorriso in se stessi, ad accogliere l’altrui dolore e farlo portatore di continuità nell’amore verso la vita. “Tutto è nato, spiega Pierluigi, durante le prove del nostro spettacolo "Sop all cutt l'acqua fr'veut", dove cercavamo un'idea per mandare un messaggio alla gente e per rendere noto il nostro lavoro. Così tutti insieme abbiamo deciso di realizzare una campagna pubblicitaria contro il cancro. Ai ragazzi ho scattato 2 foto a testa e, sinceramente, li ho visti molto presi da questo progetto. Ad ognuno di loro è stata scritta una frase su una parte del corpo. Abbiamo scelto di realizzare le foto in bianco e nero, per interpretare la visione che le persone ammalate hanno della loro vita. Ma ogni nostra espressione e scritta era variopinta e piena di aspettative per il futuro. Dopo un mese dallo spettacolo abbiamo deciso di partecipare ad una raccolta fondi contro il cancro. Ogni genitore ha firmato una liberatoria per il proprio figlio e sono state stampate delle gigantografie e posizionate per tutta la piazza. A tutti coloro che ci hanno lasciato un'offerta abbiamo dato in ricordo un pocket contenente tutti gli scatti fotografici della campagna pubblicitaria. Tutto il ricavato, ora, verrà devoluto in beneficenza all'associazione A.I.R.C.”. Una mostra questa che per spontaneità, intuizione, bellezza, messaggio meriterebbe di essere richiamata in tutte le città a partire da quelle della Provincia Barletta-Andria-Trani e non solo. Come è andata a Spinazzola? Straordinari i ragazzi: “nonostante il vento non sia stato dalla nostra parte, abbiamo riso, ballato e ci siamo divertiti. Ci chiedono di rimanere nel nostro paese e di non rinnegare mai le nostre radici, ma come possiamo noi rimanere in un posto nel quale veniamo inconsapevolmente avvelenati in ogni momento? Acqua, aria... tutto velenoso, ma la cosa peggiore è che gran parte della popolazione vive completamente all'oscuro fin quando ad un loro caro o a loro stessi viene diagnosticato un tumore. Noi non vogliamo correre ai ripari quando ormai sarà già troppo tardi, vogliamo che il resto della cittadinanza come il nostro gruppo Piccoli...già Grandi si svegli una mattina e pretenda di più da questo paese. Pretenda di sapere cosa mangiamo e respiriamo e perché ci stiamo lentamente ammalando tutti. Basta con questa "ignoranza"solo tutti insieme possiamo trovare una soluzione a questo gravissimo problema”. Loro hanno dimostrato di essere Grandi, la maiuscola è voluta, ora i grandi si spera che non continuino a restare piccoli.


giovedì 26 giugno 2014

TERRITORIO A RISCHIO
Tiene banco l’affare rifiuti
UN CORTEO DOPO L’ALTRO
Sulla spinosa vicenda riguardante la realizzazione della megadiscarica si prospetta una nuova manifestazione
UNA STORIA PLURIDECENNALE
Tutto ha avuto inizio il 30 gennaio 1990 (delibera N°12) nel consiglio comunale di Spinazzola (maggioranza PCI+DC)
GROTTELLINE,DA SITO CULTURALE A DISCARICA
Dopo Spinazzola si appresta a scendere in piazza anche Poggiorsini
di Cosimo Forina
Spinazzola- E mentre i cittadini scendono in piazza per manifestare contro la discarica, il 17 giugno lo hanno fatto a Spinazzola, il 29 giugno sarà la volta di Poggiorsini, e la procura Antimafia di Bari pm Roberto Nitti continua le sue indagini sui rifiuti speciali tombati e scoperti nelle cave di “Grottelline”, la Cogeam-Tradeco a cui Nichi Vendola ha affidato la realizzazione e gestione dell’immondezzaio ed impianti in quel sito ha presentato le varianti al suo progetto sulla base dei termini delle prescrizioni decise il 20 maggio dal Comitato Regionale VIA.
In pratica: da una parte si contesta dall’altra si va avanti. Nonostante il subbuglio, ricorsi al Tar, osservazioni di Legambiente e Lipu sulla non idoneità del sito non riconducibili al solo intervento e manutenzione della lama oggetto delle prescrizioni della VIA che tracimando ha creato il lago all’interno di una parte delle cave. Richiesta di apertura di infrazione contro la Puglia depositata presso la Commissione dell’europarlamento in difesa di Grottelline. A registrarsi poi sui rifiuti tombati rinvenuti dal Comando Provinciale di Bari del Corpo Forestale dello Stato con gli uomini di Bari e Cassano delle Murge, più note davvero singolari dell’assessore all’ambiente regionale Lorenzo Nicastro. Un record dopo l’individuazione di Grottelline come immondezzaio. Nicastro insiste a puntare l’indice contro il Comune di Spinazzola incassando reazioni da questo, per aver usato in emergenza il sito tra il 1995-96 facendo depositare temporaneamente rifiuti urbani. Nell’ultimo intervento afferma l’assessore: "per ristabilire, la storia di Grottelline, rispetto agli attacchi ingiustificati cui la Regione Puglia è sottoposta”.
Ripercorriamo la storia brevemente di Grottelline dalla sua individuazione come discarica, di quei rifiuti urbani non associabili a quelli speciali rinvenuti dal Corpo Forestale ed anche della variante al progetto oggetto delle prescrizioni VIA. Il 30 gennaio 1990 (delibera N°12) il consiglio Comunale di Spinazzola (maggioranza Pci+Dc) approva l’individuazione della sua discarica nel foglio di mappa 142 particelle n.11 e 143. La proprietà di quelle due particelle è della Ecospi srl costituitasi il 20/12/1989 e iscritta presso la Camera di Commercio di Bari il 27/2/1990. Scopo societario oggi è “la gestione di siti aventi carattere culturale e museale; la creazione, gestione, e organizzazione di parchi a tema, l’organizzazione e gestione di eventi”. L’Ecospi è la sigla della srl “Valle dei Dinosauri” la cui compagine sociale vede il 22,32% la Tradeco srl e la Vi.Ri. srl al 77,68% di Altamura. Società quest’ultima che è salirà alle cronaca per l’appalto dei rifiuti ospedalieri che coinvolge l’ex assessore alla sanità regionale Alberto Tedesco vicino alla famiglia Columella. Nel tempo il progetto dell’immondezzaio di Spinazzola affidato nel 2006 all’Ati Tradeco-Cogeam cresce. Le particelle del foglio di mappa 142 da due diventano sette (11,58,70,71,72,73,143) nella prima seduta VIA che analizza il progetto e lo approva, per aumentare ancora di più sino a tredici con l’atto di esproprio che porterà al sequestro della Procura di Trani, pm Michele Ruggiero (ad aggiungersi le particelle 7,10,66,68,78,144). Rifiuti e Variante. Nel 1995 l’allora sindaco di Spinazzola Michele D’Ercole con sua ordinanza si vede costretto a chiedere in emergenza di rimuovere i rifiuti accantonati in città nella zona San Francesco. Gestore del servizio la Tradeco. Ad offrire la soluzione è proprio Carlo Columella che con atto notorio offre la disponibilità ad utilizzare temporaneamente le due particelle (11-143) della Ecospi destinate a discarica. Che si tratti di rifiuti urbani, anche se per ordinanza dello stesso D’Ercole dovevano essere rimossi sin dal 96, lo si apprende dal tecnico della società ing. Carmine Carella nel 2008, attraverso diverse note che in parte qui pubblichiamo delle intercettazione del tecnico durante i lavori della discarica a Spinazzola disposte dalla Dda di Bari che indagava sulla sanità pugliese e sul mondo dei rifiuti. Contemporaneamente a quella dei rifiuti, le conversazioni vertono sulla questione dello spostamento degli impianti perché vengono rinvenute delle grotte. Una affermazione davvero singolare, l’ing. Carella, annotano i carabinieri, parla con tale Mimmo a cui vengono prospettate le problematiche delle grotte, si parla di un primo contatto avuto con la sovrintendenza, e del consiglio di preparare un paio di soluzioni e propinarle alla sovrintendenza. Già proprio così due soluzioni da “propinare” alla soprintendenza. Ovvero, tranne se non per un infelice utilizzo del termine “darle da bere”. Questa “bevuta” è poi diventata la variante presentata in regione che ha anche incluso le particelle in più rispetto al primo progetto, inviata alla Procura di Trani, all’Ato Ba/4 e al Comune di Spinazzola che l’approva con atto di Consiglio Comunale. Ed ancora alla Giunta regionale dopo qualche anno da ultima, l’approva in proroga paesaggistica ritenuta dall’assessore Angela Barbanente migliorativa nel progetto rispetto al passato. Cosa erano e sono quelle cavità scoperte nel 2008 per cui ci si doveva spostare, per non finirci dentro, gli impianti? Il perito della Tradeco-Cogeam l’archeologo Michele Sicolo parla di chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi e consiglia, comunque, prima di effettuare la realizzazione degli impianti di fare una accurata analisi del sito di Grottelline vista la sua importanza storica e archeologica. Anche questa è la storia di Grottelline.

SPINAZZOLA LE INTERCETTAZIONI SUL “CASO TEDESCO” RIGUARDANTI LA QUESTIONE GROTTELLINE

TUTTE LE MANOVRE SULLA ZONA E LA CONSAPEVLEZZA DELLA PRESENZA DI GROTTE,RIFIUTI E CORSI D’ACQUA

Nota 18776 del 14/3/2008 telefonata tra Carmine Carella e Mimmo Diomeda
Trascrizione integrale, contenuto della telefonata:
spostamento degli impianti
Carmine dice di essere sul cantiere di Spinazzola ed hanno fatto delle verifiche….perché stiamo procedendo alla realizzazione delle fondazioni e probabilmente in prossimità del confine est potrebbero essere interessate le strutture delle fondazioni delle grotte che sono sottostanti sulla parte che degrada verso la gravina…. allora per evitare problemi bisognerà spostarsi…io ho cercato di parlare con Gaetano, però non è raggiungibile al momento…probabilmente per una conferenza di servizio…quindi dice a Mimmo che è consigliabile fare un sopraluogo oppure fissare un incontro urgente…quindi dice Domenico, credo che Gaetano stia fuori fino a dopo Pasqua e così Carmine gli chiede se si possono vedere nel pomeriggio di oggi….così Domenico, dice io personalmente ho preso altri impegni su altre zone….comunque dice che se vai all’ufficio, oggi lo trovi, in corso Sonnino…poi gli chiede Carmine, pensi che ci voglia una conferenza per lo spostamento planimetrico?…Dobbiamo capire, risponde Mimmo se bisogna fare una variante, se ci sono i termini giusti,….bisogna rifletterci un pò…. Comunque dice di attivarsi in questo senso….fate delle proposte delle proposte operative sempre informalmente…comunque dice Carmine io sempre prima di partire ho chiesto sia il tuo parere che quello di Gaetano…comunque dice Mimmo, posso dire a Gaetano che lo vai cercando….allora dice Mimmo tu ti vuoi spostare all’interno della cava…no dice Carmine, stiamo parlando dell’impiantistica…delle grotte sottostanti…allora dice Mimmo…uno fa i sondaggi e dice….per cui è veramente necessario spostarci…siccome dice Carmine, io ho avuto contatti con la dirigente della sovrintendenza dell’area archeologica e costei le ha accennato della presenza di alcune grotte…siccome hanno avuto contezza diversa dello stato dei luoghi alla luce di queste cose che ci sono state dette, ora ci stiamo ponendo un problema e questo è uno e parimenti c’è ne uno di sicurezza, perché se dobbiamo mantenere questa autorizzazione dovremo arretrarci da un lato e tirarci sopra e così si conceda da lui dicendo che va in corso Sonnino da Gaetano…quindi dice Mimmo prepara un paio di soluzioni e propinale alla sovrintendenza.

Nota 30039 del 16/4/2008 ore 19.04 telefonata tra Carmine Carella e Giancarlo Florio
Trascrizione integrale, contenuto della telefonata: rifiuti rinvenuti a Grottelline

Carmine e Giancarlo parlano di fare 10-12 prelievi per caratterizzare l’area ove sono stati rinvenuti i rifiuti presso il sito di Spinazzola e delle planimetrie con il rilievo delle grotte (trovate durante i lavori) da stampare indicando Gogeam, ing. Carella e data.
Nota 30101 del 16/4/2008 ore 20,40 telefonata tra Carmine Carella e Giancarlo Florio
Trascrizione integrale, contenuto della telefonata: rifiuti rinvenuti a Grottelline

Chiama a Giancarlo per dirgli se ha mandato le planimetrie, lui dice di no e che se vuole gli da tutto domani mattina. Questo dice che ha sistemato le planimetrie in modo da dividere le zone, compresa quella dove sono stati rinvenuti i rifiuti. In sostanza sono stati individuati dieci punti per i carotaggi all’interno del sito occupato dai rifiuti solidi urbani di Spinazzola.
Carmine dice di inviargliele subito via posta elettronica.
Nota 30124 del 17/4/2008 ore 8,52 telefonata tra Carmine Carella e Giancarlo Florio
Trascrizione integrale, contenuto della telefonata: rifiuti rinvenuti a Grottelline

Carmine dice che le tavole vanno bene tranne la mancanza di evidenza che l’area interessata dai rifiuti non potrebbe essere interessata dall’ordinanza e della necessità di avvisare la Tradeco che dovrebbe averlo fatto Nicola, per l’approfondimento idrico riguardo una contaminazione potenziale del sito interessato dai rifiuti con eventuale terebrazione dei pozzi. Si parla dei rifiuti solidi urbani smaltiti presso l’area di cava ove si sta realizzando la discarica per rifiuti urbani dell’Ati Cogeam (Cisa-Tradeco) di Spinazzola.
Nota 30187 del 17/4/2008 ore 10,33 telefonata tra Carmine Carella e Francesco Maggiore
Trascrizione integrale, contenuto della telefonata: rifiuti rinvenuti a Grottelline

Lo chiama Michele per avere notizie sulla questione Spinazzola. Carmine gli riferisce che stamane ha un incontro all’ufficio bonifiche della regione in merito ai rifiuti ritrovati lì (ex articolo 12) e poi dice che hanno invitato la dott.sa Canosa della sovrintendenza per fare vedere a tutti i convenuti la variante riguardante di traslazione per il ritrovamento delle grotte che dovranno essere separate dall’impianto, anche in previsione di un percorso di visita fuori con uno spostamento della zona verde per rendere l’impatto visivo migliore. Michele gli chiede dei pozzi e della loro realizzazione, poi Carmine dice che per evidenziare tale cosa sarebbe meglio farla fare da qualcuno come l’Arpa o altri Enti. Carella chiede a Michele un consiglio su come sistemare i rifiuti rinvenuti in zona, poi spiega ancora che secondo lui si potrebbero rimuovere e sistemare a dimora in una parte dei lotti che si stanno eseguendo tenendo presente che si parla di poca roba individuando l’area dei rifiuti in una quantità sotto i mille metri quadrati. Carmine riferisce ancora che dovrebbero rimuovere il materiale fino a 2 metri di profondità per rimanere nell’ordine di circa 3000 metri cubi. Carmine chiede se va bene a tutti questa cosa visto che loro (in questo caso Michele) devono fare una conferenza dei servizi, infatti sarebbe opportuno dare uno sguardo a quanto delineato per prendere cognizione dei fatti. Michele gli risponde che bisognerà vedere bene questa questione e gli chiede se è stato invitato qualcuno di loro alla riunione. Carmine dice che hanno chiesto che il tutto avvenisse alla presenza del Commissario delegato poiché cera urgenza e di contro Michele gli risponde che forse verrà Ludovico (forse si parla dell’ing. Spinosa Ludovico).




mercoledì 11 giugno 2014


L’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE LORENZO NICASTRO HA FATTO DIFFONDERE QUESTO COMUNICATO STAMPA SUI RIFIUTI SCOPERTI A “GROTTELLINE”


- BARI, 11 GIU – "Le notizie che riguardano attività di indagine in corso su una cava di località Grottelline a Spinazzola rischiano di trarre in inganno, in maniera più o meno voluta, l’opinione pubblica perchè continuano a mettere in correlazione l’accertamento di un illecito smaltimento di materiali risalente nel tempo, contiguo a siti in cui venivano autorizzati con ordinanze urgenti dai comuni gli smaltimenti di RSU (ex art. 12), con procedure amministrative che, peraltro, non sono nè concluse nè scontate". Lo precisa l’assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, in relazione al sequestro fatto dal Corpo Forestale dello Stato nelle campagne di Spinazzola su impulso della Dda di Bari.
"La necessità di far emergere le illecite condotte di smaltimento – afferma Nicastro – non può giustificare la confusione nel dare le informazioni: l’area posta sotto sequestro dagli uomini del Corpo Forestale non interessa lo scavo impermeabilizzato che rientra nell’ipotesi di impianto di cui si discute in località Grottelline e, per questa ragione, alcune ricostruzioni giornalistiche impropriamente mettono in relazione le vicende di queste ore con i trascorsi giudiziari che, invece, interessavano quell'area". "E' necessario chiarire questo aspetto – conclude Nicastro – per evidenziare le differenze e non alimentare tesi precostituite su questioni che sono ancora al vaglio dei tecnici preposti".

LA MIA RISPOSTA
Spinazzola 11 Giugno
L’assessore Nicastro non dice che la cava in cui si sta scoprendo “un illecito smaltimento di materiali risalente nel tempo” è lo stesso sito che ospita “lo scavo impermeabilizzato”, cioè la discarica che la Regione vuole a tutti i costi, contro ogni evidenza normativa di tutela della salute e dell’ambiente, e che da anni è oggetto non di “improprie” ricostruzioni giornalistiche, ma di inascoltate inchieste documentate e persino di notizie di reato (ripetuta scomparsa di faldoni, la memoria del computer dall'assessorato all'ambiente che conteneva la VIA di Grottelline, piani territoriali stranamente non aggiornati, rivelazioni di rifiuti nocivi e pericolosi sotterrati abusivamente, ecc.). Notizie, inchieste e rivelazioni che oggi si dimostrano tutte fondate e sulle quali finora l’assessore Nicastro, i suoi colleghi di giunta e il suo presidente non hanno fatto sentire la propria voce, se non per minimizzare, o peggio, per troncare e sopire.

NORDBARESE PRIMO PIANO
AMBIENTE
L’ASSALTO ALL’ALTA MURGIA
Dalle viscere della terra rifiuti in gran quantità sul sito dove la Regione vuole realizzare una discarica
Al momento nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. Infruttuoso un altro scavo nel 2010
UNA MONTAGNA DI RIFIUTI SCOPERTA DALL’ANTIMAFIA
A Grottelline (Spinazzola) scatta il terzo sequestro giudiziario
di Cosimo Forina
Sigilli a Grottelline, si continua a scavare. E viene alla luce una montagna di rifiuti pericolosi. Le cave affidate dal governatore Nichi Vendola per 17 anni all’Ati Tradeco-Gogeam (Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia spa e 49 per cento Cisa Spa) sono da giorni una miniera di veleni.
Le indagini sono condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, dott. Renato Nitti, affidate al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Bari. Ad operare con sofisticati rilevatori gli uomini delle stazioni del Corpo Forestale di Bari e Cassano delle Murge. Al momento nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. I rifiuti, utilizzando uno escavatore, sono stati ritrovati a soli pochi metri da dove la Procura di Trani, pm Michele Ruggiero nel 2010 aveva disposto accertamenti in seguito alla segnalazione di un cittadino che alla “Gazzetta” aveva raccontato di materiale interrato ed in particolare di origine ospedaliera.
Il testimone dopo l’esito negativo delle ricerche era stato dichiarato inattendibile rischiando di essere querelato dai gestori dell’area .
Il Comando Forestale ha cosi in sintesi al momento fatto conoscere l’esito delle operazioni in corso: “La scoperta è avvenuta a seguito di uno scavo disposto dalla Procura di Bari dopo che alcuni rilievi effettuati con strumentazione geomagnetometrica avevano evidenziato delle anomalie del terreno, ben localizzate, che facevano presumere la presenza di rifiuti interrati. I rilievi sono stati effettuati grazie all’aiuto di una strumentazione in dote al C.F.S., all’uopo convenzionato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che permette di riscontrare la presenza a determinate profondità del sottosuolo di materiale ferroso. Lo scavo ha portato alla luce miscele di rifiuti consistenti in batterie per autovetture, catrame di carbone, miscele bituminose, scorie di cemento e mattoni, pneumatici fuori uso, ecc., per un totale di decine di tonnellate, risalenti a varie annualità. Il terreno, di proprietà privata, è stato posto sotto sequestro, mentre continuano le rilevazioni da parte del Corpo Forestale, sotto le direttive della Distrettuale Antimafia di Bari. L’operazione si inquadra in un più generale contesto investigativo in corso a cura del Comando provinciale del C.F.S. di Bari su delega della stessa D.D.A. barese”.
Un enorme movimento terra all’interno delle cave. Nel 2007 prima dei lavori iniziati dalla Gogeam-Tradeco l’area interessata dal ritrovamento risultava, come dimostrano le fotografie che qui pubblichiamo completamente libera, mentre una enorme quantità di “terreno” era ben visibile nella parte centrale delle cave. Il secondo con il tempo è stato totalmente rimosso, mentre su gran parte della particella 11 del foglio di mappa 142 oggetto dell’indagine della Procura Antimafia e spuntato terreno che ha rimodellato completamente la cava. Ed li che il testimone indicava i suoi sospetti, ed li che quanto sfuggito ad altri è stato invece ritrovato dagli uomini del Comando Forestale, probabilmente grazie alla loro sofisticata attrezzatura.
La storia infinita di Grottelline continua questa volta con pericolosi risvolti. Molti i quesiti che ovviamente si aggiungono a quanto già avvenuto in questi anni. A partire da chi doveva controllare l’area interessata alla realizzazione della discarica, chi dopo ne è stato nominato custode durante il sequestro della Procura di Trani e perché il traffico di rifiuti non è fin qui emerso. Centinaia di tonnellate. Sul piano amministrativo intanto continua l’opposizione da parte dei Comuni di Spinazzola e Poggiorsini con ricorsi al Tar del Lazio e di Bari contro gli atti di imperio della Regione che si ostina a volere “Grotelline” nel suo piano rifiuti, nonostante le osservazioni avanzate
sulle criticità idrauliche e idrogeologiche dell’area . I nuovi sigilli scattati per i rifiuti tombati adombrano maggiormente questo affare che ha registrato di tutto: dalla sparizione dei documenti, dei faldoni, della memoria del computer che conteneva i dati di Grottelline in Regione, varianti approvate in tutta fretta. L’intreccio con il caso dell’ex assessore alla sanità Alberto Tedesco accusato di aver favorito nell’appalto del rifiuti ospedalieri la società Vi.Ri. dei Columella. Ma anche il suo interessamento affinché l’iter di Grottelline proseguisse superando gli ostacoli.
Sui rifiuti che probabilmente continueranno ad emergere dal sottosuolo la Procura Antimafia ha intanto disposto analisi, mentre i cittadini di Spinazzola e Poggiorsini chiedono di porre fine all’assalto del territorio. Ora ancor più fortemente segnato, offeso e vilipeso, nonostante la sua valenza, da quello che la terra sta restituendo.

LE PRIME REAZIONI
Tarantini (Legambiente): .«Serve un piano di recupero». Zullo (FI): «Una storia triste»

Rifiuti tombati a Grottelline dure le reazioni che si vanno registrando. Francesco Tarantini presidente Legambiente Puglia che proprio oggi si appresta a presentare il Rapporto Ecomafie 2014 - I numeri e le storie della criminalità ambientale in Puglia: “Attendiamo di conoscere la natura dei rifiuti interrati e intanto ribadiamo il nostro secco ‘no’ all’ipotesi di realizzare una discarica in un’area storica e naturalistica come quella di Grottelline. Urge la caratterizzazione e la messa in sicurezza dei siti e un intervento istituzionale teso a bonificare e valorizzare la zona. Nel ribadire il nostro secco ‘no’ all’ipotesi di realizzare una discarica a Grottelline, chiediamo alla Regione Puglia di tener conto delle osservazioni da noi avanzate sulle criticità idrauliche, nell’ambito del procedimento VIA, presenti in un’area che invece merita di essere studiata e valorizzata e non seppellita sotto i rifiuti”. Ferma condanna ed indice puntato contro Nichi Vendola da parte della opposizione.
Così Ignazio Zullo capogruppo Pdl-Fi ieri mattina nella massima assise regionale: “Nel Piano regionale dei rifiuti è stato inserito il sito delle cave di Grottelline come discarica, tra la preoccupazione dei cittadini per il pericolo di rifiuti pericolosi interrati. Eppure, non era Vendola ad abbracciare la filosofia “rifiuti zero, zero discariche?”. “Nel sito di Grottelline – ha affermato l’esponente di Forza Italia - già interessato dall’azione della magistratura, incombe il giustificato sospetto che sia stato utilizzato per rifiuti pericolosi. Una triste storia di inefficienze regionali che hanno smentito le promesse vendoliane che, se mantenute, non avrebbero potuto che incontrare il nostro favore.
Il punto, però, è che risulta impossibile parlare di rifiuti zero quando la raccolta differenziata in Puglia è ferma e l’ecotassa continua ad insistere sui Comuni con i cittadini a farne le spese come sempre. Fin dal febbraio 2007, Vendola lanciò una scommessa per la Puglia: accantonare l’idea che dai rifiuti potesse prodursi energia, con la termovalorizzazione, puntando sul recupero di materie. Questa è stata, con ogni evidenza, una scommessa persa considerando anche gli obiettivi di raccolta differenziata prefissati e mai raggiunti. Per coerenza al “Vendola pensiero” sarebbe stato opportuno eliminare dal Piano discariche come quella di Grottelline e Corigliano. Invece, il filo rosso è come sempre l’inefficienza di questo governo: sullo sfondo, infatti, c'è pure la mancata attuazione della legge regionale 24/2012 con la disomogenea realizzazione degli Aro sul territorio ed il mancato avvio di gare uniche per ambito territoriale ottimale di raccolta”.

sabato 7 giugno 2014

IL CASO
Murgia, Ambiente e Rifiuti
LE INDAGINI
«La zona è interdetta da parte della Procura di Bari»: così i forestali ieri al vicesindaco di Poggiorsini
NEGLI ANNI SCORSI
Già in passato del sito si occupò la Procura di Trani, ma dal sottosuolo non emersero rifiuti
A GROTTELLINE DI NUOVO IN AZIONE LE ESCAVATRICI
Spinazzola, le ricerche affidate al Corpo forestale
di Cosimo Forina
«Questa è zona interdetta da parte della Procura di Bari»: questa la risposta ricevuta dal vicesindaco di Poggiorsini, Gianni Selvaggi, confermata alla “Gazzetta” dal sindaco di quella città Michele Armenti. Selvaggi, allertato da alcuni suoi concittadini si è presentato ieri nelle cave di Grottelline, dove con diversi automezzi di movimento terra gli uomini del Corpo Forestale dello Stato stavano eseguendo degli scavi.
A Grottelline, dunque, sono ritornati in azione gli escavatori. La zona in cui si stanno effettuando le ricerche è molto vicina a quella già oggetto di altra indagine giudiziaria fatta effettuare da parte della Procura di Trani in seguito alla segnalazione di un cittadino nell’ottobre del 2010 che affermava che in quel punto erano stati occultati container con rifiuti ospedalieri. Quelle analisi che portarono al secondo sequestro dell’area delle cave, dopo quello del 27 agosto 2008 legato alle irregolarità del progetto, nell’ambito dell’inchiesta condotta dal sostituto Michele Ruggiero, però, non approdarono ad alcun riscontro. Ora, come un fulmine a ciel sereno, arriva questa nuova indagine affidata da quel che si intuisce al Corpo Forestale dello Stato che ha a sua disposizione strumentazioni idonee per la ricerca anche dall’alto di eventuali rifiuti «tombati». Sono quelli l’oggetto della ricerca? Solo domenica scorsa, primo giugno, la città di Poggiorsini era stata teatro dell’iniziativa organizzata da Legambiente “Voler Bene all’Italia - Festa nazionale dei piccoli comuni”, occasione in cui si è ribadito il “No” deciso alla discarica che si vuole da parte della Regione Puglia far costruire a Grottelline. Affidata dal governatore Nichi Vendola all’Ati Cogeam-Tradeco (Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa Spa). Un “No” motivato da osservazioni tecniche fatte pervenire in sede Valutazione di impatto ambientale sulla inidoneità del sito presentate da Francesco Tarantini presidente regionale Legambiente e dalla Lipu con Enzo Cripezzi. Ai quali si era aggiunta la voce in difesa di Grottelline, area di interesse archeologico, monumentale, ambientale dell’on. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, di Michele Armienti, nuovo sindaco del Comune di Poggiorsini, di Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, di Cesare Veronico, presidente Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Ferma l’opposizione, domenica scorsa, del sindaco di Spinazzola Nicola Di Tullio, il quale aveva contestato le affermazioni dell’assessore alla qualità del territorio, Angela Barbanente. Barbanente aveva definito l’approvazione della deroga alle prescrizioni di base con effetto di Autorizzazione Paesaggistica al progetto della discarica concessa all’Ati Tradeco-Cogeam da parte della Giunta regionale come «un atto dovuto » . L’arrivo degli escavatori sorprende. Cosa si sta cercando a “Grottelline ”? Perché la zona è stata interdetta? Oltre ai container non trovati nella indagine della Procura di Trani, già in passato i lavori della discarica erano stati sospesi per la scoperta di altri rifiuti urbani, qualche tonnellata occultata, “dimenticata ” dopo l’uso in emergenza da parte del Comune di Spinazzola negli anni novanta delle cave. L’arrivo nuovamente della magistratura si registra mentre il Comitato Regionale di Valutazione Ambientale lo scorso 20 maggio ha sospeso la determinazione sul progetto ponendo all’Ati Tradeco-Goceam delle prescrizioni con le quali se accettate porterebbero alla esclusione della procedura VIA ed i Comuni di Poggiorsini e Spinazzola che si sono opposti alla deroga della Giunta regionale. Il primo Poggiorsini ricorrendo al Tar del Lazio, il secondo al Tar di Bari con una puntuale ricostruzione in diritto delle peculiarità del sito da parte dell’avvocatura comunale sorretta dall’avv. Giorgia Franco. I legali hanno chiesto di annullare gli atti della Giunta regionale. Ma forse ora, con questa nuova indagine della magistratura l’immondezzaio a “Grottelline ” potrebbe essere bloccato per ragioni ancor più gravi.

martedì 13 maggio 2014



Catania, premio Livatino-Saetta 2014
“LAVORARE PER ESSERE PIU’ CREDIBILI E INDISPONIBILI A CONTAMINAZIONI”

Il Premio internazionale “Rosario Livatino - Antonino Saetta” magistrati assassinati dalla mafia, giunto alla sua XX edizione svoltosi il 9 maggio a Catania nella sala conferenze della Casa circondariale di Bicocca diretta da Giovanni Rizza è stato conferito a pugliesi e lucani, i quali attraverso il loro operato sono testimonianza di legalità, difesa della vita, dell’ambiente e della libertà d’informazione. L’alto riconoscimento all’impegno sociale è stato assegnato dal Comitato antimafia di Giarre “Rosario Livatino e Antonino Saetta” presieduto da Attilio Cavallaro a Patrizia Todisco giudice per le indagini preliminari che ha seguito il caso Ilva e al giornalista Tonio Attino giornalista del Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera, autore del libro «Generazione Ilva» (edizioni Besa). Ad Antonio Loconte, giornalista barese, destinatario di minacce per un’inchiesta sul “118”. A Domenico Lestingi, operaio di Conversano che attraverso le sue denunce ha permesso di far scoprire irregolarità nella gestione di discariche, rifiuti occultati, perdendo il suo posto di lavoro. A Claudia Salvestrini e Matilde D’Amelio quest’ultima spinazzolese, del consorzio Polieco di Roma. A Tritto Savino Maurizio (Associazione Intercomunale Lucania) contraria alla realizzazione di un mega impianto solare termodinamico da realizzare sul territorio di Banzi a confine con Palazzo San Gervasio e Spinazzola, avanzato dalla Teknosolar2 srl di Matera. Ed alla Redazione di Basilicata24 che da mesi subisce atti intimidatori, ma che difendono la libertà di informazione. Donne e uomini che hanno scelto di fare semplicemente, sino in fondo, senza compromessi, il loro dovere. Avendo come riferimento imprescindibile: la legalità e il bene comune. “Quello che ci manda avanti, ha marcato Claudia Salvestrini direttrice del consorzio nazionale Polieco, anche senza scorta o in totale solitudine, è l'esempio positivo di uomini come il giudice Rosario Livatino". Piglio deciso il suo che prende spunto dai fatti di cronaca e riferendosi agli eccellenti arresti legati all'Expò 2015 ha lanciato un duro affondo. “Troppe volte- accusa- il nostro nemico è la politica e facciamo attenzione- ha esortato i presenti- il traffico illecito dei rifiuti è gestito innanzitutto da imprenditori senza scrupoli, che agiscono facendo accordi territoriali con le mafie". Un fenomeno quello degli sversamenti dei rifiuti contro cui Polieco conduce una strenua battaglia, tesa ad evitare che “i prodotti della nostra raccolta differenziata finiscano in Cina, dove i portafogli sono gonfi di sfruttamento”. Toccare gli interessi forti è per Salvestrini un compito difficile, ma irrinunciabile “perché - ha spiegato la direttrice - abbiamo un debito nei confronti dei tanti uomini e donne caduti sotto la barbarie criminale. Come diceva Livatino, dobbiamo lavorare per essere più credibili, ma soprattutto indisponibili a ricevere incarichi o proposte che rischiano di produrre il germe della contaminazione”. Efficace messaggio di condanna del malaffare, a cui ha fatto eco quello di vari esponenti delle forze dell'ordine e della magistratura, tra i premiati Arturo De Felice, direttore nazionale della Direzione investigativa antimafia (DIA) siciliana, che hanno espresso il desiderio di lavorare in rete con Polieco. Linea comune e un'unica missione: salvaguardare l'ambiente e la salute senza sconti per coloro che, ad ogni livello, agiscono nell'ingiustizia e nell'illegalità. Il Gip Patrizia Todisco è una donna riservata e preparata. Si è occupata di violenza sessuale su minori, di criminalità organizzata, di usura, assenteismo e di reati ambientali prima di arrivare a diventare protagonista di primo piano delle sorti dell'Ilva. Un disastro ambientale senza precedenti in Italia. La sua carriera è sempre stata all'insegna della difesa dei più deboli. Prima di ricevere dal presidente regionale per la Puglia del comitato antimafia, Cosimo Forina, il Premio internazionale Livatino/Saetta ha sottolineato “il costante necessario impegno e lavoro che investe il magistrato”. Ed il suo esempio di fermezza di certo non si è fermato, perseguendo la verità, nemmeno quando forte è apparso l’intreccio tra imprenditori e politica capace di condizionare il diritto al lavoro con quello alla salute. Le emozioni hanno preso il sopravvento quando Domenico Lestingi ha ringraziato per il riconoscimento ricevuto. Per lui il Premio Livatino/Saetta ha avuto come significato quello di uscire dall’isolamento. Essere circondato dal sostegno necessario per continuare la sua testimonianza contro azioni criminali che possono aver compromesso la salute di tantissime persone. “Nel momento della premiazione, ha raccontato Maurizio Tritto, mi tremavano le gambe, erano tre giorni che dormivo a stenti. Partecipare ad un evento del genere insieme a persone che hanno dato e continuano a dare tanto alla nostra nazione, a costo della stessa vita, ti crea un coacervo di sensazioni uniche, ti fa sentire piccolo. Stato e Istituzioni non sono due semplici parole per me. Hanno un valore e un significato ben preciso nel quale credo sinceramente. Giorni fa ho letto un articolo che descriveva a suo modo la Basilicata che citava queste parole: “se in Puglia c'e' la sacra corona unita, se in Campania c'e' la camorra, se in Calabria esiste la n'drangheta e in Sicilia la mafia, in Basilicata c'e' la politica....la mala politica”. Se oggi dovessi descrivere la terra che amo e nella quale vivono le mie due bambine, purtroppo non potrei parlare del suo cielo e del profumo di campi e di suoi boschi. Devo descriverla dicendo che la Basilicata è la regione più ricca d'Italia per risorse, una delle più povere d'Europa per reddito pro capite e disoccupazione, ma sopratutto quella con il più alto tasso di tumori. Allora c'e' qualcosa che non va, che non quadra! Stato e Istituzioni devono cominciare a porsi domande e hanno l'obbligo di finire questa strema difesa degli interessi economici di poche lobby a discapito di molte persone”. Il Premio internazionale “Rosario Livatino - Antonino Saetta” è fatto da queste persone. Ed ancora una volta la Puglia e la Basilicata hanno saputo esprimerle portandone il loro esempio.

mercoledì 30 aprile 2014

L’ATTO APPROVATO A MAGGIORANZA DAL CONSIGLIO COMUNALE
Il Centro «Casa Michele» intitolato ad Antonio Cicorella
LA STRUTTURA DEDICATA AL FONDATORE DELL’ASSOCIAZIONE «INSIEME»
di Cosimo Forina
La strada e la casa denominata ex Lazzaretto, divenuta “Casa Michele” in cui tra il 1992 e il 1995 ospitò il centro di accoglienza per ragazzi tossicodipendenti porteranno il nome di Antonio Cicorella fondatore dell’associazione “Insieme”. La delibera è stata votata con un solo astenuto e accolta tra i presenti con commozione ed emozione dall’intero consiglio Comunale. “La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo” recitano i Salmi, tanto racchiude l’aver riconosciuto chi con amore, sino a confini della speranza, sino ai confini della vita da emarginato è diventato protagonista della sua vita e di quelli degli altri.
L’assessore ai servizi sociali Giuseppe Blasi nel corso del suo intervento ha ripercorso i tratti salienti della vita di Antonio: “Antonio Cicorella nacque ad Altamura il 9 maggio 1960 un’infanzia non facile alle spalle dopo la morte del padre (così come raccontato dalla madre, mamma Irene) e anni di tossicodipendenza distrussero la sua persona.
La voglia di riscatto ebbe il sopravvento quando stimolato e aiutato da cittadini volontari spinazzolesi che si occupavano del recupero di persone affette da dipendenza riuscì ad entrare in comunità. La permanenza presso la Comunità Incontro di Don Pierino Gelmini cambiò radicalmente il suo essere, quando nel 1991 ne uscì il suo percorso di vita, purtroppo breve a causa di un fisico debilitato dalla malattia contratta a causa della droga, lo portò al forte desiderio di occuparsi degli altri, di chi era come lui caduto nel vortice della droga”.
L’Uomo nuovo: “Antonio pur sapendosi ormai prossimo alla fine della vita terrena, divenne il riferimento del centro di accoglienza “Casa Michele” aiutando altri 110 ragazzi a ritrovare la via del riscatto. Un amore infinito nonostante il calvario della malattia che spesso lo vedeva febbricitante e privo di forze. L’ex Lazzaretto casa in abbandono fu trasformata da lui in luogo di speranza e di vita ed è lì che si spense il 27 settembre del 1995”.
Segnando ancor più l’emozione, il consigliere di minoranza Nicola Lagreca: “Io più che un intervento, vorrei riportare una testimonianza, giacché ho conosciuto Antonio Cicorella. Come medico curante ho potuto appurare la sua dignità ed umiltà, nonché la fermezza nei suoi propositi. Nonostante avesse una sofferenza fisica non indifferente, ha portato avanti, sino alla fine, il suo proposito con alta dignità per riscattare il suo passato. Sono emozionato nel ricordo che ho di Antonio Cicorella perché lui era una persona “Vera ”, sono altresì contento che l’amministrazione abbia fatto questo atto di civiltà”.
Umile tra gli umili, un diacono non consacrato che raccoglieva nella fede tutta la sua forza. Ad essere riportata dall’assessore Blasi la testimonianza raccolta dalla collega Mariapaola De Santis pubblicata di recente da “ La Nuova Murgia” del primo ragazzo accolto il “Casa Michele” da Antonio Cicorella: “Tonino è stato un grandissimo esempio di vita, nonostante la sua esperienza fra droga, spaccio e carcere, e nonostante sapesse della sua malattia. Mi ha insegnato che cosa significano l’amore puro e la fede semplice, ma molto forte. Era una persona senza “camice bianco”: non era un dottore o uno psicologo, o uno psichiatra, non aveva una grande istruzione. C’ero già stato dai medici ma l’unica risposta erano le medicine. Tonino mi propose la via più faticosa che ha portato più frutti nella mia vita. Mi chiese di andare a Casa Michele (che non era ancora aperta), vista la mia situazione di tossicodipendenza e di iniziare questa esperienza insieme. C’erano solo due letti, né acqua, né gas. Affrontai l’astinenza senza metadone, senza medicine, solo con la forza di volontà. Ci sono stati giorni in cui non si riusciva a dormire. E non sono tutt’ora d’accordo col fatto che la droga vada curata con farmaci o droghe sintetiche. Ho trascorso 40 giorni con lui prima di andare alla comunità di don Pierino Gelmini. In questa esperienza a Casa Michele c’è stata gente semplice che non aveva niente, ma ha portato cibo, cucinava per noi, c’è stata vicina. Venivo da un ambiente di egoismo, di cattiverie e queste attenzioni mi hanno fatto riflettere. Io ed un mio amico siamo stati i primi a seguire Tonino. Purtroppo non l’abbiamo potuto salutare per l’ultima volta. Siamo usciti dalla comunità e non c’era più. Volevamo essergli vicini. Ha donato completamente la sua vita a questo centro con la semplicità, l’imperfezione di una persona che portava sulla pelle i propri segni. Tonino ha dato la sua vita per gli altri. Ho seguito il suo esempio dando sostegno a chi ha problemi di dipendenza”.
Dalla droga si esce, Antonio Cicorella lo ha dimostrato e tornerà con il suo esempio ad essere sprono per gli altri. Ora per sempre.

lunedì 28 aprile 2014

ROMA CHIAMA PUGLIA
UNA GIORNATA STORICA
IL LEGAME
I due vicari di Cristo elevati ieri agli onori degli altari hanno particolarmente inciso nella storia della città
LE INIZIATIVE
Il papa che fermò la guerra nucleare e il papa che riscoprì la spiritualità e l’impegno riformatore di Innocenzo XII
SPINAZZOLA E I «SUOI» PAPI SANTI
Un rapporto speciale dai missili sulla Murgia all’anniversario di Innocenzo XII
di Cosimo Forina
I due Papi Santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e il legame con la città murgiana che diede i natali ad Antonio Pignatelli, salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XII. I vicari di Cristo elevati ieri agli onori dell’altare hanno particolarmente inciso nella storia della città. Una storia, nel caso di Giovanni XXIII, forse per taluni aspetti dimenticata, sottovalutata, nascosta e sottaciuta sul pericolo distruttivo accorso verso popolazioni ignare. Ecco le ragioni di questo legame. Di Karol Wojtyla per Spinazzola resterà, come per tutta la diocesi Altamura- Acquaviva delle Fonti, il prezioso orientamento espresso nella sua lettera inviata al vescovo Mario Paciello il 29 giugno del 2000, anno del grande giubileo, in occasione del trecentesimo anniversario dalla morte di Innocenzo XII. Sollecitazione oggi ancora più attuale che mai, visto che la città si appresta il prossimo anno a celebrare il IV centenario dalla nascita di Antonio Pignatelli (Spinazzola 13 marzo 1615-2015). Questi alcuni stralci di quel messaggio. Scriveva Papa Wojtyla: «La significativa ricorrenza costituisce occasione quanto mai opportuna per porre in evidenza la forte personalità spirituale, umana ed ecclesiale di questo mio venerato Predecessore, la cui opera a servizio della Chiesa e della società del XVII secolo fu costantemente ispirata a saldezza di principi, coraggio nelle riforme, sensibilità verso le fasce sociali più deboli e prudenza pastorale».
Ed ancora: «La riscoperta e l’approfondimento della dottrina, della spiritualità e dell’impegno riformatore di Papa Innocenzo XII possono costituire un forte stimolo per l’opera della nuova evangelizzazione, alla quale è chiamata anche codesta Diocesi, che si onora di annoverarlo tra i suoi figli più illustri». «L'Anno Santo - proseguiva Giovanni Paolo II - non interessa soltanto la vita intra-ecclesiale, ma comporta significativi risvolti sul piano sociale e civile. Come ho ricordato nella menzionata Lettera Apostolica, l’Anno Giubilare annovera fra i suoi scopi quello del ripristino di condizioni sociali eque e giuste. Non si muovono forse su questa linea gli esempi e gli insegnamenti lasciati da Papa InnocenzoXII?». Passaggio straordinario di quel documento, guida per la città, anche queste riflessioni: «La riscoperta dell’eredità spirituale, culturale e sociale di Papa Pignatelli non mancherà di contribuire a rendere più forte la vostra comunione ecclesiale, più incisivo l’annuncio di Cristo unico Salvatore dell’uomo e più coraggiosa l’azione di solidarietà. A trecento anni dalla sua morte, la spiccata personalità e il generoso ministero ecclesiale di Papa Pignatelli vi spingono ad affrontare con coraggio e fiducia le grandi sfide del terzo millennio».
Uno sprone basato essenzialmente sull’attenzione all’uomo ed in particolare verso i più deboli, cuore tanto del pontificato di Innocenzo XII, attuale esempio di Papa Francesco. Ripercorrendo la storia, Spinazzola di certo non può dimenticare di essere stata terra di difesa e di offesa, quando nella sua base americana, all’inizio degli anni Sessanta, ospitò tre testate di missili nucleari Jupiter,
rischiando con la crisi di Cuba detta della «Baia dei Porci» intercorsa tra Usa guidata da John F. Kennedy e Urss con Anatoly Krasikov di essere annientata.
A salvare il mondo, quando si era ad un passo da una distruttiva terza guerra mondiale che avrebbe visto la Murgia bersaglio, anche l’intervento di Papa Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni XXIII, il pontefice che parlava al cuore della gente. Il 25 ottobre 1962 da Radio vaticana Roncalli si rivolse «a tutti gli uomini di buona volontà» in lingua francese, con un messaggio già consegnato agli ambasciatori degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica: «Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra». Per queste parole, fu la pace. Con lo smantellamento di tutte le basi con testate nucleari a partire da quella di Spinazzola. A cui seguì la lettera apostolica «Pacem in Terris», vitale per la teologia cattolica sul versante della socialità e della vita civile. Piace ricordare anche da questo tratto di terra di Murgia i due pontefici che hanno commosso il mondo e che il mondo ha riconosciuto grandi in vita e voluti Santi.

mercoledì 23 aprile 2014

BENI CULTURALI
UN SITO SEMPRE PIÙ A RISCHIO
ALLA RICERCA DEL PASSATO
Il materiale fu rinvenuto durante le campagne di scavi del 2004-2005 condotti dalla prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi
L’OMBRA DELLA MEGADISCARICA
Sul sito che presenta anche interessanti testimonianze storiche e naturalistiche la Regione intende autorizzare la megadiscarica
IL «GIALLO» DEI 1.901 REPERTI
Spinazzola, ritrovati a «Grottelline» durante campagna di scavi non si sa più dove siano
di Cosimo Forina
Dove sono i reperti ritrovati durante le campagne di scavi del 2004-2005 condotti dalla prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi a Grottelline? Ancora a Pisa presso l’Università dove sono stati magistralmente studiati da Roberta Lorenzi e Marco Serradimigni, loro la pubblicazione del 2009: “Il sito Neolitico de le Grottelline (Spinazzola,Bari)”, oppure riconsegnati alla Sovrintendenza e quindi finiti in qualche deposito? Ad averli in città basterebbero per riempire decine di teche da inserire in una sala monotematica in cui testimoniare la presenza dell’uomo in forma stanziale risalente al VI millennio a.C. epoca corrispondente al Neolitico Antico.
PASSATO A RISCHIO
Ed invece della località di Spinazzola “Grottelline ” al confine con Poggiorsini si continua a parlare come di un potenziale immondezzaio. A tanto aspira la Regione Puglia guidata da Nichi Vendola nonostante la ferma opposizione delle comunità di Spinazzola e Poggiorsini, Provincia di Barletta Andria e Trani, Parco nazionale rurale dell’Alta Murgia, associazioni come Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e Legambiente, a cui si sono aggiunte interrogazioni parlamentari al governo Italiano, che fin qui non hanno sortito risposta, e richiesta di apertura di una infrazione contro la Puglia depositata presso la Commissione Europea per le diverse valenze del sito: fauna protetta, archeologiche, ambientali, monumentali e paesaggistiche. Ma anche da Bruxelles al momento tutto tace.
UNA STORIA MILLENARIA
E mentre la diatriba continua, tra colpi di mano, atti di imperio, silenzi e qualche accondiscendenze
più o meno velata, poco, decisamente poco viene diffuso della storia millenaria racchiusa a Grottelline. Ancor meno quella testimoniata dai ritrovamenti. Riferendoci al solo aspetto archeologico più arcaico, la frequentazione dell’uomo a Grotteline parte dal Neolitico Antico, continua fino al Neolitico Medio e in alcuni casi al Neolitico Finale.
Tale affermazione trova conferma nei frammenti raccolti, catalogati e studiati proprio dalla Lorenzi e Serradimigni. Mica pochi, ben 1901 (millenovecentouno) reperti. A cui si aggiungono gli intonaci di una antica e rara abitazione e l’industria litica scheggiata.
UNO SCIRGNO DI STORIA
Cos’altro cela Grottelline? Di tanto studio nulla si legge nel Piano Paesaggistico dell’assessore regionale Angela Barbanente. Mentre da ultimo la Giunta Regione, scatenando un putiferio, ha concesso una variante progettuale relativa all’impianto complesso per rifiuti urbani a servizio del bacino di utenza BA/4 nel comune di Spinazzola (BT) con attestazione di compatibilità paesaggistica in deroga alle prescrizioni di base (art. 5.07 NTA del PUTT/P) con effetto di Autorizzazione Paesaggistica. Come dire che per la realizzazione del mondezzaio l’ordine sembra essere avanti tutta. Su di un sito che sarebbe ancora tutto da “indagare” sotto il profilo storico-archeologico come probabilmente anche la sua individuazione ad immondezzaio, “una follia” come è stata definita ultimamente. Ma questa è altra storia la “s” minuscola è voluta, brutta storia dei nostri giorni.

SPINAZZOLA-COSTITUITI SOPRATTUTTO DA MATERIALE RISALENTE IN UN PERIODO COMPRESO TRA IL PALEOLITICO AL NEOLITICO
Quei frammenti di ceramica sono un salto indietro nel tempo

«Il sito di Grottelline - scrivono i due ricercatori, la Lorenzi ha presentato la sua tesi di laurea sui ritrovamenti di Spinazzola (anno accademico 2006-2007 relatrice, Prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi), - va iscritto nell’ambito culturale della Ceramica Impressa Arcaica e delle sue fasi immediatamente successive, stabilendo confronti con siti già conosciuti del sud Italia». Quattro le classi del materiale ceramico rinvenuto: ceramica grossolana con 607 frammenti, semidepurata con 935 frammenti, depurata 145 frammenti e figulina con 214 frammenti. La ceramica semidepurata risulta la classe più rappresentata con 935 frammenti, 266 dei quali decorati; i frammenti provenienti dalla struttura ammontano a 237, dei quali 73 presentano una decorazione. I saggi della campagna archeologica tra il 2004 e 2005 sono stati dodici. Finiti i soldi della ricerca tutto si è fermato e ad avanzare è stato l’immondezzaio concesso da Vendola all’Ati Tradeco-Gogeam per 17 anni. Ma torniamo alla ricerca e al fascino della Storia, la “S” maiuscola è voluta: “per l’accentuata frammentarietà del materiale rinvenuto è stato possibile solo in rarissimi casi ricostruire le forme vascolari. In particolare si sono potute individuare solo tre tipi di forme, di cui due aperte e una chiusa, tutte provenienti dai materiali rinvenuti in superficie. Tra le forme aperte si hanno: quattro ciotole carenate, di cui tre in ceramica figulina e una in ceramica di impasto semidepurato, quest’ultima con una decorazione impressa a carattere strumentale. Un vaso a calotta ellissoidale in ceramica depurata. Una forma aperta non meglio determinabile, in ceramica figulina con decorazione dipinta a bande rosse sulla superficie interna”. Ed ancora: “tra le forme chiuse si individuano: due vasi con breve collo, uno in ceramica di impasto semidepurato con decorazione impressa strumentale e uno in ceramica depurata. Il vaso con breve collo in ceramica depurata, il vaso dalla forma aperta non determinabile e quello a calotta ellissoidale appartengono alle fasi più tarde del neolitico antico (ceramica a bande rosse e graffita larga); le ciotole carenate sono da ascriversi alle fasi finali del neolitico”. Altri dati su questo patrimonio di cui si sono perse le tracce: la decorazione sui frammenti è abbastanza estesa, infatti è presente su 540 mentre1361 non sono decorati. Queste si suddividono in decorazione impressa, incisa, graffita, excisa e dipinta. Più rari oltre ai frammenti vascolari sono risultati gli oggetti fittili particolari. Altri dati di studio corrispondono all’intonaco, l’impasto, le impronte strutturali. Importanti le considerazioni della ricerca: “è un piccolo insediamento, di cui per ora è venuta alla luce un’unica struttura probabilmente ad uso abitativo (data anche la zona adiacente adibita, sulla base dei rinvenimenti faunistici, ad area di macellazione) inquadrabile pienamente nella fase iniziale di questo periodo,ma con attestazioni di frequentazione che arrivano fino alla fase finale del Neolitico Antico”. “Sicuramente, scrivono la Lorenzi e Serradimigni, il luogo è stato utilizzato anche in epoche più recenti, come attestano i ritrovamenti attribuibili all’Età dei Metalli, ma anche ad epoca romana e medievale. Forse in questo periodo l’insediamento subisce uno spostamento verso est, dato che i frammenti riconducibili a queste epoche provengono dall’area più marginale dello scavo. Le tipologie decorative della ceramica e le caratteristiche morfologiche della struttura insediativi trovano confronti con molti siti del neolitico antico dell’area apulomaterana, inserendo questo sito nel quadro del popolamento neolitico di questa regione”. Un sito importante: “il suo rinvenimento, inoltre, risulta particolarmente interessante poiché viene a colmare una lacuna per quanto riguarda l’area occidentale della Puglia, ancora poco indagata. Le Grottelline assume quindi il ruolo di collegamento tra i ritrovamenti del materano e quelli del barese. In età storica il luogo era sicuramente una via di transito, dato che poco lontano corre l’antica via Appia, ma nelle vicinanze del sito passa anche un tratturo che permette di avanzare l’ipotesi di una probabile via di transito già in epoca preistorica ”. Quel “per ora” riferito alle scoperte del 2004-2005 da parte dei ricercatori lascia aperti molti interrogativi.

martedì 18 marzo 2014

Cinema-Il nuovo film di Francesco Bruni, prodotto da Beppe Caschetto, accolto bene dalla critica
«NOI 4» A GIORNI NELLE SALE
A SPINAZZOLA LE RADICI DELL’ATTRICE PROTAGONISTA

Lucrezia Guidone di scena anche allo Strelher di Milano
di Cosimo Forina
Il conto alla rovescia dei giorni che separano al 20 marzo è iniziato da tempo, ma la critica cinematografica ha già sancito che il film “Noi 4” del regista Francesco Bruni, al suo secondo film dopo “Scialla” è già un successo. Film prodotto da Beppe Caschetto, una produzione IBC Movie con Rai Cinema, e distribuito dalla 01. Tra i protagonisti di questo lavoro con Ksenja Rapaport, Fabrizio Gifuni ed il piccolo Francesco Bracci, Lucrezia Guidone astro nascente del teatro italiano.
Senza voler far torto agli altri interpreti parliamo di lei da queste colonne. Perché un filo di sentimenti lega Lucrezia a Spinazzola. In questa città, oltre ad aver dato i natali al suo papà Peppino, vi è nonno Rocco a cui lei è molto legata. Ma a voler bene a Lucrezia, ad apprezzarne la sua bravura, professionalità, frutto di capacità e studio, si è veramente in tanti.
Dal 30 gennaio sino ai primi di marzo al Teatro Strelher di Milano, Lucrezia Guidone ha interpretato Malibea in “Celestina - laggiù vicino alle concerie in riva al fiume” di Michel Garneau da Fernando de Rojas, traduzione Davide Verga, regia Luca Ronconi.
Ed ora è arrivato l’atteso debutto sul grande schermo. Dove, scrive di lei Marco Spagnoli: “scopre di essere molto amata dalla macchina da presa che ne registra sguardo e movenze”. Unanime il giudizio del nuovo lavoro di Bruni: “un film prezioso e lungimirante con molti motivi di interesse a partire da una storia semplice e forte, commovente ed esilarante”. Ed ancora del film si legge: “è, senza dubbio, una delle migliori pellicola dell’anno e il film italiano da andare a vedere questa primavera per la sua disarmante semplicità e la sua incontenibile intelligenza nel mostrare una famiglia diversa da quella del modello fiction televisivo dell’immediato passato”.
Affidiamo alla stessa Lucrezia la sintesi di quel che sarà apprezzato dagli spettatori: “tutto accade in una giornata di giugno, in una Roma afosa e assediata dal traffico metropolitano. Per il serio e timido Giacomo è il momento più atteso e temuto dell’anno: non solo deve affrontare gli esami orali di terza media, ma pure dichiararsi ad una sua compagna di scuola, segretamente amata. Intorno a questo importante appuntamento si muovono freneticamente anche gli altri membri della sua scombinata famiglia. La sorella Emma, (interpretata dalla Guidone ndr) ventenne idealista ed irrequieta che sogna di fare l’attrice di teatro, è tanto affezionata al padre quanto distante dalla madre. I genitori sono da tempo separati. Ma mentre Ettore, il padre, è il tipo di artista bohemien e squattrinato, simpatico ma chiaramente inaffidabile, specie agli occhi del figlio, la mamma Lara, ingegnere, si è dedicata anima e corpo ai figli e alla sua professione”.
Ed ancora: “Nel corso di questa giornata caotica e complicata, i nostri 4 “eroi” si cercano e si incrociano a coppie sempre diverse in vari punti del centro di Roma, per poi ritrovarsi tutti insieme a sostenere Giacomo durante l’esame. Ma una giornata speciale ha bisogno anche di un festeggiamento speciale. Una fuga dalla città tutti insieme, per un bagno al tramonto. Eccoli di nuovo riuniti e finalmente felici. Un breve, magico interludio che li riporta ad essere per un giorno quello che erano e malgrado tutto sono ancora: una famiglia”.
Dopo aver svelato in parte la trama, ecco arrivare l’impegno, annunciato con gioia: “in aprile vengo a Spinazzola con il regista Francesco Bruni. Sono davvero felice di condividere con voi questi momenti”. Il 20 marzo è davvero ormai vicino. Ultimi giorni per conoscere questa fotografia reale di una famiglia italiana che a suo modo sa ritrovarsi. In quella Roma che Bruni ha scelto, non solo come “una città magnetica, ma da leggere con lo sguardo dal punto di vista di chi ci vive”.
Lucrezia Guidone questa volta in Emma si riconosce in parte perché: “Lei, come me è un’idealista sognatrice e combattente con una grande passione per il teatro”. Cosa vi rende diverse: “il modo che lei ha di reagire alle cose, io sono più tranquilla e serena”. Vero, solare, come la conoscono tutti qui a Spinazzola dove ora attendono per applaudirla.